Il primo rinascimento

Materie:Riassunto
Categoria:Arte
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Testo

IL PRIMO RINASCIMENTO

L’Epoca e la sua cultura
Nel rinascimento si ha una maggiore conoscenza dell’uomo che viene messo al centro di tutto. In questo periodo infatti, valori come la libertà e la creatività individuali prendono corpo e si estendono dalla politica all’arte, dalla morale alla scienza.
Nella sua scoperta di un nuovo modo di vedere il mondo, si rifà all’antichità classica e alla natura, e il movimento che rielaborò gli strumenti x questa rilettura del passato fu l’Umanesimo.
Infatti a partire dalla prima metà del 400, architetti, scultori e pittori presero a studiare appassionatamente i resti dell’antichità.
Nonostante il sostegno dato alle arti in questo periodo, il lavoro dei tre grandi artisti del rinascimento, non fu molto adagiato. In pittura, soprattutto, le innovazioni rinascimentali si diffondono con difficoltà in quanto i pittori lavoravano per commissione e gli veniva imposto non solo il soggetto, ma anche il modo di disporlo, il tipo di sfondo, i materiali da usare.
Diverso è il caso degli architetti e degli scultori, che in questo periodo sono impegnati soprattutto in opere pubbliche dove la sorveglianza e meno stretta e l’artista e libero di lavorare.
Nel primo trentennio del secolo le creazioni artistiche più rappresentative nascevano per la gloria della città e avevano un carattere per così dire “democratico”.
Nel trentennio successivo invece, si avverte spesso il tono individualistico imposto dai committenti alle opere d’arte.

Tre grandi innovatori: Brunelleschi, Masaccio e Donatello
I tre grandi protagonisti del primo rinascimento fiorentino furono Filippo Brunelleschi, Masaccio e Donatello. Filippo Brunelleschi è considerato il pioniere del rinascimento italiano. A lui è attribuita l’invenzione della prospettiva, cioè di un metodo per rappresentare razionalmente lo spazio.
Masaccio fu il primo artista che cercò di trasporre in pittura gli ideali laici, classicistici e razionali di Brunelleschi. Infatti con lui abbiamo la raffigurazione dell’uomo reale, dotato di sentimenti tereni e soprattutto di un corpo solido, naturale. E questa umanità era collocata in uno spazio costruito secondo le regole della prospettiva brunelleschiana.
Donatello fu il terzo grande innovatore rinascimentale, anche lui andò con decisione contro la tradizione tardogotica e soprattutto ebbe la straordinaria capacità di descrivere gli atteggiamenti e i moti dell’anima. Inoltre nelle sue opere traspare il sentimento personale dell’autore.

Brunelleschi
Nato a Firenze nel 1377 e morto nel 1446.
Nel 1401 si svolse a Firenze un concorso per stabilire l’autore della seconda porta bronzea del battistero di Firenze. La prova consisteva nella rappresentazione di un tema biblico, il sacrificio di Isacco. I due principali contendenti erano Lorenzo Ghilberti e Filippo Brunelleschi. I committenti scelsero Ghilberti in quanto preferirono l’estetica naturalista tardogotica.
L’opera di Ghilberti dava un’interpretazione serena e piacevole del soggetto e un carattere antidrammatico, mentre quella di Brunelleschi da risalto al carattere energetico all’autonomo agire dei personaggi, infatti l’autore vuole sottolineare il valore umano ed emotivo.
Mettendo a confronto le due composizioni, quella di Ghilberti appare più raccolta ma priva della forza espressiva che caratterizza l’opera di Brunelleschi che esalta la dinamicità e la plasticità dei corpi.
Cupola di Santa Maria del Fiore
Nel 1418 ebbe luogo a Firenze un altro concorso per la Cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore. La realizzazione della cupola venne affidata a Ghilberti e Brunelleschi. I lavori iniziarono nel 1420 e con essi anche i disaccordi fra i due artisti. Nel 1426 Brunelleschi assunse l’intera responsabilità dimostrandosi geniale.
La sua genialità non consistette solo nella forma a sesto acuto, ma anche nella corretta pianificazione delle fasi di lavoro.
Inventò un nuovo metodo di costruzione basandosi anche sulle tecniche degli antichi: adottò un sistema di impalcature mobili e una tecnica di muratura a spina di pesce, in modo che la cupola potesse autosostenersi. Adottando inoltre una doppia calotta interna ed esterna semplificò ed irrobustì la costruzione, facendo poggiare la calotta interna su 24 supporti innalzati sopra gli spicchi della cupola interna. Man mano che il cantiere diventava più alto, fece costruire delle osterie con cucina e che vendessero vino. Per l’ultimo tratto della costruzione progettò un ponteggio sospeso nel vuoto, situato al centro della cupola, appoggiato tramite lunghe travi.

Masaccio
Nato a San Giovanni Valdrano nel 1401. Il suo vero nome era Tommaso di Giovanni, Masaccio gli venne attribuito per la trascuratezza della sua persona dovuta all’esclusivo interesse per l’arte. Per quanto molto breve (morì a 27 anni) la sua carriera è paragonabile a quella di pochissimi pittori nella storia.
Determinanti nella sua formazione artistica furono gli esempi di Giotto, Brunelleschi e Donatello.
Fu collaboratore del pittore Masolino legato ancora allo stile tardogotico.
La prima opera nota della collaborazione tra Masolino e Masaccio è Sant’Anna con la Madonna, il bambino e gli angeli. L’opera rappresenta la compresenza di due stili e simbolicamente di due diverse epoche storiche, Medioevo e Rinascimento. Il tema richiedeva che si desse maggiore importanza a Sant’Anna anziché alla vergine. Masolino tenne per se il compito di disegnare la figura più importante, ma quando l’opera venne completata, il risultato fu sorprendente in quanto ciò che dipinse Masaccio ruppe l’unità del dipinto, diventandone il punto focale. La vergine di masaccio, gonfia e plastica, immersa nella luce è solida e la sua espressione è ferma; le sue mani stringono con decisione la gamba del bambino ben delineato e reale. Dietro di loro la Sant’Anna di Masolino risulta un piatto schermo decorativo.
Massaccio voleva rappresentare cose Vive e Vere, questo appare nella Madonna con il bambino e i 4 angeli dove interpreta in modo ancora più realistico la figura della madonna che si curva trepidante sul bambino che mangia un acino d’uva. La tavola ha il fondo oro ma comunque rappresenta anch’esso uno spazio.
L’opera ha il punto di vista ribassato, cioè visto dall’alto verso il basso. La stesa visione dal basso verso l’alto fu prevista per la cuspide del polittico, la drammatica Crecefissione, caratterizzata da figure plastiche che determinano la spazialità della scena. Cristo è addirittura ritratto con la testa incassata tra le clavicole, perché così sarebbe apparso ad uno spettatore che lo osservasse dal basso.
Pose che esprimono il lacerante dolore per la morte di Cristo, soprattutto della Maddalena, ritratta di spalle proprio perché il suo dolore è indescrivibile, questa posa ha precedenti solo ne Compianto del Cristo morto di Giotto.
La Trinità
La composizione della trinità risale agli anni compresi fra il 1426 e il 1428. Si trova nella chiesa di santa Maria Novella a Firenze. Nel dipinto le figure sono disposte secondo una struttura piramidale. Partendo dal basso troviamo: i committenti ai piedi della croce, la Vergine e San Giovanni e nell’apice i componenti della trinità: Cristo, la colomba dello spirito santo e Dio Padre che nell’atto di sorreggere il figlio domina dall’alto l’intera composizione.
E’ considerato uno dei primi e più importanti dipinti in cui la prospettiva viene usata per creare la profondità. La volta è scorciata e l’arco a tutto sesto sorretto da colonne ioniche è d’ispirazione brunelleschiana. La vista è frontale.
I committenti sono ritratti con grande realismo e per di più raffigurati in una scala metrica uguale a quella delle figure sacre. E’ questa la prima volta in cui persone reali assumono tanta importanza dentro un dipinto religioso.
Lo spazio nel quale sono inserite le figure divine è a misura d’uomo e l’uomo dunque l’elemento fondamentale, la misura di tutte le cose anche in un dipinto di carattere religioso. La Madonna e S. Giovanni ai piedi della croce sono scorciati dal basso verso l’alto. Il problema per Masaccio era come raffigurare i due personaggi più importanti della scena e li dispose senza scorci, in una visione frontale che ne accentua la maestosa sacralità.
Era un’innovazione determinante per l’arte rinascimentale.

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