Apologia di Socrate

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Platone: “APOLOGIA DI SOCRATE”

L’“Apologia di Socrate” tratta l’autodifesa di Socrate al processo (399 a.C.) che lo vede accusato di empietà e corruzione dei giovani da parte di Anito e Meleto.
Il testo si può suddividere in sei parti: l’accusa più antica, il procedimento di difesa ad essa relativo (con la discussione sulla sapienza), l’accusa più recente (dove viene evidenziato anche il punto di vista politico di Socrate), la difesa inerente a quest’ultima, la sentenza della pena capitale, le considerazioni di Socrate sulla morte (conclusione).
1) Secondo l’accusa più antica, Socrate si occupa dello studio di empi fenomeni scientifici, riguardanti il cielo e il sottosuolo, e inoltre ha sviluppato un modo di parlare tanto astuto e persuasive da far apparire vero anche ciò che è completamente falso.
2) Socrate si difende dicendo che, per quanto riguarda la sua sapienza, dopo che l’oracolo l’aveva definita la più grande tra gli uomini, non credendo a tale responso, era andato a parlare con diversi politici e poeti che si ritenevano veramente sapienti, scoprendo che in realtà lo erano molto meno di lui e giungendo così alla conclusione che è sapiente solo colui che ignora di esserlo, esaminando e mettendo continuamente alla prova le proprie conoscenze e i propri metodi.
3) L’accusa più recente è quella di aver introdotto nuove divinità demoniache e di corrompere i giovani ateniesi, divulgando i suoi malvagi insegnamenti e spingendoli ad opporsi alla democrazia. Meleto lo accusa inoltre di essersi astenuto dalla vita politica, infatti Socrate, giudicando la propria città ormai troppo corrotta, aveva deciso di vivere da privato cittadino, occupandosi di filosofia e continuando a dare il proprio contributo alla società, cercando di rinnovare la coscienza degli Ateniesi; in un certo senso, quindi, egli si dimostra antidemocratico, anche perché riteneva che fosse valida non solo l’opinione della maggioranza, ma anche quella della minoranza dei cittadini.
4) Socrate si difende dicendo che egli non ha mai obbligato nessuno ad ascoltarlo e chiunque è libero di assistere ai suoi discorsi, ma non è stato maestro di nessuno, perciò non può aver corrotto i propri concittadini: egli infatti, come tutti gli uomini, ha un preciso compito affidatogli da Dio e il suo è solo quello di aiutare e ammonire gli Ateniesi, rinnovandone la morale, in onore della patria, quindi condannandolo essi danneggerebbero solo loro stessi. Per quanto riguarda l’accusa di Meleto sul fatto che Socrate, non credendo ad alcuna divinità, inducesse i giovani a credere che il sole e la luna non fossero dèi ma solamente terra e pietra, egli nomina Anassagora, che molto tempo prima descrisse la sua stessa teoria, nei cui libri gli Ateniesi avrebbero potuto apprendere i medesimi insegnamenti; inoltre Socrate confuta l’accusa di Meleto, in quanto se egli crede a nuovi demoni, che sono comunque figli degli dèi, come non può credere agli dèi?
5) Alla fine del processo Socrate viene giudicato colpevole, anche se con un minimo scarto di voti dei giudici, e viene condannato a morte; egli però si rifiuta di impietosire i giudici per non disonorare se stesso e la propria patria. Inoltre, sapendo di essere nel giusto, non accetta nemmeno l’opportunità, offerta a tutti i condannati, di proporre una pena (egli considera il carcere schiavitù e l’esilio vergogna), anzi, consapevole del bene fatto agli Ateniesi, chiede di essere mantenuto nel Pritaneo, il luogo dove riposavano i cittadini che avevano onorato e aiutato la città.
6) Socrate conclude facendo alcune considerazioni sulla morte; secondo lui essa può essere due cose: l’assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un tranquillo ed eterno sonno senza sogni, oppure il passaggio da un mondo a un altro dove già risiedono tutti coloro che sono morti, compresi i veri giudici, con i quali si potrà dialogare; in entrambi i casi, la morte deve essere un bene: cosa c’è infatti di più piacevole di dormire profondamente senza sognare o, ancor meglio, di poter proseguire la missione affidataci da Dio anche dopo essere morti?

Esempio



  


  1. daniela

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