Cartesio

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

CARTESIO (RENE’ DESCARTES)

Alla base della speculazione di Cartesio c’è il problema del metodo cioè la ricerca di un procedimento di indagine che conduca a verità universali e necessarie e ne sia garanzia di veridicità.
Cartesio struttura la sua riflessione in tre fasi:
1) formulazione delle regole del metodo
2) legittimazione filosofica del metodo
3) dimostrazione della sua applicabilità e fecondità in ogni campo del sapere

La più complessa e interessante fase ai fini del discorso filosofico è quella che riguarda la necessità di dare fondamento teorico al metodo (n.2). A questo scopo il procedimento metodologico seguito dal filosofo è il dubbio metodico che consiste nella critica al sapere già dato alla ricerca di verità indubitabili. Cartesio pone quindi in dubbio tutti i seguenti gradi della conoscenza:
1) conoscenze sensibili: se i sensi possono ingannarci una volta, possono farlo sempre
2) conoscenze razionali: non esiste nessuna garanzia che l’intelletto conduca a verità universali e necessarie
3) conoscenze matematiche: poiché non sappiamo nulla riguardo la nostra origine, potremmo essere stati
creati da un genio maligno che ci fa ritenere incontrovertibili pure illusioni

A questo punto il dubbio ha investito ogni aspetto della realtà, è diventato universale: è il momento culminante del dubbio metodico, il dubbio iperbolico.
Nel carattere radicale di quest’ultimo scatta l’intuizione descritta come apprensione immediata della mente, un concetto che scorga dall’anima chiaro e distinto e considerato uno dei due strumenti conoscitivi che conducono a verità indubitabili (l’altro è la deduzione).
L’intuizione è il COGITO ERGO SUM: dubito cioè penso dunque sono (=esisto). Ora il problema successivo è in che modo esisto. Non sapendo e quindi non potendo asserire nulla riguardo ai corpi, esisto come qualcosa che pensa, come sostanza pensante: RES COGITANS. La sua auto-evidenza esistenziale è costituita dal dubbio, quindi è la prima certezza, la prima verità indubitabile di Cartesio posta perciò a fondamento del metodo e della conoscenza e da cui far derivare tutte le altre verità per deduzione. La res cogitans è l’intelletto, la ragione: in questo senso Cartesio è il padre del razionalismo moderno, in quanto vuole arrivare con la sola forza della ragione, unico fondamento di verità, ad una conoscenza universale, necessaria e in continua crescita.
Esistendo la res cogitans, esistono anche i suoi oggetti: le idee delle cose classificate in innate, fittizie e avventizie. Ma il problema successivo è se le cose rappresentate dalle idee esistono davvero: è il passaggio dal piano logico al piano ontologico. Per ottemperare al quale non si può passare direttamente dall’auto-evidenza esistenziale della sostanza pensante all’evidenza delle cose reali, c’è bisogno di un mediatore, di un terzo termine.
Quindi così procede nella sua speculazione: dubitando, la res cogitans non può essere perfetta, ma se è cosciente della sua imperfezione, deve necessariamente conoscere l’idea della perfezione che è Dio e che è innata (l’innatismo delle idee è il fondamento della deduzione, procedimento gnoseologico tipico del razionalismo e altro strumento di conoscenza dopo l’intuizione in Cartesio).
A questo punto Cartesio ha raggiunto la coscienza solo dell’IDEA di Dio, ma deve ancora dimostrarne l’effettiva esistenza ontologica attraverso le tre prove:
1) Da dove posso aver preso l’idea di una sostanza infinita e perfetta se non da una sostanza infinita e perfetta che quindi deve necessariamente esistere?
2) Se mi fossi creato da solo mi sarei dato tutte le perfezioni che conosco, ma evidentemente sono stato creato da qualcun altro più perfetto di me?
3) (prova ontologica) Dio deve necessariamente essere dotato di esistenza materiale, altrimenti mancherebbe di qualcosa e non sarebbe perfetto.

Dunque se Dio esiste logicamente ed ontologicamente ed è perfetto, non può permettere che gli uomini si ingannino credendo vere delle idee che non corrispondono a verità concrete, quindi la capacità che lui ha conferito alla res cogitans di avere idee e di distinguere il vero dal falso non può sbagliare se usata bene (= se non interviene una precipitazione della volontà nella determinazione Di un giudizio). In questo modo Dio diventa il garante metafisico dell’esistenza delle cose materiali, quindi del metodo e della conoscenza. Dimostrata l’esistenza degli oggetti, Cartesio deve ammettere un altro ordine di sostanze finite e create oltre la res cogitans: i corpi o res extensa (= tutto ciò che occupa uno spazio ed è soggetto a movimento). Riconosce dunque l’esistenza di due realtà distinte ed eterogenee: la prima caratterizzata dall’essere pura pensabilità, l’altra dall’estensione e dalla materia. E’ la formulazione del dualismo cartesiano. Naturalmente queste due realtà coesistono nell’uomo che è anima e corpo e perciò è necessario chiarire in che modo collaborino nella coordinazione del pensiero e dell’azione. Cartesio risolve il problema con la ghiandola pineale, l’odierna ipofisi, unico organo non doppio del cervello e che pertanto può secondo il filosofo unificare e mediare tra gli impulsi della res cogitans e i movimenti della res extensa. Soluzione che apparirà ai filosofi successivi pseudo-scientifica e pseudo-filosofica, numerosi quindi saranno i tentativi di risolvere la quaestio del dualismo cartesiano.

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