Lettere a Lucilio (Seneca), libro VII lettera IV

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Testo

LETTERA IV

ANIME FORTI POSSONO ABITARE ANCHE IN CORPI DEBOLI.

LE LODI DI CLARANO. L'UGUAGLIANZA DEI BENI

Ho riveduto dopo molti anni il mio condiscepolo Clarano: vecchio, non credo necessario aggiungerlo, ma fresco di spirito, vigoroso e sempre in lotta col suo piccolo corpo. La natura, infatti, si и comportata in modo ingiusto verso di lui, ed ha collocato male un'anima come la sua, o forse ha voluto mostrarci proprio questo, che in qualunque corpo si puт nascondere un animo forte e perfettamente sereno. Egli supera tutti gl'impedimenti e dal disprezzo di sй giunge a disprezzare tutte le altre cose. A me sembra che errasse chi ha detto che (c la virtщ si presenta piщ gradita in un corpo bello. Non ha bisogno di adornamenti, fa onore a se stessa, e rende sacro il suo corpo. Ed ho cominciato cosм a guardare con altri occhi il nostro Clarano; egli mi sembra bello e retto di corpo quale и di animo. Un grand'uomo puт venir fuori da una catapecchia; e parimenti da un povero corpo deforme puт venir fuori un'anima bella e generosa. Io credo pertanto che la natura produce alcuni esseri come questo per dimostrare che la virtщ puт nascere in ogni luogo. Se potesse produrre anime nude senza corpo, l'avrebbe fatto: fa invece qualche cosa di piщ, dа nascita ad esseri che trovano impedimento nei loro stessi corpi, e ciт nonostante abbattono tutte le forze avverse. A me sembra che Clarano sia stato generato come forma esemplare da cui potessimo imparare questa veritа, che l'anima non и imbruttita dalle deformitа del corpo, e che al contrario il corpo trae per sй ornamento dalla bellezza dell'anima. Sebbene siamo rimasti insieme solo pochissimi giorni, tuttavia abbiamo fatto molti discorsi che io man mano ti metterт in scritto e ti manderа. Nel primo giorno fu posto il seguente quesito: come si possa nei beni della nostra umana vita riconoscere una intima unitа uguale, mentre essi si presentano in tre diverse forme. Alcuni, secondo i nostri filosofi stoici, costituiscono una prima categoria, come la gioia la pace la felicitа della patria. Altri beni, di una seconda categoria, vengono fuori dalle avversitа, come la tolleranza dei tormenti, la tranquillitа nelle malattie gravi. Quei primi saranno naturalmente desiderati per se stessi, questi secondi saranno desiderati quando se ne presenti la necessitа. Vi sono poi beni di un terzo genere, come una modesta e ben composta andatura, un'espressione di probitа nel volto e tutto un comportamento quale si conviene ad un uomo savio. Come possono ritenersi uguali queste cose, se alcune sono da desiderarsi ed altre da tenersi lontane? Se vogliamo ben distinguerle dobbiamo risalire al primo bene e considerare quale esso и: un animo che vede la veritа, esperto conoscitore delle cose da fuggire e da cercare, che sa disprezzare le cose non in omaggio all'opinione generale, ma per il loro intrinseco valore, che sa mettersi col pensiero di fronte all'universo e di ogni suo particolare momento fare oggetto di meditazione, sempre vigile esaminatore dei suoi pensieri e delle sue azioni, grande e impetuoso ma sempre in rispondenza al giusto, non mai vinto nй dalle asprezze nй dalle blandizie, non mai sottomesso nй alla buona nй all'avversa fortuna, sempre superiore a tutte le cose che ci possano capitare e che avvengano nel mondo, bellissimo e ben regolato nella prestanza e nella forza, sano e semplice, imperturbato e intrepido, che non si piega per nessuna violenza, non si inorgoglisce e non si deprime per le vicende della fortuna: un tale animo и la virtщ stessa fatta persona.
Questo si potrebbe dire e sarebbe infatti il volto della virtщ se essa si presentasse sotto un unico aspetto, e si mostrasse una volta nella sua interezza. Essa invece ha molti aspetti che si manifestano secondo il variare della vita e delle azioni, senza che si faccia per se stessa maggiore o minore. Il sommo bene non puт decrescere, nй alla virtщ и concesso andare indietro; assume diversi atteggiamenti secondo come si presentano le cose su cui deve agire. Essa riduce a sua somiglianza e cobra di se stessa tutto ciт che tocca: dа un nuovo decoro alle azioni, alle amicizie, persino a intere famiglie dove и entrata ed ha disposto le cose secondo il suo ordine. Tutto ciт su cui ha svolto la sua attivitа diviene amabile, acquista nuova importanza e si rende degno di ammirazione. Pertanto, la sua forza e la sua grandezza non puт levarsi piщ in alto, perchй ciт che и giа superlativamente grande non puт crescere ancora: nulla troverai piщ retto della rettitudine, piщ vero della veritа, piщ moderato della moderazione. Ogni virtщ consiste nella misura, e la misura ha limiti ben definiti. La costanza presenta la possibilitа di un continuo progresso e cosм pure la franchezza, la veritа e la lealtа. Che cosa si puт aggiungere alla perfezione? Nulla, chй se le si poteva aggiungere qualche cosa, vorrebbe dire che non era perfetta. Dunque anche alla virtщ nulla si puт aggiungere: se questo fosse possibile, le mancherebbe qualche cosa e non sarebbe completa. Anche l'onestа non puт accogliere alcun incremento; essa и tale proprio per quelle ragioni che ho dette dianzi. E ancora non credi tu che tutto ciт che и onorevole giusto legittimo abbia questo stesso carattere, che cioи debba essere determinato entro limiti sicuri? La possibilitа di crescere и segno d'imperfezione. Ogni vero bene и soggetto alle stesse leggi: l'utilitа privata e l'individualitа generale sono fra loro congiunte come sono fra loro congiunti e non separabili ciт che deve essere lodato e ciт che и oggetto dei nostri desideri. Dunque sono uguali fra loro le virtщ, uguali le opere ed anche uguali gli uomini ai quali le virtщ sono state concesse. Le virtщ cosм dei vegetali come degli animali, essendo soggette a mortalitа sono anche fragili passeggere ed incerte, hanno degli alti e bassi e quindi non sono giudicate di un medesimo valore.
Una и la regola tracciata alle umane virtщ, poichй una, semplice e diritta и la ragione che ha il governo della vita. Niente vi и piщ divino del divino, piщ celeste del celeste. Le cose mortali si fortificano e cadono, si esauriscono e si riempiono; perciт in questa loro incerta sorte sono sempre diseguali.
Invece una и la natura delle cose divine. La ragione poi non и che una particella dello spirito divino infusa nel corpo umano.
Se la ragione и divina, e nessun bene и senza ragione, ogni bene и divino. Nessuna differenza vi и fra le cose divine: dunque non vi puт essere alcuna differenza nemmeno fra i beni. Pertanto sono fra loro intimamente uguali il godimento e la sopportazione forte e costante di ogni tormento: vi и infatti la stessa grandezza d'animo lenta e quieta nel primo caso, pugnace e protesa nello sforzo nel secondo. E che? Non credi tu che siano perfettamente pari la virtщ di chi espugna colla forza una cittа nemica e quella di chi con grande pazienza sostiene un assedio? Grande и Scipione che stringe d'assedio Numanzia e obbliga gli assediati indomiti a volgersi contro se stessi e darsi la morte: ed и anche grande l'animo di questi assediati i quali sanno che non и veramente prigioniero chi ha ancora aperta davanti a sй la via della morte e spira nell'amplesso della libertа. E cosм pure sono fra loro uguali le doti di tranquillitа, di semplicitа, di liberalitа, costanza e moderazione, perchй c'и in fondo ad esse un'unica virtщ, che rende l'animo retto fra la gioia e gli dа la forza di resistere a ogni evento senza cedere e abbassarsi. "Dunque non vi и proprio differenza alcuna fra la gioia e l'inflessibile sopportazione del dolore? " Nessuna fra le virtщ per se stesse, grandissima fra i dati della realtа in cui l'una e l'altra virtщ spiega la sua azione. Infatti nel primo caso abbiamo un senso di remissivitа e di abbandono che и conforme natura, invece nell'altro il dolore che и contro natura.
Fra queste due diverse posizioni c e un intervallo di cose medie: ma la virtщ in entrambi i casi permane pari a se stessa. La materia non cangia l'essenza della virtщ, non la rende peggiore se и dura e difficile, e non la rende migliore se и gradevole e lieta: la virtщ dunque и necessariamente uguale. Ciт che и fatto nell'uno e nell'altro caso, и ugualmente fatto con rettitudine, con saggezza, con onestа: i beni sono dunque uguali e non и possibile che al di lа di questi l'uno si comporti meglio nella gioia e l'altro fra i tormenti: due cose che non hanno possibilitа di miglioramento sono per necessitа uguali. Infatti se ciт che и estraneo alla virtщ avesse il potere di diminuirla e di accrescerla, l'onesto cesserebbe di essere l'unico bene. Se si concede questo, tutto ciт che и onesto perisce.
Perchй? Te lo dico subito: perchй non и mai onesto ciт che и fatto contro volontа per costrizione. Ciт che и onesto и sempre rispondente ad un atto di volontа. Se tu vi mescoli pigrizia, lamento, irresolutezza, timore, perde subito ciт che ha di meglio, cioи compiacersi di se stesso. Non vi puт essere onestа senza libertа: chi teme и schiavo. L'onestа и sempre sicura e tranquilla: se si comincia a porre un rifiuto, a lagnarsi, a giudicare male, allora l'animo и preso da turbamento e ondeggia fra grandi contrasti. Da una parte lo invita il bell'aspetto in cui si presenta il bene, e dall'altra lo allontana il sospetto di andare incontro ad un male. Pertanto chi si appresta a fare un'azione virtuosa, qualunque ostacolo incontri, anche se crede che ne venga un danno, non deve stimarlo un male, deve persistere a volerlo e compierlo con gioia. Ogni azione virtuosa и sempre fatta indipendentemente da ogni comando e senza costrizione, semplice e pura, senza alcuna mescolanza di male.
So bene ciт che a questo punto mi si puт obiettare: vuoi proprio sforzarti a persuaderci che non c'и nessuna differenza se uno si trovi in stato di godimento, o se invece si trovi sopra un cavalletto cercando di stancare il proprio torturatore? Io potrei rispondere che anche Epicuro dice che il sapiente pur bruciando entro il toro di Falaride griderа: "io provo piacere, tutto ciт che и intorno a me non mi tocca. " Nessuna meraviglia dunque che io affermi che tutti i beni si pareggiano, cosм quelli di chi vive fra godimenti, come quelli di chi resiste fortemente ai tormenti, visto che Epicuro afferma, cosa anche piщ difficile a credersi, che si puт ancora sentire una dolcezza fra le fiamme. Io perт rispondo che vi и una grandissima differenza fra il godimento e il dolore, e se mi si chiedesse di scegliere, io prenderei il primo ed eviterei il secondo: quello и conforme natura, questo invece и contro natura. Finchй li giudichiamo per se stessi indipendentemente dalla vita, godimento e dolore sono fra loro molto distanti: ma venendo alla questione della virtщ, troviamo invece che essa permane uguale svolgendo la sua azione attraverso eventi lieti o tristi. Le molestie, i dolori, quanto vi puт essere di disagiato non hanno importanza alcuna: tutto puт essere distrutto dalla virtщ. Come lo splendore del sole nasconde le piccole luci, cosм la virtщ colla sua grandezza annienta i dolori, le molestie e le offese, e dovunque risplende, ivi si spegne tutto ciт che ad essa non si accompagna; tutti i disagi della vita di fronte alla virtщ non hanno maggior importanza di un temporale nel mare. Questo tu devi sapere, che l'uomo virtuoso correrа sempre incontro ad ogni cosa bella senza indugio: se anche gli stia accanto il carnefice o l'aguzzino o il fuoco, egli persevererа considerando non ciт che egli abbia a soffrire ma ciт che deve fare, e si affiderа all'azione onesta come ad un uomo buono: infatti la giudicherа utile, sicura e vantaggiosa. Una condizione di vita triste ed aspra ma onesta, sarа da lui accolta nello stesso modo con cui si accoglie un pallido esule, povero e buono. Metti da una parte un uomo buono e ricco, metti dall'altra un nullatenente che invece porti tutto in se stesso; l'uno e l'altro saranno parimenti virtuosi se anche abbiano fortuna diversa.
Lo stesso giudizio dobbiamo fare delle cose e degli uomini: la virtщ и ugualmente degna di lode, cosм se alberghi in un corpo valido e libero come se alberghi in un corpo debole e prigioniero. Tu apprezzerai dunque la tua virtщ, tanto se la fortuna ti abbia dato un corpo sano ed integro, quanto se in qualche parte mutilato e storpio: altrimenti tu farai come chi voglia giudicare il padrone dal vestito dei suoi servi. Infatti tutte le cose sulle quali il caso esercita il suo dominio, sono soggette a servitщ, come il danaro, il corpo, le cariche, tutti i beni inconsistenti, fluidi, soggetti a morte e di mal sicuro possesso: restano invece sempre libere e non mai vinte le opere della virtщ, e non sono affatto da desiderare di piщ se sono benignamente trattate dalla fortuna, come non sono da desiderare di meno se sono travagliate da ingiuste avversitа. Quello che negli uomini и l'amicizia, nelle cose и il desiderio. Io non credo che tu ameresti di piщ l'uomo virtuoso se и ricco che se и povero, di piщ se и robusto e nerboruto che se и gracile e debole: e cosм non credo che desidererai e amerai di piщ una condizione di vita lieta e pacata che un'altra penosa e affaticata. Se cosм fosse, fra due uomini ugualmente virtuosi tu dovresti amare quello pulito e profumato piщ di quello impolverato e ripugnante e infine tu arriveresti cosм a preferire l'uomo integro e sano in tutte le sue membra a quello storpio e guercio; e a poco a poco questo senso di schizzinosa raffinatezza giungerа a tale punto che fra due uomini ugualmente giusti e savi tu sceglierai quello ben chiomato e riccioluto. Quando negli uomini si uguaglia la virtщ non appaiono piщ le altre diseguaglianze, poichй tutte queste altre cose non sono parti sostanziali della persona umana, ma accessorie e contingenti. Vi и forse alcuno che porti nel giudizio dei suoi un cosм iniquo criterio da preferire il figlio sano a quello malfermo in salute, o quello che и alto e aitante all'altro figlio di bassa e mediocre statura? Le fiere non fanno distinzione fra i loro nati, si distendono per allattarli tutti ugualmente, e gli uccelli compartiscono ugualmente il cibo ai loro piccoli implumi. Ulisse si affretta a raggiungere la sua sassosa Itaca come Agamennone a raggiungere le nobili mura di Micene: ognuno ama la sua patria non perchй и grande ma perchй и sua. Che scopo hanno queste mie parole? hanno lo scopo di farti ben capire che la virtщ guarda tutte le sue opere cogli stessi occhi come altrettanti figli, e che и ugualmente benevola verso tutte, ma mostra piщ viva la sua benevolenza verso quelle che costano piщ fatica, nello stesso modo che i genitori mostrano piщ premuroso affetto verso i figli per i quali abbiano a sentire compassione. Anche la virtщ non dico che ama di piщ ma, secondo il costume dei buoni genitori, dа piщ abbracci e cure a quelle sue opere che vede piщ avversate e travagliate. Perchй nessun bene и maggiore di un altro? Per questa semplice ragione, che non vi и nulla piщ adatto di ciт che и adatto, nulla piщ piano di ciт che и piano. Tu non puoi dire che questa cosa sia piщ di quella uguale ad un'altra: per la stessa ragione non si puт dire che vi sia un'azione piщ onesta di un'azione onesta. Ora se le virtщ sono per loro natura uguali, i tre generi di beni sono anch'essi allo stesso piano: questo io affermo: sono allo stesso piano cosм godere come soffrire quando si serbi la capacitа di imporre a se stessi il senso di misura. L'allegrezza non vale certo piщ di quella fermezza d'animo che riesce sotto la tortura ad inghiottire i gemiti: quei beni meritano di essere desiderati e questi di essere ammirati, ma ciт non ostante vengono a pareggiarsi, perchй ciт che vi и di svantaggio da una parte, trova dall'altra parte un compenso nella forza di un maggior bene. Chi vede in queste cose una disparitа, volge via lo sguardo dall'essenza intima delle virtщ per fermare lo sguardo sulle forme esteriori. I veri beni hanno lo stesso peso e la stessa ampiezza: i falsi hanno molto di vuoto. Pertanto quei beni che si presentano cosм appariscenti e di cosм grande valore a chi li contempla nella loro forma esteriore, quando poi li metti sulla bilancia ti vengono meno.
Cosм и, caro Lucilio; ciт che la vera ragione ci raccomanda и solido e duraturo, rafforza l'animo e gli assicura per l'avvenire una superiore sfera di vita: quelle cose invece che sono lodate solo in un momento di slancio senza riflessione e rappresentano un bene solo per il volgo, possono dare per un momento un senso di lieta e vana gonfiezza; ma viceversa quelle cose che sono tenute come mali, infondono negli animi paura e trepidazione, come fa negli animali ogni apparenza di pericolo. L'una cosa e l'altra dunque esilara o punge lo spirito senza ragione, giacchй nй quello merita gioia nй questo dolore. Solo la ragione resta immutabile e mantiene fermi i suoi giudizi, poichй non obbedisce ma comanda ai sensi. La ragione и sempre uguale ad un'altra ragione, come l'onesto и sempre uguale all'onesto: dunque una virtщ и uguale ad un'altra virtщ poichй la virtщ non и che la retta ragione. Tutte le virtщ sono ragioni; le ragioni alla loro volta sono ragioni se sono rette, e se sono rette sono anche uguali. Orbene, ciт che si и detto della ragione, si puт dire anche delle azioni; anch'esse sono fra loro uguali perchй essendo esse simili alla ragione, debbono riportarne la somiglianza del comune modello. Naturalmente io dico che le azioni sono uguali fra loro in quanto oneste e rette: ma avranno grande differenza fra loro secondo la differenza della materia, che ora и piщ ampia e ora piщ angusta, ora appariscente ed ora ignorata, ora interessa molti e ora pochi. Ma ciт che vi и di meglio permane uguale perchй sono tutte azioni oneste. Cosм gli uomini buoni sono uguali in quanto sono buoni, se anche sono fra loro diversi per l'etа, in quanto che l'uno и giovane e l'altro vecchio, diversi di corpo, in quanto che l'uno и bello e l'altro brutto, diversi di fortuna, in quanto che l'uno и ricco e l'altro и povero, in quanto che l'uno и uomo piacente e potente di chiara fama in varie cittа e vari centri di popolazione, l'altro invece sconosciuto dai piщ ed oscuro. Ma in quanto sono virtuosi sono uguali. Il senso non ha capacitа di giudicare dei beni e dei mali, ignora che cosa sia utile e che cosa sia inutile, non puт pronunciare sentenza se non messo di fronte al dato della realtа presente. Non ha previsione del futuro nй memoria del passato; ignora quel processo di conseguenze da cui trae ordine la serie delle cose e la continuitа della vita volta per il diritto cammino della virtщ. La ragione dunque и giudice dei beni e dei mali: tiene a vile quanto и contingenza esteriore, e considera come particolari minimi senz'alcuna importanza tutte quelle altre cose che non si possono catalogare fra i beni o i mali. Essa pone per primi alcuni beni, come la vittoria, i figli buoni, la grandezza della patria e a questi di proposito s'indirizza: pone in un secondo ordine altri che si presentano solo nelle avversitа, come il saper tollerare con sereno animo una grave malattia o l'esiguo; giudica poi indifferenti altri che non sono nй secondo nй contro natura, come camminare con dignitа e sedere con compostezza. Infatti non и meno secondo natura stare seduto che stare fermi in piedi o camminare. Quei due primi beni invece sono diversi: gli uni, come godere dell'affetto dei figli o dell'incolumitа della patria, sono secondo natura; gli altri, come resistere con fortezza ai tormenti o sopportare a lungo la sete quando la febbre brucia le viscere, invece sono in contrasto colla natura. "E che dunque? Qualche cosa in contrasto colla natura puт essere un bene? " Nient'affatto: ma si puт dare contro la natura una circostanza dalla quale germoglia un bene. Ricevere ferite, consumarsi sopra un braciere, essere afflitti da malattia sono tutte situazioni contro natura: ma conservare fra questi patimenti l'animo indomito e sereno, questo и secondo natura.
Per esprimere in breve il mio pensiero dirт che la materia del bene puт essere a volta contro natura, ma non mai il' bene, perchй non vi и bene senza ragione e la ragione segue sempre la natura. "Che cosa и dunque la ragione ?" La facoltа di uniformarsi alla natura. "E qual и il supremo bene dell'uomo ?" Comportarsi conforme la volontа della natura. " Non vi и dubbio ", si dice, "che sia piщ felice una pace non mai posta a cimento che una pace riconquistata con molto sangue: e non vi и dubbio che dia maggior felicitа la buona salute goduta senza interruzione e senza scosse, che rifatta con grande pazienza dopo gravi malattie ed estreme minacce. E nello stesso modo non vi и dubbio che sia un maggior bene il godimento che la tensione dell'animo nello sforzo di sopportare i dolori delle ferite o del fuoco. " Niente affatto, perchй le cose fortuite essendo giudicate dall'utilitа che ne deriva trovano in questo una ragione di profonda differenza; i buoni invece hanno il solo fine di restare in accordo colla natura, e questo fine и necessariamente uguale.
Quando in Senato seguiamo tutti il parere di qualcuno, non si puт dire che l'uno consente piщ dell'altro, visto che tutti accettano lo stesso parere. Altrettanto si puт dire delle virtщ, poichй tutte sono in accordo colla natura, e altrettanto si puт dire ancora dei beni perchй anch'essi sono tutti in accordo colla natura. Uno и morto giovinetto e un altro и morto vecchio, e un altro и morto ancora bambino, quando appena poteva intravedere davanti a sй la vita: ebbene, essi sono stati ugualmente mortali, anche se la morte ha permesso agli uni di andate avanti a lungo nella vita, se ha reciso la vita di altri nel fiore dell'etа, e se ad altri ancora l'ha spezzata fui dall'inizio. C'и stato chi и venuto meno cenando, e c'и stato un altro continuando a dormire, ed un altro infine durante un amoroso amplesso. Accanto a questi metti altri ancora che sono morti trafitti da un colpo di spada o schiacciati dal peso di una rovina, o storpiati a poco a poco da un lungo processo di contrazioni dei nervi. Si puт anche dire che la fine sia stata migliore per alcuni e peggiore per altri, ma la morte in sй и uguale per tutti. Diverse sono le vie per cui si giunge alla fine, ma una и la fine. Non vi и un piщ o un meno nella morte: essa tiene per tutti un identico modo, cioи mettere fine alla vita.
Lo stesso ti dico per i beni: c'и un bene che si trova fra i piaceri e un altro fra le melanconie e acerbitа: quello и un bene guadagnato per la benevolenza della fortuna e questo domandone la violenza. L'uno e l'altro sono beni ugualmente, se anche l'uno sia stato raggiunto per una via piana e agevole, l'altro per una via aspra e difficile. Il loro fine и identico per tutti: sono beni e devono essere lodati poichй tutti si accompagnano alla virtщ e alla ragione. La virtщ uguaglia tutto ciт che riconosce per suo. E non devi considerare questo come esclusivo insegnamento della nostra dottrina: secondo Epicuro due sono i beni da cui и formato il bene supremo che ci dа la felicitа e sono il corpo senza dolore e l'anima senza turbamenti. Questi beni, si capisce, non possono crescere se sono completi, chй evidentemente quello che и completo non puт crescere. Quando il corpo non ha dolore, nulla si puт aggiungere a questo bene di non aver dolore. Se l'animo и sereno e calmo nella coscienza di bastare a se stesso, nulla si puт aggiungere a questa sua tranquillitа. La serenitа del cielo perfettamente purificata nel suo piщ sincero splendore non puт accogliere aumento di luce: e nello stesso modo l'uomo che ha cura del corpo e dell'anima, e che nel bene dell'uno e dell'altro trova il bene proprio, raggiunge la meta dei suoi desideri e viene a trovarsi in uno stato di perfezione se l'animo non и agitato da fervore di passione e il corpo non ha dolore. Se inoltre gli toccano in sorte altri blandimenti, questi non aumentano il supremo bene ma soltanto ne fanno sentire di piщ il sapore e il diletto; poichй quello che per l'umana natura и il perfetto bene consiste tutto nella tranquillitа del corpo e dell'animo.
Ti cito un'altra divisione dei beni che troviamo in Epicuro ed и molto simile alla nostra: vi sono, egli dice, dei beni che egli vorrebbe gli toccassero, come la quiete del corpo libero da ogni dolore e la serenitа dell'animo che gode nella contemplazione dei suoi beni; e ve ne sono altri che veramente egli non desidererebbe, ma che tuttavia loda ed apprezza, come la forza, giа ricordata avanti, di sopportare malattie e dolori: forza di cui Epicuro diede esempio in quel suo ultimo e fortunatissimo giorno. Egli dice infatti di aver sopportato dolori alla vescica ed allo stomaco corroso da un'ulcera che non avrebbero potuto essere piщ acuti e aggiunge che quello era stato per lui un giorno felice: solo colui che ha realizzato il supremo bene puт trascorrere una giornata felice. Dunque anche per Epicuro vi sono dei beni che tu preferiresti non sperimentare ma che, se la sorte te li ha mandati, bisogna accettare, lodare e mettere a pari coi beni piщ grandi. Bisogna dire che un bene pari ai piщ grandi и quello che chiuse la vita felice di Epicuro ed a cui Epicuro rivolse morente una parola ultima di gratitudine. Permettimi ora, o Lucilio, ottimo fra gli uomini, che io dica una cosa anche piщ audace: se vi potessero essere dei beni maggiori di altri, io ai beni che appaiono gradevoli e dolci avrei preferito quelli che si presentano invece duri e li avrei detti beni maggiori. Ha infatti ben maggior valore infrangere le asprezze che moderare le gioie. So anch'io che per virtщ di uno stesso razionale principio avviene che uno porti con serena moderazione la prosperitа e porti con fortezza la sventura: si puт considerare ugualmente forte colui che sta tranquillo di sentinella davanti alla trincea in un momento in cui i nemici non tentano l'assalto degli accampamenti e colui che ferito alle gambe si mette in ginocchio ma non getta via le armi. "Sia onorato il vostro valore ", si dice a quelli che tornano insanguinati dalla battaglia.
Pertanto io mi sentirei di lodare di piщ quei beni che sono frutto di sforzi e che sono prova di vigore nella lotta contro la fortuna. Io non posso dubitare se debba lodare di piщ la mano mutilata e arsa di Mucio o la mano integra di qualsiasi altro fortissimo uomo. Egli stette immobile in atto di sprezzare i nemici e le fiamme e guardт la sua mano stillante sul braciere ostile finchй Porsenna sentм quasi un senso di dispetto per la gloria a cui saliva quest'uomo che egli voleva punito e contro il desiderio di lui fece togliere il braciere. Perchй non dovrei porre fra i primi questo bene? Io debbo giudicarlo tanto piщ grande dei beni sicuri e non provati dalla fortuna, quanto и piщ raro aver vinto il nemico con una mano perduta che con una mano armata. "E che dunque? " tu mi dici, "desidererai per te un tale bene? " Perchй no? Non puт fare questo se non colui che puт augurarselo. O dovrei piuttosto offrire al massaggio queste membra ormai invecchiate, e desiderare che una donnicciola o un eunuco stiri le mie dita? Perchй non dovrei stimare piщ felice Mucio che considerт il fuoco in tal guisa da mettere su esso la mano come se la porgesse allo schiavo per farsela aggiustare? Egli riparт l'errore commesso; inerme e mutilato pose fine alla guerra, e colla mano tronca vinse due re. Addio.

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