Umanesimo e Rinascimento

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Umanesimo e Rinascimento
La nascita e lo sviluppo della civiltà del '400 e del '500 coincide con eventi che segnano il trapasso dalla società feudale ad una società moderna:fioritura monarchia, scoperte geografiche, invenzione della stampa, riforma protestante… Tutti questi fatti trovano espressione nella formazione degli stati sotto il profilo politico e della Formazione della borghesia e tramontano così le istituzioni universalistiche dell'impero e del papato. Nel '400 la Francia e la Spagna, divenute ormai grandi potenze iniziano un duello che insanguinerà l'Europa e che finirà con la pace di Cateau-Cambresis. Le signorie italiane ormai in crisi si concretizzano in Principati , ma a causa delle discordie tra di loro impediscono il processo di unificazione della penisola, e così dopo la pace di C.-C. l'Italia sarà assoggettata dagli spagnoli. Sul piano sociale ed economico si afferma un'economia aperta e non più chiusa come quella medievale. l'espansione di questa economia è voluta dalla borghesia impegnata nei traffici tesi al guadagno. Nel '400 quest'ultima è particolarmente viva in Italia le cui banche finanziano principi di tutta Europa, per tutto il '500 si ha una battuta d'arresto del commercio e della borghesia italiana dovuta sia alla caduta di Costantinopoli, che alle nuove scoperte geografiche. Proprio nell'ambito della nuova civiltà urbano-borghese nasce la nuova cultura umanistico- rinascimentale destinata a diffondersi in Europa. Ma proprio questa connessione vuole mettere in evidenza una continuità tra il medioevo e il Rinascimento, sebbene nei comuni si formino delle nuove mentalità e nuove scale di valore si è sempre subordinati alla mentalità religiosa feudale incapace di tradursi in una visione del mondo antitetica e quella ufficiale delle scuole. Possiamo portare l'esempio del Tetrarca che vive nella propria identità una lotta interiore che lo mantiene in una sorta di Filosofia del Limbo. L'umanesimo rappresenta l'elaborazione di una cultura nuova che spezza ogni compromesso con i vecchi sistemi. In questo periodo la Chiesa perde il secolare predominio nell'organizzazione e nella direzione della cultura passa ai laici. L'umanista si configura come "professionista di penna" è noto come i principi e i ricchi mercanti vadano a gare nel farsi mecenati del sapere, per avere dei cervelli capaci di dar lustro al casato. Nascono le accademie che non erano istituti educativi ma poli d'incontro fra coloro che coltivano discipline affini, le accademie si contrappongono alle università pur non soppiantandole. Certamente questa cultura ha un carattere elitario aggravano soprattutto dall'uso del latino come lingua del sapere.. Gli studi filologici hanno accertato l'origine religiosa della parola e del concetto del Rinascimento, tuttavia questo concetto assume un significato più vasto, inclusivo delle terrene , poiché viene a denotare il rinnovamento globale dell'uomo nei suoi rapporti con se stesso, gli altri, il mondo e Dio. Lo strumento di fondo di tale rinnovamento esistenziale viene visto nel cosiddetto ritorno al principio, non nel senso puramente religioso, ma prende una valenza più umana e storica, infatti il principio cui si deve ritornare è una specifica situazione del passato della civiltà. Questo è senza dubbio il senso in cui lo intesero gli umanisti, parlando di un ritorno ai classici così come lo intese il Macchiavelli parlando di un ritorno alle comunità antiche. Un altro aspetto del ritorno rinascimentale è il ritorno alla natura che assumerà un significato centrale nella filosofia naturalista.(Telesio, Bruno e Campanella). Comunque inteso il principio è quella realtà rapportandosi alla quale, l'uomo autentifica se stesso, realizzandosi nella sua natura più vera e profonda. Secondo alcuni studiosi gli umanisti sarebbero filologi non filosofi, perché nella loro mania letteraria avrebbero tralasciato il pensiero speculativo e perciò solo l'aristotelismo del rinascimento e non l'umanesimo esprimerebbe le idee filosofiche dell'epoca. Secondo il punto di vista diametralmente opposto la stessa filologia umanistica porterebbe già in sè una nuova filosofia in quanto manifesterebbe un nuovo modo di rapportarsi con l'antichità e di concepire l'uomo in rapporto ad esso. Insofferenti delle tenebre medievali, gli Umanisti si sentono irresistibilmente attratti dalla luce della classicità latina .le dottrine più tipiche del rinascimento sono quelle circa l'uomo, la natura e la storia. Il nucleo dell'antropologia rinascimentale risiede nella celebre affermazione, attinta dal mondo classico secondo cui: "homo faber ipsius forutnae" (l'uomo è fabbro della propria sorte), mediante la quale gli scrittori intendono dire che la prerogativa specifica dell'uomo risiede nel forgiare se stesso e il proprio destino nel mondo. Pico della Mirandola presenta l'uomo come "libero e sovrano artefice di se stesso" che ha la possibilità di progettare se stesso atteggiandosi in mille forme diverse, evidente la frattura con il Medioevo. Nel Rinascimento la concezione dell'uomo coesiste con quella religiosa, che nell'uomo –plasmatore vede l'immagine di Dio-creatore, ciò traspare dall'affermazione di Pico "dopo che Dio ebbe creato gli uomini, li benedisse e li fece padroni di tutte le cose create e sovrani
assoluti di tutta la terra". Di conseguenza per i rinascimentali non si pone l'alternativa tra Dio e l'uomo poiché essi pensano all'interno di una struttura concettuale che riconosce sia Dio che l'uomo.
La celebrazione umanistica della libertà umana non esclude tuttavia una complementare consapevolezza dei limiti. Infatti i rinascimentali pur concependo l'uomo come forgiatore di se stesso tramite la virtù appaiono tutti consapevoli chi più e chi meno del fatto che gli individui sono condizionati da una serie di forze reali, casuali e soprannaturali che, pur non annullando la libertà, la circoscrivono.
Non rinnegano l'idea cristiana dell'aldilà, i dotti del Rinascimento, coerentemente con la loro visione antropocentrica, sottolineano soprattutto l'aldiqua. Da ciò l'elogio a ciò che è utile e della vita attiva nei confronti di quella speculativa, della filosofia morale nei confronti della fisica e della metafisica. Da ciò l'esaltazione della gioia e del piacere immortalata dai celebri versi di Lorenzo il magnifico, da ciò il riconoscimento del valore del denaro visto come elemento indispensabile nella conservazione dell'individuo e della società. L'umanesimo non è soltanto l'amore e lo studio della sapienza classica e la dimostrazione del suo accordo fondamentale con la verità cristiana; è anche e soprattutto la volontà di ripristinare nella sua forma autentica tale sapienza , di intenderla nella sua effettiva realtà storica. Infatti nell'umanesimo si realizza l'esigenza di riconoscere la dimensione storica degli eventi,il medioevo aveva completamente ignorato questa dimensione, pur conoscendo e utilizzando la cultura classica la utilizzava rendendola contemporanea. L'umanesimo rinascimentale realizza per la prima volta l'atteggiamento della prospettiva storica, cioè del distacco e dell'alterità dell'oggetto storico dal presente storiografico. La conquista della prospettiva, affidando il senso storico, contribuisce anche a maturare l'idea di una continuità dello sviluppo umano, ovvero l'embrionale concetto della civiltà come di una linea che dal passato attraverso il presente muove verso il futuro, congiungendo gli sforzi delle generazioni. Con la denominazione di naturalismo si vuole sottolineare: che l'uomo, per i rinascimentali non è ospite provvisorio della natura, ma un essere naturale lui stesso che ha nella natura la sua patria;
che la natura non è l'ombra sbiadita di un mondo ideale, ma una realtà piena costituita di forze vitali di cui l'uomo è partecipe e in cui si incarna la potenza di Dio; che l'uomo, come essere naturale, ha sia l'interesse, sia la capacità di studiare la natura. Uno dei risultati storicamente più importanti del rinascimento è la nuova concezione del sapere e delle varie discipline. Come sappiamo, tratto saliente della civiltà medievale era stato l'universalismo, poiché in essa unitaria e sopranazionale era la lingua, unitario e sopranazionale era l'impero, unitario e sopranazionale la chiesa e la visione cristiane del mondo. Su questi presupposti il medioevo aveva realizzato un 'enciclopedia del sapere di tipo piramidale, con la teologia in cima. Invece il rinascimento, dopo aver portato a termine la rottura dell'unità politica, ne spezza anche l'unità culturale, rifiutandone decisamente l'enciclopedia del sapere di tipo teologico. Si ha una tendenziale laicizzazione del sapere in virtù della quale le varie attività e discipline umane cominciano a rivendicare ognuna la propria libertà operativa. Il problema delle relazioni fra il Medioevo e il Rinascimento costituisce tuttora un nodo centrale del dibattito storiografico. La prima interpretazione dei rapporti tra Me R, si identifica con la tesi della frattura completa fra le due età. Riassumendo il tutto potremo definire un medioevo trascendentista, geocentrico e universalista, e un rinascimento diametralmente opposto immanentista, antropocentrico ed individualista. Ad essa si è contrapposta la cosiddetta tesi della continuità contestando la leggenda storiografica di un salo fra le due età e rifiutando la schematizzazione di un medioevo religioso e un rinascimento paganeggiante. Si insiste molto sui nessi fra le due civiltà ed ha individuato la genesi della Rinascita nelle esigenze di rinnovamento religioso, presenti ad esempio nell' evangelismo di san Francesco. Pur smontando la contrapposizione assoluta fra l'uomo medievale e l'uomo rinascimentale bisogna lo stesso sottolineare l'originalità irriducibili nei confronti del medioevo. l'indirizzo storiografico è pervenuto ad una tesi di originalità continuità. In altri termini pur non identificandosi con l'età moderna, il rinascimento rappresenta pur sempre uno dei suoi principali fattori genetici e propulsivi, che ha gettato le premesse storiche e culturali da cui è scaturita la Rivoluzione scientifica e la cultura moderna.

Esempio



  


  1. mariadateramo

    gherardi giovanni e il paradiso degli alberti