Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
Voto: | 1.5 (2) |
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Data: | 16.02.2001 |
Numero di pagine: | 2 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
APOLOGIA DI SOCRATE – Platone
Gli accusatori hanno fatto dei discorsi difficili per dire tante menzogne. A Socrate bastano parole semplici per dire la verità. I giudici non dovranno badare al modo in cui parla (Socrate non si ritiene una abile parlatore), ma solo al contenuto del suo discorso.
Il filosofo, prima di difendersi dalle ultime calunnie, deve difendersi dalle precedenti ed afferma che è come combattere contro le ombre.
Inizia dalle accuse di Meleto e dice che sono infondate poiché non si è mai occupato delle cose di cui è accusato e chiama gli ateniesi a testimoniare di questo fatto. Qualcuno dice che istruisce i giovani in cambio di denaro, ma sostiene di non poterlo fare perché non ne è capace.
Spiega che la causa per cui gli sono mosse queste accuse è la sua sapienza. Socrate, non credendo di essere il più sapiente, aveva deciso di consultare tutti gli uomini ritenuti tali. Dopo questo esame ha dedotto che tutti credono di sapere quando in realtà non sanno e quindi egli, essendo cosciente della sua ignoranza, è più sapiente.
Tutte le accuse sono nate da questa ricerca.
E’ accusato di corrompere i giovani, ma in realtà sono proprio questi ultimi che lo seguono. Meleto, in un discorso con Socrate arriva ad affermare che tutti sono capaci di rendere migliori i giovani e che solamente il filosofo li corrompe.
Un’altra calunnia è quella di non credere in nessuna divinità. Quest’accusa in verità è falsa poiché Socrate crede in alcune divinità.
Visto che le accuse sono tutte infondate, egli verrà condannato solo per via dell’invidia.
Egli non ha mai pensato alla morte, ma esclusivamente a ciò che è giusto o ingiusto. Socrate afferma che, pur correndo il rischio della propria vita, bisogna continuare a credere nella propria missione.
Continua la sua difesa dicendo di esser stato mandato da Dio per stimolare Atene; può sembrare strano che abbia deciso di non partecipare alla vita politica: il motivo è che in caso contrario la sua vita sarebbe stata breve.
Al contrario di quanto tutti dicono, non è mai stato maestro di nessuno e che comunque le persone da lui “corrotte” non lo hanno e non lo avrebbero accusato.
Alla fine della sua difesa, Socrate dice di non volersi guadagnare l’assoluzione con lacrime e lamenti perché metterebbe la patria in ridicolo con delle scene di quel genere.
Essendo convinto di non aver fatto del male a nessuno, pone come controproposta alla morte l’alloggio nel Pritaneo. Ma anche in esilio non potrebbe smettere di filosofare perché la vita non sarebbe più degna di essere vissuta.
Socrate avverte che con la sua condanna a morte i giudici avrebbero attirato il biasimo di molti.
Anche ora, alla fine del processo è convinto di essersi comportato nel migliore dei modi poiché non ha mai sentito la voce dentro di sé che voleva fermarlo.
Egli considera tutto l’accaduto un bene perché la morte, secondo il suo parere, è una totale assenza di sensazioni o è il passaggio ad una vita migliore: proprio per questo non teme la morte.
Prima di andare si raccomanda sull’educazione da dare ai suoi figli.