la donna in movimento nel 900

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Testo

la “Donna in movimento del ‘900”

L'evoluzione nella storia

La donna, nella storia della civiltà occidentale, è sempre stata subordinata all'uomo: le differenze tra i due sessi hanno portato il maschio a prevalere e ad occupare un posto privilegiato nella società. La donna fin dall'antichità, è sempre stata considerata un essere inferiore e si è evoluta in una società sostanzialmente misogina, oppressa dalle convenzioni sociali. Molte credenze, molti pregiudizi, che sussistono ancora oggi nell'immaginario collettivo, hanno origine molto lontana e sono stati influenzati persino dal pensiero dei classici.
Basti pensare all'opinione che Giovenale e Petronio si sono fatti delle donne. Uno attraverso le sue satire, l'altro con il suo Satyricon, dipingono il volto di una donna ingannatrice, malvagia, padrona: un ritratto che è difficile oggi come allora considerare "realistico ". Nel Medioevo la vita e l'immagine della donna fu invece fortemente influenzata e determinata dalla presenza della Chiesa.
Nei secoli successivi il ruolo della donna è continuato ad essere sottovalutato rispetto a quello degli uomini, benché la figura della donna cominciasse a crescere d'importanza nel campo letterario. La "donna "era rappresentata come un essere angelico, provvidenziale, bellissimo e candido e il mondo in cui stavano era molto differente dalla situazione in cui realmente vivevano le donne allora. La figura femminile nella letteratura ha in ogni modo avuto sempre un ruolo di principale importanza, ma a parte questo alle donne non è mai stato permesso di esprimersi liberamente nel campo dell'arte e della cultura.(fatte le dovute eccezioni che confermano la regola !) Solamente all'inizio del '900 la condizione della donna comincia a cambiare e si può parlare, di donne " in movimento ": incominciano a nascere organizzazioni e associazioni di donne che si univano per combattere assieme contro tutte le discriminazioni della società misogina che da secoli le opprimeva.
Nel 1914, con l'inizio della guerra, le femministe sospendono le proprie rivendicazioni per compiere il proprio dovere di donne, mettendosi così alla prova. Con la fine della guerra, le donne vanno alla ribalta, la produzione culturale cresce di molto, ma quelli che erano i movimenti per l'emancipazione femminile d'inizio secolo vengono sommersi da quella che è la nuova immagine di donna moderna "American style". Questo avviene soprattutto in America: la donna viene liberata da molti lavori onerosi grazie al miglioramento delle tecnologie e può finalmente sentirsi autonoma e libera lavorando o andando a scuola. Con la crisi del '29, però la situazione cambia anche in America e la condizione delle donne regredisce ancora di molto. In Italia nel frattempo è salito al potere Mussolini, la cui politica di crescita demografica, porto alla creazione di un nuovo nucleo famigliare tipo.

La donna e la produzione culturale

Nel XX secolo la partecipazione delle donne alla vita culturale conosce uno sviluppo senza precedenti. Le lotte femministe per la parificazione degli studi, l'aumento delle tecniche e quindi la fruizione di massa delle opere d'arte, e la maggiore autonomia conquistata dalla donna permettono alla donna di esercitare professioni intellettuali e artistiche, con un accelerazione nella seconda metà del secolo. Nonostante questo le donne continuano ad essere sottovalutate e sfruttate, si scontrano, ora anche più evidentemente con il pregiudizio dell'inferiorità sessuale femminile, e questo grazie all tendenze presenti in tutto il secolo che, se da una parte permettevano l'educazione mista, dall'altra non permettevano che questi cambiamenti avvenissero anche sul piano socioculturale. In questi anni la cultura in generale propende al femminile, ma le sue alte sfere sono " nettamente maschilizzate ", dice R. Debray, che distingue tra "un'alta intelligenza, predominata dal sesso maschile e una bassa intelligenza, composta per lo più da donne ".Le femministe, contemporaneamente, denunciano che gli uomini si attribuiscano di diritto la produzione e il controllo della cultura. Gli uomini continuano nonostante tutto a considerare la produzione femminile, escludendo quella di qualche " donna eccezionale", come subordinata a quella maschile.

Che la produzione culturale sia dominata dagli uomini, nonostante i grandi sforzi femminili, è dimostrati da un sondaggio degli anni '50 in cui risulta che la produzione maschile è il 75% della produzione totale, benché l'afflusso alle facoltà letterarie fosse in maggioranza femminile.

Nonostante questo si può certamente affermare che la produzione letteraria e artistica femminile agli inizi del novecento crebbe come mai aveva fatto. La teorica Si De Beauvoir ha sostenuto con il maggiore rigore possibile, durante tutta la sua vita, che " la donna liberata sarebbe creatrice tanto quanto l'uomo " E ancora: "Credere il contrario significa credere che esista una natura femminile, ciò che io ho sempre negato ".Alla luce di queste affermazioni la Beauvoir giudica l'insieme della produzione letteraria delle donne: essa fa della letteratura femminile una letteratura d'oppresse. Tuttavia non si tratta di una letteratura di oppresse in relazione conflittuale con una letteratura dominante (e quindi maschile), ma bensì una letteratura inferiore destinata a scomparire con l'emancipazione della donna. Considerando queste premesse non c'è da stupirsi se la de Beauvoir valuti male una scrittrice come la Woolf (pietra miliare per la letteratura femminile) o non consideri per niente scrittrici a lei contemporanee come la Morante o la Maraini. Nel libro "Il Secondo Sesso "la Beauvoir ipotizzava nuovi rapporti di sesso fondati sulla reciprocità, mantenendo la radicalità della sua posizione: l'accesso al generale, per la donna, non può passare attraverso "l'assimilazione " del modello maschile, per cui è necessaria una reale emancipazione della donna e una reale distruzione dei topos e dei miti sulla presunta inferiorità della donna. Ma se si vuole analizzare come sia cambiata la produzione femminile con l'entrata nel XX secolo, non si può non citare la scrittrice inglese Virginia Woolf, che con romanzi come "Orlando " o "Una camera tutta per se " spezzo per la prima volta le catene che legavano la donna a una vita subordinata e non indipendente ."Una camera tutta per se ", in cui la Woolf tratta dei limiti imposti alla creatività femminile dalla dipendenza economica e morale dell'uomo e dalla mancanza di cultura, è diventato per le giovani scrittrici e per le femministe di tutto il mondo una piccola bibbia.

Si sviluppa così sulle orme di una grande scrittrice come la Woolf, una produzione letteraria e artistica femminile. Alcune di queste donne avevano ancora bisogno di essere valorizzate come artiste e come persone da uomini di successo, dirette comunque verso destinazioni proprie.

Questo è il caso della fotografa Tina Modotti, diventata così famosa anche grazie agli insegnamenti del compagno E.Weston, e in parte anche della scrittrice Lillian Hellman, moglie del famoso scrittore Dashiell Hammett. Analogamente altre artiste andarono al di la del rapporto con artisti famosi per costruirsi carriere completamente indipendenti. Questo è il caso della pittrice Giorgia O'keefe.

La donna: oggetto della produzione culturale

Con l'inizio di questo nuovo secolo non cambia per la donna solamente la posizione nei confronti della propria produzione artistica e letteraria, ma anche quella che ha nei confronti dell'uomo che la osserva. Nascono nuove figure femminili, dai caratteri molto diversi da quelle tradizionali. L'uomo si rende conto anch'esso dei processi di mutamento che vedono protagonista la donna. Un attento osservatore della donna "in movimento" è Pirandello, che è forse il più adatto, con la sua vasta produzione, a evidenziare le molteplicità di forme dell'emancipazione femminile. Un'emancipazione che è sicuramente alle prime armi, dati i tempi, ma che già mostra i suoi caratteri fondamentali: la ricerca di autonomia nell'azione e nel pensiero, l'evoluzione in campo intellettuale, il rinnovamento delle tecnologie.
Anche nel campo dell'arte cambia il modo di rappresentare la figura femminile. Due grandi artisti, quali Munch e Klimt, possono essere considerati rappresentativi per quanto riguarda questo mutamento.

I classici e la donna

Tra gli autori classici, se ne possono individuare due che fecero una descrizione della donna che riprendeva i topos contadini e cittadini della donna ingannatrice e di facili costumi. Il primo è Petronio Arbiter di cui sappiamo soltanto che "trascorreva le giornate dormendo, le notti, invece le dedicava alle opere ai piaceri ", grazie alla testimonianza di Tacito. Sappiamo sempre da Tacito che fu probabilmente coinvolto nella congiura dei Pisoni che lo portarono al suicidio obbligato.

La sua più grande opera è il "Satiricon" in cui raffigura un mondo opposto a quel suo ideale, per farne oggetto di riprovazione, o perlomeno di riso sarcastico. Il titolo dell'opera, che è una forma del genitivo plurale greco della parola Satyra, alluderebbe, oltre che alla materia trattata, soprattutto alla struttura dell'opera, che si collega alla Satira Menippea sia per la grande varietà di toni e d'argomenti, sia per la mescolanza di prosa e poesia. E la storia di Encolpio, Gitone e Eumolpo e del loro legame.
Ma il brano che ci interessa e quello della novella della matrona di Efeso, raccontata da Encolpio ai suoi amici mentre erano prigionieri sulla nave di Lica. La novella narra di una donna famosa per la sua pudicizia ("Matrona quaedam in Ephesi tam notae erat pudicitiae") che alla morte del marito impazzisce dal dolore e dopo essersi battuta il petto e strappata i capelli decide di seguire i marito nella tomba e lo piange per giorni e giorni stando a digiuno. Vi era poi al cimitero un uomo che stava a guardia di un tizio crocefisso, che sentendo la matrona piangere e lamentarsi scende nella tomba per consolarla e facilmente la convince a mangiare, ma non solo " il sodato mosse pure all'assalto della di lei pudicizia " (isdem etiam pudicitiam eius aggrassus est ").
Così i due diventati amanti, si rifugiavano ogni notte nella tomba del marito della matrona e quando un giorno il tizio che era stato crocifisso viene sepolto di nascosto, mentre il guardiano era con la matrona, la "casta donna" non si fa problemi a prendere il corpo del marito e a crocifiggerlo per non far passare dei guai al nuovo amante.
Il secondo Decimo Giunio Giovenale, nato intorno al 60 ad Aquino, vicino a Frosinone, che in una delle sue Satire mette in guardia un suo amico che deve sposarsi dipingendo a tinte fosche l'universo femminile, popolato di figure in cui dominano il vizio e la perversione. La sua è una rassegna impietosa e improbabile di donne avide, meschine, egoiste, affamate di sesso, infedeli, avvelenatrici, assassine.
Due delle figure più significative sono quella di Eppia, la cui natura passionale la priva di ogni controllo e quella della moglie con la sua crudeltà e il suo piacere sadico di infliggere sofferenze.
Eppia e la moglie di un senatore, che scappa con un gladiatore, non tanto per la sua bellezza e la sua forte, visto che egli aveva "molti sfregi sul volto, una grossa protuberanza in mezzo al naso tutta scorticata dall'almo, e un occhi continuamente in lacrime per un fastidioso malanno" ("..praeterea in multa facie deformia, cirrus attritus galea, mediisque in naribus ingens gibbus, et acre malum semper stillantis ocelli"), quanto perchè era un gladiatore ("Sed gladiator erat!")
La figura della moglie è forse la più cattiva: lo sposo non può far nulla senza l'approvazione della moglie, non può comprare, non può vendere, non può vedersi con gli amici. Giovenale dice all'amico "piega allora la testa e prepara il collo a sopportare il giogo " (".. summitte caput cervice parata ferre ignum").

1914 anno delle donne, anno della guerra

Nell'estate del 1914 nessuno avrebbe sospettato la tragedia imminente e fu un buon periodo anche per le femministe di tutta Europa: in Francia l"Union Francaise pour le suffrages des femmes" si batte affinché sia consentito alle donne francesi votare nelle prossime elezioni del '16, e il problema del lavoro femminile è all'ordine del giorno. In Inghilterra movimenti molto radicali di femministe contestano l'ideologia vittoriana della doppia morale sessuale e delle sfere separate.
Il 1914 avrebbe potuto essere l'anno delle " suffragettes" o delle "militanti women", ma fu l'anno della guerra. E di fronte alla guerra, due furono le reazioni: l'entusiasmo, più maschile, di chi immaginava una guerra breve e cavalleresca, e la rassegnazione, più femminile, delle donne che piangono vedendo partire i mariti per la guerra. La mobilitazione degli uomini rafforza i sentimenti familiari e crea il mito dell'uomo protettore della patria e della propria casa. La parola d'ordine delle donne diviene servire: l'assistenza ai soldati diventa l'attività che sia donne comuni, sia le più convinte femministe, svolgono con fervore. Così una delle maggiori esponenti del femminismo francese (Jane Misme) si pronunciava: "Fintanto che durerà la prova che si è abbattuta sulla nostra patria, non sarà consentito a nessuno parlare dei propri diritti; ora abbiamo solo dei doveri". Gli uomini, che credevano in una guerra breve e che si aspettavano dalle donne un atteggiamento di rassegnazione e di attesa, non prendono in nessuna considerazione le loro proposte di essere utilizzate in altri settori (tra cui quello militare), oltre che a quello dell'assistenza caritatevole ai soldati. Furono accettate in Germania ristrette truppe ausiliarie dell'amministrazione per l'assistenza e l'approvvigionamento. Per il resto i governi dei vari paesi belligeranti decisero di seguire una politica sessuata istituendo varie forme di sussidio per le mogli (o le conviventi) dei soldati in proporzione al numero dei figli. Sebbene alcuni capi di stato (come quello Francese) esortarono le donne " a occupare il posto sul campo di lavoro", la disoccupazione femminile, soprattutto quell'industriale, anche durante la guerra rimase elevata. La mobilitazione della mano d'opera femminile avvenne ovunque con lentezza e ritardi: sarebbe stato necessario, per una mobilitazione più efficiente, avere una differente visione della guerra e vincere le diffidenze nei riguardi del lavoro femminile, costatando l'effettiva insufficienza e inadeguatezza di altre riserve di mano d'opera.

Il fascismo e le donne

L'ideologia fascista inquadrava le donne in una visione gerarchica del rapporto fra i sessi, dovuta all enfatizzato culto della virilità, proprio della mentalità fascista.
Il regime promosse nuove misure concernenti i rapporti fra i sessi e i rapporti generazionali: è così cambiata l'intera struttura dei rapporti familiari. La famiglia era incoraggiata ad essere prolifica (secondo una precisa politica di incremento demografico) e ad essere collegata organicamente allo stato. Il nucleo familiare diviene così la cellula fondamentale dello stato fascista, e ciò fu reso esplicito nel Codice Civile del '42 in cui il giurista Rocco definisce la famiglia" un'istituzione sociale e politica ".
La reale conseguenza di questa politica non fu però l'aumento delle nascite, che già dagli inizi del'900 era in costante diminuzione, bensì la nascita di una particolare struttura e concezione della famiglia, che consisteva in " un nuovo patriarcato delle classi urbane ".
Questo nuovo modello di famiglia presupponeva un marito lavoratore dipendente, il cui salario era integrato dagli aiuti dello stato accentratore e del lavoro casalingo della moglie.
Incubo di quegli anni era la figura della donna spendacciona, irresponsabile o magari sterile (e quindi non in grado di assecondare la politica di crescita demografica). La mentalità fascista, dunque, non innovò quei vecchi topos culturali, tipici del mondo contadino, per questo la donna bella è " a rischio " poiché fragile e inadatta sia al lavoro sia alla riproduzione, ma anzi li usò per porre le basi ad un modello di famiglia che continuò ben oltre il fascismo stesso. Basti pensare che solo nel'75 si arrivò a considerare reato lo stupro o l'incesto.
Seguendo questa politica lo stato fascista cercò di eliminare tutte quelle attività che potessero distrarre le donne dallo sposarsi presto a dall'avere tanti bambini, tra cui la scuola e l'istruzione. La signora Pesce, donna della resistenza antifascista, ci ricorda come le bambine per andare alle scuole medie dovessero pagare una tassa doppia a quella dei bambini.
Quelle poche donne attive all'interno del movimento fascista, costituivano quindi motivo di imbarazzo, problema da tenere sotto controllo, affinché non costituissero un modello di devianza dalla normalità della donna regina del focolare.
Furono accettate solamente le organizzazioni femminili di matrice cattolica, poiché con il Concordato del'29 la Chiesa aveva dato il suo sostegno e rafforzamento a un "modello di famiglia unita e fondata su un sistema di potere asimmetrico fra i sessi e le generazioni", modello che presupponeva una donna rassegnata, con spirito di sacrificio e umiltà, e che durò molto più a lungo dello stesso regime.
Con la caduta del regime e con l'inizio della resistenza il ruolo della donna ha incominciato a cambiare. Come ricorda la signora Pesce, però, il ruolo della donna nella resistenza non è mai stato studiato con sufficiente serietà: la donna della resistenza è sempre stata considerata come conseguenza dell'uomo della resistenza, quando invece molte donne fecero questa scelta radicale da sole, senza essere in qualche modo influenzate dalla scelta dei mariti o dei figli. Anche il loro ruolo nella famigli cambiò molto: la donna della resistenza era lavoratrice e autonoma. Non per questo però bisogna dimenticare che nella maggioranza dei casi il modello della famiglia fascista e cattolico persistette ancora per molto tempo.

La donna moderna "stile americano" degli anni venti

Gli anni venti, per la popolazione americana furono gli anni dell'economia industriale urbana di produzione di massa. Lo sviluppo industriale crebbe in venti anni in una maniera impensabile: se nel 1910 vi era un'automobile ogni 265 persone, nel 1928 ce n'era una ogni sei persone. Nonostante questo vi erano ancora situazioni molto contraddittorie: coesistevano nello stesso paese donne lavoratrici di tabacco che lavavano i panni in tinozze e usavano latrine all'aperto, e donne liberate dai lavori più ingrati grazie agli elettrodomestici, pubblicizzati su riviste di carta patinata.
I produttori incominciarono a stimolare la domanda e grazie a grandi campagne pubblicitarie incominciarono a creare di bisogni (ciò fu simbolizzato dal nome di uno dei maggiori prodotti pubblicizzati a livello nazionale, i biscotti " uneeda", in cui vi è la parola "need " cioè "bisogno "). Ma essi erano decisi a mettere in commercio non solo i prodotti da loro pubblicizzati, ma anche la stessa figura della " donna moderna americana ", creando l'idea di una moderna femminilità.
La donna moderna americana era parte di un nucleo domestico piccolo (anche grazie ai nascenti metodi contraccettivi, tra cui il diaframma, usato soprattutto da donne sposate, scolarizzate e benestanti), ed era la nuova regina della casa. La casalinga fu legata, attraverso una battaglia psicologica creata dai pubblicitari, alla "nuova gestione della casa " e la madre ai nuovi metodi "scientifici " per l'educazione del bambino.
Secondo delle statistiche 80% degli acquisti erano effettuati da donne, per cui la maggior parte dei messaggi pubblicitari erano indirizzati a loro. I pubblicitari si affrettarono ad impacchettare sotto forma di merce l'individualità e la modernità dirette alle donne. La donna moderna era forte, socievole, le piaceva divertirsi e la piacevano gli uomini, ai cui occhi era attraente
In realtà le donne degli anni venti incominciano ad andare a scuola e a lavorare, soprattutto nel settore manageriale, professionale e in quello delle vendite. Molti credevano che queste tendenze avrebbero portato allo sgretolarsi dell'istituzione del matrimonio, ma non fu così: ora entrambi i coniugi potevano risparmiare per costruire un nucleo familiare.
Il problema della donna madre e lavoratrice era all'ordine del giorno, le donne dei college affermavano: "Noi non possiamo credere che sia nella natura delle cose che una donna debba scegliere tra la casa e il lavoro, quando invece un uomo può averli entrambi ".
Nonostante questo i media e la pubblicità ebbero la meglio nell'imporre i modelli di realizzazione della femminilità. Gli intenti e la retorica femminista furono strumentalizzati, la pubblicità fece sgonfiare l'enfasi femminista, trasformandola in consumismo.
Il modello di emancipazione della donna american style fu portato al pubblico estere, che ricevette l'immagine idealizzata in maniera ancora più ingenua del pubblico americano.
In America i cambiamenti nelle opportunità offerte alle donne in quanto cittadine e lavoratrici furono presentati più come l'inevitabile prodotto del miglioramento tecnologico, che come una conseguenza delle lotte femministe per cambiare la gerarchia basata sulla differenza sessuale. Con la Grande Depressione del '29 le donne furono invitare a ritornare in casa e ad abbandonare il proprio posto di lavoro, mostrando quanto labile fosse l'aura di libertà e di individualità che mascherava il ruolo imposto alla donna moderna.

Simone De Beauvoir

La scrittrice Simone De Beauvoir è uno degli esempi più importanti che si possono fare parlando di "donne in movimento ".Non solo nella vita, ma anche nei suoi scritti la Beauvoir dimostra una grande autonomia e una straordinaria capacità di analisi. Nel suo libro, significativamente intitolato "Il Secondo Sesso", la Beauvoir analizza attentamente la condizione presente e passata della donna della donna, rileggendo e discutendo molti dei miti e delle "false interpretazioni " sulla figura femminile operate degli uomini.
Per questo motivo si possono considerare i primi tre capitoli del suo libro come i più significativi e rappresentativi del suo pensiero.
La scrittrice francese analizza ne "I dati della biologia" come gli uomini abbiano sempre considerato la donna come uno "spregevole nemico" e come essi abbiano tentato di giustificare questo loro sentimento attraverso lo studio della biologia, considerando la distinzione tra i sessi come un fatto irriducibile e contingente, senza mai cercare di spigarlo scientificamente.
Ne "Il punto di vista psicoanalitico" critica la descrizione freudiana del destino femminile, accusando il padre della psicoanalisi di aver ricalcato tale descrizione sul modello maschile, senza aver realmente considerato la libido femminile nella sua originalità.
Ne "Il punto di vista del materialismo storico" critica la visione di Engels che riteneva l'oppressione femminile causata solamente dall'oppressione economica, dovuta alla nascita della proprietà privata.

Biografia

Scrittrice francese. Dopo essersi laureata in lettere alla Sorbona e aver conseguito l'agrégation di filosofia (1929), si dedicò (1931-43) all'insegnamento. L'incontro con Sartre, avvenuto negli anni dell'università, fu determinante per la sua carriera e per la sua vita. Nel 1943, abbandonato l'insegnamento, pubblicò il primo romanzo, "L'invitée". Ella afferma: Ebbi una rivelazione: questo mondo era maschile, la mia infanzia era stata nutrita da miti forgiati dagli uomini, e io non avevo reagito come se fossi stata un ragazzo. Mi appassionai tanto da abbandonare il progetto di una confessione personale, per occuparmi della condizione femminile in generale. Del 1949 è il lungo saggio "Le deuxième sexe" (Il secondo sesso), dove è dibattuto il problema della libertà e della condizione della donna sul piano sociale e morale, e del 1954 il romanzo più noto, "Les mandarins" (I mandarini; premio Goncourt), sugli intellettuali di sinistra esitanti tra il comunismo e il rifiuto di ogni forma di impegno. Dai suoi numerosi viaggi in tutto il mondo B. ha tratto spunto per varie raccolte di osservazioni e di meditazioni di carattere politico e sociale, tra cui ricordiamo "La longue marche" (1957; La lunga marcia), scritta al ritorno da un viaggio in Cina. Di grande interesse anche i suoi lavori autobiografici.

I dati della biologia

Come si può definire una donna? Per coloro che amano le formule semplici, dice la Beauvoir, è una matrice, un'ovaia, una femmina. Quest'ultimo vocabolo è sempre stato usato come un peggiorativo, poiché imprigiona la donna nel suo sesso, che appare al maschio spregevole nemico. Gli uomini, i maschi, hanno quindi cercato di trovare nella biologia una giustificazione a tale sentimento. Sicuramente si può affermare che maschi e femmine si differenziano ai fini della riproduzione. Ma non può essere soltanto questo che determina questa scissione: infatti, in natura tale sezione non è sempre realizzata, si vedano i fenomeni di accoppiamento asessuato o di gemmazione.
I filosofi hanno sempre considerato questo fenomeno di distinzione tra sessi come irriducibile e contingente, l'hanno accettato senza mai proporsi di spiegarlo scientificamente. Solo oggigiorno si è arrivati alla conclusione che esso sia utile ai fini del rinvigorimento della specie. Anche Platone accetta questa divisione a priori: il mito platonico secondo il quale all'inizio del mondo vi erano donne, uomini e androgini con quattro gambe e quattro braccia che furono divisi e si cercarono per ricomporsi, spiega il fenomeno dell'amore, non quello della divisione tra i sessi. Aristotele non spiega la divisione tra i sessi affermando che in ogni atto è indispensabile la cooperazione tra materia e forma, poiché non è necessario che i principi attivi e passivi siano distribuiti in due categorie di individui eterogenee. San Tommaso sostiene che la donna "è un essere occasionale ", Hegel che sia n "mezzo " di mediazione attraverso la quale il soggetto si realizza concretamente come generale. Sartre non è da meno e dichiara che la perpetuazione della specie si può considerare ontologicamente fondata, poiché è il correlativo della limitazione individuale (cioè della morte): ma la perpetuazione della specie non implica la differenziazione sessuale.
Dal punto di vita scientifico vari sono stati i punti di vista, ma sempre a sfavore della donna. Aristotele credeva che la procreazione si basasse sull'unione dello sperma e dei mestrui, in cui questi ultimi erano la parte passiva. Ippocrate distingue tra due semi, uno debole, quello femminile, e un forte, quello maschile. Nel 1690 circa gli scienziati individuano per la pria volta gli spermatozoi, ma rimangono in ogni modo dell'idea che essi cerchino nell'uovo materno solamente il cibo e che l'individua sia già prefigurato in loro. Solamente con l'invenzione del microscopio nel 1883 fu accettata per la prima volta la teoria della simmetria dei nuclei dei gameti. Nonostante tutto ciò da questa conquista a una definitiva cancellazione di quel sentimento di ripugnanza che hanno gli uomini nei confronti del sesso femminile ci vorrà ancora molto.

Il punto di vista psicoanalitico

Nonostante l'immenso progresso della psicoanalisi, la Baeuvoir critica la produzione di Freud e alcuni suoi allievi. Freud, infatti, non si è molto preoccupato del destino della donna e ne ha ricalcato la descrizione su quella del destino maschile, limitandosi a modificare alcuni tratti. Per Freud la libido ha un'essenza maschile, sia che appaia nell'uomo, sia che appaia nella donna: egli rifiuta di considerare la libido femminile nella sua originalità.

Qual é dunque la teoria di Freud sulla libido femminile?

Per Freud la libido si sviluppa inizialmente in modo analogo nel maschio e nella femmina attraverso la fase orale, la fase anale e la fase genitale. Solo in quest'ultima fase avviene la differenziazione: mentre l'erotismo maschile si localizza sul pene, quello femminile segue due distinti sistemi, quello clitorideo, che si sviluppa nella fase infantile, e quello vaginale, che si sviluppa durante la pubertà.
Entrambi passano attraverso una fase auto erotica, ma mentre per il maschio il pene rimane l'organo privilegiato, per la femmina è più difficile perché deve passare dal piacere clitorideo a quello vaginale. E' più forte per la donna il rischio di non toccare il pieno sviluppo sessuale, di restare imprigionata nell'infanzia e quindi di sviluppare una nevrosi.
Nella fase auto erotica il bambino si fissa con insistenza su un oggetto: il ragazzo si fissa con la madre e vuole quindi identificarsi col padre, vuole occupare il suo posto. Ma dall'iniziale amore per la madre ("Complesso di Edipo") nasce il terrore che il padre, per punirlo per questa sua pretesa, lo mutili: nasce così il "complesso di castrazione" che porta il bambino a sviluppare un'aggressività verso il padre e allo stesso momento a interiorizzare l'autorità paterna, creando così un Super- Io che censura le tendenze incestuose.
La bambina ha un destino diverso, ma evidentemente subordinato all'analogo destino maschile: mentre il bambino non è mai stato attirato sessualmente dal padre, la bambina è inizialmente attratta dalla madre ("complesso di Elettra"), come strascico della fase orale. Verso i cinque anni scopre la differenza anatomica dei sessi e pensa di essere stata mutilata ("complesso di castrazione"); quindi deve abbandonare ogni pretesa verso la madre, cercando invece di identificarsi con lei e di sedurre il padre. Lo scacco della bambina è tanto più cocente in quanto amando il padre vorrebbe essere simile a lui.
Essa prova un sentimento di ostilità nei confronti della madre, poi anche in lei si forma il Super-Io, ma che è più fragile di quello maschile. La bambina può, infatti, reagire al complesso di castrazione, negando la propria femminilità o fissandosi allo stato clitorideo.
Quali sono gli appunti che la Beauvoir fa alla teoria di Freud?
Secondo la Beauvoir questa descrizione è ricalcata sul modello maschile: egli immagina che la donna si senta un uomo mutilato, ma l'idea di mutilazione implica un confronto e una valorizzazione.
La bambina non prova desiderio, ma disgusto, di fronte al pene, di fronte a quella "escrescenza": se c'è desiderio è solo perché risulta da una precedente messa in valore della virilità. "Freud la da per concessa, ma bisognerebbe dimostrarla ".
Nello stesso modo Freud fallisce nel non rendersi conto che la sovranità paterna è un fatto di ordine sociale. Anche Freud è costretto a confessare di non sapere quale autorità abbia deciso che il padre prevalesse sulla madre: secondo lui questa decisione rappresenta un progresso, di cui però ignoriamo le cause.
La Beauvoir sostiene che il sistema di Freud, così vago per quel che concerne il destino femminile, sia insufficiente e non soddisfacente.

Il punto di vista del materialismo storico

La Beauvoir vuole dimostrare come la donna non sia solamente un organismo sessuato avvalendosi della dottrina del materialismo storico. Secondo questa dottrina la società umana non subisce passivamente la presenza della natura, ma la trasforma secondo il proprio utile. Così la donna va giudicata dando rilievo solamente a quei dati biologici che acquistano importanza nell'azione. La donna è sempre stata considerata inferiore a causa della debolezza fisica, ma può accadere invece che la tecnica annulli la differenza muscolare che divide l'uomo dalla donna. Secondo Engels la storia della donna dipenderebbe essenzialmente dall'evoluzione della tecnica.

Secondo la sua visione, la divisione primitiva del lavoro comportava già una divisione in due classi tra cui vi era eguaglianza: il lavoro della donna aveva sul piano sociale lo stesso peso di quello dell'uomo. Quando l'agricoltura estese il suo campo d'azione, diventa necessario il lavoro intenso e la forza fisica: nasce così la schiavitù. L'uomo non solo è padrone di poderi e di altri uomini, ma anche della donna, questa è per Engels, "la grande disfatta storica del sesso femminile". Da questo momento il lavoro della donna sparisce al confronto di quello molto più produttivo dell'uomo. Il diritto paterno si sostituisce al diritto materno, la trasmissione del potere diventa da padre in figlio: appare così la famiglia patriarcale fondata sulla proprietà privata. L'oppressione sociale che la donna subisce è quindi una conseguenza dell'oppressione economica. Così, secondo Engels, i destini della donna e del socialismo sono intimamente legati, poiché la ristabilizzazione dell'eguaglianza primitiva è condizionata dal reingresso di tutto il sesso femminile nell'industria pubblica.
La Beauvoir asserisce che non è chiaro come la proprietà privata abbia fatalmente provocato l'asservimento della donna: il materialismo storico da per concessi alcuni fatti che bisognerebbe spiegare. Prima di tutto bisognerebbe spiegare il legame d'interesse che unisce l'uomo alla proprietà. Simon De Beauvoir spiga questo legame affermando che l'uomo inizialmente si sentiva "perso nella natura e nella collettività, passivo e minacciato", mentre in ciò che occupa, in ciò che possiede, l'uomo ritrova se stesso.
Da questo è in ogni caso impossibile dedurre l'oppressione della donna. L'inferiorità muscolare della donna è tale solo in relazione allo strumento di bronzo o di ferro. Tale fenomeno è una conseguenza dell'imperialismo insito nella coscienza umana. Se non esistesse la categoria dell'Altro e un'originaria pretesa di predominio sull'Altro, la scoperta dello strumento di bronzo non avrebbe provocato dall'oppressione della donna. Engels ha cercato di ridurre l'opposizione tra i sessi a un conflitto di classe, ma non è possibile confondere le due distinzioni, poiché nella scissione tra classi non c'è fondamento biologico: mentre una classe può volere la rivolta, la donna non è posseduta da alcun desiderio di rivoluzione, non vuole abolirsi come sesso, chiede soltanto che siano eliminate talune conseguenze della differenza sessuale.
Poi, fa notare la Baeuvoir, non si può considerare la donna solo come lavoratrice: importante è anche la sua funzione riproduttrice, che non deve essere considerata alla stregua di un lavoro, se non si vuole aggredire in profondità la vita di una donna.

Lillian Hellman

Un esempio importante , parlando delle figura femminili che nel nostro secolo apportarono un grande contributo alla produzione letteraria , è quello della commediografa Lillian Hellman. Moglie dello scrittore D. Hammet , la sua fortuna iniziò nel '36 con "The Children's Hour " .Ma sebbene la sua produzione letteraria sia molto ampia e di grande successo , le tematiche principali le si può trovare analizzando la sua vita e leggendo i due scritti autobiografici "Pentimento"e "Il Tempo dei furfanti" . La Hellman ,infatti è il tipico esempio di donna emancipata degli anni '30 , legata al proprio uomo solamente da un legame affettivo , senza sentirsi subordinata a lui in alcun modo.
E' la donna artista , libera , intellettuale , che fa delle scelte molto azzardate per il suo tempo .Assume posizioni antifasciste e decisamente comuniste ( per questo verrà accusata durante il periodo del Maccartismo ) : seguendo questi ideali , infatti , decide di aiutare la sua migliore amica , Julia , combattendo contro l'olocausto nazista e portando dei soldi attraverso le frontiere della Germania e della Russia. La figura di Julia è forse la più particolare e la più importante di quelle descritte : un esempio di donna emancipata e autonoma , questa volta , però , grazie ai suoi soldi , che la rendono totalmente libera . Le sue scelte sono comunque azzardate , come quelle della Hellmann, che infatti dice :"Sapevo che lei era diventata socialista e che metteva in pratica i suoi principi vivendo in un appartamento di una sola stanza in un quartiere povero di Vienna e dividendo le sue immense ricchezze con chiunque ne avesse bisogno ." E ancora :"Con questo denaro potremmo pagare qualcuno in grado di far uscire i tanti che sono già in prigione e tanti altri che presto ci andranno .Siamo un piccolo gruppo che lotta contro Hitler , un'avanguardia preziosa . Non siamo tutti della stessa fede politica né della stessa religione .....Tra di noi ci sono comunisti , cattolici , persone di ogni credo ...". La Hellmann sarà anche accusata di essere comunista assieme al suo compagno durante il periodo del Maccartismo e darà testimonianza di questo periodo della sua vita in "Il tempo dei furfanti ".La sua sarà una dura accusa contro la vergognosa "caccia alle streghe", che è durata non più di dieci anni e che poi è stata dimenticata senza alcun risentimento . La Hellmann dice : "Nessuno di questi si è preso la briga di riconoscere i propri errori .In questo paese non ce n'è bisogno, sanno anche loro che siamo un popolo di poca memoria".

Pentimento" e "Il Tempo dei Furfanti"

Pentimento e Il Tempo dei furfanti, una stessa pubblicazione per due libri.
Sicuramente buona la scelta degli editori, che hanno intuito quanto vi sia in comune tra i due libri, scritti a tre anni di distanza l'uno dall'altro, ma legati da una stretta continuità e che si compensano tracciando in fine un quadro completo di quella che era la situazione sociale e politica americana (ma non solo) dagli anni trenta fino alla fine dei sessanta, e della vita della commediografa Lilian Hellman, autrice dei due libri. Mentre in Pentimento la Hellman, parlandoci dei personaggi che più' hanno inciso nell'andamento della propria vita, mette insieme i ricordi di una vita e cerca di scoprire cosa sia cambiato nei suoi pensieri e nei suoi giudizi, in Il Tempo dei furfanti, basandosi su quelle che erano state le sue esperienze personali, racconta cosa furono per lei e il suo compagno, Dashiell Hammett, gli anni di McCarthy, mostrandoci quei sordidi personaggi che in quegli anni avevano in mano l'America e che li accusarono di essere filo- comunisti.
Pentimento e' composto da sei capitoli, disposti in un totale "disordine" cronologico, ognuno dei quali narra di un personaggio o di una vicenda che ha particolarmente influenzato la sua vita.
In secondo piano l'intero romanzo e tappezzato di riferimenti, ambienti, persone che hanno fatto da cornice assieme a quelli che erano i periodi politici e la situazione sociale ed economica del tempo.
Il titolo e la dedica sono una chiara dichiarazione di quelle che sono le sue intenzioni nello scrivere questo libro: come in una tela che invecchia si possono scorgere oltre le immagini iniziali, altre che affiorano e mostrano le linee originali del dipinto e il "pentimento " del pittore, cosi' lei in questo libro ha cercato mi mettere a foco nel quadro della sua vita" che cosa c'era per lei una volta, che cosa c'e' per lei adesso".
Inizia con la storia di Bethe, della sua infanzia e della sua strana famiglia.

Un personaggio cui lei si e' sentita molto legata, che ha frequentato di nascosto dalla propria famiglia del quale lei ha cercato di scoprire e capire le vicende misteriose in cui era invischiata. Moglie di un membro della famiglia del padre, Bethe era finita con il diventare una prostituta e con l'innamorarsi di un tale che la porterà' a mettersi nei guai.
Il capitolo successivo parla del rapporto che ebbe con il marito Willy di una sua " ridicola prozia ", un infatuazione adolescenziale, che arriverà' ad essere col tempo una "quasi relazione ".La Hellman riflette su quei giudizi, su quegli ideali che si erano poi rivelati erronei. La prozia che le sembrava tanto elegante e delicata, si rivela essere "ridicola ", lo stesso Willy rivelerà' dei lati oscuri di sfruttatore e assassino.
La Hellmann traccia un ritratto di se come ragazza curiosa, indagatrice e soprattutto ribelle.
Questa sua indole la porterà' poi da adulta a prendere delle posizioni politiche ben precise, sia nel periodo fascista, che in quello di McCarthy. Una posizione anti- fascista che la porterà' ad aiutare la sua più' grande amica d'infanzia Julia, nella lotta contro l'olocausto nazista. Porterà' dei soldi oltre la frontiera della Germania, che sarebbero serviti a liberare prigionieri politici, cristiani ed ebrei e rivedrà' per l'ultima volta viva la sua grande amica. Julia e' una figura affascinante, intelligente e arguta, impegnata politicamente, influenza molto Lilian nelle sue scelte e sebbene molto diversa dalla Hellman, rimane per lei un modello da seguire.
La vita di Lilian e' piena di personaggi strani, e forse il più' strano e' Arthur W. A.Cowan, tanto rampante avvocato, quanto pazzo furioso, sprovvisto completamente della concezione del tempo dello spazio, ma avente benissimo quella del denaro. Ricco e schierato politicamente a destra Arthur riconosce in Lilian l'unica donna a cui porta rispetto e a cui propone, seppur indirettamente, il matrimonio.
Un'altro avvenimento di cui la Hellmann ci narra e' quello della testuggine. E' il periodo felice della sua vita in cui lei e Hammett vivevano nella loro fattoria dove trovarono una grossa testuggine nel lago. Decidono di ucciderla per farne del brodo, ma la testuggine a cui era stata tagliata la testa riesce a scappare e "vive " ancora per alcune ore. Questo avvenimento la porta a riflettere su cosa sia veramente la " vita ", sul suo significato intrinseco. L'episodio mette anche in evidenza il lato "strano " del suo rapporto con Hammett, che si basa su un reciproco rispetto delle proprie libertà', per domande che non ricevono risposte, lunghi periodi di silenzio, che non per questo li mettono in imbarazzo.
L'ultimo capitolo "I Pentimenti " riprende il periodo immediatamente successivo alla morte del suo compagno, in cui il timore della morte la perseguita e la porta ad andare spesso di notte davanti a una casa di cura. La Hellman ci narra del rapporto con la sua cuoca, che abitava con lei da sempre e del rapporto di quest'ultima con un giovane universitario molto povero con cui entrambe avevano stretto un buon rapporto d'amicizia. Accenna alle rivolte universitarie degli anni sessanta e ci racconta dell'amore di questo ragazzo nei confronti della sua vecchia cuoca. Una sera questo ragazzo segue Lilian in una delle sue passeggiate notturne e Lilian dice la parola Pentimenti. Dopo molti anni, alla morte della cuoca, il ragazzo le rivelerà' che dopo essere andato a cercare sul dizionario quella parola aveva deciso di dichiarare il suo amore alla cuoca.
Letto il libro non si può' far altro che provare ammirazione per la vita e per le scelte della Hellmann, ma tuttavia si rimane scossi dall'importanza che l'alcool allora aveva non solo per la Hellman, ma per tutte quelle persone "del suo giro ".Narrandoci le sue vicende la Hellmann non manca mai di ricordare quanto fosse importante e indispensabile per lei bere, spesso si ritrova completamente sbronza e questo sembra non toccarla affatto, sembra essere il costume dell'epoca.
Altro tasto importante nella vita della Hellman e' la religione: teoricamente ebrea, la piccola Lilian e' stata pero' abituata dalla madre ad entrare in qualunque chiesa, di qualsiasi religione. Si ritrova con un compagno ex cattolico e con la propria migliore amica che lotta in prima file per liberare i prigionieri ebrei destinati all'olocausto.
La sua educazione di tipo liberale la porta a credere in ideali comunisti, nella libertà' di pensiero e di parola, nell'onesta' e nel " decoro ".
Con il tempo i suoi giudizi sulle persone cambiano, cadono speranze, ma il temperamento della Hellman non cambia di una virgola: rimane tenace, ma paurosa, rimane curiosa e indagatrice, rimane una grande osservatrice e soprattutto una grande ribelle.
Nel Il Tempo dei furfanti parla invece del periodo difficile della sua vita, quello in cui sia lei che Hammett vengono accusati di essere comunisti, quello in cui sono costretti a vendere la fattoria e a vivere in città' diverse, quello in cui perdono tutti i loro soldi.
Il titolo rivela chiaramente quello che la Hellman ne pensa di questo periodo storico e delle persone che allora avevano in mano il potere. L'analisi non e' tanto incentrata sulla malvagità' di McCarthy, quanto sull'idiozia degli americani, che sono stati manipolati per dieci lunghi anni, senza chiedersi quanto di questo pericolo comunista fosse realmente un pericolo. E anche con la fine di McCarthy, non si arriva a una svolta degli americani che si ribellano a un potere che li aveva manipolati per dieci anni, si arriva solamente a un cambio di moda: " niente in America dura più' di dieci anni."
La Hellman e molto dura e ci racconta le difficoltà' di un periodo senza lavoro, in cui le persone erano obbligate, se volevano lavorare, a firmare una dichiarazione in cui si affermasse di non essere comunista e di non fraquentarne.
La Hellman, chiamata a giudizio, decide, in nome dei suoi ideali, di appellarsi al Quinto emendamento, che le permetteva di non rispondere se le facevano domande su altre persone.
La sua posizione si opponeva a quelli che, chiamati a giudizio, avevano deciso di dire tutti i nomi delle persone che "consideravano" comuniste, inventandosi anche storie spesso non vere e accusando persone innocenti.
"Nessuno di questi si e' preso la briga di riconoscere i propri errori. In questo paese non ce n'e' bisogno; sanno anche loro che siamo un popolo di poca memoria."

Tina Modotti

Tina Modotti nata nella provincia di Udine nel 1896 da famigli proletaria e socialista è un esempio di donna intellettualmente e artisticamente impegnata .
Nel 1913 raggiunge il padre in America dove si sposa con il poeta e pittore franco-canadese Roubaix de Richey e grazie al quale si inserisce in un gruppo di intellettuali tra i quali vi era anche Edward Weston. Quando il marito muore Tina si stabilisce in Mexico con Weston , dal quale impara l'arte della fotografia . e dove incomincia a interessarsi delle realtà di vita messicane . Nel'27 diventa militante del Partito Comunista Messicano e incontra per la prima volta Vittorio Vidali grazie al quale imparerà ad usare la macchina fotografica come strumento di indagine sociale .Nel '28 Tina diventa la compagna di J.Antonio Mella , giovane intellettuale cubano , che verrà presto assassinato per motivi politici .La sua mostra a Città del Messico si trasforma in un fatto rivoluzionario e di protesta e nel '30 è costretta , dopo essere stata arrestata in Messico , dove la situazione diveniva sempre più infuocata , a scappare e a raggiungere Berlino . Poco dopo raggiunge l'amico Vidali in U.R.S.S. dove lascerà la professione di fotografa per darsi a tempo pieno a quella di rivoluzionaria .Nel '36 si trasferirà in Spagna per svolgere l'attività di Soccorso Rosso .Solo con la fine della guerra di Spagna Tina decide di ritornare in America con il compagno Vidali e morirà di infarto ne gennaio del '42.

A differenza del suo compagno - maestro Weston , che raffigurava sempre donna come forme astrattamente sensuali la Modotti raffigurò spesso figure di donne rappresentandole però più come oggetti attivi che come oggetti passivi : la sua fotografia che ritrae una madre con il proprio figlio si concentra sul forte braccio di lei che afferra e sostiene il bambino , la cui vigorosa presenza , così come l'addome rigonfio della madre attesta senza sentimentalismo la fertilità di quest'ultima .
La Modotti non era solamente una fotografa , ma anche una vera rivoluzionaria ; amava descrivere le contrapposizioni tra miseria e ricchezza del Messico , la maternità e l'infanzia ,la vita dura dei contadini i pericoli nei lavori degli oprerai , e usare la sua fotografia come mezzo di denuncia sociale ..La sua infatti rimane una delle poche testimonianze " storiche " e autentiche della rivoluzione messicana .
Tina racchiude il senso del suo lavoro in questa frase " Mostrare non tanto quello che ho fatto qui, ma quello che potrebbe essere fatto ".

Virginia Woolf

(1882-1941)

Virginia Woolf e la più grande scrittrice d'avanguardia del novecento europeo. Virginia crebbe in un ambiente intellettuale e letterario. Non ebbe un educazione uniforme :fatta eccezione per alcuni corsi seguiti all'università, Virginia non andò mai al college , ma studiò da sola nella grande libreria del padre. A soli tredici anni ebbe la sua prima crisi di nervi e cominciò a ribellarsi al padre , dal carattere e aggressivo e tirannico .Fece parte del "Bloomsbury group", nel quale si riunivano parecchi intellettuali , scrittori e artisti .Nel '12 si sposa con Leonard Woolf. Incominciò a soffrire di forti mal di testa e arrivò fino a tentare di suicidarsi con delle droghe. Nel '17 fondò con suo marito una casa editoriale , in cui lanciarono molti nuovi talenti. La seconda guerra mondiale aumento la sua paura e il suo stato di ansia .All'età di 59 anni decise di lasciarsi affogare nel fiume Ouse.
La scelta formale di Virginia fu quella del monologo interiore , atto a fluidificare le rigide forme scandite del romanzo realistico e a umanizzare i personaggi , che permette all'autore di penetrare ne l'interiorità altrimenti inattingibile , "celata com'era dietro il luccichio dei bottoni della giacca o dello sparato ", celata cioè dietro l'aspetto esteriore dell'io proteso sul mondo fisico e sociale .
In definitiva , sia il monologo interiore che il flusso di coscienza le permettevano di esplorare l'interiorità dei personaggi : ricordi , sogni , desideri ... Ma nell'uso del monologo interiore , da signora raffinata quale era e non amante della psicoanalisi , scansò tutta la parte delle "schifezze" dell'Es , nelle quali ,invece ,Joice aveva fatto affondare L. Bloom.
Così Virginia decise di scrivere , come dice lei stessa, quanto lei ,donna e "sopraffatta dalla poesia della vita", sentisse la vita "un alone luminoso avvolgente la coscienza ", senza più farsi ricattare , per sfide concorrenziali di parità con l'uomo , dai modelli maschili di romanzo .
Il suo capolavoro fu sicuramente "Clarissa Dalloway", ma per analizzare meglio il ruolo che questa scrittrice ebbe nel cammino verso l'emancipazione femminile è meglio prendere in considerazione altri romanzi altrettanto affascinanti.
Infatti un grande passo avanti per laWoolf , fu quello di spezzare , mediante una satira fantastica , la rigida connessione sociale fra identità sessuale e ruolo. E lo fece col dipingere un brillante e rottambolesco ritratto di Orlando , ora uomo , ora donna, ritratto ispiratole da Vita Sackville-West, un aristocratica lesbica che si era persa di lei e la cui gran classe e casata la affascinavano .Ora uomo , ora donna , Orlando fra mille peripezie attraversa vari secoli della storia e cultura inglese dal tempo della regina Elisabetta al diciannovesimo secolo . La Woolf , in sostanza , difende l'androginia dell'essere umano , la nostra ambiguità sessuale ( gli aspetti maschili e femminili conviventi in ognuno di noi) .
In "Una camera tutta per sé" Virginia impastò insieme nel'29 due conferenze sul tema " le donne e la narrativa " tenute nel '28 alle studentesse di Cambridge nelle quali aveva rivisto tutte le proprie certezze giovanili . Disse loro duramente di procurarsi una indipendenza economica , 500 sterline al mese , e una camera tutta per sé al fine di scrivere con la concentrazione necessaria e tratto i limiti imposti alla creatività femminile dalla dipendenza economica e morale dall'uomo e dalla mancanza di cultura. Le esortò a scrivere in quanto donne , orgogliose di esserlo , ma uscendo dal personale .
La Woolf aveva acquisito durante gli anni '10 e '20 una sensibilità femminista, che attecchì su una sua sofferenza antica : il suo senso di esclusione , di oppressione , il suo odio per la società patriarcale e il suo essersi ritenuta fin da ragazzina una vittima di quest'ultima .
Durante la guerra civile spagnola Virginia scrisse un libro in parte pacifista , in parte femminista .In "Tre Ghinee " si trovino almeno due fondamentali idee portanti : l'idea che a causa della millenaria esclusione sociale femminile , esista una cultura delle donne letteralmente estraniata dalla maschile , estranea sia al potere patriarcale che alla cultura della violenza , della dittatura della guerra , da lui generata ; che tale estraneità vada dichiarata e difesa ; che esista , dunque , una cultura diversa e separata delle donne . In secondo luogo , l'idea che questa diversità vada dalle donne stesse commutata da negativa in positiva.

Luigi Pirandello

Nella produzione di Pirandello, soprattutto nelle Novelle Per Un Anno, è facile ritrovare quella molteplicità d'aspetti che caratterizzano la situazione della donna agli inizi del '900.Leggendo alcune delle sue novelle, che hanno delle protagoniste femminili, possiamo ritrovare i molteplici aspetti della donna della tradizione e della donna moderna. Pirandello pur non avendo avuto modo di vedere durante la usa vita, i fenomeni di reale emancipazione della donna, è un attento osservatore della donna "in movimento ", della donna nel suo percorso verso l'autonomia intellettuale e materiale. Egli ha un occhio moderno verso le possibilità di emancipazione della donna, la quale si muoverebbe con più agilità se non fosse per gli ostacoli che le pone di fronte l'uomo. Egli non fa distinzione tra il destino dell'uomo e quello della donna, li tratta alla pari, benché l'epoca e i luoghi in cui ha vissuto gli avrebbero permesso di fare il contrario.

La novella "Zia Michelina (vd. Riassunto Zia Michelina), per esempio, è una novelle in cui Pirandello denuncia la situazione di una donna che è costretta dalle regole dell'economia borghese. La modernità di Zia Michelina, sta proprio nell'aver accettato di sposare quello che lei considera suo figlio senza sospettare nulla del reale amore che lui ha per lei. Per Zia Michelina questo matrimonio non è altro che una convenienza per entrambi, lei potrà prendersi cura del " suo bambino " e lui potrà avere la sicurezza economica che si merita: il matrimonio è l'unico metodo sicuro per garantire a Marucchino il proprio patrimonio. La modernità sta nell'accettazione di questa situazione e alla fine con il proprio suicidio, che non è altro che un'estrema difesa del proprio pensiero.

Né "La balia" invece si vede il duplice aspetto della donna degli inizi del '900: da una parta la donna della tradizione, sana, bella, fertile e ignorante; dall'altra la moderna donna borghese, malata, magra, viziata, gelosa e capricciosa. Ersilia, la donna borghese, nonostante la sua non autonomia a livello fisico, ricerca l'autonomia dall'uomo, non è disposta a fare da schiava, come invece fa la balia, e dice: "Un Corno! Che stupide le donne ...Tutte così !Ci provate gusto, è vero? A ripetere che noi donne siamo fatte per patire. E a furia di ripeterlo eccoli qua, i signori uomini, credono davvero, adesso, che nojaltre dobbiamo stare al loro servizio, per il loro comodo e il loro piacere. Noi le schiave, è vero? E loro i padroni. Un corno !"E Annicchia significativamente risponde " Anche loro, poveretti, hanno tanti guaj...".Anche nelle azioni della balia possiamo vedere una certa modernità: Annicchia dalla Sicilia, lascia il suo paesino per andare a Roma, in città, prendendo una decisione autonoma, conto il volere della vecchia suocera, con un marito in galera a causa delle sue idee rivoluzionarie (-"Io Titta Marullo, per tua norma, lo scacciai dal panificio per le sue idee rivoluzionarie ", - " Come quelle del signor Mori, a cui hai dato tua figlia!"). Nessuno si rende conto però della sua presa di posizioni, neanche l'avvocato Mori, intellettuale socialista, si rende conto di avere sotto i suoi occhi il proletariato finalmente in movimento.
In"Donna Mimma " ritroviamo ancora la contrapposizione tra mondo della tradizione e mondo moderno. In questo caso però Donna Mimma non capisce di dover far questa cosa per se, per la sua credibilità, la prende come una rivendicazione verso "la Piemontesa", " una smorfiosetta di vent'anni: gonna corta, gialla, giacchetto verde; come un maschiotto, con le mani in tasca". Essa non riesce a capire perché deve studiare, non capisce di essere, comunque, portatrice di valori (come si rivelerà alla fine quando la piemontesa prenderà il suo posto di mammana col fazzolettino azzurro sul capo).
Né "LaRosa" abbiamo una situazione diametralmente opposta : Lucietta è una ragazza sposa a quindici anni , con un famoso giornalista che , quando il marito muore , non si perde d'animo , fa un concorso e va a lavorare , da sola , con due figli a carico a Peola. Lucietta è sicuramente una donna moderna , sulla via dell'emancipazione, sono gli altri , gli uomini , che con le loro attenzioni ossessive non le permettono di emanciparsi , di diventare realmente autonoma e adulta.
In "Pena di vivere così" la situazione è un po' diversa in alcuni punti sicuramente ambigua.La figura di Leuca è sicuramente moderna: essa, infatti, non rispecchia la figura della donna borghese abbandonata e rassegnata.Tuttaltro: Leuca può essere tuttalpiù amareggiate, ma non rassegnata. E' cosciente della sua situazione ed è cosciente di aver preso un importante decisione nell'accettare il proprio "modus vivendi ".Leuca è in grado di fare dell'autoanalisi, la sua lucidità mentale la porta alla coscienza di non potersi abbandonare a un certo modo di essere donna, benché essa sia curiosa e ne sia attratta. Leuca ha una totale autonomia di pensiero e quest'assoluta autonomia nella società in cui vive, porta a una certa solitudine. Un passo significativo è quello della confessione davanti allo specchio, dell'introspezione psicologica, in cui lei si rende conto di non essere priva di tentazioni e s'indigna di fronte al comportamento di chi pensa che lei possa aver perdonato, dato il suo carattere e la sua generosità. ( "....il suo stesso corpo; il quale ogni sera davanti allo specchio le domandava, se davvero esso fosse così poco desiderabile da non essere più nemmeno guardato di sfuggita da un uomo come quello ...").Il suo comportamento nei confronti delle bambine e di suo marito è un po' ambiguo: non si capisce se essa lo faccia per vendetta, per generosità, o per avere quello che non ha mai potuto avere da lui; non si capisce se per lei sia veramente un peso ospitare il marito, o se infondo nel chiudersi incamera a chiave non ci sia la speranza che qualcuno voglia aprirla.

Le novelle per un anno

Pirandello scrive le novelle per un anno durante tutto l'arco della sua vita, ma più intensamente negli anni tra 1900 e il 1915.Esse vengono inizialmente pubblicate in modo occasionale su quotidiani e riviste, ma solo nel'24 Pirandello ne progetta una risistemazione globale in 24 volumi, dei quali scriverà solo quattordici. Le novelle vennero, infatti, richieste dal quotidiano "Il corriere della Sera" e il progetto era quello di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno dell'anno. Le novelle non hanno un ordine determinato ed, infatti, lo stesso titolo sembra alludere allo sperpero casuale dei giorni e delle vicende. Il "corpus" delle novelle riflette le visioni di un mondo non ordinato e non armonico.
Tuttavia si possono identificare tre filoni principali: quello delle novelle siciliane, quello delle novelle romane e quello delle novelle surreali degli anni '30.
Nelle novelle siciliane non vi è, come poteva essere per il verismo, un'attenzione verso l'indagine scientifica del mondo contadino. Pirandello mostra invece una particolare attenzione per il sostrato mitico e folkloristico della terra siciliana, e per questo si dimostra più vicino alle tendenze decadenti.
In queste novelle le figure contadine vengono deformate: diventano caricature di se stesse, diventano grottesche, bizzarre, allucinanti, paradossali. Tra queste possiamo sicuramente inserire le novelle "la balia", "zia michelina "e "Una voce".

Nelle novelle romane, invece, Pirandello descrive la condizione meschina del mondo piccolo- borghese. Neanche in queste novelle vi è un'intenzione di studio sociologico: esse sono metafora di una condizione esistenziale assoluta. Il tema principale è quello della "trappola " che imprigiona l'uomo in un mondo di monotonia. Vi è un rifiuto anarchico d'ogni forma di società che spegne la spontaneità della vita. Pirandello usa l'atteggiamento umoristico che ben ha descritto teoricamente nel suo saggio sull'umorismo: dalle deformazioni, dalle caricature, nasce il sentimento del contrario, dal quale capiamo che non è possibile ravvisare nella vita alcun disegno coerente. Tra queste novelle "La balia " "Quando ero matto ", "Il treno ha fischiato " "Pena di vivere così"
Con le novelle surreali degli anni trenta vi è un emergere della psiche, delle angosce, degli impulsi. Pirandello scava nella dimensione dell'inconscio e sopperisce al proprio bisogno di autenticità, di vitalità di ritorno alla natura, creando dei climi fantastici, surreali, allucinati. Tra queste novelle ricordiamo "I piedi nell'erba", "C'è qualcuno che ride", "Il soffio ".

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