La Rivoluzione Francese

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Nel XVIII secolo in Europa il potere politico era detenuto da monarchi ereditari e la società era organizzata gerarchicamente in: clero e nobiltà che erano ordini superiori e la borghesia potente economicamente ma con scarso peso politico. Per questo motivo, in tutta Europa, i borghesi erano in una situazione di disagio, aumentata dalla convinzione che l’uomo avesse la possibilità di organizzare meglio la società e che le istituzioni invecchiate, erano destinate a tramontare. Però con il successo della rivoluzione americana aveva esaltato la speranza e diminuito la scontentezza nelle cosi dei borghesi. Questo effetto venne sentito in Francia.
In Francia circa ventimila famiglie componevano la nobiltà: queste famiglie riconoscevano tra loro una sorta di eguaglianza, però vi erano delle grandi differenze. Alcuni nobili avevano grandi proprietà terriere e passavano la maggior parte della loro vita a corte mentre altri trovavano appena di che vivere. Il potere della nobiltà stava scomparendo. Avevano ancora un certo numero di diritti: i gentiluomini erano esentati da una parte delle tasse e prelevavano sugli abitanti dei loro domini un gran numero di entrate annue. Però questi diritti non aumentavano molto la ricchezza dei nobili ma li faceva diventare oggetto comune di odio.
Così approfittò di questa situazione una nuova classe: il Terzo Stato che comprendeva la borghesia ma anche chi non lo era come banchieri, commercianti ecc.
Nelle campagne la vita dei contadini non era delle migliori, le loro terre erano gravate da un gran numero di tasse e di obblighi feudali.
Nello stesso tempo la monarchia doveva far fronte ad una crisi finanziaria. Tutto si sarebbe risolto se i nobili avessero accettato di pagare le tasse e rinunciare ai loro privilegi, però così non fu. Infatti i nobili insistettero affinché il re convocasse l’assemblea degli stati generali come unico organo capace di prendere decisioni in merito. Nell’assemblea gli stati (Nobiltà, clero e terzo stato) prendevano decisioni separate e votavano per stato. In questo modo i due ordini privilegiati avrebbero avuto automaticamente la maggioranza. La borghesia accettò di convocare l’assemblea con lo scopo però lottare per l’eguaglianza (gli stati dovevano prendere le decisioni insieme).
Gli stati generali vennero inaugurati nel 1789, nel discorso di apertura il re non diede nessuna indicazione su come dovevano svolgersi le elezioni e questo bloccò l’assemblea dall’inizio. Così i deputati del Terzo stato si proclamarono Assemblea nazionale e cominciarono a deliberare. Ma la mattina del 20 giugno trovarono le porte della sala in cui si radunavano sbarrate (manovra del re e dei nobili) e così si recarono in una sala destinata al gioco della pallacorda e qui si giurarono fedeltà fino a quando non avessero stabilito una nuova Costituzione della Francia. Così il re e gli altri ordini cedettero, il Terzo stato aveva vinto. Gli stati generali erano ormai un assemblea Nazionale costituente.
Nelle intenzioni del re la vittoria del terzo stato doveva essere breve e i nobili si rifiutavano di prendere parte alle sedute dell’assemblea. Questi fattori aggiunti alla circolazione di voci allarmanti secondo le quali il re voleva arrestare gli esponenti più in vista dell’assemblea fecero scattare una rivolta: il 14 luglio 1789 una gran massa di Parigini prese d’assalto la Bastiglia. Il re spaventato riconobbe come legittimi all’assemblea il Comune di Parigi (organizzazione municipale) e la Guardia Nazionale (corpo militare di volontari). Anche la bandiera nazionale fu cambiata con il tricolore bianco rosso e azzurro. Questa rivolta si diffuse in altre città dove si costituirono comuni autonomi, nelle campagne i contadini assalirono i castelli e distrussero registri e atti pubblici che attestavano i loro obblighi feudali massacrando chi si opponeva a loro.
Il 4 agosto 1789 l’Assemblea Costituente decretò l’abolizione del feudalesimo (servitù della gleba, corveès, decime ecc.) e successivamente, sull’esempio dell’America, enunciò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. In essa si dichiarava la libertà e l’uguaglianza di tutti gli uomini.
Però Luigi XVI tentò di opporsi e comunicò all’assemblea di non poter approvare né l’abolizione del feudalesimo né la Dichiarazione dei diritti; in più la famiglia reale partecipò a manifestazioni ostili alla Rivoluzione. Ciò provocò la rivolta delle donne di Parigi che, armate, entrarono nella reggia ed arrivarono agli appartamenti reali e costrinsero i sovrani a trasferirsi nel castello delle Tuileries, dove potevano essere maggiormente controllati. Il re non dominava più.
Intanto l’assemblea per risanare il deficit statale confiscò tutte le terre della Chiesa e le mise in vendita, così molti borghesi e contadini ricchi divennero proprietari terrieri. Le spese di culto furono pagate dallo Stato e anche i preti vennero stipendiati però, dovettero giurare fedeltà alla Costituzione, sottraendoli all’autorità della Chiesa. Però solamente alcuni ecclesiastici prestarono giuramento.
Intanto a Parigi era vivace l’operato del Clubs: fra questi i più attivi erano i Giacobini (repubblicani) e i Foglianti (monarchici). L’assemblea era favorevole alla monarchia ma il comportamento ambiguo del re provocò diffidenza e ostilità. Luigi XVI tentò anche di fuggire ma venne scoperto a Varannes e riportato nella capitale.
Dopo che il re ebbe firmato la Costituzione l’Assemblea si sciolse e si prepararono le elezioni per una nuova assemblea legislativa. Infatti secondo la Costituzione il potere legislativo doveva essere esercitato dall’assemblea mentre quello esecutivo rimaneva al re.
I cittadini furono divisi in attivi, cioè coloro che potevano votare,e passivi, e solamente i cittadini con un reddito elevato potevano votare i rappresentanti dell’Assemblea.
Nella Nuova Assemblea prevalevano due gruppi: i Foglianti e i Girondini. I giacobini, invece, che avevano a capo Robespierre, Dominavano nel comune di Parigi e approfittarono di ciò per tenere l’assemblea sotto la minaccia di rivolte popolari.
Ad un certo punto le difficoltà della rivoluzione parvero insormontabili, così i Girondini dichiararono guerra all’Austria, pensando di ravvivare l’entusiasmo patriottico. Però così non fu infatti le prime vicende furono disastrose.
Agli austriaci intanto si unirono i Prussiani; il comandante delle truppe prussiane dichiarò che intervenivano in Francia per domare l’anarchia e rendere al re la sua autorità, e prometteva una vendetta memorabile su Parigi.
Parole come queste spronarono i Francesi ad una disperata resistenza.
L’Agosto de 1792 i Sanculotti, convinti degli accordi segreti tra il re e gli stranieri invasori, rapirono il re. Venne fortunatamente salvato dall’Assemblea. Successivamente, la folla, che sospettava il tradimento, assassinò tutti i prigionieri politici.
Nel settembre 1792 venne nominata una nuova assemblea: la Convenzione Nazionale
Che dichiarò decaduta la monarchia e proclamò la repubblica. Lo stesso giorno giunse notizia che i Parigini avevano sconfitto le truppe prussiane; successivamente vi furono altre vittorie che mutarono la situazione; i francesi invasero il Belgio e occuparono Nizza e Savoia (Amedeo III).
I gruppi politici facenti parte della Convenzione riuscirono al imporre il processo al re per tradimento e venne giustiziato nel 1793. La sua morte spaventò le corti europee; così l’Inghilterra con Austria Prussia, Russia, Spagna, molti principati tedeschi, Sardegna e Napoli formarono un coalizione anti-francese. Contemporaneamente lo spettro della fame e dell’inflazione fece scattare insurrezioni popolari anche a Tolone e Lione. Così la Convenzione attribuì dei poteri straordinari ad un Comitato di Salute Pubblica che represse le ribellioni e deferì al Tribunale Rivoluzionario tutti coloro che erano sospettati di sentimenti ostili con i nemici della Francia(furono così ghigliottinati molti aristocratici fra cui M.Antonietta) ma anche molti Girondini o Giacobini),i nemici vennero scacciati in massa e per arginare l’inflazione venne imposto un calmiere e un maximum ai salari degli operai, furono messe in vendita terre dei nobili emigrati e tanti contadini divennero proprietari terrieri.
Per i numerosi morti causato questo fu chiamato il periodo del terrore.
Il successo della Rivoluzione significò veramente l’inizio di un’età nuova; di ciò furono consapevoli i deputati della convenzione che dopo aver approvato la Costituzione della 1793 fondata sul principio della sovranità del popolo adottarono un nuovo calendario e fecero di quell’anno l’anno della proclamazione della repubblica, l’anno primo di una nuova era.
Salvando la Rivoluzione la convenzione aveva assicurato la vittoria alla borghesia; nelle campagne i contadini acquistando le terre di nobili o ecclesistici sapevano, che le loro proprietà, erano vincolate al successo della rivoluzione e consideravano con sospetto l’estensione del diritto al voto.
Anche i borghesi non vedevano di buon occhio l’alleanza con i sanculotti, pensavano che avessero scatenato delle forze pericolose. Per questo motivo nella convenzione si formò una maggioranza ostile a Robespierre che lo fece arrestare e ghigliottinare il 27 luglio 1794 (9 Termidoro del nuovo calendario).
Dopo la morte di Robespierre il comitato di salute pubblica fu sospeso e i clubs vennero chiusi. Alla Repubblica venne data una nuova Costituzione che sostituiva quella vecchia; in base ad essa il potere esecutivo fu attribuito ad un direttorio di 5 membri e il potere legislativo fu affidato ad un consiglio di 500. I 5 membri del direttorio venivano eletti dagli anziani; il suffragio fu ristretto e i termidoriani ottenero il loro scopo.
La caduta dei giacobini diede ai superstiti manarchici l’illusione di poter tornare al potere; così attaccarono la convenzione e, grazie all’aiuto di Napoleone Bonaparte, fecero sciogliere la convenzione.
Appena entrato in carica il direttorio dovette reprimere una congiura di Babeuf che proponeva di tornare alla vecchia costituzione. La sua richiesta non venne accettata e fu ghigliottinato nel 1796.
Perseguiva la guerra contro gli Stati nemici: il piano prevedeva un’offensiva su Vienna attraverso la Foresta Nera e il Reno, guidati dal generale Napoleone Bonaparte.

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