Veranda e balcone giapponese

Materie:Appunti
Categoria:Storia

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Testo

VERANDA E BALCONE

La veranda è una parte essenziale della casa giapponese. La parola stessa è d'origine orientale, ed è difficile da immaginare una casa orientale di qualche pretesa senza veranda. Nella casa giapponese è quasi un prolungamento del pavimento della stanza, infatti è solo di poco sotto il suo livello. Rappresenta qualcosa di più di un lusso, è una necessità imposta dalla particolare struttura della casa. Gli shoji, che con i loro fragili telai e rivestimenti di carta bianca lasciano entrare la luce nella stanza, sostituendo i vetri delle nostre finestre, sono per loro stessa natura vulnerabili alla pioggia; quindi il bordo della stanza lungo cui scorrono deve essere arretrato di qualche piede rispetto alle gronde del tetto, o di altre tettoie per la pioggia che si trovino sopra. La scanalatura degli shoji segna dovunque il confine fra il pavimento a tatami e un pavimento di tavole di larghezza variabile, che sul bordo esterno presenta una sola scanalatura per ricevere un altro gruppo di pannelli di legno. Questi si chiamano amado, letteralmente "porte per la pioggia ", e si chiudono durante la notte e quando imperversano i tifoni. Qualche volta la pioggia può filtrare dagli amado, ma pur bagnando la veranda difficilmente raggiunge gli shoji.
Nelle case normali la veranda è priva della ringhiera esterna, che invece si trova spesso nelle case dei nobili. L'ampiezza della veranda varia in proporzione alle dimensioni della casa. In certi templi il pavimento della veranda può essere largo dieci piedi o più, e sontuosamente laccato. Nelle case comuni questa zona può essere larga tre piedi o più. Può avere stili diversi, ma in ogni caso è sostenuta da pilastri in legno, grezzi o squadrati, che poggiano, come i montanti della casa, su pietre singole parzialmente infossate nel terreno. Fra il bordo della veranda e il terreno c'è uno spazio che resta quasi sempre aperto; ma nelle case di Kyoto talvolta questo spazio è chiuso da un semplice tavolato o da una pannellatura, nella quale si trovano qua e là uno o più pannelli scorrevoli, che consentono, se necessario, di arrivare fin sotto la casa. Le tavole del pavimento della veranda possono essere strette o larghe; di solito sono piuttosto strette e disposte parallelamente al bordo, ma in certi casi sono larghe e disposte perpendicolarmente. Quando la piattaforma crea un angolo, le assi possono terminare con un giunto ad angolo retto, oppure con un giunto a squadra; in quest'ultimo caso sporgono una sull'altra alternativamente. Talvolta il pavimento è composto da stretti listelli ricavati da tavole di grosso spessore, che hanno i bordi molto smussati o arrotondati. In questo modo rimane molto spazio fra un listello e l'altro. Ciò produce un effetto rustico e pittoresco, ma anche un certo disagio quando vi si cammina sopra. In una veranda di questo tipo gli amano scorrono in un solco vicinissimo agli shoji. La veranda può avere varie altezze dal suolo; di solito è così bassa che stando seduti sul bordo si possono comodamente appoggiare i piedi per terra. In questo caso la scala è formata da un unico blocco di pietra o di legno. Quando la veranda è più alta dal suolo, ci sono due o tre gradini fissi o regolabili.
Anche le stanze del secondo piano affacciano su un balcone, che di solito ha un paravento molto più stretto di quello del piano sottostante. Questo balcone ha necessariamente una ringhiera o un parapetto, il cui disegno e le cui rifiniture rivelano un'arte straordinaria e l'impegno di soluzioni semplici e poco costose come quelle già viste in molti altri tratti caratteristici della casa. Gli spazi fra i pilastri che sostengono questa struttura, sormontata da un robusto parapetto, sono chiusi con vari congegni pittoreschi e curiosi di graticcio o di bambù, oppure con pannelli decorativi a traforo. Di solito vicino alla piattaforma c'è, fra un palo e l'altro, una sbarra sottile che impedisce agli oggetti caduti di rotolare di sotto; spesso la parte di sbarra che si trova fra gli ultimi pali della ringhiera si può togliere, in modo da permettere di spazzare via più facilmente la polvere e la sporcizia. Sembra incredibile che i nostri architetti non utilizzino con maggior frequenza il traforo per le loro decorazioni: i disegni si possono intagliare in modo netto e preciso, ricevono intensità cromatica dall'oscurità della stanza o dello spazio che è dell'altra parte, e nello stesso tempo sono duraturi. È invece un tipo di decorazione preferito dai giapponesi per le rifiniture sia esterne che interne, ed è stato utilizzato per realizzare un'infinità di forme che rivelano molto ingegno e originalità. Ai giapponesi nulla sembra difficile da tentare (uccelli in volo, pesci che nuotano, onde tempestose e sole nascente, fiori e farfalle) e in effetti nessun soggetto ha rappresentato per loro la minima difficoltà. Per decorare tessuti e crespo vengono utilizzate mascherine di cartone, metodo a cui si ricorre anche per stampare la carta da parati.
I visitatori di passaggio spesso vengono ricevuti sulla veranda, dove sono apparecchiati hibachi, tabakobon, tè e dolci. Nelle sere estive è molto più fresco sulla veranda che sul pavimento interno coperto di tatami, e la vista del giardino offre una piacevole distrazione. Sul bordo della veranda ogni tanto ci sono vasi di fiori; i bambini vi giocano; e quando c'è una lunga fila di stanze comunicanti la verande è una comoda via di passaggio. Spesso è l'unico mezzo per raggiungere una stanza che si trova in fondo alla casa senza attraversare le altre, perché in molti casi non esistono corridoi o passaggi interni, come da noi. Inutile dire che la veranda viene tenuta scrupolosamente pulita, e il suo pavimento di legno viene lucidato spesso.

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