Aristotele

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia
Download:208
Data:01.09.2005
Numero di pagine:26
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
aristotele_34.zip (Dimensione: 29.86 Kb)
trucheck.it_aristotele.doc     137.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Treviso, 21 novembre 2003
ARISTOTELE
LA VITA
Nasce a Stagira nel 384 a.C. . Suo padre fa il medico alla corte del re Filippo di Macedonia. Rimasto orfano, all’età di 20 anni va ad Atene nel periodo del viaggio di Platone in Sicilia, ed entra nell’Accademia Platonica, dove rimane per vent’anni e conosce i più grandi intellettuali del tempo. Alla morte di Platone, Aristotele lascia l’Accademia perché in disaccordo con il nuovo direttore, Speusippo, e si reca in Asia Minore per delle ricerche scientifiche. Nel 343 viene chiamato da Filippo a educare il figlio Alessandro, incarico che dura fino al 336. Nel 336 apre una scuola vicino al tempio di Apollo Licio, per cui la scuola prende il nome di LICEO. La scuola è anche detta PERIPATO (o scuola peripatetica) perché Aristotele insegna passeggiando. Nel 323, in seguito alla morte di Alessandro, una reazione anti macedone costringe Aristotele a rifugiarsi nella Calcide, dove muore nel 322.
LE OPERE
Gli scritti essoterici, dialoghi destinati alla pubblicazione, sono scomparsi. Sono rimasti invece gli appunti destinati all’insegnamento nel Liceo, organizzati e raggruppati da 100 a 200 anni dopo la sua morte.
 ORGANON (strumento): scritti di logica, strumento per un uso corretto del pensiero. Comprende gli ELENCHI SOFISTICI, confutazioni delle teorie sofiste.
 OPERE DI FISICA
 opere di FILOSOFIA PRIMA, poi detti di METAFISICA (meta ta physica oltre il sensibile)
 opere ETICHE: Etica Nicomachea (destinata al figlio Nicomaco) ed Eudemia (per Eudemo)
IL RAPPORTO CON PLATONE
Secondo lo storico Diogene Laerzio, Aristotele è il più genuino discepolo di Platone, anche se assume posizioni diverse, perché il vero discepolo percorre una propria strada a partire dagli insegnamenti del maestro.
Diversità rispetto a Platone:
 non si occupa della dimensione mistico-religioso-escatologica, cioè non ha interesse per la preesistenza e l’immortalità dell’anima. Non utilizza il mito, ma opera una rigorizzazione della fisica in termini razionali
 ha interesse per le SCIENZE NATURALI, non nella geometria di Platone (dai principi primi alle teorie), ma nelle scienze empiriche, che partono da una raccolta e un’organizzazione di dati.
 le opere che ci rimangono non sono dialogiche ma ORGANICHE, quindi le idee sono sistemate in un discorso unitario
 distingue nettamente i TEMI di ricerca, rivelando che ogni ognuno di questi necessita di un metodo specifico: NON esiste una scienza fondamentale, ma ogni scienza è AUTONOMA rispetto alle altre.
CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE
Tutte le scienze vertono su cose che ESISTONO, quindi riguardano l’Essere, in ambiti diversi: empirico, contingente, necessario. Questa è una pluralità di scienze autonome, non finalizzate ad essere unificate nella geometria o nella filosofia di Platone.
TEORETICHE essere necessario
SCIENZE PRATICHE
POIETICHE
SCIENZE TEORETICHE
Sono formate dalla FILOSOFIA PRIMA, o METAFISICA e FILOSOFIA SECONDA, o FISICA (psicologia e matematica). E’ la ricerca del sapere fine a se stesso, non condizionato da un criterio di utilità o di ricchezza.
SCIENZE PRATICHE
Riguardano l’uomo come singolo e come polis, e il modo di raggiungere la sua perfezione morale (etica e politica).
SCIENZE POIETICHE
Da poiei = fare riguardano il fare, cioè le attività artigianali. Variano costantemente. Aristotele non le analizza a fondo.
Gerarchia delle scienze
Le scienze teoretiche sono superiori perché sono un sapere fine a se stesso. Siccome non è condizionato dalla realtà, è libero e disinteressato. Nelle scienze pratiche o poietiche, invece, il fine è esterno ad esse, quindi non sono libere perché condizionate. Anche l’oggetto è superiore, perché ha più valore l’Essere necessario. Solo chi è libero può praticare le scienze teoretiche.
LA METAFISICA
E’ la filosofia più importante, ma non è fondamentale in assoluto. Il termine metafisica viene usato in seguito, a sostituzione di filosofia prima.
Definizioni di metafisica:
 studia le CAUSE e i PRINCIPI PRIMI, ciò che determina la realtà materiale e non
 studia l’ESSERE
 studia la SOSTANZA
 studia DIO come principio primo
Aristotele identifica la metafisica con la TEOLOGIA, perché le prime tre definizioni rinviano all’ultima: Dio è la causa, l’essere e la sostanza di tutto.
Mentre i filosofi moderni (dal ‘600) ritengono che quelli precedenti abbiano sbagliato, Aristotele parte dal presupposto che l’uomo sia un ANIMALE RAZIONALE, quindi la ragione è presente in tutti gli uomini, e anche i filosofi precedenti hanno avuto un po’ di ragione. Oltretutto, le definizioni della metafisica provengono da filosofi precedenti: la CAUSA è l’ARCHÈ come materia o forma; l’ESSERE proviene da Parmenide e da Platone; la SOSTANZA è ciò che è una cosa; DIO può essere identificato con l’intelligenza di Anassagora o il Demiurgo platonico.
Secondo Aristotele, la metafisica è INUTILE perché non produce effetti concreti, ed è libera perché il sapere fine a se stesso non è legato a necessità materiali o politiche.
Quali e quante sono le cause?
Devono necessariamente essere finite perché altrimenti non ci sarebbe alcuna spiegazione. Sono i PRINCIPI che fondano la realtà:
 CAUSA MATERIALE (fisici): la materia concreta di cui una cosa è fatta
 CAUSA FORMALE (Democrito, Platone): è la FORMA o ESSENZA, ciò che fa sì che una cosa sia quella e non un’altra
 CAUSA EFFICIENTE (Anassagora): ciò che determina il divenire
 CAUSA FINALE (Platone perché tutto tende al bene): ciò per cui una cosa esiste e diviene
Tutto ciò non ha nulla di originale. Aristotele, però, è il primo a considerare tutte queste cause contemporaneamente.
Che cos’è l’ESSERE?
Essere e suoi significati E ONTOLOGIA
La metafisica di Aristotele considera l’essere in quanto tale, a prescindere dalle determinazioni, e ciò che gli compete. Non si identifica con le altre scienze perché questa studia l’essere tutto intero, mentre le altre ne considerano degli specifici ambiti.
Per Parmenide l’essere solo è, ed è unico ed univoco.
Per Platone l’essere è la molteplicità delle determinazioni. Implica il non essere inteso come diverso. Non ammette il mondo nell’essere perché è METAXÜ.
Per Aristotele è essere ogni ente, tutto ciò che esiste. Ciò che non rientra nella sfera del nulla rientra in quella dell’essere. L’essere è ENTE, principio unificatore della realtà che non ammette caratterizzazioni, perché è sintesi delle determinazioni e del loro esistere nella loro concretezza. La filosofia, quindi, è la SCIENZA DELLA TOTALITÀ DELL’ENTE.
ANALOGIA DELL’ESSERE
Aristotele afferma che l’essere non è univoco (AParmenide), non è equivoco, non è genere, ma è ANALOGO.
L’essere non è univoco per la sua molteplicità di significati.
Es.: Socrate è Socrate è filosofo Socrate è morto
L’essere non è equivoco: non ha una molteplicità di significati diversi non relazionati fra loro (come il Leone costellazione non c’entra con il leone animale).
L’essere non è genere ( Platone: primo dei 5 generi sommi), ma è TRANSGENERICO, ancor più esteso dei generi sommi. Esso non è genere perché il genere non si attribuisce mai alla specie.
Es.: l’animale uomo è razionale E ANIMALE = genere; RAZIONALE = specie NON si può dire che il razionale è animale perché Dio è razionale ma non animale.
L’essere, invece, si predica di TUTTO perché tutto è essere, quindi non è genere perché non è limitato.
L’essere è analogo, perché ha una molteplicità di significati tutti relazionati ad un principio primo. L’unità deriva dalla relazione con l’identico principio o realtà, detto SOSTANZA. L’essere è sostanza e tutto ciò a cui la sostanza si riferisce, anche in modi diversi.
Es.: SANO organismo, colorito, nutrimento.
organismo in salute
colorito segno di salute
nutrimento dà salute
L’essere ha quattro significati fondamentali, tutti riferiti alla sostanza:
 ESSERE PER SÉ
 ESSERE come ACCIDENTE
 ESSERE come VERO
 ESSERE come POTENZA e ATTO
ESSERE PER SÉ: è formato da categorie, caratteri, generi sommi e fondamentali che non possono essere trascesi: sostanza o essenza, qualità, quantità, relazione, azione, patire, spazio, tempo, [avere, giacere]. Tutti questi caratteri sono in relazione con la sostanza.
Es.:
Socrate
è un
alto
filosofo
ateniese
sostanza
quantità
qualità
luogo
La sostanza è il punto di riferimento per gli altri caratteri, che esistono solo in sua presenza.
ESSERE COME ACCIDENTE: essere che non è sempre e nemmeno per lo più, ma solo talvolta
Es.: uomo musico può darsi che un uomo sia un musico, ma di solito non lo è
Si riferisce alla sostanza, ma non è una categoria: qualunque essere ha necessariamente una qualità, ma il tipo di qualità varia perché è accidentale.
ESSERE COME VERO: è un fatto puramente mentale. E’ studiato dalla LOGICA.
ESSERE COME ATTO E POTENZA: sono sempre in relazione l’uno con l’altro. La POTENZA è ciò che non è in atto ma lo può diventare; l’atto è ciò che realizza una potenza. Se non c’è la potenza, non si può compiere l’atto.
Es.: VEGGENTE in potenza = uomo che ha la vista ma tiene gli occhi chiusi
in atto = uomo che tiene gli occhi aperti e vede
Hanno significati diversi, quasi opposti, ma sono entrambi essere. Si definiscono per reciproca negazione H contro i Megarici: sostenevano che non esistesse il divenire.
Esempio:
FOGLIO: atto : bianco
potenza grigio, perché posso sporcarlo

QUALITÀ: atto e potenza si riferiscono ad una categoria, quindi alla sostanza.
L’essere è analogo perché i 4 caratteri fondamentali, che diventano 9, si riferiscono alla SOSTANZA.
TEORIA DELLA SOSTANZA: la sostanza è prima su tutto perché è prima per tempo, per conoscenza e per nozione.
2 problemi:
1. Quali sostanze esistono?
2. Cos’è la sostanza?
Siccome tutti i filosofi ammettono l’esistenza delle sostanze sensibili, Aristotele parte da ciò che è evidente per tutti.
Cos’è la sostanza?
1. MATERIA fisici
2. FORMA Platone. Sostanza = quod quid erat esse; to ti en einai
3. SINOLO SIN = con, OLOS = tutto unione di materia (determinata) e forma (determinante). Proviene dal SENSO COMUNE.
Es.: UOMO = CORPO + ANIMA
sinolo materia forma
 La sostanza NON INERISCE (inerire = essere unito) a niente, ma tutto inerisce ad essa. E’ sempre soggetto.
 SUSSISTE PER SÉ: Socrate esiste sia se è filosofo, sia se non lo è.
 E’ INDIVIDUALE, qualcosa di determinato , l’universale non è sostanza.
 E’ UNITARIA: un mucchio di sassi non è sostanza perché lo si può scomporre. L’uomo è sostanza perché senza testa non è più uomo.
 E’ ATTO.
Le tre forme soddisfano queste caratteristiche?
1. La MATERIA soddisfa solo la prima, perché non sussiste per sé in quanto determinata dalla forma, non è determinata in quanto cambia, non è unitaria, non è atto ma sempre e solo potenza.
2. La FORMA sì, perché non inerisce, esiste in rapporto alla materia ma la determina, quindi è superiore; esiste per sé, in quanto a livello di pensiero si può separare la forma dalla materia ed esistono forme che sono sostanze (es.: Dio = sostanza senza materia); è determinata, unitaria, atto.
3. il SINOLO le soddisfa tutte quante, perché è materia e forma.
Sia il sinolo che la forma soddisfano tutte le condizioni. Qual è più sostanza?
Il sinolo è primo dal punto di vista empirico, ma dal punto di vista dell’essere e della causa è prima la FORMA, perché è causa determinante del sinolo.
Es.: Socrate è Socrate grazie alla sua anima, quindi alla forma.
Siccome la forma è più importante, essa è PRINCIPIO DI STRUTTURA della materia. La struttura è IMMANENTE, cioè sta dentro e non è universale.
Es.: la sostanza non è l’Uomo, ma Tizio, Socrate, Platone, …
La forma è la STRUTTURA ONTOLOGICA che fa sì che una cosa sia quella.
Conseguenze:
* Mentre per Platone le forme sono universali e per sé, per Aristotele esistono solo in concretezza, e ad essere conoscibile è la forma perché la materia ha caratteri di non conoscibilità. Per lo stesso motivo, le cose concrete non sono mai totalmente conoscibili perché formate di materia. La materia causa la MOLTEPLICITÀ. Il principio di individuazione è la MATERIA SIGNATA (Es.: Socrate è diverso da Platone).
* La MATERIA è sempre POTENZA, la FORMA è sempre ATTO. Il sinolo è unione di materia e forma: è prevalentemente atto, ma ha sempre un aspetto di potenzialità. La sostanza priva di materia è solo atto, ma quella che ha la materia CAMBIA, perché la potenza cambia.
* La forma è una PERFEZIONE che si va attuando per raggiungere un fine. La forma è orientamento intrinseco di ogni realtà. Ogni cosa racchiude ciò che deve essere.
ENÈRGHEIA = energia, forza
ATTO
ENTELEKÌA o ENTELÈKEIA EN = in; TELE da TELOS = fine; KEIA da EKEI = avere fine in se stessa.
Es.: forma dell’uomo = razionale E l’uomo ha la ragione, ma deve usarla per diventare sempre più razionale
* L’atto ha priorità logica perché si capisce la potenza solo in relazione all’atto. L’atto ha priorità ontologica.
Es.: TRONCO se non c’è il falegname non diventa sedia. Se il falegname non ha l’idea di sedia il tronco non diventa sedia.
L’ipotesi dell’atto:
1. spiega l’unione di anima e corpo: l’anima è ciò che rende vivo il corpo
2. supera le aporie eleatiche e megariche sul divenire: il divenire è il passaggio da atto a potenza
3. spiega perché la forma è unita alla materia.
DIMOSTRAZIONE DELL’ESISTENZA DI DIO
Le quattro definizioni di sostanza si riferiscono a Dio. Aristotele dimostra la sua esistenza attraverso l’analisi di tre tipi di sostanze:
• sensibili – corruttibili
• sensibili – incorruttibili: i CIELI sono sensibili ma non cambiano mai, quindi sono eterni e immutabili
• non sensibili e incorruttibili n DIO
IL MOTORE IMMOBILE
Se tutte le sostanze sono corruttibili, allora tutto è corruttibile perché si riferisce alla sostanza. Il TEMPO, però, è ETERNO.
Se il tempo avesse un inizio ed una fine, ci sarebbero un prima e un dopo, ma sarebbero ancora tempo, quindi il tempo è eterno. Siccome il tempo è MISURA del MOVIMENTO, allora anche il movimento è eterno.
Ci deve essere una CAUSA del movimento. Se la causa è immobile il ragionamento regge. Se la causa è essa stessa in movimento, ha bisogno di un’altra causa. Si può giungere ad un REGRESSO ALL’INFINITO e mai ad una causa prima.
Se non c’è una causa prima non ci sono neanche le cause seconde, quindi non ci deve essere un regresso all’infinito ma si deve per forza giungere alla causa prima.
La causa prima del movimento è il MOTORE IMMOBILE
Caratteristiche del motore immobile:
 ETERNO.
 IMMOBILE.
 E’ ATTO PURO, perché, se fosse potenza, tenderebbe a diventare atto e a muoversi, o potrebbe muovere e non muovere, ma deve sempre muovere.
 E’ SPIRITUALE, perché altrimenti sarebbe potenza e tenderebbe a muoversi.
 Come fa a muovere e a non muoversi? Muove COME OGGETTO DI AMORE E DI INTELLIGENZA, perché qualcosa che incuriosisce fa muovere. Muove NON COME CAUSA EFFICIENTE, ma COME CAUSA FINALE, ciò a cui tutto tende.
 Dio non è causa efficiente: non ha creato il mondo perché questo non ha avuto inizio, ma esiste da sempre perché Dio da sempre attrae
 Non è esistita prima la materia (potenza) e dopo il mondo (atto), come per Platone, quindi non c’era un caos originario, perché altrimenti ci sarebbe stato un primato della potenza sull’atto.
 E’ immobile E è perfezione assoluta è vivo che tipo di vita ha? Per analogia a noi, che ci sentiamo felici e perfettamente realizzati quando siamo in possesso della conoscenza, il motore immobile pensa e contempla costantemente. Pensa solo alle cose perfette, quindi pensa solo a se stesso. Il pensiero del pensiero è atto puro e piacere.
 E’ UNICO, perché la causa prima è una.
 Anche il nostro mondo è unico; il governo di uno è migliore del governo di più di uno.
n MONOTEISMO ESIGENZIALE: c’è un unico motore ma ci sono più dei. E’ vivo tutto ciò che è eterno (anima, intelligenze, cieli, …)
 Il motore immobile non pensa al mondo I non è creatore
 E’ oggetto d’amore ma non ama perché è perfetto e ha tutto, mentre si ama ciò che non si ha.
RAPPORTO CON PLATONE
Fisici F Archè = Essere = unità
sovrasensibile motore immobile
Platone Aristotele
chora mondo sensibile
In seguito si ritorna all’unità dell’essere. Per il Cristianesimo l’essere è Dio, il resto è creato.
Per Platone le idee, o forme, sono causa della realtà. Sono immanenti, diversi dalle cose, trascendenti.
Come fanno ad essere immanenti e trascendenti?
Per Aristotele le forme sono SOLO immanenti: l’entelekeia è la struttura che plasma il sensibile. Il mondo platonico delle idee corrisponde allora al MONDO DELLE STRUTTURE IMMANENTI delle cose.
CONOSCERE C Platone P conoscere le idee Aristotele conoscere le strutture delle cose

partire dal sensibile per conoscenza sempre legata al
arrivare al sovrasensibile sensibile
Aristotele, comunque, NON SOPPRIME IL SOVRASENSIBILE perché il MOTORE IMMOBILE e le 55 INTELLIGENZE che muovono i cieli esistono e sono eterne e immutabili. La stessa anima umana è intellettiva e spirituale. Mentre per Platone il sovrasensibile è intelligibile ma non intelligente (perché superiore), per Aristotele il sovrasensibile è INTELLIGIBILE E INTELLIGENTE, perché il motore immobile pensa a se stesso, quindi il sovrasensibile è il REGNO DELL’INTELLIGENZA.
LA FISICA
E’ seconda rispetto alla metafisica. Studia il SENSIBILE caratterizzato dal MOVIMENTO. E’ detta METAFISICA DEL SENSIBILE. E’ una fisica QUALITATIVA, basata sulla RICERCA DELL’ESSENZA.
metafisica
Motore immobile
fisica
La fisica parte da Dio perché il motore immobile è causa del mondo.
La metafisica e la fisica sono NETTAMENTE DISTINTE perché hanno oggetto e metodo diverso. Cambia il concetto di phüsis, che supera quello dei presocratici perché non è il tutto, ma una parte del tutto.
Aristotele cerca l’ORIGINE della fisica e del sensibile.
Risponde alle obiezioni degli eleati attraverso l’uso di atto e potenza. Il MOVIMENTO è passaggio da potenza ad atto. Non è non essere assoluto, perché sia atto che potenza sono essere s il movimento è passaggio da un modo di essere ad un altro, è INTERNO all’essere. E’ un passaggio da non essere in atto ad essere in atto, non da non essere ad essere.
Il movimento è l’atto o l’attuazione di ciò che è potenza in quanto tale.
Rispetto alle categorie, il movimento è:
 SOSTANZA nascita – morte
 QUALITÀ alterazione
 QUANTITÀ aumento – diminuzione
 LUOGO traslazione
Sono necessari tre dati per il movimento:
 IPOKEIMENON = SUBSTRATUM = sostrato. E’ la base che resta tale anche nel cambiamento: una cosa resta se stessa ma cambia il quantità, qualità, ecc.
 PRIVAZIONE: prima non si ha qualcosa, che viene aggiunta con il movimento. E’ determinata, sempre indirizzata a un tipo di mutamento (contro Anassagora).
 FORMA: ciò che si tende ad assumere.
Chi è soggetto del mutamento?
Solo ciò che è materiale, perché solo la materia è potenza S solo i SINOLI cambiano.
Causa materiale e formale C intrinseche
efficiente esterna
finale senso e positività del divenire i tendere alla forma
Tutta la realtà è strutturata TEOLOGICAMENTE perché ha un fine.
SIGNIFICATI DI NATURALE:
 Ciò che è REGOLARE. Non vale il sempre, ma il PER LO PIÙ, talvolta è accidente, perché la materia è irrazionale. C’è scienza perché c’è irregolarità.
 Ciò che ha un PROPRIO FINE INTRINSECO = norma interna alla realtà. Il fine è la realizzazione della propria forma (entelekeia).
L’uomo è ANIMALE RAZIONALE:
 Di norma l’uomo ha l’uso della ragione.
 Deve tendere ad essere sempre più razionale perché il razionale è la sua forma.
LO SPAZIO
Gli oggetti si muovono in un luogo, spazio naturale ed assoluto.
L’ACQUA e la TERRA tendono al BASSO, l’ARIA e il FUOCO tendono all’ALTO (con alto e basso assoluto), con MOVIMENTO RETTILINEO.
I singoli luoghi o spazi sono il LIMITE del CORPO CONTENENTE, perché questo è CONTIGUO al CONTENUTO.
Es.: SECCHIO D’ACQUA: la parete interna è il limite del contenuto
Siccome un luogo è limite del contenuto, NON C’È IL VUOTO. Se ci fosse, il corpo conterrebbe il nulla. Il luogo è IMMOBILE.
Es.: il luogo di una nave in movimento è il FIUME, che nel complesso è immobile.
Il mondo è finito è ha il CIELO come limite. Il cielo può muoversi solo CIRCOLARMENTE perché è spazio, quindi è contenuto. Se non si muovesse in circolo, uscirebbe dal proprio limite.
IL TEMPO
Il tempo è legato al movimento: se non ci fosse movimento, non avvertiremmo il tempo. Il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi. Il prima e il poi ci sono perché esiste un movimento continuo. Condizione del movimento è l’anima, che misura il tempo.
IL PROBLEMA DELL’INFINITO
L’infinito tende ad essere finito, quindi non è atto ma solo potenza perché l’atto è compito e perfetto. Il mondo è finito perché è in atto.
L’infinito è:
* numero (n+1)
* spazio, in quanto divisibile all’infinito
* tempo, perché si può sempre aggiungere un istante.
Aristotele pensa all’infinito solo in termini spaziali, non all’infinito immateriale e spirituale (Eraclito A è impossibile raggiungere i confini dell’anima).
L’ETERE
I cieli non cambiano mai, sono incorruttibili ma sensibili. Il mondo sublunare è composto di 4 elementi, con cui si nasce e si muore. I cieli non sono composti dei 4 elementi perché non nascono e non muoiono: sono composti del 5° elemento o 5° essenza, detta ETERE.
L’etere è sensibile perché si muove circolarmente. Siccome è sempre fermo in aria, non è né leggero né pesante, mentre l’acqua e la terra sono pesanti, l’aria e il fuoco leggeri. Il mondo sublunare è soggetto ai 4 tipi di divenire e gli elementi sono trasformabili l’uno nell’altro (contro Empedocle).
LA MATEMATICA
Per Platone è la scienza fondamentale, che unifica tutte le scienze ed è necessaria per i filosofi; secondo Aristotele no, perché noi vediamo le cose sensibili per quel che sono.
ASTRAZIONE (() = prescindere da alcuni dati
Esempio:
cosa sensibile
c
solido di 3 dimensioni
s
superficie di 2 dimensioni
s
linea in 1 dimensione
l
punto
p
unità
Mentre per Platone la matematica struttura la realtà, per Aristotele la matematica esiste solo nella nostra mente, e gli enti matematici non sono né reali né immaginari: esistono in potenza nella realtà, in atto solo nella mente, e sono frutto dell’astrazione.
LA PSICOLOGIA
Aristotele ne parla nel De Anima. Studia l’essere vivo, gli esseri animati.
Gli esseri animati si differenziano da quelli inanimati per l’ANIMA, il principio che dà loro la vita , CONCEZIONE ILEMORFICA: il corpo è la materia, l’anima la forma; il corpo ha una vita, data dall’anima.
Definizione di anima: sostanza come forma di un corpo fisico, che ha vita in potenza. La sostanza come forma è entelekia, quindi l’anima è entelekia di un corpo così fatto.
a Diversità radicale rispetto a Platone, perché tra anima e corpo non c’è dualità ma unità.
L’anima razionale è forma del corpo dell’uomo. Essa conosce il motore immobile, che è eterno. Siccome il simile conosce il simile, l’anima è affine al motore immobile, e quindi eterna. Non ci sono dimostrazioni al riguardo.
vegetativa (vegetali)
ANIMA sensitiva (animali)
razionale (uomo)
è un’UNICA anima: l’anima superiore svolge le funzioni di quelle inferiori.
ANIMA VEGETATIVA: presiede alla nascita, alla nutrizione, alla crescita; assimila la materia. Secondo i fisici la crescita ha una causa materiale. Se così fosse, visto che la materia non è intelligente, la crescita sarebbe casuale. Siccome invece la crescita è armonica, serve un principio che presieda alla crescita, che non sia materiale: l’anima vegetativa. Le cause materiali (caldo, fuoco, …) sono solo mezzi di cui si serve l’anima. Ogni essere si riproduce perché vuole vivere per l’eternità continuando la propria vita in un altro. L’eternità non è del singolo, ma della specie.
ANIMA SENSITIVA: presiede il movimento e le capacità sensoriali, funzioni diverse rispetto a quelle dell’anima vegetativa, che possiedono gli animali e gli uomini. Secondo i fisici, la sensazione è una modifica da parte del simile o del dissimile. Secondo Aristotele, la conoscenza parte dall’anima sensitiva.
Che cos’è la sensazione?
I 5 sensi sono in potenza, perché può darsi che non si percepisca nulla. L’atto avviene attraverso l’oggetto specifico.
Esempio: LUCE = oggetto specifico che porta la vista da potenza ad atto (musica udito).
Il senso è come il combustibile, che ha bisogno del comburente per prendere fuoco.
Il senso assimila l’oggetto come forma, immagine sensibile. I 5 sensi, quando c’è un oggetto specifico, non si sbagliano mai. Ci sono dei fatti che non sono oggetto specifico, ma vengono colti da più di un senso: non sono oggetto specifico il movimento, la quiete, la figura, la grandezza, il sentire, il dissentire. Su questi oggetti l’anima può sbagliare.
Vale la teoria del DISSIMILE: il dissimile fa diventare atto la potenza.
Esempio: CERA: vi si imprime la forma con il sigillo; resta la forma, ma non la materia del sigillo, come noi, che assimiliamo la forma, non la materia.
La sensazione si colloca nella fantasia, che si conserva e diventa memoria, da cui deriva l’esperienza, composta di più fatti mnemonici simili. La conoscenza parte dalle sensazioni perché l’uomo è sinolo, cioè materia e forma, e la sua anima non è autonoma dal corpo. Nihil est intellectu quod non fuerit in sensu : non esiste alcun innatismo, tutto si ricava dall’esperienza.
L’anima sensitiva presiede il movimento: la sensazione determina il desiderio, che provoca il movimento. Si ripete ciò da cui si ricava piacere.
ANIMA RAZIONALE: il pensiero non è riducibile alla sensazione. Il pensiero in potenza, o intelletto potenziale, è in grado di cogliere i concetti, cioè la forma intelligibile. L’intelletto in atto fa passare da potenza ad atto: l’intelletto in atto illumina la forma sensibile, che si divide in materia e forma. L’intelletto in potenza riesce a cogliere la forma.

Socrate S brutto
L’intelletto in atto divide il corpo dall’anima, così si riesce a capire che Altro uomo bello sono tutti e due uomini.
La forma intelligibile corrisponde all’idea di Platone. La diversità sta che l’idea platonica si colloca nell’Iperuranio, mentre la forma di Aristotele si trova nel corpo ed è individuale.
Si assimilano le forme intelligibili. L’intelletto potenziale, come potenza, sarebbe legato al corpo, invece non è legato alla materia.
Esempio: l’occhio è fatto per vedere, l’udito per sentire, perché la potenza di una materia è sempre determinata. Se l’intelletto in potenza fosse legato alla materia, non potrebbe conoscere tutto. Invece, staccato dal corpo, può conoscere tutto ’ contraddizione: come può essere potenza se non è legato alla materia?
L’intelletto in atto è sempre in atto. Non è legato alla materia, è impassibile (non è determinato, non cambia), non è mescolato, è intatto nella sua essenza. Ha le stesse caratteristiche del motore immobile L l’intelletto si trova nell’anima, ma esce da fuori e lui solo è divino. Le altre facoltà dell’anima sono inferiori all’intelletto. L’intelletto in atto è proprio in ogni persona (nel Medioevo sarà Dio, unico per tutti), trascendente, soprasensibile rispetto al corpo n dimensione sovraempirica.
La forma intelligibile diventa concetto, poi universale attraverso l’ASTRAZIONE. Nella mente diventa forma comune.
L’universale esiste in atto solo nella nostra mente, non nell’Iperuranio. Esiste in potenza nelle forme sensibili.
Platone o dato ontologico
Universale
Aristotele atto mentale
L’intelletto in atto è impassibile, non cambia. Sono gli organi sensoriali che peggiorano con l’età. L’intelletto è sempre uguale, ma viene limitato da un corpo deteriorato.
SCIENZE PRATICHE
Hanno un fine esterno ad esse: AGIRE. Sono inferiori alle teoretiche perché condizionate da questo: sono subordinate all’attività pratica.
Riguardano l’uomo SINGOLO e in relazione con gli ALTRI, come COMUNITÀ o società.
Mentre le scienze teoretiche riguardano l’essere necessario (sempre), queste riguardano l’essere come per lo più.
Le scienze pratiche sono INDUTTIVE: dall’esperienza ricavano le informazioni necessarie (le teoretiche sono deduttive). Sono più approssimative delle teoretiche.
POLITICA
ETICA
E’ la filosofia delle cose dell’uomo
POLITICA ha il primato, come per Platone
L’uomo è tale solo nella polis, in relazione con gli altri. Uno può vivere da solo, ma solo se è una bestia o un dio.
Visione organicistica: polis = organismo. Le membra esistono solo nell’organismo, in relazione con le altre membra. Lo Stato è un fatto naturale, in cui noi veniamo a trovarci, non un contratto come per Democrito (uomini = atomi).
ETICA: non ha un fondamento mistico o religioso, ma è basata sull’esperienza. E’ terrestre e umana. Vale a prescindere dall’immortalità.
Tutte le azioni umane tendono ad un fine, che è il BENE che si desidera in quella situazione. C’è sempre un fine ultimo, che è il bene supremo o ARETÈ = felicità. Il Bene di Platone è univoco, mentre quello di Aristotele è analogo. Secondo Platone il Sole è trascendente, secondo Aristotele no, altrimenti non ci sarebbe mai il Bene.
Secondo a concezione dell’epoca, la felicità è piacere, onore, ricchezza.
Piacere P rende simili a schiavi o a bestie, quindi non è la vera felicità.
Onore O viene dagli altri, e non è la vera felicità perché questa consisterebbe in ciò per cui si è onorati.
Ricchezza R non è la vera felicità perché è contro natura. Non può essere il fine della vita perché è un mezzo per vivere.
La vera felicità è PERFEZIONARE se stessi in quanto uomini, quindi perfezionare l’attività che differenzia l’uomo dalle altre cose: la RAGIONE. La vera felicità è l’attuazione della propria razionalità in una vita compiuta, perché una rondine non fa primavera (tutta la vita deve essere razionale). La virtù sta nell’ABITUDINE. I beni materiali possono essere utili, ma solo in dipendenza dalla virtù. Se assenti, possono impedire la virtù, quindi solo il ricco può trascorrere una vita contemplativa.
LE VIRTÙ
Le virtù non riguardano l’anima vegetativa, perché non c’entra con la ragione. L’anima sensitiva è irrazionale, ma in qualche modo può partecipare alla ragione perché questa controlla gli istinti con le VIRTÙ ETICHE.
L’anima razionale contiene le massime virtù, dette VIRTÙ DIANOETICHE.
VIRTÙ ETICHE: appartengono all’anima sensitiva, esterna alla ragione, ma che vi può partecipare. Il controllo della ragione sull’anima sensitiva si acquisisce attraverso la RIPETIZIONE di atti, con l’abitudine. Le virtù etiche sono molte, ma tutte hanno una caratteristica comune: mentre le passioni tendono ad estremi negativi, le virtù sono il giusto mezzo, che non è matematico ma viene individuato volta per volta. Esso non è oggettivo, ma viene trovato dalla ragione a seconda della situazione. Se gli estremi sono biasimati, il giusto mezzo è lodato perché è rettitudine. Il giusto mezzo non è proprio in mezzo, ma è più vicino ad un estremo. Non è mediocrità, ma la propria realizzazione in quanto essere razionale.
La massima virtù etica è la GIUSTIZIA, la giusta misura nella distribuzione di beni, vantaggi e guadagni.
VIRTÙ DIANOETICHE
Phronesis = saggezza: studia l’essere contingente
Anima razionale
Sofìa = sapienza: studia l’essere necessario
La phronesis studia le cose mutevoli della vita dell’uomo. Consiste nel dirigere bene la vita dell’uomo, cogliere bene il giusto mezzo e i mezzi per realizzarlo.
La sofìa contempla la verità suprema; coincide con la metafisica. Il suo fine è la sapienza; il mezzo per raggiungerla è la phronesis (decide i mezzi per arrivare alla sofìa). L’uomo è felice se è realizzato nel massimo sviluppo della ragione, quindi la contemplazione del motore immobile è la massima virtù e felicità. Il motore immobile è sempre in questa vita contemplativa, l’uomo solo qualche volta. La felicità è perfetta se la sapienza dura per tutta la vita, ma questa è troppo elevata per l’uomo. Noi riusciamo a realizzare la sapienza perché il nostro intelletto in atto è divino, ma la sapienza non è costante perché c’è anche l’intelletto in potenza. L’attività di Dio è contemplazione perché la vita contemplativa è ciò che è divino in noi, quindi Dio è sapiente, mentre noi siamo filosofi. La filosofia produce grande felicità.
Le virtù non sono innate, ma si imparano. Non sono naturali perché, se lo fossero, saremmo tutti virtuosi, ma non lo siamo. Le virtù dianoetiche si imparano con l’insegnamento, le virtù etiche con l’abitudine. Non esistono buoni o cattivi per natura, ma lo si diventa. Le virtù non sono contro natura, ma secondo natura.
Un atto morale dev’essere:
• VOLONTARIO: deve procedere da principi intrinsechi, non deve essere un atto forzato, né compiuto per paura. Un atto è volontario anche se compiuto per passione, perché questa può essere controllata dalla ragione. E’ volontario un atto fatto con ignoranza (non sapere come), non se lo è per ignoranza (non sapere che si fa).
• PROHAIRESIS (proponimento): la decisione dei mezzi dipende dal proponimento, che coglie quali mezzi sono possibili.
• La BOULEUSIS decide qual è il mezzo giusto.
La scelta morale implica una ricerca che termina con la decisione. Per determinare il fine, che è il BENE, bisogna essere buoni i cattivi non riescono a determinare il fine per essere buoni bisogna essere buoni = !?!
LA POLITICA
Il bene della città è più bello di quello del singolo, anche quando il bene dei due coincide. Visione organicistica vedi pag. prec.
Uomo = LOGON EIKON
ragione
LOGOS
parola p l’uomo ha la parola per discutere con gli altri a proposito di cosa sia giusto o meno. Siccome riesce a cogliere ciò nel DIALOGO, che presume almeno due interlocutori, l’uomo è NATURALMENTE in relazione con gli altri l’uomo si realizza nella POLIS.
Dalla relazione fra l’uomo e gli altri deriva la CULTURA: la cultura è la vera natura dell’uomo, quindi non c’è contrapposizione tra natura e cultura.
Uomo U famiglia villaggio POLIS
no autosufficienti
Uomini, famiglie e villaggi trovano la propria realizzazione nella POLIS. La polis è prima nel valore e nell’ontologia, ultima nella cronologia. Nello Stato l’uomo si realizza moralmente perché esce dal proprio egoismo e vive secondo il vero bene.
Lo Stato è composto di cittadini. Il cittadino è l’uomo che liberamente partecipa a discussioni e decisioni politiche nell’agorà. Quindi, non deve lavorare perché deve avere tempo a disposizione . gli artigiani, i contadini e gli schiavi non sono cittadini. La donna non è cittadina perché gestisce la responsabilità della casa (OIKOS NOMOS) e l’economia familiare. Questa una VISIONE ARISTOCRATICA DELLA POLIS. Lo schiavo è tale per natura: non ha l’anima razionale, ma solo quella sensitiva più la capacità di parlare.
LA STRUTTURA DELLO STATO
Per strutturare lo Stato, Aristotele utilizza un procedimento diverso rispetto a Platone: analizza le Costituzioni delle città greche e ne ricava 6 forme possibili di Stato, a seconda che si persegua il bene comune o l’interesse privato.
MONARCHIA
uno solo
per il BENE COMUNE
ARISTOCRAZIA
i migliori
POLITÌA
tutti
TIRANNIDE
uno solo
per il PROPRIO INTERESSE
OLIGARCHIA
i più ricchi
DEMOCRAZIA O DEMAGOGIA
tutti
Nella democrazia si favoriscono i più poveri e si scambia l’uguaglianza per la libertà con l’uguaglianza in tutto il resto: ciò è male perché, secondo Aristotele, la giustizia non afferma che tutti siano uguali in tutto.
In teoria, la monarchia è la forma migliore, perché il governo giusto di uno solo evita i conflitti, ma in pratica la forma migliore è la politia, il governo del ceto medio, che corrisponde al GIUSTO MEZZO della virtù etica.
Qual è lo Stato ideale?
E’ quello che educa l’uomo alla VIRTÙ, il fine morale dello Stato. Infatti, lo Stato con cittadini corrotti non sarà mai ideale, ma lo sarà solo se i cittadini sono virtuosi , stretta corrispondenza fra Stato e anima.
Lo Stato non dovrebbe essere troppo grande, perché ingovernabile, né troppo piccolo, perché soffrirebbe la fame.
Gli ideali a cui dovrebbe tendere lo Stato sono la PACE e l’arrivo alla SOFIA, alla contemplazione, facendo cose belle.
Divisione dei Cittadini
• giovani = guerrieri
• adulti = consiglieri (coloro che comandano)
• anziani = sacerdoti (sanzionano con la religione i politici).
CONCLUSIONE
Lo Stato è un dato naturale, non una costruzione umana. Lo Stato naturale è organico, in quanto il singolo esiste solo nell’organismo. Lo Stato convenzionale parte dall’individuo come valore fondamentale.
Platone P politica NORMATIVA: elenca le norme che lo Stato dovrebbe seguire. E’ importante l’IDEALE perché la realtà è disordine (chora) e l’intervento del logos serve per ordinarla.
Aristotele A politica DESCRITTIVA: la realtà non è caos, ma ordinata, perché tutto ha un fine (telos) in se stesso e si passa dall’esperienza alla forma (eidos e logos).
LA LOGICA
La logica studia le leggi del pensiero CORRETTO. È alla base di ogni scienza, quindi non fa parte delle scienze. Siccome è uno STRUMENTO, Alessandro d’Afrodisia raccoglie gli scritti di logica nell’opera intitolata ORGANON. Era conosciuta anche nel Medioevo (metafisica più tardi).
La logica è ANALITICA verbo ANALIO = fare l’analisi = scomporre il pensiero negli elementi costitutivi:
 PAROLE
 DEFINIZIONI
 GIUDIZI
 SILLOGISMI
 SILLOGISMI SCIENTIFICI
LE PAROLE
Le parole, analizzate una per una, rinviano ognuna ad una categoria. Le categorie sono le medesime dell’essere per sé: c’è una corrispondenza stretta tra logica e metafisica perché stretto è il parallelismo tra l’essere e il pensiero. La sostanza è SOGGETTO. Le parole isolate non sono né vere né false.
METAFISICA significati fondamentali dell’essere
Categorie
LOGICA generi SOMMI, oltre i quali non si può andare
LE DEFINIZIONI
animale
Uomo
razionale
Per avere una definizione bisogna trovare il GENERE ( animale) e la caratteristica che identifica il soggetto ( uomo) rispetto agli altri componenti del genere (u razionale). Per genere si intende il GENERE PROSSIMO, quello immediatamente superiore al soggetto (Es.: Dio non è uomo, ma un essere vivente).
La DIFFERENZA SPECIFICA è l’ESSENZA. La definizione coglie l’essenza del soggetto. La definizione NON è una nostra convenzione perché coglie la realtà.
Che cosa si definisce?
Le categorie non hanno definizione perché non hanno un genere superiore. Non c’è definizione nel singolo, ma solo un’intuizione sensibile, che conduce all’essenza per ASTRAZIONE. Si può definire ciò che è intermedio tra le categorie e i singoli.
Riguardo alla definizione non si afferma se sia giusta o no, ma se sia ADEGUATA o no.
I GIUDIZI
Giudizio = unione di due termini attraverso la copula Es.: Socrate è filosofo.
Il giudizio può essere VERO o FALSO. La conoscenza (verità) non è intuizione ma giudizio. Il giudizio è vero se unisce ciò che è unito un natura e separa ciò che è separato. È falso in caso contrario.
La logica analizza il pensiero APOFANTICO = dichiarativo comandi, esclamazioni e suppliche non rientrano nella logica.
affermativi
Giudizi
negativi

individuali (1)
particolari (gruppo)
universali (tutti)
Il giudizio non è ragionamento. Il ragionamento è formato da più giudizi legati fra loro in modo non casuale ma necessaria.
I SILLOGISMI = SÜN (cum) LOGOS = 3 giudizi legati in modo necessario
Es.: SE tutti gli uomini fossero mortali
SE Socrate fosse un uomo
ALLORA Socrate sarebbe mortale
Il sillogismo è un ragionamento perfetto di due cause e una conseguenza. È formato da 3 giudizi riguardanti 3 termini, dei quali uno funge da CERNIERA ( uomo). Le prime 2 sono premesse o cause, la terza è la conclusione necessaria. Siccome per sapere la conclusione è necessario conoscere le cause, il sapere è SAPERE LE CAUSE: non sapere che, ma sapere perché la cosa è.
I SILLOGISMI SCIENTIFICI
Le premesse non sono ipotetiche ma VERE, quindi non sono bisognose di dimostrazione in quanto sono di per sé chiare e intelligibili. Almeno una delle cause deve essere UNIVERSALE.
Come si conoscono le premesse vere? Si ricorre ad un altro sillogismo. Di questo passo, si giungerebbe ad un regresso all’infinito, quindi ci devono essere premesse immediatamente evidenti, che non hanno bisogno di giustificazioni.
Le premesse sono vere per:
 INFERENZA: INDUZIONE. Coincide con l’astrazione perché va dal particolare all’universale.
 INTUIZIONE: coglimento immediato dei principi primi. Deve seguire il PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE e del TERZO ESCLUSO.
Questi sono principi detti TRASCENDENTALI, in quanto sono condizioni di possibilità di una realtà: ogni realtà è incontraddittoria ed è quel che è. La conoscenza ed ogni scienza sfruttano questi principi trascendentali.
Ogni scienza:
 assume il proprio ambito (matematica o numeri; geometria spazio, ecc.) per DEFINIZIONE (decide il proprio ambito e lo definisce in un determinato modo);
 assume delle premesse e dei principi propri, delle realtà intuitive, alcune sue specifiche, altre comuni ad altre scienze;
 è AUTONOMA DALLE ALTRE (contro Platone la geometria fonda tutte le scienze);
 definisce una serie di termini propri di cui spiega le caratteristiche (es.: l’aritmetica spiega il pari/dispari).
I principi trascendentali comuni a tutte le scienze non sono dimostrabili ma sono DI PER SÉ NOTI. Siccome sono primi, sono il fondamento di tutto. Si possono determinabili in modo indiretto per CONFUTAZIONE: se A non esiste, e per dire questo mi servo di A, allora esiste.
PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE: il significato di una parola è quello che è, o è uno o non lo è. Per dire: “Il principio di non contraddizione non esiste” parto dal presupposto che le parole abbiano quel determinato senso, quindi presumo che non ci siano altri sensi ” uso il principio di non contraddizione.
La dimostrazione per confutazione è DIALETTICA: si nega ciò che non è.
LA DIALETTICA: confronto con Platone.
La dialettica è costituita da sillogismi corretti con premesse non scientifiche, basate sull’opinione. È utile e necessaria perché aiuta a discutere con altre persone partendo dalle opinioni comuni che tutti condividono. Serve a fondare i due principi primi, per confutazione.
Platone P la dialettica è la massima verità e scientificità per arrivare al bene
Aristotele A con la dialettica si arriva a conoscere l’incontraddittoriarietà dell’essere, ma è basata sull’opinione, quindi NON è Episteme.
IL SILLOGISMO ERISTICO: è il sillogismo che sembra fondato e corretto ma non lo è.
Es.: QUATERNIO TERMINORUM: un termine è usato con due significati diversi.
Il leone è una costellazione.
Il leone è un animale.
La costellazione è un animale.
LA RETORICA
Platone P la retorica non insegna la verità ed è peggiore della poesia perché il retore sa quel che fa. Va controllata dalla filosofia.
Aristotele A la retorica non insegna la verità perché questa viene insegnata dalla filosofia e dalla scienza. La retorica non è puro inganno, ma è l’ARTE DELLA PERSUASIONE. Siccome parte dalle opinioni correnti, è vicina alla dialettica. Siccome si basa sul ragionamento, è affine alla logica. Il retore non formula ragionamenti difficili ma sintetici, salta alcuni passaggi per non stancare l’interlocutore.
Es.: tutti gli uomini sono mortali Socrate è mortale.
Nella retorica è importante l’ESEMPIO, che serve a far capire immediatamente i concetti. L’esempio corrisponde all’INTUIZIONE sensibile.
LA POETICA
Platone P va controllata dalla filosofia perché non corrisponde alla realtà.
Aristotele A l’ARTE è IMITAZIONE della realtà. Imita non l’oggetto, ma il POSSIBILE, il verosimile, che è PIÙ AMPIO dell’UNIVERSALE. La poesia, quindi, è più scientifica della storia: la storia si basa su fatti reali, la poesia su fatti possibili.
La TRAGEDIA e la COMMEDIA hanno una funzione catartica, purificatrice. Con esse si proiettano i nostri sentimenti, si riconoscono e si impara ad evitare le passioni condizionabili.

Esempio