Democrito, Socrate, Platone e Aristotele

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Testo

L'ATOMISMO DI DEMOCRITO
a) Verità e scienza
Democrito ritiene che il filosofo debba guardare oltre la scena del mondo cercando di raggiungere la realtà autentica. Questa convinzione implica un'antitesi tra conoscenza oscura e genuina: i sensi si limitano a vagare sulla superficie delle cose, la conoscenza riesce a cogliere l'essere vero del mondo: gli atomi, il vuoto e il loro movimento.
Per Democrito esperienza e ragione non sono in antitesi ma in rapporto di implicanza. Infatti la conoscenza a) parte dall'esposizione dei sensi, b) si sviluppa con un'elaborazione intellettuale dei dati, c) arriva ad una teoria che spiega le cose che i sensi non comprendono.
Democrito non arriva allo schema metodologico della scienza mancando la sperimentazione e la verifica; ma ciò non toglie la stretta collaborazione tra sensi e pensiero. Perciò a differenza degli Eleati secondo Democrito si può arrivare alla verità, dando ragione (con l'intelletto) a ciò che i sensi si limitano ad attestare.
b) Gli Atomi
Essere = pieno (materia), non essere = vuoto (spazio in cui si muove la materia). La materia è fatta di atomi (a-tomo, dal gr. = indivisibile).
Democrito è giunto a definire l'atomo come parte indivisibile ed ultima della divisione della materia dalla deduzione che, nel campo reale, sarebbe impossibile pensare di dividere all'infinito la realtà materiale manifestata dai sensi, poiché altrimenti, a furia di dividere la materia, la realtà si dissolverebbe nel nulla e quindi dalla materia si passerebbe alla non - materia.
c) Le proprietà degli atomi
Democrito, usando alcune caratteristiche dell'essere parmenideo, afferma che gli atomi sono pieni, immutabili, ingenerati ed eterni. Tra di loro non vi sono differenze qualitative, perché sono fatti tutti della stessa materia, esistono solo differenze quantitative nella forma geometrica e nella grandezza.
d) Il materialismo e il meccanicismo
Democrito sostiene che la sostanza è eterna perché altrimenti implicherebbe una creazione dal nulla o una dissoluzione nel nulla, urtando contro il postulato di origine eleatica, fatto proprio anche dagli atomisti, secondo cui nulla viene dal nulla e nulla torna dal nulla. In virtù di questo l'atomismo rappresenta la prima e radicale forma di materialismo, concezione secondo cui la materia e il vuoto sono la sostanza e la causa di tutto. Connesso al materialismo c'è l'ateismo, concezione che non ammette un'intelligenza alla base del mondo. Perte integrante di tale materialismo ed ateismo è il meccanicismo. Si dice finalistico e teologico il metodo che consiste nello spiegare la realtà con le nozioni di fine e scopo.
Si dice meccanicistico o naturalistico il metodo che consiste nello spiegare le cose in virtù delle cause efficienti che le producono, indipendentemente dal concetto di scopo.
Secondo il meccanicismo nulla si produce senza ragione ma tutto avviene per un motivo ed in forza della neccessità. Inoltre il movimento degli atomi non è regolato da forze superiori ma dal caso.
GLOSSARIO DI DEMOCRITO
STOMISMO FILOSOFICO: si intende la dottrina, formulata per la prima volta da Leucippo e Democrito, secondo la quale l'universo sarebbe costituito dal vario aggregarsi di particelle indivisibili, dette atomi, qualitativamente identiche ma quantitativamente differenti (per forma, grandezza e posizione).
MATERIALISMO: si intende ogni dottrina che faccia della materia (comunque intesa) il principio di spiegazione della realtà. Il materialismo ha molti aspetti o sfumature. In Democrito, che può essere considerato come il teorico del primo e più coerente sistema materialistico dell'antichità, troviamo un materialismo metafisico o cosmologico che fa della materia la sostanza e la causa ultima delle cose. Tale materialismo si concretizza in una forma di atomismo che insiste:
a) Sul carattere originario o inderivabile della materia.
b) Sulla presenza, in esse, di una forza intrinseca capace di farla muovere.
c) Sulla negazione di ogni struttura finalistica e provvidenziale dell'universo.
In Democrito troviamo anche un abbozzo di materialismo psicofisico basato sulla tesi di una stretta dipendenza causale dei fenomeni psicologici da quelli fisiologici.
MECCANICISMO: si intende, in generale, ogni teoria che spieghi la realtà mediante il movimento dei corpi nello spazio e concepisca l'universo stesso come una grande macchina. In senso stretto, per meccanicismo si intende l'opposto del finalismo, ossia un metodo di indagine che consiste nello spiegare i fenomeni tramite un sistema di cause meccaniche che non contengono la rappresentazione anticipata di fini o scopi.
FINALISMO: si intende, in generale, ogni dottrina secondo cui l'universo agisce in vista di determinati fini o scopi. In senso stretto, per finalismo si intende l'opposto del meccanicismo, ossia un metodo di indagine che consiste nello spiegare la realtà mediante une serie di cause finali che consentono in se stesse la rappresentazione anticipata di fini o scopi. Il metodo finalistico è detto anche teologico.
PUNTI ESSENZIALI SU DEMOCRITO
• Nasce nel 460-459 a.C. e muore circa nel 360 a.C.
• L'atomismo ==> legato prevalentemente al problema della natura ma si mostra aperto ai problemi della morale della storia, del linguaggio, ecc. con una tendenza enciclopedica che risente della nuova cultura di tipo sofistico - socratico.
• In un certo modo sostiene Parmenide dicendo che il filosofo cerca la realtà autentica delle cose e non si basa sull'apparente.
• L'essere vero del mondo (conosciuto grazie alla conoscenza intellettuale): gli atomi, il vuoto e il loro movimento.
• La conoscenza a) parte dalla constatazione delle cose con i sensi, b) si sviluppa grazie l'elaborazione intellettuale e logica dei dati, c) giunge ad una teoria.
• L'essere = pieno / il non essere = vuoto (in cui la materia [l'essere, il pieno] si muove).
• Dividere un pezzo di materia = separare gli atomi (ma non dividere gli atomi = indivisibili).
• Atomo = pieno, immutabile, ingenerato ed eterno (come l'essere parmenideo).
• Gli atomi sono tutti uguali ==> si distinguono per le note quantitative della forma geometrica e della grandezza.
• Gli atomi volteggiano caoticamente in tutte le direzioni.
• L'universo è infinito ==> impensabile dire che non ci sono altri pianeti come la terra.
• L'atomismo rappresenta la prima forma di materialismo dell'antichità: la materia (insieme con il vuoto) costituisce l'unica sostanza e l'unica causa delle cose s connesso è l'atismo (senza Dio) = casualità.
• Il meccanicismo è parte integrante di tale materialismo e ateismo.
• Si dice finalistico o teologico il metodo che consiste nello spiegare la realtà mediante le nozioni di (fine(, (scopo(, (progetto divino(.
• Si dice meccanicistico o naturalistico il metodo che consente nello spiegare le cose in virtù delle (cause(.
• L'anima risulta per Democrito composta di atomi (psichici(.
SOCRATE E I SOCRATICI MINORI
a) La vita e la figura di Socrate
La parola di Socrate fu paragonata a quella di Cristo e Buddha, come importanza. Nacque ad Atene (470) figlio di uno scultore e di una levatrice. Probabile scolaro di Anassagora, studiò geometria e astronomia.
Combatté a Potidea, Delio e Anfipoli. Si interessò lontanamente di politica, fu solo un filosofo. Indendeva la filosofia come un esame su di se e sugli altri, senza insegnarla regolarmente.
Aveva moglie e figli, aveva una personalità e una figura strana, un corpo non bello ma in contraddizione con la sua padronanza di sé, gettava dubbi ed inquietudine su chi lo avvicinava.
Non scrisse nulla, perché la sua filosofia non fosse continuata dopo di lui e perché un libro non può difendersi.
b) Il problema delle fonti
Nelle fonti indirette, in contraddizione Aristofane, contemporaneo di Socrate, lo vede come un naturalista e sofista; questa visione, che è una contraffazione polemica e satirica, delinea bene il clima storico-culturale dell'Atene di Socrate. Policrate addirittura accusa Socrate di aver disprezzato la democrazia favorendo l'aristocrazia e poi la restaurata - democrazia, che aveva forti fronti conservatori.
c) La posizione storica di Socrate
Socrate è legato alla sofistica da parecchi punti: porge l'attenzione sull'uomo e si disinteressa dell'indagine intorno al cosmo; ha la tendenza a cercare nell'uomo e non fuori dell'uomo i criteri del pensiero e dell'azione; ha l'attegiamento spregiudicato e la mentalità razionalistica, anticonformistica ed antitradizionalistica, portata a mettere tutto in discussione e a non accettare nulla se non attraverso il vaglio critico e la discussione; ha l'inclinazione verso la dialettica e il paradisso.
Ciò che lo allontana sostanzialmente dai Sofisti è la volontà di non fare della filosofia una professione.
d) SOCRATE E SOFISTI MINORI La filosofia come ricerca e dialogo sui problemi dell'uomo
Sembra che inizialmente Socrate si sia interessato alle ricerche degli ultimi naturalisti (Anassagora), ma deluso si convinse che l'uomo no può conoscere i principi del mondo. Perciò cominciò ad intendere la filosofia come un'indagine in cui l'uomo tenta di chiarire se stesso, di cercare il significato profondo del suo esser - uomo.
Secondo Socrate l'uomo e costituito dal rapporto con gli altri, perciò la sua filosofia era un dialogo interpersonale, a cui dedicò la sua esistenza.
e) I momenti del dialogo socratico
Per filosofare usando il dialogo bisogna conoscere la propria ignoranza. Sapiente è colui che sa di non sapere.
Sotto questa affermazione c'è una polemica contro i filosofi della natura: sapiente è colui che intorno alle cause del tutto non si sa nulla con sicurezza. Se riferita all'uomo l'affermazione è una critica a chi crede di saperla lunga sull'uomo e la vita, politici, sacerdoti, poeti). Essa non esclude la ricerca sull'uomo, è una sua condizione preliminare, perché solo chi sa di non sapere cerca di conoscere. E' un limite e uno stimolo contemporaneamente.
Allo scopo di vedere gli altri consapevoli della propria ignoranza, Socrate usa l'ironia (=dissimulazione). Essa consiste nello scoprire il non - sapere di un individuo con giochi di parole e finzioni. E' il metodo di Socrate per svelare l'ignoranza. Rivolgendosi a un maestro per farsi insegnare qualche arte che Socrate finge di non conoscere, giunge, attraverso una serie di domande e quesiti e confrontando le deboli e avventate risposte ottenute. Così Socrate giunge a dimostrare l'inconsistenza delle risposte ottenute e del sapere del maestro. Socrate con l'ironia distrugge la presunzione e invoglia alla ricerca del vero.
Lo scopo di Socrate non è il lavaggio del cervello per imporre le proprie idee. Socrate non vuole insegnare la sua dottrina ma invogliare gli altri a farsene una propria. Da ciò la maieutica, arte di far partorire. Socrate esprime anche uno dei principali principi della pedagogica: l'auto - educazione, attraverso la quale il discepolo matura autonomamente, grazie all'opera del maestro.
f) Socrate e le definizioni
Socrate ai propri interlocutori faceva generare delle definizioni. Nella struttura a spirale del dialogo socratico (domande, risposte, obiezioni che si ripetono) il fulcro è il quesito (Che cos'è…?) e la pretesa di una definizione precisa. Per esempio alla domanda "Che cos'è la virtù?", di solito l'interlocutore risponde con un elenco di casi virtuosi. Ma Socrate non vuole esempi ma pretende una definizione di virtù in se stessa.
Ai lunghi discorsi dei sofisti (macrologie) si accostano le domande brevi e veloci di Socrate (brachilogie) che obbligano l'interlocutore a risposte veloci.
g) La morale
L'etica socratica è presentata come un miracolo spirituale rispetto al proprio tempo. La tesi - chiave di essa è la virtù come ricerca e scienza. Per virtù i greci intendevano il modo di essere ottimale in qualcosa. Per l'uomo è la maniera ottimale di essere uomo, il modo migliore di comportarsi ed è un qualcosa di dato dalla nascita o dagli Dei. I sofisti invece credevano che la virtù fosse da ricercare con impegno attraverso l'educazione e la cultura. Socrate, che è di questo movimento, sostiene che la virtù non è un dono, ma una conquista, in quanto essere virtuosi è un'arte difficile.
h) La virtù come scienza
La virtù come arte di vivere è, in secondo luogo, per Socrate un sapere, un prodotto della mente. Secondo Socrate per essere uomini bisogna riflettere e pensare, cioè far filosofia. Il bene e la giustizia non esistono come entità metafisiche. Sono valori umani che si originano dalla ragione, sul piano etico ciò che vale è prendere coscienza di sé.
È più felice chi riceve la giusta punizione, di chi la fa franca.
i) La morte di Socrate
L'influenza di Socrate su Atene era già diffusa, quando tre democratici oltranzisti o accusarono alla città. Fu accusato di non riconoscere gli dei tradizionali della città e di corrompere i giovani con i propri insegnamenti. Pena la morte. Poteva tentare la fuga, ma non volle. La sua difesa fu un'esaltazione del compito educativo che si era impegnato a portare a termine con gli Ateniesi. Dopo la prima votazione risultò colpevole, non tentò di scagionarsi o proporre un'altra pena, anzi confermò i suoi pensieri e fu condannato definitivamente.
Il mito di Socrate fu devoto alla sua morte. La sua condanna va inserita in un preciso contesto storico - politico greco. Dopo la sconfitta con Sparta ci furono 30 tiranni. Socrate non si compromise mai col governo nonostante alcune opposizioni. La democrazia fu poi restaurata e sotto di essa fu condannato Socrate. L'accusa va posta in relazione alla fisionomia conservativa della nuova democrazia, che guardava al glorioso passato come un partito. Un uomo come Socrate appariva perciò pericoloso. Sotto l'accusa c'era la voglia di eliminarlo. Egli era per un governo di pochi competenti e criticava l'elezione polpolare.
Era inoltre amico dei colpevoli del colpo di stato dei 30 tiranni.
La morte di Socrate testimonia la piena fedeltà a sé stesso e ai suoi principi teorici. Secondo Platone non poteva smentire, con una fuga, la sua opera di maestro. La lealtà di Socrate nasce dal pensiero che ritiene che l'uomo sia tale in una società, retta da leggi. Ciò vuol dire che l'uomo è figlio delle leggi. Chi rifiuta la leggi del proprio paese non è più uomo, a meno che non accetti altre leggi.
Le leggi si possono migliorare ma non violare. Socrate sceglie la morte per non violare le leggi.

Nel primo intervento Socrate esprime il suo sgomento per il virtuosismo dialettico degli accusatori e spiega che userà per difendersi solo la verità.
Divide i suoi accusatori in due gruppi: quelli passati e quelli più recenti (Meleto)
1.Lo accusano di ambigue pratiche scientifiche sulle cose del cielo e del sottosuolo e dicono che sia capace di far accettare per buona anche la peggior causa.
2.Di istruire i giovani e chiedere in cambio denaro
3.Un'altra causa della sua diffamazione è la sua sapienza
DIFESA
1. In questo campo gli accusatori sono stati sviati anche dalle maligne parodie dei commediografi. E’ noto però, obietta il filosofo, che nel campo delle ricerche naturali lui non si è mai impegnato se non per poco e nei tempi passati.
2. Socrate nega di aver insegnato per soldi e spiega che sarebbe orgoglioso di saper insegnare come quei filosofi ma non ne possiede la capacità.
3. Nel terzo discorso spiega perché lui si ritiene un sapiente e perché gli altri lo odiano. Un giorno Pizio si recò dal dio di Delfi e gli chiese chi era il più sapiente e lui rispose che era Socrate. Il filosofo decise di andare a trovare gli uomini più sapienti per smentire l’affermazione dell’oracolo ma parlando con essi scoprì che questi erano i più impreparati e erano gli altri a ritenerli sapienti.
Si recò da poeti, artisti, politici e scultori e notò che tutti avevano solo la presunzione del sapere. Cercò di dimostrare che sbagliavano a ritenersi quello che non erano ma attirò solo la loro inimicizia.
Da queste indagini scoprì che il più sapiente era chi non possedeva nessuna sapienza.
1. Lo accusano di corrompere i giovani perché non credeva nei loro dei ma in nuove divinità.
1. Socrate smantella ragionando la prima parte dell’accusa: corrompere è rendere qualcuno peggiore, quindi nocivo anche per il corruttore, che in tal caso opererebbe a proprio danno. Quindi l’eventuale attività corruttrice è crimine involontario ed esige una rieducazione, non un castigo.
Quanto agli dei , nessuno è più devoto di Socrate che predica da anni l’esistenza di un demone divino dentro di lui che lo distoglie dall’agire disonesto.
Illustra la sua figura di cittadino esemplare: è sempre stato pronto a difendere la patria in campo militare, non ha mai partecipato alla vita pubblica; la sua vita, vissuta in perfetta povertà, è un continuo servizio in onore del dio.
Un’eventuale sentenza di morte, sarebbe di danno alla città non a Socrate.
CONDANNA
Socrate viene condannato a morte con un o scarto minimo di voti.
PENA RITENUTA CORRETTA DA SOCRATE
propone ai giudici che gli assegnino il mantenimento pubblico nel Pritaneo. Si dice anche disposto a versare una piccola quota a titolo di multa.
PENA INFLITTAGLI
I giudici decidono la pena di morte
PLATONE
a) La vita
Nato ad Atene nel V secolo da aristocratici, scolaro di Cratilio (seguace di Eraclito) poi di Socrate fino alla morte del maestro. Egli avrebbe voluto dedicarsi alla politica; la morte di Socrate lo colpì come un'ingiustizia e si rese conto che solo la filosofia doveva reggere uno stato e che solo essa conducava l'uomo alla giustizia. Fece molti viaggi 23 in Italia meridionale dove conobbe comunità di pitagorici. Dione (zio di Dionigi il giovane, figlio del vecchio tiranno di siracusa) .
Dionigi il vecchio sospettò di lui per i progetti di riforma politica, fu venduto come schiavo e Anniceride di Cerine pagò per la sua liberazione, ma fu liberato gratis quando si seppe che fosse.
Platone, sulla base delle scuole pitagoriche, fondò l'Accademia. Alla morte di Dionigi il vecchio, andò al potere il giovane, Platone fu richiamato per le sue proposte politiche. Ma lo scontro Dionigi - Dione, con l'esilio di questo, rese vani i tentativi di Platone.
Platone tornò ad Atene dove morì ad 81 anni.
b) I caratteri della filosofia platonica
Platone ha imparato da Socrate che esistono concetti universali e che non cambiano a secondo del soggetto e della circostanza. Anche se tali concetti sono spesso difficilmente definibili, essi sono presupposti della nostra stessa vita e dal nostro linguaggio. Ad esempio se sono convinto che una azione è giusta, questo concetto di giustizia vale per se stesso, tant'è vero che la giustizia è sempre uguale a se stessa anche se non esistessero azioni giuste. In altre parole esistono dei concetti a cui ci riferiamo continuamente, che non sono affatto relativi, vedi invece i sofisti.
Tuttavia Socrate non si è mai occupato di definire l'esistanza di tali concetti che Platone chiama idee, cioè non ha mai posto questo problema del punto di vista metafisico. Platone invece, il quale è stato influenzato da Parmenide, si pone questa domanda: se questi concetti sono di uso comune, se ne faccio continuamente riferimento, che razza di esistenza hanno, dove e come esistono?
Il sapere di Socrate è sapere quando una cosa è buona quando so che è bene. Non è un sapere che esiste ma che scaturisce dal ragionare.
Il mito è un racconto fantastico con cui Platone espone concetti e dottrine filosofiche. Nonostante le discussioni, il mito di Platone ha due significati fondamentali: 1) Metodo del filosofo per comunicare in modo più veloce e intuitivo col proprio interlocutore; 2) Metodo del filosofo per parlare di realtà che vanno al di là di un'indagine razionale, è un'altra via dinanzi a sentieri interrotti. È qualcosa di indimostrabile ma che si può ragionevolmente ritenere vero.
Il mito ha senso solo se connesso al discorso filosofico. Inoltre pur essendo talvolta indistinguibile dalla filosofia rende suggestiva l'opera platonica.
c) Primo periodo: la difesa di Socrate contro i Sofisti
L'Apologia e il Critone chiariscono l'attegiamento di Socrate davanti all'accusa, al processo e alla condanna e il suo rifiuto di sottrarsi alla condanna stessa con la fuga.
L'Apologia è sostenzialmente un'esaltazione del compito che Socrate si è assunto di fronte a se stesso e di fronte agli altri, e perciò l'esaltazione della vita consacrata alla ricerca filosofica.
Il critone ci presenta Socrate di fronte al dilemma: o accettare la morte per il rispetto che l'uomo giusto deve alle leggi del suo paese o fuggire dal carcere, secondo la proposta degli amici, e così smentire la sostanza del suo insegnamento. L'accetazione serena che Socrate fa del destino cui è condannato è l'ultima prova della serietà del suo insegnamento. Essa insegna che la ricerca è tale missione che l'uomo il quale si sia impegnato in esse non deve tradirla accettando compromessi e fughe che la svuotino di significato.
d) Secondo periodo: la dottrina delle idee
Nei dialoghi del primo perioo, Platone ha difeso Socrate, anche se ne filtrava le dottrine generali con la propria interpretazione. Lo scopo era comunque una battaglia antisofistica. In questo contesto Platone formulò la teoria delle idee. Non è esposta organicamente nei dialoghi.
Platone era convinto che il pensiero rifletta l'essere e che la scienza sia perfetta. Si chiede però che realtà hanno i concetti, se sono oggetto proprio della scienza? Platone li chiama idee. L'idea platonica è il modello unico e perfetto della molteplicità delle cose imperfette di questo mondo.
I dialoghi che esprimono la dottrina sono: La dottrina delle idee, Menone, Tedone, Repubblica VII, VIII. Tra le due sfere della realtà esiste un indissolubile rapporto: di somiglianza, di partecipazione e di comunanza. Problema gnoseologico: come facciamo a conoscere le idee che stanno in un altro mondo?
Secondo Platone l'uomo accede alle idee non con i sensi (che testimoniano cose imperfette), esse sono l'oggetto di una visione intellettuale, il risultato di uno sguardo della mente. Per spiegare come l'uomo abbia la nozione delle forme ideali, in un mondo imperfetto, Platone ricorre alla dottrina - mito della reminiscenza: teoria orfico - pitgorica, nella nostra vita ricordiamo una verità presente nella vita precedente. Ci sono idee innate, che possediamo in modo potenziale e che possiamo conoscere con lo stimolo dei 5 sensi. Platone sostiene che anche un ignorante può rispondere a specifiche domande anche su cose che non ha mai sentito (Menone: esempio dello schiavo che intuisce il teorema di Pitagora con opportune domande). La maieutica socratica in Platone subisce una radicalizzazione metafisica e coincide con la reminiscenza.
La reminiscenza è per Platone la vittoria sul principio eristico - sofistico (=" non è possibile, all'uomo, indagare né su ciò che sa, né ciò che non sa"). Secondo Platone apprendere non vuol dire partire da zero ma ricordare ciò che si è obliato, l'uomo non possiede già tutta la verità e non la ignora completamente, ma la porta con sé come un ricordo, cioè parte, non dalla verità, né dall'ignoranza ma da una preconoscenza da cui deve estrarre la conoscenza.
e) Secondo periodo: la dottrina dell'amore
Il sapere stabilisce tra uomo e idee un rapporto non solo intellettuale, perché impegna anche la volontà, detto amore. Il convito si occupa dell'oggetto dell'amore (bellezza → gradi), il Fedro considera la soggettività dell'amore (aspirazione verso la bellezza ed elevazione dell'anima al mondo delle idee a cui la bellezza appartiene). I vari interlocutori del Convito esprimono i caratterisubordinati dell'amore. Uno di questi interlocutori esprime l'insufficienza dell'amore: l'amore desidera qualcosa che non ha, di cui ha bisogno ed è quindi mancanza. L'amore è desiderio di bellezza e la desidera perché è il bene che rende felici. La bellezza è l'oggetto dell'amore, ha gradi diversi a cui l'uomo si solleva successivamente in un lento cammino (bellezza del corpo → dell'animo → delle leggi → delle scienze → la bellezza in sé).
Il Fedro, invece, si occupa di come l'anima umana possa scalare i gradi fino alla bellezza suprema. Il Fedro analizza l'anima: è divisa in tre parti: 1) cavallo bianco → parte irascibile, generosa: tende verso l'alto; 2) cavallo nero → parte sensibile, concupiscibile: tende verso il basso; 3) l'Auriga → parte razionale che guida i cavalli verso l'iperuranio.
Nell'iperuranio sta la vera sostanza, la totalità delle idee, che può essere contemplata solo per poco dall'anima tirata in basso dal cavallo nero.
f) Secondo periodo: lo Stato e il compito del filosofo
Nella Repubblica si riassumono i temi dei dialoghi precedenti. Il motivo centrale è una comunità perfetta il cui progetto è basato sul principio di tutta la filosofia platonica. Platone si chiede qual è lo scopo e il fondamento di tale comunità, chi sono i filosofi (quelli che governano)?
La GIUSTIZIA è lo scopo della comunità. Nessuna comunità può farne a meno. È la base per la riuscita e la vita dello stato. Lo stato è diviso in tre classi e a ciascuna di queste tre classi corrisponde una virtù: 1) sapienza; 2) coraggio; 3) obbedienza, temperanza. Il rispetto della propria virtù viene chiamato giustizia.
Per Platone la distinzione in classi deriva dalla presenza di compiti diversi che vanno svolti da individui diversi. La diversità e la destinazione sociale degli individui dipende dalla preponderanza di una parte dell'anima sulle altre. Abbiamo così gli individui prevalentemente razionali, quelli prevalentemente impulsivi e quelli prevalentemente soggetti al corpo (governo, guerrieri, lavoratori). La classe non è ereditaria ma è un fatto psicologico. La comunità platonica non è un sistema di caste chiuse. Un bimbo nato tra i lavoratori ma con carattere più alto dovrà essere trasferito a una classe più alta. Queste concezioni rivelano un fondamentale Anti - democraticismo.
Per il bene dello stato, Platone propone l'abolizione della proprietà privata e la comunanza dei beni per le classi superiori, affinché esse gestiscano lo stato al di là dei propri interessi. Lo scopo dello stato non è il bene di una classe ma di tutti. Non devono esistere né ricchezza né povertà.
La terza classe non è esclusa dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. Nelle classi superiori nessuna avrà la propria moglie, saranno in comune. I figli saranno tolti i genitori dalla nascita e non coosceranno mai i loro parenti, in modo che ci sia un'unica grande famiglia. C'è un educazione base per tutti. I migliori passano alla II calsse.
Le concezioni di Platone sono anti - democratiche. Egli critica infatti i sofisti 8teorici della nuova polis) e i politici democratici (Temistocle, Pericle…). Il suo giudizio negativo sulla democrazia ateniese, nasceva dal clima politico instabile dei suoi tempi come reazione. Le idee platoniche vanno quindi collocate in un contesto di lotte nobili - popolo, la guerra del Peloponneso (scontro tra due concezioni opposte della vita associativa).
Sicuramente Platone si schiera dalla parte del governo di pochi sui tanti.
Platone cerca di delineare il compito del filosofo: filosofo è colui che ama la conoscenza nella sua totalità. La conoscenza è: ciò che assolutamente è, è assolutamente conoscibile, ciò che in nessun modo è, in nessun modo è conoscibile. All'esssere (idee) corrisponde la scienza, al non - essere corrisponde l'ignoranza e al divenire l'opinione.
La conoscenza sensibile non è vera conoscenza ma solo una registrazione di dati → il corpo non conosce. I 5 sensi danno sensazioni staccate, mentre la conoscenza è complessa, omogenea. Per conoscere bisogna unire almeno due percezioni e ciò esige l'intervento dell'anima.
g) Terzo periodo: revisione e approfondimento del sistema
Nel terzo periodo, Platone rielaborò le proprie dottrine, giungendo a nuovi esiti. Si pone due problemi: 1) Come deve essere adeguatamente pensato il mondo delle idee? (risponde il Sofista); 2) Come va convenientemente concepito il rapporto tra idee ela realtà naturali? (Timeo).
Nel Parmenide, Platone pone attraverso Parmenide alcune difficoltà alla teoria delle idee. Se l'uno è l'idea e i molti gli oggetti di cui l'idea è l'unità, come può l'idea essere partecipata o diffusa in più oggetti moltiplicandosi e perdendo la sua unita? Se si ha un'idea quando si considerano molti oggetti nella loro unità, si ha un'idea anche quando si considera la totalità di questi aggettivi più la loro idea. Questa sarà una terza idea, che se considerata insieme agli oggetti e alla precedente idea, darà luogo ad una quarta idea, all'infinito.
Un altro problema è lo scontro con la logica parmonidea. Infatti la teoria delle idee è in contrasto con quella dell?essere. Platone comunque ritiene che il mondo ideale sia necessario, come punta di riferimento nella molticiplità delle cose, per filosofare.
Per ammettere che esistono più idee, Platone si serve della teoria dei generi sommi, i 5 attributi fondamentali delle idee: l'essere, l'identico, il diverso, la quiete e il movimento. Ogni idea è ed esiste (→ essere), ogni idea è identica a sé stessa (→identico). Essere ed essere identico sono differenti, infatti ogni idea esiste ma è distinta dalle altre, è diversa (→ diverso). Qui Platone trova l'errore di Parmenide: quello di confondere il diverso dal nulla. A non è B, non significa ammettere il nulla assoluto, ma che B è diverso dall'essere, il nulla relativo. Il non - essere può esistere come diverso, che non è nulla assoluto poiché partecipa all'essere.
Dialettica = suprema scienza delle idee, che ci permette di stabilire i rapporti tra esse. Si svolge in: I) Determinazione e definizione di un'idea; II) Divisione dell'idea nelle sue varie articolazioni interne, scartate le tesi esterne resta la tesi interna: alcune idee sono combinabili tra loro altre no.
La dialettica sta nel definire un'idea mediante un processo divisorio (dicotomico) fino all'idea indivisibile.
ARISTOTELE
a) Il tempo storico
Mentre Platone ricerca la soluzione alla realtà nel mondo delle idee Aristotele ricerca in quello sensibile.
La crisi della polis e la perdita di libertà a causa dei macedoni fanno perdere ad Aristotele l'interesse politico a favore di altri interessi soprattutto conoscitivi ed etici.
b) La vita
Nato a Stagira nel 584 a.C., rimane 20 anni nell'accademia di Platone e ne fu influenzato, nelle sue opere si nota un atteggiamento di libertà e rispetto verso Platone. Dopo la morte di Platone, si trasferì ad Asso dove, sotto la protezione del tiranno Ermia, fondò con Erasto e Conisco una scuola platonica. Sposò poi la figlia di Ermia e si trasferì a Mitilene.
Nel 342 fu chiamato a Pella da Filippo re della Macedonia per l'educazione del figlio Alessandro Magno, a cui comunicò la convinzione di superiorità della cultura greca e della capacità di dominare il mondo se congiunta ad una forte unità politica.
Ritornò ad Atene e grazie all'aiuto di Alessandro fondò il liceo. Dopo la morte di Alessandro e l'insurrezione ad Atene scappò a Calcide dove morì a 63 anni.
c) Il problema degli scritti
Oltre agli scritti destinati all'insegnamento (esoterici) vi sono anche quelli dialogici destinati al pubblico (essoterici) dei quali, però, rimane ben poco.
Per molto tempo Aristotele fu conosciuto grazie ai dialoghi che furono poi oscurati dagli scritti scolastici. Negli scritti il pensiero pare molto sicuro e senza dubbi, nei dialoghi appaiono invece crisi e mutamenti.
d) Il distacco da Platone e l'enciclopedia del sapere
Aristotele e Platone discordano nella concezione generale degli scopi e della struttura del sapere. Le differenze tra i due sono molteplici:
1) Platone crede nella politica ed il filosofo modello, secondo lui, è un re e un legislatore della città; per Aristotele invece il filosofo è un sapiente, scienziato dedito alla ricerca e all'insegnamento.
2) In Platone prevale il momento politico - educativo ed in Aristotele quello conoscitivo e scientifico.
3) Platone guarda il mondo secondo un'ottica verticale e gerarchica (realtà vere e apparenti; conoscenze superiori ed inferiori), Aristotele invece orrizzontale ed unitaria (tutte le realtà sullo stesso piano).
4) In Platone vi è un sistema aperto (interrogazioni e risposte); Aristotele invece chiuso (insieme fisso ed immutabile).
5) Platone fa uso dei miti ed aristotele concepisce la filosofia come pensiero razionale e specialistico.
6) Platone ha maggiori interessi nelle matematiche e non per le scienze empiriche e naturali e Aristotele il contrario.
Dopo tutte queste differenze però si può trovare anche un'importante punto di comunanza perché facendo un confronto con i Sofisti e con democrito sono pensieri veramente diversi e quindi fanno parte di un blocco di pensiero tendenzialmente unitario.
e) La metafisica
La metafisica studia le cause ultime del reale; Aristotele la chiama filosofia prima. Il termine fu coniato da Andronica di Rodi. Aristotele dà 4 definizioni di metafisica:
1) la metafisica studia le cause e i principi primi.
2) la metafisica studia l'essere in quanto essere.
3) la metafisica studiala sostanza.
4) la metafisica studia Dio e la sostanza immobile.
Solo la metafisica considera l'essere in quanto tale. Aristotele poi intende per categorie le caratteristiche fondamentali e strutturali dell'essere (modi di riferimento); sono 8: sostanza, qualità, quantità, relazione, agire, subire, dove, quando (avere, giacere). La più importante è la sostanza. Secondo Aristotele ogni concetto, ogni realtà può essere raggruppata sotto un certo nome, una certa caratteristica. I concetti possono essere: univoci (un solo significato); analoghi ( un unico punto di riferimento, ma con significati simili o diversi); equivoci (due significati molto diversi fra di loro; stesso nome con significati molto diversi).
Il concetto dell'essere è: univoco per Parmenide, analogo per Platone e Aristotele e equivoco per i Sofisti.
Aristotele afferma che la metafisica deve auto - costituirsi come le altre scienze, deve procedere per astrazione eliminando dalle cose i caratteri che non si considerano. La metafisica deve ridurre i significati dell'essere ad un significato unico e fondamentale. Per far ciò si serve del principio di non - contraddizione: ogni cosa è quello che è (A e non A); ogni cosa è qualche cosa oppure ogni cosa è uguale a se stessa (A=A); o una cosa è o non è.
Aristotele chiama sostanza la natura necessaria di un essere qualsiasi; è l'equivalente ontologico del principio logico di non - contraddizione.
La sostanza è ciò che è qualcosa di determinato, è il qualcosa, è il centro di riferimento delle caratteristiche, il punto di appoggio dei tutte le qualità, il punto di riferimento delle categorie. Ha la caratteristica di permanenza nel tempo. Non è solo ciò che è ma anche la prima delle categorie.
L'essere è l'insieme di sostanze. Ognuna forma un sinolo, unione indissolubile di forma e materia. Dalla sostanza (essenza necessaria di una cosa) si deve distinguere l'accidente (qualità che una cosa può avere o non avere). La sostanza permane, l'accidente cambia. La caratteristica fondamentale dell'essere è la forma.
La sostanza, considerata come forma, è ciò per cui ogni essere è ciò che è, risponde alla domanda che cosa è? La quale può essere formulata su ogni cosa. Non vuol dire però che le sostanze differiscono in quanto tali, ma per caratteristiche diverse della stessa. Tutte le scienze hanno come oggetto la sostanza, ed hanno quindi la stessa dignità.
La teoria della sstanza è connessa a quella delle 4 cause; se chiedere la causa significa chiedere il perché, questo perché può essere diverso e vi saranno perciò diverse cause. Sono 4.
1) Materiale: è la materia, ciò di cui una cosa è fatta e che rimane nella cosa.
2) Formale: è la forma o il modello, l'essenza necessaria di una cosa.
3) Efficiente: ciò che dà inizio al mutamento o alla quiete, ciò che origina qualcosa.
4) Finale: scopo a cui una cosa tende.
Le 4 cause sono specificazioni della sostanza intesa globalmente.
f) La concezione aristotelica di Dio
Dei 4 significati di metafisica abbiamo parlato di quello che studia l'essere in quanto essere e quello che studia la sostanza. Rimangono da chiarire quello per cui la metafisica è la scienza delle cause ultime e quello per cui è la scienza di Dio. In realtà dicendo che la metafisica studia l'essere e la sostanza si presuppone che studi le cause ultime. Ora ci occuperemo di Dio. La dimostrazione dell'esistenza di Dio è tratta dalla cinematica, dottrina generale del movimento: tutto ciò che è in moto è necessario sia stato messo in moto da qualcos'altro. In questo processo di rimandi non si può risalire all'infinito, perciò è necessario che ci sia stato un principio primo ed immobile, causa iniziale di ogni movimento.
Dio è il motore del primo cielo. Ma il ragionamento che dimostra l'esistenza di dio può essere ripetuto a proposito di tutti i cieli. I movimenti degli altri cieli sono continui ed eterni e presuppongono quindi l'esistenza di motori immobili. Anche se il pensiero di Aristotele Manifesta un monoteismo, tende di fatto al politeismo.
g) La fisica
FISICA → MOVIMENTO → 1) MOTI LOCALI; 2) ASTRONOMIA
1) Moto locale: spostamento di un oggetto da un luogo ad un altro
• Moti naturali: tendenza verso il luogo naturale; i corpi cadono verso il luogo naturale proporzionalmente al loro peso (sasso → terra).
• Moti violenti, artificiali: allontanano dal luogo naturale un oggetto.
Il moto locale è di tre tipi:
• Dal centro del mondo verso l'alto →aria, fuoco
• Dall'alto verso il centro del mondo → acqua, terra
• Movimento circolare (moto perfetto) tipico solo del 5° elemento → etere
2) Astronomia: si basa sul dualismo.
Terra: mondo sub - lunare, è corruttibile (diviene, nasce, muore)
Cielo: mondo lunare, è incorruttibile, perfetto
Aristotele ora si pone due domande:
• Perché le stelle non cadono?
• Come fanno a muoversi?
Ci sono sfere concentriche al cui centro c'è la terra. Le sfere, fatte di etere, ruotano intorno alla terra e portano come infissi la terra (geocentrismo); le sfere sono mosse dal motore immobile.
Ognuno dei 4 elementi ha nell'universo un suo luogo naturale. Se sono allontanati da essi con un moto violento, tendono a ritornarci con un moto naturale. Il luogo naturale è determinato dal peso dell'elemento; in ordine, terra, acqua, aria e fuoco.
È difficile immaginare il moto circolare dei pianeti per gli antichi poiché esso è ellittico. Nel caso dei moti violenti, per esempio un sasso lanciato in aria, la mano è il motore, il sasso si muove per inerzia.
Aristotele, però, non aveva il concetto di inerzia e quindi sosteneva che il sasso apre l'aria, che finisce all'indietro spingendolo, il motore quindi è l'aria.
h) Psicologia e gnoseologia
La psicologia è una parte della fisica che studia l'anima. L'anima è forma incorporata delle materia. È l'altro primo di un corpo che ha la vita in potenza, la facoltà che permette al corpo, vita in potenza, di essere vita in atto.
Aristotele rifiuta quindi il modello naturale - materiale e distingue 3 funzioni fondamentali dell'anima:
• Funzione vegetativa: potenza nutritiva e riproduttiva propria di tutti i viventi.
• Funzione sensitiva: sensibilità e movimento, propria di animali e uomo.
• Funzione intellettiva: propria dell'uomo.
Le funzioni più elevate possono sostituire quelle inferiori ma non viceversa.
Aristotele afferma che i 5 sensi sono particolari ma allora come fanno ad arrivare a concetti universali?
Dall'empirismo si rischia di cadere nel relativismo, ma Aristotele non fa questo errore, perché ha sempre difeso il valore universale delle scienze. Aristotele si chiede: come facciamo da 5 sensi ad arrivare a concetti universali? Sull'immagine dei 5 sensi interviene l'intelletto (anima razionale). Astrazione universalizzatrice: procedimento inconscio che consiste nel separare i caratteri particolari dalla forma universale.
Aristotele è un empirista non relativista. Egli applica il principio del primato dell'atto anche alla conoscenza perché anch'essa diviene (si arrichisce ed invecchia) e arriva a dire che deve esistere un intelletto agente.
i) L'etica
Studia il bene e il male e i comportamenti dell'uomo. Tutti nei loro comportamenti tendono alla felicità. I fini delle attività umane sono molteplici ma ci deve essere un fine supremo, che Aristotele identifica nella massima felicità possibile ( che spesso l'uomo non raggiunge). La teoria che dice bene = felicità si dice eudemonismo. Dobbiamo conoscere la natura di una cosa per chiederci come ci si deve comportare. Aristotele non è un relativista etico perché per essere felici, secondo lui, dobbiamo realizzare la nostra forma ciò per cui siamo uomini. La felicità per l'uomo stà nel fare l'uomo. Qual è la forma - natura dell'uomo? È l'anima razionale; realizzando questa natura saremo più felici. Vi sono due virtù fondamentali, quella intellettiva e quella morale.
Il fine del filosofo è portare l'uomo alla felicità. Per Aristotele non esiste un bene estraneo all'uomo, nel mondo delle idee. Ognuno però può fare ciò che vuole perché questo non dà la felicità.
j) La politica
L'individuo non basta a sé stesso, non può provvedere da solo ai suoi bisogni, giungere attraverso le leggi da solo alla virtù. Ecco la necessità della vita associata. Lo stato è una comunità basata non solo sull'assistenza umana ma anche su quella materialmente e spiritualmente felice. Quindi una comunità nonpuò essere formata da schiavi o animali. Ci sono individui schiavi per natura incapaci delle virtù più elevate.
Aristotele non cerca uno stato ideale né uno schema pratico già esistente, segue una mezza via. Il problema è trovare la costituzione più adatta a tutte le città, basandosi su quelle esistenti e migliorandole.
Aristotele critica Platone perché la sua politica è assurda, la sua concezione dello stato non tiene conto dell'uomo, di affetti e sentimenti.
Vi sono 3 tipi di costituzione:
• MONARCHIA: governo di 1 → degradazione in Tirannide
• ARISTOCRAZIA: governo dei migliori →degradazione in oligarchia (solo i più ricchi)
• POLITIA: governo di tutti → demagogia (vantaggio ai poveri)
Aristotele preferisce un governo democratico, infatti la politia è una democrazia temperata con l'oligarchia. Aristotele non descrive un governo ideale, ma le condizioni per raggiungere la forma migliore: costituzione tale da provvedere alla prosperità materiale e virtuosa; il numero dei cittadini deve essere equo; le condizioni geografiche devono essere adatte; i cittadini devono essere coraggiosi ed intelligenti; devono esserci le 3 classi platoniche (esclusa la comunanza di donne e beni); devono comandare gli anziani; tutti devono essere ugualmente educati alla pace.
k) La poetica
L'arte è imitazione, che può essere fatta con mezzi, modi e oggetti diversi. La poetica riguarda la Tragedia e la Commedia, criticate da Platone, lodate da Aristotele. La Tragedia è uno spettacolo pubblico, considerata strumento di educazione, obbligatorio parteciparvi, chi assisteva e non lavorava era risarcito. Poetica e Retorica riguardano la produzione del possibile, del verosimile. Riguardo alla poetica sono importanti le 3 unità aristoteliche:
1. Tempo: devo assistere alla commedia in tempo reale; durata cronologica = durata scenica.
2. Spazio: la scena del teatro deve essere sempre la stessa.
3. Azione: l'azione deve essere consecutiva, senza interruzioni.
L'arte per Aristotele, quindi, ha funzione catartica: purifica le passioni. Identificandosi nel personaggio, lo spettatore viveva la vicenda e usciva purificato. Alcuni intendono una purificazione in senso etico, altri una liberazione psicologica temporanea dalle passioni.
PUNTI ESSENZIALI SU ARISTOTELE
• Con Platone la polis era in decadenza ma con Aristotele le polis perdono la loro esistenza (la decadenza è irreversibile) quindi la partecipazione alla vita politica perde importanza.
• Aristotele si occupa della conoscenza scientifica del mondo non più di politica.
• Fu discepolo di Platone
• Aristotele, alla morte di Platone, tradisce il suo messaggio criticando la filosofia di Platone.
• Nel 342 viene chiamato dal re di Macedonia per educare suo figlio (Alessandro Magno).
• A. torna ad Atene e con il ricompenso di Alessandro fonda la sua scuola (il Liceo).
• Peripatetici = chi ascolta, studia e segue le lezioni camminando per i cortili della scuola.
• Le sue opere sono divise in due: gli Esoterici [rimasti a noi] (non uscivano dalla scuola, più difficili, appunti privati) e gli Essoterici (destinati al pubblico.
• Suddivisi gli scritti esoterici in: scritti di logica, di metafisica, di fisica e matematica, e di etica, politica e retorica.
• Per le differenze e similitudini tra A. e P. vedi sopra.
• Le scienze secondo A. si dividono in: a.) Scienze Teoretiche (metafisica, fisica e matematica → il necessario ossia non può essere diverso da così); b.) Scienze Pratiche (l'etica e politica → agire individuale e collettivo); c.) Scienze Poetiche (produzione di opere o di oggetti).
• A. dà 4 definizioni di metafisica (filosofia prima): Vedi sopra.
• Infatti la matematica (filosofia seconda) ha per oggetto l'essere come quantità, la fisica (filosofia seconda) come movimento; la metafisica solo in quanto tale.
• L'essere si manifesta in una molteplicità di maniere.
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