L'apparato riproduttore femminile

Materie:Altro
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Testo

L’apparato riproduttore

Funzione riproduttiva e sistema riproduttore

La riproduzione è la funzione che assicura la continuità della vita ed è essenziale alla sopravvivenza della specie. Nel meccanismo della riproduzione, due cellule “specializzate”, prodotte da individui diversi (il gamete femminile o uovo della femmina, il gamete maschile o spermatozoo dal maschio), si uniscono secondo un processo chiamato fecondazione. La nuova cellula, dalle particolari caratteristiche è detta zigote e da essa prende vita un nuovo individuo. Nella specie umana il gamete femminile è denominato ovulo e quello maschile spermatozoo. L’ovulo, di forma rotondeggiante, ha un diametro di 0,1 mm. Oltre ad un’abbondante scorta di sostanze nutritive, che serviranno a mantenere in vita l’embrione nelle prime fasi dello sviluppo, l’ovulo contiene 23 cromosomi che trasmettono all’individuo i caratteri materni. Lo spermatozoo è molto più piccolo ed è formato da una testa allungata, di circa
0,008 mm di diametro, contenente il nucleo con 23 cromosomi, un breve flagello che gli consente un movimento autonomo, necessario per raggiungere l’ovulo.
Gli apparati dell’uomo e della donna, pur essendo diversi presentano strutture e funzioni analoghe.

In entrambi troviamo:
• Gli organi sessuali primari o gonadi: le gonadi femminili si chiamano ovaie, mentre quelle maschili testicoli. In queste cellule avviene la produzione di cellule sessuali e d’ormoni sessuali.
• Gli organi sessuali secondari: essi permettono il passaggio delle cellule sessuali, consentendo l’incontro ovulo e spermatozoo e la fecondazione e garantiscono protezione e nutrimento al nascituro. Nella donna i principali organi secondari, finalizzati alla fecondazione e al sostentamento del nuovo individuo, sono costituiti dagli ovidotti (o tube di Falloppio), dall’utero e dalla vagina; nell’uomo, gli organi sessuali secondari sono rappresentati dai condotti deferenti e dal pene.

L’apparato riproduttore femminile

Le ovaie sono due ghiandole di forma ovale, situate all’interno dell’addome ai lati della vescica. In piccole cavità dette follicoli, maturano gli ovuli: uno per ogni follicolo, un follicolo alla volta e un ovulo alla volta. L’ovulo maturo viene espulso dall’ovaia e rilasciato all’interno della cavità addominale (ovulazione).
Catturato dalle cellule cigliate che rivestono gli ovidotti o tube di Falloppio, viene spinto dal loro movimento fino a giungere all’utero. Questo è un organo a forma di pera rovesciata, con spesse pareti muscolari riveste di una mucosa fittamente irrorata di sangue, che attraversa modificazioni profonde e cicliche a seconda delle informazioni ormonali che ne controllano lo sviluppo.
La parte inferiore dell’utero, detta collo dell’utero o cervice, comunica con la vagina, una cavità ricca di ghiandole che si apre all’esterno fra lo sbocco dell’utero e l’apertura anale. L’apertura vaginale è protetta da pieghe della pelle (le grandi labbra e le piccole labbra).

Il ciclo ovarico

Alla nascita, tutti gli ovuli (400-500), sono già presenti nelle ovaie della donna, ma solo dopo la pubertà cominciano a maturare al ritmo di uno al mese: si ha così l’ovulazione.
Mentre l’ovulo entra nelle tube di Falloppio, l’utero viene stimolato dagli ormoni prodotti dal corpo luteo (ciò che resta del follicolo vuoto). Le cellule della mucosa (endometrio) si riproducono rapidamente, le pareti uterine si ispessiscono e la rete sanguigna si espande. In brevissimo tempo, l’utero è pronto ad accogliere l’ovulo fecondato.
Se la fecondazione non ha luogo l’ovulo viene espulso, il corpo luteo reagisce e non produce più l’ormone necessario al mantenimento degli strati superficiali. Per alcuni giorni la donna ha una perdita di sangue e di tessuti uterini detta mestruazione o flusso mestruale. Al termine della mestruazione ha inizio un nuovo ciclo ovarico.
I cicli mestruali iniziano con il menarca (prima mestruazione) e, dopo trent’anni circa, diventano sempre più irregolari per poi cessare del tutto (menopausa).

La fecondazione e lo sviluppo dell’embrione

Gli spermatozoi eiaculati dall’uomo nella vagina della donna possono risalire, muovendo il flagello, fino all’ovidotto. Arrivano in prossimità dell’ovulo solo poche centinaia e, dopo aver attaccato la zona pellucida dell’ovulo, uno di essi entra, impedendo agli altri di entrare. In breve tempo i due nuclei si uniscono (fecondazione) ed ha inizio una nuova vita. L’ovulo fecondato, o zigote, inizia subito a dividersi, mentre continua a procedere verso l’utero.
Prima di raggiungerlo, per 6-7 giorni le cellule utilizzano le sostanze di riserva contenute nell’ovulo. Giunto nell’utero, l’embrione, già costituito da un centinaio di cellule, penetra nella cavità dell’endometrio: ha inizio la produzione di tessuti embrionali a stretto contatto con la mucosa uterina, è il momento dell’annidamento. È così iniziata la gravidanza.

La gravidanza

Con “gravidanza” si intende il periodo di circa 40 settimane tra la fecondazione e il parto. L’embrione (individuo fino alla fine dell’ottava settimana di sviluppo) cresce trasformandosi in feto (dall’ottava settimana fino al parto).
Gli scambi tra madre e figlio avvengono attraverso la placenta, un organo riccamente vascolato che permette la diffusione di sostanze nutritive e ossigeno dal sangue materno a quello fetale, e il passaggio di rifiuti e anidride carbonica dal sangue fetale a quello materno. Nella placenta, dunque, avvengono gli scambi respiratori, nutritivi ed escretivi del feto. È un organo molto pieghettato, per aumentare la superficie utile agli scambi, e le cellule che la formano hanno un’estensione a microvilli simile a quella delle cellule intestinali di un adulto. L’embrione è legato alla placenta dal cordone ombelicale dove passano i vasi principali. Tra la placenta e l’embrione si forma una cavità che si riempie di liquido amniotico: esso ha una funzione protettiva e facilita i movimenti del feto che può “nuotare” all’interno della cavità uterina.

Il parto

La gravidanza ha termine quando i muscoli dell’utero iniziano a contrarsi ritmicamente mentre la cervice si dilata sotto la pressione esercitata dal feto. Questa fase, solitamente molto dolorosa e faticosa per la madre, e che si svolge indipendentemente dalla sua volontà, è detta travaglio e termina con il parto, ossia la nascita del bambino. Nella maggior parte dei casi, il feto si trova con la testa rivolta verso il basso, così che essa, il pezzo più grosso del corpo, esca per prima: il suo passaggio attraverso le ossa del bacino e il canale vaginale è la parte più difficile del travaglio.
Durante le ultime fasi d’espulsione, la madre collabora attivamente ad espellere il bambino contraendo volontariamente i muscoli addominali. In alcuni casi, se il neonato è troppo grosso, o mostra segni di sofferenza, può essere necessario intervenire chirurgicamente con il taglio cesareo. Dopo il parto il cordone viene tagliato e la placenta si staccherà dalle pareti uterine e verrà espulsa.

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