Lettere a Lucilio (Seneca), Libro V, Lettera 2

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Testo

LETTERA II
DOBBIAMO IN OGNI ORA VIVERE COME SE SI VIVESSE IN PUBBLICO.
Tu mi chiedi come io sia venuto a conoscenza di questo. chi cioи mi abbia detto cose che tu pensavi e che non avevi detto a nessuno. La voce pubblica и sempre quella che sa moltissime cose, piщ di tutti. "Ma dunque ", tu mi dirai "sono io un cosм grand'uomo da suscitare tanto interesse e tante voci?" Tu ti devi misurare tenendo presente non questa cittа ma codesta nella quale tu dimori. Ciт che si segnala come importante fra le cose vicine, in quel mondo dove si segnala и grande. Dobbiamo riflettere che la grandezza non ha una misura esattamente determinata, ed il confronto o l'innalza o l'abbassa. Una nave che и grande in un fiume diventa piccola nel mare: un timone grande per una nave и piccolo per un'altra. Tu adesso se anche ti svaluti e ti rimpicciolisci, perт in provincia sei grande. La gente si domanda e viene a sapere che cosa tu fai, come ceni e come dormi; e perciт tu hai il dovere di sorvegliare con diligenza la tua vita. Tu pensa questo, che sarai felice, quando potrai serenamente vivere sotto gli occhi di tutti, quando le pareti della casa che per lo piщ pensiamo destinata, non a renderci piщ sicuri ma a permetterci di peccare nel segreto, ti servirа invece per proteggerli e non per nasconderti. Ti dirт una cosa dalla quale potrai giudicare i nostri costumi: molto a stento si trova qualcuno che possa permettersi di vivere colle porte spalancate. Non и tanto amore del fasto quanto la consapevolezza delle nostre inferioritа che ha voluto porre i guardiani alle porte fra noi e il pubblico: noi viviamo in maniera che essere veduti improvvisamente significa essere colti in flagrante; ma clic giova nascondersi ed evitare gli occhi e le orecchie degli uomini? Una buona coscienza sicura invita le folle ad osservarla, ed una coscienza cattiva и in affanno ed agitata anche nella solitudine. Se tu fai cose oneste, siano pure a conoscenza di tutti: se sono disoneste, non importa affatto che nessuno lo sappia, quando lo sai tu. O te infelice se tu non ti curi di un tale testimonio, quale la tua stessa coscienza. Addio.

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