Aristotele

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

ARISTOTELE

Aristotele e il suo tempo

Il periodo in cui vive Aristotele è caratterizzato dalla crisi del sistema delle città-stato. La Grecia cade sotto la dominazione macedone. In contrasto con la debolezza politica c’è l’alto grado raggiunto dall’economia grazie all’artigianato e ai commerci.
Inoltre si ha un periodo di grande sviluppo culturale in tutti i campi: teatro, letteratura, filosofia, medicina ecc.
Aristotele nasce nel 384 a.C. a Stagira. Nella sua vita vengono distinti tre periodi:
1. il primo comprende i vent’anni trascorsi nell’accademia platonica di cui entra a far parte a 17 anni ed esce alla morte di Platone
2. il secondo inizia nel 343 quando viene chiamato a Pella, capitale della Macedonia, alla corte di re Filippo per fare da precettore a suo figlio Alessandro
3. il terzo inizia con l’ascesa al trono di Alessandro nel 336. Aristotele torna ad Atene dove fonda una scuola nel Liceo, cioè nel ginnasio annesso al tempio di Apollo. In esso Aristotele realizza la più grande opera di raccolta di documentazione mai fatta fino ad allora. Alla morte di Alessandro Magno nel 323 deve scappare da Atene per una ribellione e muore nel 322

Opere: sono giunti a noi molti scritti di Aristotele. Si tratta di scritti acroamatici, cioè destinati agli ascoltatori, principalmente i frequentatori del Liceo. Sono scritti di vario tipo: testi, appunti e schemi per le lezioni, relazioni sulle ricerche. Sono andati perduti gli scritti essoterici, cioè destinati alla pubblicazione.
Gli scritti acroamatici sono stati chiamati anche “esoterici”, perché si riteneva erroneamente che fossero destinati soltanto a pochi iniziati. Vengono raggruppati a seconda dell’argomento di cui trattano.

Il sistema del sapere

Per Aristotele la politica è importante nella vita dell’uomo (“l’uomo è un animale politico”) ma compito principale del filosofo è lo studio per la conoscenza quindi rioccupa molto poco di politica.
Esistono tre generi di vita secondo lui:
• vita della massa: esistenza simile a quella della bestie, che ricerca solo il puro godimento
• vita politica: ricerca l’onore, ma questo dipende da altri, cioè da chi conferisce l’onore
• vita contemplativa: basato sull’attività del ragionamento, è un fine valido per sé stesso e chi lo persegue non dipende da altri ed è autosufficiente
Per Aristotele la realtà non è divisa in due piani come per Platone.
PLATONE → filosofo della trascendenza
ARISTOTELE → filosofo dell’immanenza
L’essenza delle cose non è separata da queste ma è insita nelle cose stesse, cioè è immanente alle cose e non trascendente.

L’ambizione di Aristotele è quella di organizzare e sistemare tutto il sapere e le conoscenze del tempo. Per questo realizza una enciclopedia delle scienze nel suo Liceo, nella quale ogni sapere trova la sua collocazione.
Suddivide i saperi in tre gruppi:
• DISCIPLINE POIETICHE: riguardano le attività tecnico-produttive, cioè la ricerca del sapere in vista del produrre qualcosa: il loro fine non è in sé ma nell’oggetto. Si basano su un sapere empirico, legato alla realtà sensibile delle cose. La loro funzione è pragmatica, cioè legata alla realtà. Sono scienze che valgono solo come mezzo per rendere possibili conoscenze superiori. Costituiscono un sapere da schiavi.
• DISCIPLINE PRATICHE: comprendono l’etica e la politica. Riguardano la ricerca del sapere in vista di un perfezionamento morale. Sono superiori alle scienze poietiche perché valutano la condotta umana in sé stessa, però non hanno il rigore scientifico delle scienze teoretiche.
• DISCIPLINE TEORETICHE: comprendono la fisica, la matematica e la filosofia prima o teologia o metafisica. Il loro scopo è il sapere per il sapere, cioè la ricerca della verità per sé stessa, non in vista di altro.

Tutte le discipline teoretiche costituiscono il superamento di un modo di fare tipico dell’uomo comune, che si accontenta di una conoscenza limitata senza chiedersi altro. Invece lo scienziato e il filosofo vanno al di là di questo e vanno a cercare le cause, il perché delle cose. Possono farlo in due modi:
• Gli scienziati si fermano alle cause prossime, cioè quelle circoscritte ad un ambito dell’essere
• I filosofi cercano le cause prime che descrivono l’essere nelle sua generalità

La metafisica

1. ontologia: scienza dell’essere in quanto essere
2. teologia: studia Dio
3. filosofia prima: riguarda la realtà nella sua generalità e complessità e cerca le cause prime

L’essere è in primo luogo la sostanza. La sostanza è un sinolo, cioè un insieme indivisibile, di materia e di forma. Ogni cosa si compone di materia, indeterminata e informe, il sostrato, e di una forma.
La materia si configura e si sviluppa secondo una forma, cioè secondo una struttura costante. La forma è l’essenza, ciò che dà ad ogni sostanza la sua identità. Ad esempio il marmo è una materia informe che può avere l’aspetto di una statua, che è la forma

Tra i diversi significati dell’essere ci sono quelli dell’essere in potenza e dell’essere in atto. La potenza è la potenzialità della sostanza trasformarsi in qualcos’altro, mentre l’atto è la realizzazione, il fine. Quindi l’atto è superiore alla potenza perché è la realizzazione della sostanza.
MATERIA → potenza
FORMA → atto
Il marmo è la statua in potenza, e quando la statua è compiuta quel marmo è divenuto la statua in atto.
Tutto il divenire si spiega come un passaggio dalla potenza all’atto. Questo implica un terzo aspetto: la privazione. Una cosa che può potenzialmente trasformarsi in un’altra, significa che è privata di quest’altra cosa. Ma è un non-essere ancora, cioè un non-essere relativo e non assoluto.

Le cause del divenire possono essere di quattro tipi:
1. MATERIALE (il marmo della statua)
2. FORMALE (l’essere statua del marmo)
3. EFFICIENTE o MOTRICE (l’azione dello scultore nel marmo)
4. FINALE (l’intenzione dello scultore disfare la statua)
le prime due bastano per spiegare la realtà dal punto di vista statico, mentre per spiegarla anche da punto di vista dinamico servono anche le altre due.

Per Aristotele i piani dell’essere sono due: quello sensibile e quello soprasensibile. Quello soprasensibile, cioè la realtà trascendente, è Dio. Nella gerarchia delle sostanze ci sono due limiti:
limite in basso: PURA MATERIA (non concepibile)
limite in alto: PURA FORMA (Dio)
Dio è:
• immateriale (la materia implica potenza quindi trasformazione e imperfezione)
• atto puro (perfetto e realizzato)
• Principio primo (causa del divenire)
• Motore immobile (muove senza essere mossa)
• In quanto immateriale è pensiero
• Autocoscienza cioè pensiero del pensiero: non pensa le cose imperfette ma solo sé stesso
• Causa finale, cioè il fine verso cui tutte le cose tendono.
Non è creatore del mondo e non esercita su di esso una funzione provvidenziale perché non lo pensa. Inoltre non ama perché l’amore implica la mancanza di qualcosa e quindi imperfezione.

La fisica

• La matematica studia gli aspetti quantitativi della realtà

• Le scienze fisiche studiano invece gli aspetti qualitativi della realtà. La fisica studia gli esseri in quanto soggetti a movimento e divenire quindi è la scienza del movimento che può essere:
1. mutamento secondo sostanza → generazione o correzione
2. mutamento secondo la quantità → aumento o diminuzione
3. mutamento secondo la qualità → alterazione
4. mutamento secondo il luogo → traslazione

La teoria dei cieli
Nella concezione aristotelica la realtà è divisa nettamente in due mondi:
formato da etere quindi perfetto (l’etere è incorruttibile)
-Mondo celeste
Muove di moto circolare (moto eterno e quindi perfetto)

Formato da 4 elementi (terra, acqua, aria, fuoco)
-Mondo sublunare
Muove di moto rettilineo (imperfetto) Verso l’alto
Verso il basso

La terra è immobile al centro di un sistema di 55 sfere composte da etere. Ciascuna sfera le ruota attorno mossa da un’intelligenza divina. Al di sopra c’è una calotta sferica che ospita le stelle fisse e ruota su se stessa.
Ogni elemento ha il suo luogo naturale verso il quale tende a tornare:
Aria – Fuoco → verso l’alto
Terra – Acqua → verso il basso

Lo spazio: ogni cosa ha il suo luogo naturale e ogni cosa si trova in un luogo, uno spazio. Il luogo è il limite del corpo, la porzione di spazio che esso occupa. Non esiste un luogo a sé, uno spazio vuoto e senza corpi. Il vuoto viene negato anche all’esterno dell’universo

Il tempo: il tempo è una risultante del movimento perché noi avvertiamo il trascorrere del tempo solo se avvertiamo qualcosa che muta. Anche l’anima è condizione del tempo perché solo la coscienza dell’individuo è in grado di numerare il prima e il poi. Il tempo è legato al divenire. L’universo come totalità compiuta e perfetta non muta quindi è eterno

L’infinito: l’infinito esiste solo in potenza, in possibilità, ma non esiste in atto. In atto esiste solo il finito. L’infinito è imperfetto e solo il finito è perfetto in quanto compiuto e realizzato.

Psicologia e teoria della conoscenza

L’anima
Aristotele classifica gli esseri in:
• animati (con l’anima)
• inanimati (senza anima)
Il corpo degli esseri viventi di per sé ha vita solo in potenza. L’anima è la forma di un corpo naturale che ha la vita in potenza. Di tale essere l’anima è nello stesso tempo causa formale, finale e motrice.
Senza quella forma il corpo non vive ma anche l’anima non vive al di fuori del corpo. L’anima viene classificata in tre tipi a seconda delle sue funzioni:
1. anima vegetativa → riprodursi e nutrirsi → piante, animali e umani
2. anima sensitiva → muoversi e sentire → animali e umani
3. anima razionale o intellettiva → pensare e capire con coscienza → umani

Il processo conoscitivo
Per Aristotele a differenza di Platone la conoscenza ha il suo fondamento nell’esperienza sensibile. L’anima umana è come una tabula rasa nella quale inizialmente non vi è alcuna informazione. L’intelletto opera sulle immagini sensibili e tende ad astrarre dai caratteri particolari dell’esperienza per cogliere ciò che costituisce l’essenza di una data realtà (procedimento induttivo che muove da premesse particolari per ricavarne una conclusione generale)
L’intelligenza di per sé è capacità e potenza di conoscere le pure forme; a loro volta le forme sono contenute in potenza nelle sensazioni. Occorre dunque qualcosa che traduca in atto questa doppia potenzialità in modo che il pensiero si attualizzi cogliendo in atto la forma e la forma contenuta nella sensazione diventi concetto colto e posseduto in atto. Da qui Aristotele distingue tra intelletto potenziale e intelletto attuale.
L’etica

Le scienze pratiche riguardano la condotta degli uomini e il fine che essi vogliono raggiungere come singoli (l’etica) e come parte di una società (la politica).
Tutte le azioni umane e i fini a cui esse tendono sono subordinate ad un fine ultimo che è il bene supremo cioè ciò che tutti chiamano la felicità.
Il bene supremo dell’uomo e dunque la sua felicità consiste nel perfezionarsi in quanto uomo e dunque vivere secondo ragione.
Aristotele accoglie in pieno il discorso socratico-platonico ribadendo che non solo ciascuno di noi è anima ma è la parte più alta dell’anima, dunque i valori supremi sono legati all’anima.

Virtù etiche
L’uomo è principalmente ragione, ma nell’anima c’è qualcosa di estraneo alla ragione che le si oppone. Il dominio di questa parte dell’anima e la riduzione di essa ai dettami della ragione è la virtù etica.Questa virtù si acquisisce con l’abitudine.
Le virtù etiche sono tante quanto le tendenze e gli impulsi da moderare però hanno tutte una comune caratteristica essenziale: siccome impulsi, passioni ecc. tendono sempre all’eccesso o al difetto, la ragione intervenendo deve porre la giusta misura che è la via di mezzo tra i due eccessi.
La virtù è dunque una specie di medierà cioè di giusto mezzo e rappresenta la vittoria della ragione sugli istinti

Virtù dianoetiche
Sono le virtù della ragione. La virtù dianoetica per Aristotele è la perfezione dell’anima razionale.
Poiché l’anima razionale ha due aspetti a seconda che si rivolga alle cose mutevoli della vita dell’uomo oppure si rivolga alle realtà immutabili e necessarie allora avremo due virtù dianoetiche:

1. LA SAGGEZZA
2. LA SAPIENZA

1. La saggezza consiste nel dirigere bene la vita dell’uomo, cioè nel deliberare correttamente intorno a ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo
2. la sapienza è invece la conoscenza di quelle realtà che sono al di sopra dell’uomo; è la scienza teoretica, la metafisica. Nell’esercizio di questa ultima virtù, che è perfezione dell’attività contemplativa, l’uomo raggiunge la massima felicità e quasi una tangenza col divino.

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