Lettere a Lucilio - Libro VIII - Lettera I - Seneca

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Testo

LETTERA III

AD OGNI ALTRA OCCUPAZIONE DEVE ESSERE PREFERITO LO

STUDIO CON CUI GIUNGIAMO ALLA SAPIENZA. IL SAPIENTE

PORTA NELL'INTIMITА DELL'ANIMO LA SUA GIOIA, CHE

NON PUТ ESSERGLI TOLTA DA ALCUNA FORZA ESTERIORE

La questione che tu poni mi appariva per sй molto chiara perchй avevo studiato l'argomento: ma siccome da un pezzo non ho cercato di richiamano alla memoria, perciт mi и un po' difficile averlo presente. Ho quasi l'impressione che mi sia avvenuto ciт che spesso avviene delle pagine dei libri che per il lungo disuso si attaccano fra loro: bisogna aver cura di aprire e distendere l'animo e di tratto in tratto scuotere un po' tutto ciт che si и venuto depositando, in modo da averlo pronto per il momento in cui occorra farne uso. Dunque per ora differiamo la trattazione di questo argomento che richiede molto lavoro e molta diligenza. Appena potrт sperare di avere un po' di quieta stabilitа in un posto, ne approfitterт per riprendere l'argomento. Ve ne sono alcuni sui quali tu puoi scrivere anche in una carrozzella: ve ne sono altri invece che richiedono il letto la tranquillitа e la solitudine. Ciononostante anche in giorni come questi occupati per intero, qualche cosa bisogna pur fare. Sempre nuove occupazioni si succedono ininterrottamente, qualche volta noi le seminiamo cosм che da una ne vengono sempre fuori parecchie. Ci concediamo poi noi stessi delle dilazioni e diciamo: "quando avrт terminato questo lavoro mi darт tutto allo studio ", oppure: "mi ci darт tutto quando avrт potuto comporre questa fastidiosa questione." Ebbene, per dedicarti alla filosofia non bisogna aspettare di non aver altro da fare, ma bisogna liberarsi di ogni altra occupazione. Per attendere alla filosofia dobbiamo trascurare tutto; il tempo che si dedica a questo studio non и mai abbastanza lungo, anche se gli si dedica tutta una esistenza dalla prima fanciullezza fino all'estremo termine del vivere umano. Non fa grande differenza abbandonare o soltanto interrompere lo studio della filosofia, poichй quando и interrotto lo studio non ne resta piщ nulla; quando una corda и troppo tesa si spezza, e cosм nello studio della filosofia, spezzata la continuitа, bisogna rifarsi da capo. Bisogna resistere alle occupazioni, e invece di lasciare che si sviluppino l'una nell'altra, bisogna rimuoverle. Non si puт dire che ci sia un tempo poco adatto a quello studio che и fonte della salvezza: eppure molti non attendono ad esso proprio perchй sono presi da cose per le quali lo studio della filosofia и necessario rimedio. " Capiterа qualche cosa che sarа d'impedimento. " Non c'и impedimento per colui che in mezzo a qualsiasi affare serba l'animo lieto ed alacre: questo lieto stato d'animo vien meno a chi non ha ancora raggiunta la perfezione: invece la gioia dell'uomo sapiente ha la continuitа come di una ininterrotta catena, non si spezza per nessun motivo e per nessun accidente, permane sempre ed in ogni luogo tranquilla perchй non deriva da cause esteriori e non attende il favore della fortuna e degli uomini. La felicitа del sapiente и tutta intima: non puт uscire dall'animo perchй non vi и mai entrata da fuori, ma и nata dentro. Talora sopraggiunge dal di fuori qualche cosa che richiama il pensiero della mortalitа ma и sempre cosa lieve, che appena sfiora l'esterioritа della pelle.
Ammetto che si puт sentire il soffio di qualche contrarietа, ma quel supremo bene rimane fermo. Voglio dire che dall'esterno puт sempre venire qualche fastidio, come avvengono talora, anche in un corpo forte e solido, certe eruzioni di pustole e piccole ulcere, senza che si formi nell'organismo alcun male profondo. Fra colui che ormai possiede la sapienza e colui che и avviato a formarsela, c'и, io dico, quella stessa differenza che c'и fra l'uomo perfettamente sano e quello che esce da una grave malattia e che invece della sanitа ha piщ leggeri attacchi del male. Se non sta attento, il male fa presto ad aggravarsi un'altra volta, a riprenderlo e a riportarlo indietro, laddove il sapiente non puт avere delle ricadute e nemmeno delle cadute nuove in altro male. La buona salute del corpo puт durare per un certo tempo, ed il medico se ve l'ha restituita non puт poi garantirvela definitivamente; anzi molto spesso quello che l'aveva chiamato una prima volta, deve sollecitarlo poi che ritorni. L'animo invece, una volta che и risanato, si puт ritenere risanato interamente e definitivamente.
Ti dirт come tu devi intendere l'uomo sano. Sano и colui che и contento di sй, ed ha fiducia in sй, colui che sa che tutti i desideri degli uomini, tutti i benefici che essi si concedono e si domandano non hanno alcun valore per la felicitа della vita: e infatti se una cosa puт ancora ricevere un incremento vuol dire che non и perfetta, e se puт soffrire una diminuzione vuoi dire che non puт durare perpetua. Chi vuole che la sua letizia duri perpetua sappia essere contento di ciт che ha. Tutte quelle cose a cui si volge l'ardente brama del volgo, si squagliano di qua e di lа: la fortuna non dа cose che rimangano in proprietа stabile e sicura. Anche i suoi fortuiti doni possono piacere, quando perт la ragione li regola e li porge; solo la ragione puт rendere graditi i beni esterni, il cui uso invece fatto dalla gente avida diventa cosм disgustoso. Attalo soleva servirsi di questo paragone: i hai veduto mai un cane che a bocca aperta afferra i pezzi di pane o di carne gettati dal padrone? Subito divora intero il pezzo che ha afferrato, e resta a bocca aperta tutto rivolto nella speranza dell'altro che deve venire. Lo stesso accade a noi: noi subito prendiamo e mettiamo da parte senza alcun piacere tutto ciт che la fortuna getta alla nostra aspettazione, e restiamo ritti e attenti ad afferrare dell'altro." Questo non accade al sapiente perchй egli и giа pienamente soddisfatto, e se gli capita qualche cosa di buono lo prende e lo ripone con animo tranquillo: egli gode di una letizia massima, continua e veramente sua. C'и chi ha volontа buona, che ha compiuto buon profitto, ma и ancora lontano dalla perfezione: costoro hanno continue alternative di depressione e di elevazione, a volte pare che salgano fino al cielo, e a volte che si abbassino fino a terra. Gli uomini incolti e rudi non hanno mai finito di precipitare: ricadono in quel vuoto senza termine del caos epicureo. Vi и poi una terza categoria composta da persone che sono giunte fino ad amare la sapienza e sebbene non abbiano ancora cominciato a conquistarla, l'hanno davanti a sй e direi quasi a tiro: questi non si agitano e non si deprimono, e se non sono ancora scesi a terra perт sono giа in porto. Pensiamo dunque che grande differenza c'и fra coloro che hanno raggiunto la cima e quelli che stanno ancora in fondo, e pensiamo anche che quelli di mezzo portati dai flutti corrono sempre il pericolo grande di essere risospinti indietro al male che hanno cercato di superare; pensando a tutto questo, convinciamoci che non bisogna indulgere ad occupazioni inutili. Bisogna senz'altro tenerle fuori perchй una volta entrate ne porteranno con sй delle altre. Bisogna opporsi ad esse fin dal loro principio: и meglio che non comincino piuttosto che dover poi sforzarsi a farle cessare. Addio.

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