Lettere a Lucilio (Seneca) Libro III Lettera 5

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Testo

LETTERA V

LA VECCHIEZZA: UNICA FONTE DI GIOIA LA VIRTЩ

Ti dicevo poco fa che io mi trovavo in cospetto della mia vecchiezza: ora io temo di aver lasciato la mia vecchiezza dietro di me. Altro vocabolo ormai conviene ai miei anni e a questo mio corpo, perchй la vecchiezza и il vocabolo con cui si designa una etа in cui si и stanchi e non ancora del tutto stremati di forze: tu devi mettermi fra i decrepiti che toccano ormai le ultime mete. Perт a te posso dire che mi compiaccio con me stesso, perchй se sento le offese dell'etа nel corpo, non le sento nell'anima. Sono invecchiati solo i vizi e gli strumenti dei vizi. Lo spirito и in pieno vigore e gode di non aver molto in comune col corpo: ha deposto cosм gran parte del suo peso. Pieno di baldanza imposta con me delle discussioni sulla vecchiezza e mi afferma a questo proposito che esso и ora proprio nel suo fiore. Crediamogli ed auguriamo che sappia giovarsi del suo bene. Mi comanda di pensare e di distinguere quanto di questa tranquillitа e moderazione dei costumi io debba alla sapienza e quanto debba all'etа e di esaminare poi diligentemente le cose che io non possa fare e quelle che io non voglia fare per rendermi utile. Se io non voglio fare una certa cosa, io godo di non poterla fare: non c'и nessuna ragione di lamento e non si soffre alcun danno se и venuto meno quello che doveva venir meno. Tu mi dirai che s grandissimo male и quel diminuire, quel deperire e per esprimermi piщ esattamente quel dissolversi del nostro organismo: giacchй non siamo colpiti e prostrati d'un tratto, ma siamo continuamente limati, ed ogni giorno sottrae qualche cosa alle nostre energie. " Ma potrebbe esservi una conclusione migliore di questa, cioи di cadere nella morte per l'azione dissolvitrice della natura? Non si puт dire che sia male lasciare la vita per un colpo improvviso ma certamente il distacco si compie in modo piщ mite se si compie giorno per giorno con un lento processo.
Io osservo me stesso attentamente come se il grande esperimento si avvicini e sia venuto quel giorno che dovrа giudicare tutti i miei anni, e cosм parlo a me stesso: ciт che fino ad ora colle parole o cogli atti abbiamo prodotto и nulla: sono tutti lievi e fallaci pegni che il nostro animo ha dato, tutti avvolti negli abbellimenti di molti lenocini: dalla morte io apprenderт quale progresso io abbia realmente compiuto. Con sicuro animo pertanto io mi preparo a quel giorno nel quale senza artifici e senza belletti dovrт giudicare me stesso, se la mia fortezza sia soltanto nelle parole oppure in un vero intimo sentimento, e se le parole di altera resistenza che ho lanciate contro la fortuna siano state solo simulazione e commedia. Metti da parte il giudizio degli uomini: esso e sempre incerto e diviso in opposte parti. E non pensare agli studi di cui ti sci occupato in tutta la tua vita: la morte darа il giudizio. Dirт meglio: le dispute, le conversazioni letterarie, le belle parole raccolte dai precetti dei sapienti, il discorso elegante, non dimostrano ancora la vera potenza dell'animo: anche uomini timidissimi possono avere un linguaggio audace. Che cosa tu abbia realizzato nella vita apparirа quando esalerai l'ultimo respiro. Accetto le condizioni e non temo il giudizio. " Cosм parlo a me stesso, ma tu ritieni che io abbia parlato anche con te. Sei molto giovane, ma questo non importa: l'etа non si calcola dal numero degli anni. E' incerto a quale punto la morte ti aspetti. Perciт tu attendila sempre in ogni luogo.
Volevo finire, e la mano si accingeva a chiudere: ma bisogna mettere insieme un po' di denaro da dare a questa lettera come viatico. Io non dico dove prenderт a prestito: tu sai a quale cassaforte ricorro. Aspetta ancora un po' e un giorno ti pagherт con moneta di casa nostra. Intanto mi serve bene Epicuro che dice: "medita la morte" o, se ti conviene meg1io, il passaggio agli Dei. Qui i1 senso и chiaro: egregia cosa и imparare a morire. Ti puт forse sembrare superfluo imparare una cosa della quale puoi fare uso una volta sola. Invece proprio per questo dobbiamo farne oggetto di meditazione: bisogna sempre imparare ciт che non possiamo apprendere dall'esperienza, se giа non lo sappiamo. " Medita sulla morte ". Chi ti dice questo t'invita a meditare sulla libertа. Chi ha imparato a morire ha imparato a non servire, e sta al di sopra o almeno al di fuori del raggio d'azione di ogni potenza. Che cosa sono per lui carcere, custodia, catene? Egli ha sempre l'uscita libera, una sola и la catena che ha il potere di tenerci legati, ed и l'amore della vita: non dobbiamo buttar via questo amore, ma dobbiamo attenuarlo in modo che se la realtа lo richieda, nulla ci impedisca di essere pronti a fare subito ciт che ad un certo momento sia da farsi. Addio.

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