La questione ebraica

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LA QUESTIONE EBRAICA

Sin dalle origini della loro storia gli ebrei hanno costituito un’isola monoteistica nel mare del politeismo antico. Occuparono la Palestina sotto la guida di Mosè nel 1200 a.C. Le dodici tribù di cui era costituito il popolo ebraico (rette da comandanti militari eletti con poteri limitati e temporanei) strinsero un patto d’alleanza religiosa e le loro tradizioni culturali e soprattutto religiose li portarono a sostenere continue lotte con le popolazioni vicine con le quali vennero a contatto: assiri, babilonesi, persiani, macedoni e romani. Proprio quest’ultimi nel 70 d.C., ad opera dell’imperatore Tito distrussero il tempio di Gerusalemme e dettero inizio alla Diaspora (dispersione di un popolo che lascia la terra degli avi migrando in altre direzioni, in questo caso in tutta l’area mediterranea ed europea).
In età imperiale gli Ebrei della Diaspora furono tollerati e protetti perché la realtà dell’impero era multiforme. In età medioevale soprattutto dalle Crociate (1096), furono adottati verso gli ebrei dei procedimenti ristrettivi e segregazionisti ad esempio furono loro proibiti il possesso delle proprietà immobili e le professioni liberali. Essi si dedicarono ad attività commerciali ed al prestito del denaro ad interesse (anche in conseguenza della proibizione dell’usura fatta ai cristiani dalle autorità della chiesa).
Essi divennero oggetto del disprezzo della superstizione popolare che li ritenne per secoli responsabili di ogni calamità naturale come epidemie, carestie etc. In particolare una delle accuse che venne mossa nei loro confronti è quella di essere stati i portatori della peste nera. Nel mese di ottobre 1347 navi mercantili genovesi giunsero nel porto di Messina, con a bordo alcuni marinai morti ed altri in fin di vita. Le navi provenivano dalla città di Caffa, in Crimea, dove i genovesi avevano costituito una base commerciale. La città era assediata dai tartari da quasi tre anni, anche se alcune navi riuscivano ad entrare ed uscire dal porto, consentendo agli assediati di resistere per lungo tempo. Alla fine del mese di settembre si diffuse improvvisamente fra l’esercito tartaro un morbo letale che fece strage di soldati; ben presto, però, la malattia raggiunse anche i cittadini di Caffa che morirono a migliaia. I marinai genovesi, che riuscirono a partire dalla città, avevano già contratto il morbo, ma comunque condussero le loro navi fino alle coste del Mediterraneo e toccarono terra nel porto siciliano di Messina. I malati presentavano degli strani rigonfiamenti all’inguine e sotto le ascelle, di colore nero, trasudanti sangue. Anche il corpo era pieno di macchie nere, causate dall’emorragie interne che provocavano forti dolori e che portavano alla morte entro cinque giorni. Quando gli abitanti di Messina si accorsero che gli improvvisi casi di morte erano da ricollegarsi all’arrivo di quelle navi, le cacciarono immediatamente dalla città; in tutta Europa si diffuse il contagio mortale per le campagne, paesi e città e molti piccoli centri furono completamente spopolati, rimanendo deserti. Il morbo continuò ad imperversare per tutta Europa fino al 1351, arrivando nel 1353 fino in Russia.
Un popolo cattolico come quello del Medioevo, con credenze religiose che incolpavano gli ebrei della morte di Gesù, videro in questa popolazione il capro espiatorio della peste, incolpandoli di gettare veleni nei fiumi e nelle fontane, avendo come unico scopo quello di eliminare il popolo cristiano per impossessarsi del mondo.
Vittime di persecuzioni, gli ebrei vennero particolarmente colpiti in Spagna (cacciati dai cattolici sovrani Fernando ed Isabella nel 1492, che li consideravano degli eretici) ed anche in altri paesi, subito dopo la cacciata dei musulmani con i quali avevano convissuto serenamente.
Nel XVI secolo essi furono rinchiusi nei ghetti, in particolare l’istituzione di questi in Italia fu negli anni 1516 e 1555 rispettivamente a Venezia e a Roma. Questi ghetti determinarono il progressivo isolamento politico, civile e sociale di questa popolazione.
Gli Ebrei acquisirono alcuni diritti importanti dopo la Rivoluzione Francese (1789) grazie alla soppressione di alcune discriminazioni giuridiche: poterono muoversi liberamente, praticare qualsiasi attività lavorativa e prendere parte alla vita politica non solo passivamente ma anche in maniera attiva. Molti altri Paesi, sull’esempio francese, soppressero le discriminazioni giuridiche nei confronti del popolo ebraico. Tra questi paesi non vi figurava la Russia, dove gli Ebrei erano relegati a vivere in aree circoscritte destinate esclusivamente a loro. Però queste riforme a loro favore durarono ben poco e ci furono nuove persecuzioni a causa del malcontento delle popolazioni che abitavano le stesse loro nazioni. Le ragioni stavano nell’economia, poiché in molti paesi gli Ebrei erano stati interdetti dal praticare alcune attività lavorative e dato che ai Cristiani non era concesso di prestare denaro ad interesse, gli Ebrei erano soliti alla pratica dell’usura. Gli usurai Ebrei si arricchirono molto, tanto da essere considerati appartenenti alla classe capitalistica, causando lo sfavore dei socialisti. Un’altra causa, sempre in campo economico, fu l’episodio di Vienna, dove i sarti di origine ebraica si accontentavano di un salario minimo e notevolmente inferiore ai colleghi non Ebrei, perciò quando il lavoro scarseggiava, i sarti Ebrei erano considerati gli unici responsabili della disoccupazione.
Nell’800 sorge una nuova forma di antisemitismo cioè un’attività anti- ebraica organizzata politicamente e fondata su precise basi scientifiche.
Una delle questioni più importanti di questa continua persecuzione nei confronti degli Ebrei, è “L’Affaire Dreyfus”: il capitano Albert Dreyfus venne accusato, nel 1894, di spionaggio e tradimento per aver trasmesso ai tedeschi documenti segreti relativi all’esercito francese. Questo caso divise la Francia in due schieramenti: i dreyfusardi e gli antidreyfusardi. I primi denunciarono l’alleanza dell’esercito e della Chiesa e reclamarono la revisione del processo nel nome del rispetto del diritto e della verità. Riunitisi nella “ Ligue des droits de l’homme”, fondata nel 1898, furono a poco a poco raggiunti dalla sinistra radicale o socialista, laica e antimilitarista. Gli antidreyfusardi invece privilegiarono l’onore dell’esercito a scapito della verità. Provenienti dalla destra cattolica, nazionalista ed antiparlamentare, essi non videro in Dreyfus che una spia ed un traditore che, per le sue origini ebree, minacciò l’integrità nazionale. Si riunirono nella “Ligue de la patrie française” e nella “Ligue des patriotes”.
L’antisemitismo nacque in Germania e si diffuse in Europa dando origine, come reazione, al movimento del sionismo, movimento a carattere politico-religioso volto a riunire la Palestina a tutti gli ebrei dispersi nel mondo. Fondatore fu Theodor Hertze il quale nel 1897 organizzò a Basilea il primo congresso sionista (dopo aver assistito al processo contro Dreyfus, dove rimase scandalizzato dall’iniquità delle due parti) e collaborò alla fondazione della banca nazionale ebraica i cui fondi sarebbero dovuti servire all’acquisto e alla messa in valore dei terreni in Palestina (incentivare le attività produttive).
Nel 1909 sorse la prima città ebraica Tel-Aviv. La Gran Bretagna cercò di appoggiare questo movimento tanto che nel 1917 il sionismo ottenne dall’Inghilterra la dichiarazione di Belfast, in questo documento ci si impegnava a costruire un focolare ebraico in Palestina protetto da Londra secondo i programmi elaborati da Hertze e dai suoi successori. Così si ebbe una notevole immigrazione ebraica che precedette la formazione di colonie agricole, alla costituzione di centrali e di impianti per utilizzare e sfruttare le acque del Giordano.
Questo flusso immigratorio dette fastidio agli Arabi i quali si risentirono e da qui scaturirono violente lotte, aggravatesi dopo il 1933 per la presenza ebraica che in Palestina andava sempre più aumentando a causa delle persecuzioni naziste in Europa. Infatti, negli anni successivi alla prima guerra mondiale in Germania l’antisemitismo si affermò come dottrina ufficiale del nazismo, teorizzato da Hitler e Rosemberg, il quale nell’opera intitolata “ Il mito del XX secolo” teorizzava i principi che sfociarono nelle leggi razziali di Norimberga (1935) alle quali dal 1938 si uniformò anche se in forma più blanda pure l’Italia fascista.
Durante la seconda guerra mondiale l’antisemitismo hitleriano (teorizzato oltretutto nella “soluzione zero”, studiata da Hitler e quattordici ufficiali di stato il 20 gennaio 1942) toccò il suo apice con l’eliminazione fisica di sei milioni di ebrei, ma anche di tre milioni di polacchi, 20 milioni di russi e persino degli oppositori del nazismo, nei campi di sterminio. Questo annientamento degli Ebrei fu concepito come un fatto di pulizia biologica, condotta infatti in modo industriale. Riguardo alla deportazione degli Ebrei nei campi di sterminio, rimangono tutt’oggi molti interrogativi e questioni non chiare: potevano l’Europa, la Croce Rossa internazionale, gli alleati di Hitler, gli Stati Uniti d’America, non sapere? Perché la Chiesa non si dichiarò fermamente contraria a questo genocidio? Era veramente più importante occuparsi della costituzione dello Stato di Israele?
Si crede che effettivamente gli USA sapessero, ma la questione degli Ebrei non era rilevante quanto la vittoria su Hitler e il Giappone, così sottovalutarono il problema. Per quel che riguarda lo Stato di Israele, si pensava questa fosse l’unica soluzione per mettere la parola fine a pogrom ed olocausti.
I tedeschi affermavano che anche se avessero perso la guerra, la vittoria sarebbe stata loro comunque poiché sarebbero riusciti nel loro intento di sterminare il popolo ebraico e se per caso qualche sopravvissuto avesse confessato l’accaduto, nessuno gli avrebbe creduto. Per molti tedeschi però questo problema non sarebbe mai esistito, non credono o vogliono negare, poiché effettivamente il problema è rinascente, in quanto vediamo che in Germania, ma non solo, stanno rinascendo gruppi o partiti politici di estrema destra, con riferimenti chiari a Hitler e al nazismo, che creano problemi sociali molto pesanti, se pensiamo persino che l’Austria è governata da un politico che si rifà alle idee dell’antisemitismo, col consenso del popolo. E ancora non sono da dimenticare lo sterminio da parte di Milosevic nei confronti del popolo bosniaco e kosovaro, o tutti gli stermini dei popoli più poveri dei quali si tratta sempre più di rado.
Il movimento sionista che ebbe un ruolo particolare durante e dopo la seconda guerra mondiale , vide realizzare le proprie attese nel 1947 quando l’ONU decise la spartizione della Palestina tra Arabi ed
Ebrei, e soprattutto nel 1948 quando venne proclamato lo stato di Israele. La nascita dello stato di Israele ha portato tragiche conseguenze cioè quattro guerre arabo-israeliane: la prima nel 1947-49, la seconda nel 1956, la terza nel ’67 e la quarta nel ’73.
La creazione dello Stato fece incrementare l’afflusso degli ebrei dall’Europa centrale ed orientale e ribaltò la consistenza della popolazione locale ponendo gli arabo- palestinesi in situazione di inferiorità giuridica e numerica. In quel periodo pur di non sottostare al potere israeliano 750mila palestinesi abbandonarono il paese rifugiandosi negli stati arabi confinanti (1948).
I successi riportati dagli israeliani nei confronti degli eserciti che si erano riuniti nella lega Araba, portarono nel 1949 ad un armistizio con il quale si delinearono i territori del nuovo stato. La fascia costiera , il deserto del Negev, l’alta e bassa Galilea , una parte della Giudea e della Samaria: Gerusalemme venne divisa in due parti, la parte occidentale ad Israele e quella orientale venne annessa alla Giordania. Nel 1988 Yasser Arafat dell’OLP (organizzazione liberazione Palestina) ha programmato ad Algeri la costituzione dello stato indipendente della Palestina sui territori della Transgiordania e della striscia di Gaza occupati dagli israeliani. Gran parte degli arabo-palestinesi vive in campi profughi soprattutto in Libano e Giordania, il loro capo Arafat conduce da anni una battaglia per il ritorno del suo popolo in Palestina, la sorte dei palestinesi ha causato un continuo stato di guerra tra Israele ed i Paesi Arabi confinanti, soltanto l’Egitto ha firmato un trattato di pace con Israele.Anche ultimamente ci sono stati scontri tra le due popolazioni , i problemi sono sempre gli stessi , la capitale Gerusalemme , il territorio , i profughi arabi ed i vari insediamenti .
Dopo la seconda guerra mondiale l ‘ONU ha cercato di ridare terre agli Ebrei , terre che non gli appartenevano più , terre che erano state conquistate legittimamente dagli Arabi ed erano diventate loro ; prepotentemente gli Ebrei una volta dato loro il diritto di avere una loro vera patria dopo tanti anni hanno cacciato via coloro che avevano sempre vissuto lì , costringendoli a rifugiarsi in piccole strisce di terre limitrofe alle loro case , costretti a vivere come profughi nelle loro stesse terre . Agli Ebrei sono state date queste terre solamente perché 1000 e più anni prima i loro antenati avevano casualmente abitato in quei territori , ma non riescono a capire che Israele è loro quanto lo è per gli Arabi , che hanno bisogno comunque anche loro di un posto dove possono riconoscere le loro origini e dove possono professare liberamente la loro religione .

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