Lettere a Lucilio (Seneca) - libro IV lettera I

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Testo

LETTERA I
CON QUALE ANIMO AUFIDIO BASSO ATTENDE LA MORTE

Ho visto quell'ottima persona che и Basso Aufidio: l'ho visto abbattuto in lotta coll'etа che grava su di lui con tale forza che non gli permette piщ di rialzarsi. La vecchiaia gli и addosso con tutto il suo grande peso. Tu sai che egli и stato sempre di corpo debole e smunto: ha cercato per lungo tempo di sostenere o per meglio dire di restaurare quel suo povero corpo; ma poi d'un tratto и caduto. Nella nave che fa acqua si puт ancora resistere ad una o a due falle: ma quando la nave comincia in piщ luoghi a cedere, allora non и piщ possibile mettere riparo a tutte e impedirle di sfasciarsi: cosм la debolezza di un corpo vecchio si puт fino a un certo punto sorreggere e puntellare, ma quando in questo corpo come in un edificio guasto tutte le giunture si rallentano, e mentre viene restaurato da una parte ha una nuova scissura dall'altra, allora non resta che pensare alla maniera di uscirne.
Con tutto questo il nostro Basso и sempre molto alacre di spirito. La filosofia gli giova a questo che, anche in cospetto della morte, riesce sempre a mantenersi ilare in qualsiasi condizione di salute, sempre forte e lieto, non mai fiaccato nello spirito per quanto fiaccato nel corpo. Un valente condottiero di nave continua la rotta pur colle vele lacere, e, anche caduto il sartiame, si aiuta adattando gli avanzi del naviglio alle necessitа del viaggio. E proprio questo fa il nostro Basso: guarda la sua fine con un animo e con un volto che crederesti esageratamente tranquillo se guardasse la sorte di un'altra persona. Grande cosa degna di lungo studio и questa, Lucilio, avviarsi a partire con animo imperturbato quando si approssima l'ora inevitabile. Puт restare qualche speranza di fronte ad altri pericoli di morte: si puт guarire da una malattia, un incendio si puт spegnere, и avvenuto che la rovina di un edificio abbia deposto al suolo persone che pareva dover schiacciare sotto le macerie, и anche avvenuto che il mare abbia gettato incolumi sulla spiaggia i naufraghi con quella stessa violenza con cui pareva dovesse inghiottirli, e puт persino avvenire che il soldato ritragga la spada dalla cervice di chi voleva uccidere; ma nulla ha piщ da sperare chi и giunto alla morte dalla vecchiezza: contro questo genere di morte non c'и riparo. Certo nessuna morte и piщ blanda di questa, ma nessuna и piщ lunga. Il nostro Basso mi dava l'impressione che si accompagnasse da sй alla sepoltura e vi si componesse, per vivere poi superstite di se Stesso sopportando sapientemente la propria perdita. Egli infatti parla molto della morte e si adopera con gran premura a persuaderci che se c'и in essa qualche ragione di pena o di timore la colpa и in un difetto del morente e non della morte: non vi и sofferenza maggiore nel momento in cui la morte avviene che quando essa и venuta: colui che teme ciт che non soffrirа и un demente come colui che teme ciт di cui nemmeno si accorgerа. t assurdo credere che si debba sentire la morte se proprio per la morte si giunge a non sentire piщ nulla. " Dunque" egli conclude, " la morte и cosм fuori da ogni male che и fuori anche dal timore di ogni male. "
So che queste belle cose sono state declamate e saranno ancora declamate spesso: ma quando ho letto e ho sentito dire che non bisogna temere cose che chi scriveva o parlava non aveva ancora ragione di temere perchй poteva ancora guardare da lontano, non ne ho ricavato un gran profitto. Basso invece ha subito acquistato su me una grandissima autoritа appunto perchй parlava della morte vicina. Per dire precisamente il mio pensiero, io credo che ci vuole maggior fortezza per serbare la serenitа quando si и vicini alla morte che quando si и in punto di morte. Infatti la morte imminente spesso ha dato a uomini del tutto impreparati la forza di andare incontro all'inevitabile. Il gladiatore che durante la lotta ha mostrato una grande paura, offre poi la gola all'avversario e punta contro se stesso la incerta spada. Invece quando la morte, per quanto sicura, и soltanto vicina e non ancora imminente, richiede una fermezza d'animo quale puт risultare da un lungo sforzo e quindi deve esser molto rara e puт apparire soltanto nel sapiente. Perciт io ascoltavo Basso col piщ gran piacere, come se egli pronunziasse un giudizio sulla morte, e ne rivelasse la natura esaminata attentamente da vicino. Se un tale risuscitasse e venisse a dirti che per sua esperienza puт assicurarti che nella morte non vi и alcun male, certo questi godrebbe presso di te maggior fiducia e maggior peso avrebbe la sua testimonianza. Quale turbamento rechi l'appressarsi della morte ti potrа dire meglio di ogni altro chi giа le и stato accanto; l'ha vista venire e quasi l'ha accolta. Nel numero di costoro puoi mettere Basso il quale non ha voluto che noi siamo ingannati: egli ci dice che chi teme la morte и stolto al pari di chi teme la vecchiaia: infatti la morte segue la vecchiaia nello stesso modo che la vecchiaia segue la giovinezza. Quindi si puт ben dire che colui che non vuole morire и uno che avrebbe dovuto ricusare di vivere, giacchй la vita ci и data colla necessaria condizione della morte e quindi necessariamente si va verso di essa: temerla и dunque follia perchй se possiamo temere le cose incerte, di fronte a quelle certe non possiamo altro che aspettare. La morte si presenta come una necessitа assolutamente invincibile ed uguale per tutti. Chi puт mai lagnarsi di essere in una condizione alla quale nessuno puт sottrarsi? Primo carattere con cui si presenta la giustizia и l'uguaglianza.
Ma ora и perfettamente superfluo difendere la natura la quale ha voluto che anche noi siamo sottoposti alla stessa sua legge: essa dissolve ciт che ha composto e ricompone poi ciт che ha disciolto. Ora colui al quale avviene che non и repentinamente strappato dalla vita, ma la vecchiaia lo allontana dolcemente fino all'ora ultima in cui ne esce definitivamente, deve ringraziare tutti gli Dei d'essere stato condotto ormai sazio al riposo che attende necessariamente l'uomo e che torna gradito a chi ha molto faticato. Tu vedi persone che desiderano la morte con calore
piщ ardente di quello con cui per solito si desidera la vita. Non so se vi и ragione di credere che infondono in noi maggior coraggio quelli che invocano la morte oppure quelli che l'aspettano con sorridente tranquillitа: penso che lo stato d'animo dei primi и talora prodotto dall'ira e da subitanea indignazione, mentre la tranquillitа degli altri и causata da una matura sicurezza di giudizio. C'и chi va incontro alla morte coll'animo adirato, ma solo colui che vi si era preparato da un pezzo puт accogliere la morte con animo ilare. Confesso che sono andato sovente da quest'uomo a me cosi caro, per diversi motivi, ma fra gli altri anche per questo, cioи per vedere se egli fosse sempre uguale a se stesso, oppure se colle forze del corpo venisse meno anche la vivacitа dello spirito. Ebbene, posso dire che la vivacitа dello spirito appariva crescente in lui proprio nello stesso modo che appare sempre crescente la gioia degli aurighi quando nel settimo tratto della corsa si avvicinano alla palma. Egli seguendo l'insegnamento di Epicuro diceva che anzitutto sperava che in quell'estremo anelito della morte non vi fosse alcun dolore, e che se anche dolore vi fosse, avrebbe trovato un sollievo nella sua stessa brevitа, poichй un dolore violento non puт mai essere lungo. D'altronde se anche l'istante della separazione del corpo dall'anima dovesse essere doloroso egli si sarebbe confortato pensando che sofferto quel dolore non avrebbe avuto altra possibilitа di soffrire. Ed aggiungeva poi che l'anima dei vecchi certamente sta a fior di labbra e quindi si separa dal corpo senza grande sforzo. " Per spegnere il fuoco che ha invaso una materia infiammabile и necessario versargli sopra l'acqua e talora coprirla colla rovina dell'edificio; ma invece il fuoco a cui manca l'alimento si spegne da se stesso."
Caro Lucilio, molto volentieri io ascolto questi discorsi, noti perchй trovi in essi qualcosa di nuovo, ma perchй sento di essere ormai di fronte alla realtа che quei discorsi c'insegnano ad affrontare. E che dunque? Io ho veduto molti troncarsi la vita: li ho veduti, ma hanno per me maggior valore quelli che vanno verso la morte senza odio della vita e l'accolgono serenamente senza tirarla a sй colla violenza. Basso aggiungeva poi che noi stessi ci diamo quei tormenti proprio perchй ci mettiamo in trepidazione quando crediamo che la morte sia vicina: e sbagliamo con questa trepidazione perchй la morte и sempre pronta in ogni luogo e in ogni istante. ((Dobbiamo considerare ", egli diceva, s che quando una causa di morte sembra avvicinarsi, in realtа ve ne sono molte altre anche piщ vicine che invece non temiamo. " C'era un tale che minacciava la morte ad un suo nemico: ma un colpo d'indigestione lo ha prevenuto.
Se vogliamo fare una distinzione fra le cause del nostro timore, possiamo direi che alcune hanno un fondo di realtа ed altre invece sono puramente immaginarie. Noi non temiamo la morte ma il pensiero della morte: infatti и sempre uguale la distanza che da essa ci separa in ogni momento della vita. Pertanto se dobbiamo temere la morte, dobbiamo temerla sempre, perchй nessun momento della vita si puт considerare libero da essa. Ma debbo un po' preoccuparmi che tu abbia a odiare peggio che la morte lettere cosм lunghe: perciт faccio punto, ma tu intanto pensa sempre a non aver paura della morte. Addio.

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