Dall'Umanesimo al Rinascimento

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Testo

UMANESIMO
Gli uomini di cultura provengono dall’ambiente ecclesiastico e operano una rivalutazione dell’uomo (nella ragione e nella fiducia in se stesso).
L’epoca dell’umanesimo è originale perché sviluppa un pensiero filosofico che è indipendente sia dal Medioevo ( già concentrato sull’umanità dell’uomo) sia dall’Età Moderna (perché questa inizia con l’elaborazione di un metodo scientifico del tutto innovativo) e perché la storiografia letteraria, artistica e filosofica sono molto legate tra loro.
L’area umanistica del sapere riguarda la grammatica, la retorica, la poesia e in generale le lettere e le belle arti definite nelle humane litterae.
I dotti analizzano e traducono molti testi classici e per questo nasce l’ideale di conservazione del bene letterario e la ricerca dei codici dimenticati; sono accentuate in questo periodo le capacità linguistiche generali dell’uomo.

RINASCIMENTO
A differenza dell’umanesimo il rinascimento porta a un rinnovamento culturale basato sulla riproposizione di modi e forme del classicismo elevando i valori materiali della vita terrena.
L’umanesimo si occupa dell’aspetto linguistico ricercando la verità attraverso la corretta interpretazione delle testimonianze e delle varie tradizioni. Inoltre la cultura umanistica assegna il primato alla vita attiva rispetto alla speculazione per favorire gli scambi fra le culture, infatti all’interno delle corti si sviluppa un filone d’insegnamento umanistico, ma nelle accademie ce n’è ancora uno di tipo scolastico e si assiste così alla presenza di un doppio canale di insegnamento, in cui uno predilige la vita pratica mentre l’altro la speculazione. Infine l’umanesimo sancisce una riorganizzazione dei valori in base a una vita concreta e attiva, senza sminuire però l’importanza della religione cristiana, ma anzi, i filosofi di questo tempo vanno alla ricerca dell’universo esattamente come il cristianesimo.

NICOLO’ CUSANO
Ha come obbiettivo la conciliazione delle religioni attraverso un confronto interreligioso partendo dal modello trinitario della teologia cristiana che permette una pluralità di prospettive e diversi approcci ad un’unica sostanza del divino. Cusano pensa che l’uomo può intuire Dio attraverso le proposizioni dell’universo che è fatto in modo armonico grazie alla coincidenza degli opposti.
La dotta ignoranza secondo Cusano è l’esito ultimo della conoscenza che ammette la sproporzione nella molteplicità.

THOMAS MORE
Scrive l’Utopia, nella quale idealizza una città ideale dove sono soddisfatti i bisogni dell’uomo ed eviti l’insorgere di ingiustizie con momenti comunitari in cui si consolidano i rapporti e sono ammesse tutte le religioni tranne l’ateismo.

GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA
Fa una speculazione che parte dall’esegesi della Genesi e va poi affermando che bisogna eliminare le forme positive per conoscere Dio e che l’uomo è superiore alle creature angeliche.

Nel 1500 il rinascimento si scinde dall’umanesimo e si estingue la passione filologica.

GIORDANO BRUNO
Nel de umbris idearum si trovano motivi di sapienza ermetica, la vicissitudine universale e il tema dell’ombra. Nella prima parte Bruno afferma che nel tentativo di conoscere si ottiene sempre un sapere umbratile perché l’accesso al sapere non è mai diretto ma mediato da immagini che evocano idee eterne, perciò le idee, che hanno bisogno delle immagini per essere pensate, sono ombre delle idee eterne.
Le nostre idee possono ordinare il mondo, ma indicano l’assoluto solo partendo dalle singole cose e quindi la natura deve essere conosciuta attraverso la complessità delle singole cose. Per ordinare e strutturare le varie idee in un sapere sistematico occorre creare un’arte della memoria, che Bruno definisce la mnemotecnica.
Nel cactus circeus emerge il tema della crisi che viene espresso attraverso il nesso fra essere e apparire che l’uomo ha distrutto rappresentandolo con la dimensione bestiale dell’uomo che spinge nel caos ogni progetto razionale. Diventa quindi indispensabile trovare i colpevoli di questa decadenza e limitarla: un primo passo lo fa Bruno col candelaio in cui esprime attraverso la vicissitudine del cosmo, l’ideale di sapienza e ignoranza e che ad ogni crisi susseguirà una rinascita. In quest’ultima opera Bruno si dimostra maestro della parodia e del linguaggio.
Bruno distingue due atteggiamenti dell’agire umano:
-sapiente; consapevole della vicissitudine e della transitorietà di gioie e dolori)
-furioso; a) furore bestiale (regressione, abbandono totale all’impulso irrazionale)
b) furore divino (invasamento divino)
c) furore eroico (visione del divino)
Le opere magiche sono pubblicate postume e danno l’idea di Bruno come mago, ma non rinascimentale perché non dice cose nuove, ma sostiene l’onnipresenza dell’anima del mondo che non agisce egualmente in ogni luogo, ma è presente in tutte le cose materiali e soprattutto nell’animo umano. Se l’anima umana impara a mettersi in contatto con quella del mondo, può interagire con tutte le altre anime: la prerogativa del mago è conoscere questo sapere nelle sue tecniche e nelle variazioni.
I poemi francofortesi mostrano l’influenza dell’atomismo sulla sua cosmologia perché Bruno sostiene la presenza di immagini che formano miriadi di figure non identificabili tra loro. Bruno tenta di pensare all’unità strutturale fra materia e forma, senza rinunciare a scinderle, dicendo che la materia vivente è vita spirituale e che la quantità si radica nella qualità: sono qui determinanti il senso della vicissitudine per cui un punto dell’universo è diverso da un altro, nonostante i minimi sino fra loro uguali perché i minimi si combinano in molte maniere.
Bruno non è considerato uno scienziato della rivoluzione scientifica perché non utilizza come linguaggio la matematica.

RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
Gli anni del seicento sono gli anni della rivoluzione scientifica: viene rotta la distinzione tra sapere alto e basso e assumono un’importanza scientifica i macchinari. Questi anni sono caratterizzati dal nuovo metodo d’indagine basato sull’esperimento (empirismo), unito a una concezione del mondo naturale. La cultura filosofica si sviluppa soprattutto nelle accademie e la trasmissione dei risultati delle ricerche viene affidata ad atti e pubblicazioni.
A differenza del medioevo, in cui era presente una concezione aristotelica, rinasce la tradizione platonico-pitagorica che porta una matematizzazione della natura, infatti vengono applicate regole matematiche ai fenomeni naturali: il ruolo della matematica diventa quello di rilevare e descrivere la natura reale delle cose.
Un tempo l’astronomia rientrava nelle scienza miste, dividendosi in matematica (moto dei pianeti) e fisica (cause del moto,composizione).
La concezione aristotelica prevedeva che il cosmo fosse un’insieme di sfere concentriche con al centro la terra; i corpi intorno a lei erano tutti formati dall’etere (il quinto elemento).
I pianeti e le sfere erano incastonati in sfere cristalline che ruotavano intorno alla terra, questa rappresentazione non riusciva però a spiegare molti fenomeni.
Secondo Tolomeo i pianeti si muovevano di moto circolare uniforme intorno alla terra.
Copernico elaborò una nuova teoria nella quale il sole era immobile e la terra era in movimento, questo modello permetteva di calcolare i movimenti del cielo con la stessa efficacia del vecchio modello, infatti l’obbiettivo di Copernico era quello di rielaborare i vecchi dati in un nuovo modello matematico e cosmologico, non discostandosi così dal modello tradizionale perché ammette le sfere cristalline, l’idea del cosmo sferico e finito e utilizza tecniche matematiche del modello tolemaico .
L’immobilità del sole e il moto della terra li sostiene perché i pianeti ruotano per la loro sfericità.
Copernico è un riformatore moderato perché modifica solo il modello tradizionale, invertendo i posti di sole e terra, ma ciò risulta comunque sconvolgente perché surclassa la terra a essere un pianeta come un altro, usando leggi matematiche.
Per Copernico il compito dell’astronomo è quindi un filosofo naturale. Egli acconsente alla pubblicazione del de revolutionobusorbium coelestium nel 1543, ormai alla fine della sua vita e con una lettera a papa Paolo III dicendo che il proprio sistema è la vera rappresentazione dell’universo in base alle leggi matematiche, mentre Osiander che nel frattempo assume la direzione della pubblicazione dell’opera scrive una prefazione in cui afferma il carattere estremamente ipotetico della nuova teoria.

THYCO BRAHE
Osservò i pianeti con regolarità e rifiutò tutte e due le massime teorie del cosmo: il risultato fu un sistema intermedio che poneva la terra al centro (per non opporsi alle autorità) e la luna e il sole che gli giravano attorno e tutti gli altri pianeti ruotano intorno al sole. Egli sostiene che le sfere cristalline non esistono e che il cosmo è fluido e libero regolato dalle leggi di Dio.

IL MECCANICISMO
Segnò una rottura col passato, al culmine di un processo di rinnovamento e matematizzazione dei fenomeni. La particolarità del meccanicismo è l’uso di pochi principi esplicativi (grandezza, figura, quantità e moto), che consentono di ridurre l’analisi a concetti semplici a fanno assumere ai principi della meccanica un valore universale. Le macchine costituiscono modelli esplicativi e gli elementi fondamentali delle macchine danno concretezza e visibilità ai processi astratti della meccanica e prospettano un’immagine più razionale e manipolabile della natura.
Il mondo è concepito quindi come una grande macchina in cui ogni ingranaggio ha una funzione specifica; il meccanicismo implica che il mondo dell’esperienza sensibile non è reale, ma è formato da qualità primarie (figura, grandezza, moto, quiete) e qualità secondarie che ne derivano (colore, odore).
Materia e moto scaturiscono dal fatto che in natura esistono minuscole unità che formano tutta la concezione ontologica meccanicistica e quindi di tipo corpuscolare e le particelle sono chiamate atomi.
Nel 1600 si sviluppano strumenti scientifici nuovi, che consentono osservazioni più precise e la visione di cose fino a prima impercettibili, ciò permette di studiare meglio i fenomeni, riprodurli a condizione controllate e trarne conclusioni dall’osservazione. Il ruolo degli strumenti funge da spartiacque col passato, a favore del metodo sperimentale. Lo strumento acquista quindi un’importanza fondamentale nell’osservazione e nella sperimentazione e quindi acquista anche una funzione conoscitiva perché rende possibile un’elaborazione teorica.

FRANCESCO BACONE
È il primo filosofo che esplicita il nesso fra scienza e tecnica. La principale opera di Bacon è il novum organum , che espone il sapere in contrapposizione all’autorità aristotelica, parlando del metodo sperimentale che egli voleva usare per rifondare ogni aspetto dello scibile. Secondo lui la conoscenza ha lo scopo di dominare la natura, dominio che si può esercitare solo conoscendo le sue regole, ma che si può fare perché Dio ce ne ha dato la facoltà, la scienza deve essere in grado di agire sulla natura e dominarla.
Da ciò deriva le riconsiderazione della tecnica, che si lega alla scienza e alla sua possibilità di progresso. Bacone dichiara di voler creare una seconda natura delle cose e per conseguire questo fine, c’è bisogno della tecnica perché solo questa può dare nuove creazioni, imitazione delle opere divine. Nello stesso scritto Bacone critica la logica sillogistica aristotelica perché è un formalismo matematico senza contenuto che si basa su premesse non verificate, perciò il metodo induttivo classico passa da fattori particolari a quelli generali senza una verifica.
Bacone preferisce avanzare gradualmente per eliminazione ed esclusione: occorre rifondare il sapere dalla base liberandosi dalle false nozioni:
-idola tribus (l’uomo tende ad attribuire le sue caratteristiche)
-idola specus (l’uomo è condizionato dai suoi sentimenti)
-idola fori (l’uomo è condizionato dall’ambito sociale)
-idola teatri (le dottrine filosofiche che si susseguono)

La conoscenza di questi porta a un’analisi più serena, per giungere alle forme naturali bisogna fare tabula rasa e annotare il fenomeno nelle sue caratteristiche:
-tabulae presentiae (elenco dei casini cui si assiste al fenomeno)
-tabulae absentiae (casi simili in cui il fenomeno non c’è)
-tabulae graduum (elenco variazioni dell’intensità del fenomeno a seconda dei casi)

Egli tentò di immaginare i risultati del suo lavoro nella nuova atlantide un’opera di utopia tecnologica dove descrive scoperte sensazionali, estrema fiducia nel progresso scientifico.

GALILEO GALILEI
Il Sidereus Nuncius,del 1610,segna il primo utilizzo del cannocchiale in modo positivo perché diventa attendibile: a Galileo si devono quindi le grandi scoperte telescopiche, ciò fu un arricchimento epocale dei dati dell’osservazione perché il limite visibile andava oltre alla visione a occhi nudo.
Per secoli si era pensato che l’universo fosse immutabile e incorruttibile, ma le osservazioni dimostrarono il contrario perché la superficie montuosa della luna poneva il cosmo sullo stesso piano della Terra, anche l’immobilità della terra era messa in discussione dall’esistenza dei quattro satelliti di Giove, che dimostravano la presenza di altri assi di rotazione oltre a quello terrestre. Infine erano sconfessate le caratteristiche gerarchiche degli spazi.

Nel Sidereus Nuncius però Galileo non parla delle implicazioni cosmologiche delle sue scoperte, perché la Chiesa condanna le posizioni copernicane, contrarie ai canoni delle sacre scritture.
Il moto della Terra divenne un argomento d’interesse anche dell’alta nobiltà. Galileo voleva offrire una diversa lettura dei passi biblici in cui era menzionata la cosmologia.
La veridicità delle Sacre Scritture non è estendibile ai suoi interpreti perché alcune frasi sono scritte con un linguaggio convenzionale, per essere chiare al popolo ebraico; gli interpreti si sono fermati al nudo significato delle parole, senza ricercare più a fondo quello nascosto.
Sia le sacre scritture che la natura provengono da Dio, solo che una è dettatura, mentre l’altra esegue gli ordini di Dio e questi effetti naturali continuano, a prescindere che l’uomo comprenda le sacre scritture attraverso il loro linguaggio convenzionale.
Dal momento che Dio non si contraddice, si capisce che i passi biblici “cosmologici” vanno reinterpretati per accordarsi alle verità scientifiche. Fra scienza e religione non sussiste quindi conflitto perché le sacre scritture hanno solo il compito di salvare l’anima e non quello di far vedere all’uomo ciò che può vedere con i sensi.
Nonostante Galileo è un copernicano convinto nel Sidereus ha evitato di rendere esplicite le implicazioni cosmologiche dalle quali derivavano le scoperte fatte. Nel istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari (1613) si trova una dichiarazione esplicita dell’appartenenza da parte di Galileo al copernicanesimo e le obiezioni teologiche al moto della Terra.

Galileo non esprime mai la sua concezione della scienza, ma il continuo difendersi dalle accuse esterne lo porta a formulare una propria filosofia metafisica.
Importante è il Saggiatore non per la sua sbagliata teoria sulle comete ma, per l’espressione delle proprie dottrine filosofiche e la coscienza metodica del nuovo sapere.
Una di queste dottrine è la concezione che la natura sia dotata di un ordine e di un’armonia di tipo geometrico, paragonata da Galileo a un libro in cui ciò che c’è scritto è vero e scritto in caratteri geometrici, quindi pensa che per sapere leggere l’universo bisogna conoscere il linguaggio fisico e matematico. La matematica rappresenta la struttura reale del mondo e dei corpi fisici e ha una portata ontologica cioè, permette di cogliere le caratteristiche essenziali dei fenomeni.
In questo modo la mente geometra dell’uomo può essere equiparata alla mente divina, solamente che quella divina coglie immediatamente senza ragionamento temporale l’essenza delle cose infinite, la mente umana coglie un numero finito di queste passando da una conclusione all’altra. La mente umana nelle proposizioni matematiche può raggiungere una certezza assoluta e perfetta.
Si ha così una nuova concezione della fisica: ha come oggetto grandezze di tipo matematico-quantitativo. Per il fatto che il mondo è strutturato in termini matematici secondo Galileo rende possibile una conoscenza oggettiva che si distingue in :
-qualità primarie, cioè proprietà reali dei corpi
-qualità secondarie, sono soggettive perché appartengono alla nostra percezione dei corpi.
La scienza di Galileo è basata sul permanente degli enti matematici (scienza matematica).
Ad esempio la legge della caduta dei gravi non si basa sull’esperienza quotidiana ma in condizioni ideali, quando la caduta avviene nel vuoto.
L’osservazione senza riflessioni logiche sui dati empirici non porta a nessuna elaborazione teologica. L’esperienza sensibile si divide in:
-induzione (passaggio dal particolare a una legge ipotetica generale)(ipotetico sperimentale
-formulazione della legge generale
-deduzione (ricerca della verità della legge nei casi particolari)(ipotetico deduttivo.

Ne il dialogo sopra i due massimi sistemi Galileo tenta di formulare una fisica universale estendibile a tutto l’universo.
Nell’introduzione Galileo afferma di considerare la teoria copernicana come ipotesi puramente matematica. I protagonisti del dialogo sono Sagredo(nobile veneziano,dilettante dalla mente aperta a nuove teorie), Simplicio(aristotelico,sostenitore dell’autorità e del geocentrismo) e Salviati(portavoce di Galileo, copernicano dichiarato).
Il Dialogo non è un libro di astronomia e neanche di fisica ma, ha un obbiettivo di tipo culturale infatti è scritto in volgare per colpire i nuovi ceti intellettuali e la borghesia delle corti.

Esempio