Lettere a Lucilio (Seneca) Libro III Lettera 6

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Testo

LETTERA VI

SOLO DALLA VIRTЩ POSSONO VENIRCI GIOIE SICURE

Tu mi chiedi se, prima di ammonire te, io ho pensato ad ammonire e correggere me stesso, e se proprio per non aver fatto questo io attenda a correggere gli altri. Non sono cosм ingiusto, che essendo malato voglia attendere a curare gli altri. Piuttosto ti parlo, come se fossi tuo compagno nello stesso ospedale, del male comune e ti faccio conoscere le medicine. Ascoltami dunque come se io parlassi con me stesso: ti faccio entrare nel mio segreto, e t'invito ad assistere mentre discuto con me stesso. Ed a me stesso grido: "conta i tuoi anni, e ti prenda la vergogna di volere e cercare ancora quelle cose che volevi e cercavi da fanciullo. Nell'appressarsi della morte assicurati che i vizi muoiano prima dite, allontana tutti quei torbidi piaceri, che si pagano a caro prezzo: non solo quelli futuri ma anche quelli passati ci nocciono. Come rimane il rimorso dei delitti anche se non siamo stati colti sul fatto quando li abbiamo compiuti, cosм rimane il pentimento dei piaceri cattivi anche quando sono finiti. Non hanno nulla di stabile e di sicuro: anche se non fanno del male, perт fuggono via. Piuttosto cerca intorno a te qualche bene durevole, e persuaditi che il solo bene durevole и quello che l'animo trova in se stesso. Soltanto la virtщ ci offre perpetua gioia sicura: e se anche qualche ostacolo si frappone, esso agisce alla maniera delle nubi, che corrono fra sole e terra, ma non spengono il giorno. " Quando ci avverrа di poter raggiungere questa gioia? и vero che non posiamo inerti ma conviene affrettarci. Molto resta ancora da fare, e se desideri condurre a termine l'opera tua, и necessario che tu le dedichi le tue veglie e la tua fatica. Non и opera che possa esser compiuta per procura. Nel campo della letteratura ci si puт giovare dell'aiuto altrui.
Noi ricordiamo un ricco uomo, Calvisio Sabino, che aveva il patrimonio ma anche proprio l'indole dello schiavo affrancato: infatti non ho visto mai persona che portasse la sua fortuna in modo piщ indecente. Aveva la memoria cosм infelice che dimenticava ora il nome di Ulisse ora di Achille ora di Priamo, che pure conosceva come noi conosciamo i nostri maestri. Nessuno dei vecchi nomenclatori che a volte invece di indicare i nomi ne impongono addirittura dei nuovi, ha mai cosм a casaccio con tanti errori salutato le varie tribщ come egli i Troiani e gli Achei: ma ciт nonostante voleva sembrare persona dotta. E allora escogitт questa trovata sbrigativa: comprт con una forte somma alcuni schiavi: uno doveva tenere a mente Omero e l'altro Esiodo, e assegnт poi i nove lirici a ciascuno degli altri. Nessuna meraviglia che gli siano costati molto: non aveva potuto trovarli colle qualitа che voleva in essi e ha quindi dovuto farli istruire. Dopo che si ebbe formata questa famiglia, cominciт a infastidire i suoi invitati. Teneva ai suoi piedi questi schiavi che dovevano suggerirgli a sua richiesta i versi da recitare, perт sovente si fermava lasciando le parole a mezzo. Satellio Quadrato, sfruttatore e quindi adulatore dei ricchi stolti, e in aggiunta a queste due qualitа, anche beffeggiatore, gli consigliт di tenere presso di sй dei letterati per raccogliere le briciole dal convito; ed avendo Sabino risposto che ogni servo gli costava cento mila sesterzi, gli disse: "avresti speso meno se avessi comprati altrettanti armadi di libri.", Tuttavia egli viveva nella convinzione di sapere lui tutto ciт che ciascuno sapeva in casa sua. Lo stesso Satellio un'altra volta prese ad incitarlo perchй lui ammalato pallido e macilento si provasse alla lotta. ,"Ma come potrei? " gli disse Sabino, " fatico a mantenermi in vita. ", Ed il beffardo adulatore rispose: "non dire questo, ti prego; non vedi quanti schiavi fortissimi tu hai! " Bisogna ben riflettere che il valore della mente non si ottiene in prestito e non si compra: e se fosse in vendita, non troverebbe un compratore: il male invece si compra ad ogni giorno.
Ma ricevi ormai ciт che ti debbo e sta sano. "E' grande ricchezza una povertа bene ordinata secondo la legge di natura. "Questo ci dice spesso Epicuro ora in un modo e ora in un altro. Ma non si ripete mai abbastanza. Ad alcuni bisogna mostrare i rimedi, ad altri invece bisogna addirittura imporli. Addio.

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