Mitosi

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Testo

Bologna, 16/10/1998

Osservazione al microscopio ottico della mitosi in alcune cellule di cipolla

SCOPO: osservare al microscopio ottico il processo di mitosi nelle cellule dell’apice di una radice di cipolla.

MATERIALE: un microscopio ottico binoculare con oculare a 12,5 ingrandimenti;
2 vetrini di sostegno;
2 vetrini coprioggetto;
H2O;
un bisturi;
ago da dissezione;
apici di radici di cipolla;
carta assorbente;
liquido Carnoy (10% acido acetico, 30% cloroformio, 60% alcool etilico);
acido cloridrico in soluzione 1M;
orceina;
blu di metilene.

METODO: qualche giorno prima del nostro esperimento, la Valeria ha immerso il fondo di una cipolla nel beker contenente acqua, per favorire lo sviluppo dell’apparato radicale. Dopo qualche giorno, quando le radici erano già abbastanza lunghe, le ha tagliate e le ha immerse per due giorni nel liquido di Carnoy per fissarle. In seguito le ha poste in acido cloridrico perchè i tessuti si ammorbidissero.
Ha poi consegnato due radici ad ogni gruppo in modo che ognuno avesse più probabilità di trovare cellule al momento della mitosi. A questo punto è cominciato il nostro lavoro: dopo aver posto una radice su ognuno dei vetrini di sostegno a nostra disposizione, abbiamo tagliato le parti terminali delle radici lunghe 2-3 mm utilizzando il bisturi e facendo attenzione a tagliare l’apice e non l’altra parte. In esse infatti era più facile trovare cellule in mitosi poichè le radici si sviluppano prevalentemente dall’apice. Abbiamo messo sull’apice una goccia di orceina e abbiamo aspettato per circa 10 minuti. In seguito vi abbiamo posto il vetrino coprioggetti e abbiamo premuto su di esso con il manico dell’ago da dissezione, facendo attenzione a non rompere tutto. Questo per fare in modo che le cellule si distribuissero uniformemente per tutto il vetrino e quelle sovrapposte fossero il minor numero possibile. Abbiamo eliminato il colorante in eccesso facendo filtrare da un lato del vetrino coprioggetti dell’acqua distillata e appoggiando la carta assorbente dall’altro.
L’abbiamo osservato al microscopio cercando la parte colorata meglio e in cui le cellule non fossero sovrapposte tra loro per avere una visione il più nitida e chiara possibile.

OSSERVAZIONI: abbiamo utilizzato l’acido cloridrico allo scopo di macerare e disaggregare le cellule. Ipotizziamo che questo fosse dovuto al fatto che gli ioni H3O+ e Cl- derivanti dall’acido andavano a circondare la parete cellulare legandosi a questa, un po’ come fa l’acqua con il sale.
Ipotizziamo che le particelle di orceina andassero a legarsi con i cromosomi rendendoli distinguibili. Avanziamo due ipotesi: o si legavano agli istoni o direttamente al DNA.
Le fibre del fuso mitotico, invece, non erano visibili perchè le molecole di orceina non si legavano con le molecole di tubulina.
Dopo questo trattamento, le cellule erano morte. Poichè le cellule dell’apparato radicale sono in divisione attiva non sincrona, ognuna di esse era bloccata in un diverso stadio del proprio ciclo cellulare. La maggior parte delle cellule era in interfase, in quanto questa costituisce la parte più lunga del ciclo cellulare. Siamo comunque riusciti ad osservare varie fasi della mitosi in quanto avevamo un notevole numero di cellule. La fase che siamo riusciti ad osservare meno frequentemente era l’anafase, essendo questa la più breve tra quelle della mitosi.
Durante l’esperimento abbiamo avuto qualche problema in quanto le cellule non erano venute colorate in modo opportuno. Il citoplasma infatti appariva granulare e ipotizziamo che questo sia dovuto al fatto che l’orceina, per qualche strano (visto che gli altri gruppi non hanno avuto questo problema) motivo, si fosse legata anche ad altri organelli. In questo modo l’osservazione dei vetrini non era ottimale e per ovviare a questo problema abbiamo aggiunto ad un vetrino qualche goccia di blu di metilene e acqua distillata, eliminando sempre con la carta assorbente l’eccesso di colorante. Abbiamo nuovamente osservato il vetrino al microscopio e abbiamo notato che i cromosomi erano molto evidenti e maggiormente distinguibili dal citoplasma. Avanziamo anche qui due ipotesi: o il blu di metilene si legava solo con i cromosomi e di conseguenza questi subivano una doppia colorazione, o il blu di metilene si legava sia con i cromosomi che con il citoplasma, rendendo quest’ultimo colorato in modo più uniforme.
Abbiamo osservato il vetrino dapprima a 125x e, dopo aver trovato un campo dove le cellule erano ben colorate e chiaramente disposte, l’abbiamo osservato a 500x.
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