La filosofia della storia nell'800 e nel '900

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Testo

FILOSOFIA DELLA STORIA:
Nella prima metà dell’800 nasce la filosofia della storia, cioè la storia, intesa come storia dell’umanità, diventa oggetto di riflessione filosofica. L’uomo comincia a chiedersi se la storia ha un senso e quale è questo; Hegel e I filosofi della prima metà del 1800 credono che la storia habbia un senso e un suo fine, mentre dalla seconda metà dell’800 e nel ‘900 partendo dal filosofo Nietzsche si negherà tutto ciò.
Nella prima metà dell’800 c’è la convinzione che il corso della storia universale si è sviluppato in maniera razionale, quindi c’è una interpretazione razionalistica della storia, per cui gli eventi della storia universale non sono casuali, ma sono necessari perchè attraverso loro si può ricavare un disegno razionale, c’è perciò una necessità degli eventi. Il divenire storico è necessario e non è affatto casuale.
La razionalità intrinseca della storia è di tipo finalistico, cioè la storia ha un fine, ha una meta, non procede a caso ma procede verso il fine che deve essere realizzato; la terza caratteristica che troviao nella filosofia della storia dell’800 è la concezione ottimistica, cioè viene data una lettura dello sviluppo storico come progresso storico, come avvicinamento al fine ultimo della storia.
Hegel, Marx e Comte hanno in commune queste tre caratteristiche, cioè tutti e tre hanno una concezione razionalista, finalistica e ottimistica della storia.
Quello che caratterizzerà la crisi della filosofia della storia dalla fine dell’800 in poi sarà il rifiuto del finalismo e del razionalismo; ci sarà la crisi dell’idea che ci sia un fine, uno scopo uultimo verso cui tenderebbe la storia, e la crisi dell’idea che gli eventi della storia non siano casuali.
HEGEL
A proposito del finalismo Hegel propone il concetto di astuzia della ragione, una ragione interna alla storia, la capacità di servirsi degli scopi personali per realizzare il proprio fine; i protagonisti della storia sono gli strumenti inconsapevoli del realizzarsi di questo fine ultimo, I loro segni particolari sono dei mezzi attraverso cui si prepara la realizzazione del fine ultimo della storia. Tutto ciò ha a che fare con la Provvidenza Cristiana.
Provvidenza significa proveder, prendersi cura; il Dio cristiano è provvidente nel senso che dopo aver creato il mondo sene prende anche cura; l’Astuzia della ragione ha un elemento di affinità con la provvidenza, poichè è una sorta di provvidenza laicizzata.
L’affinità tra lel due è il fatto che rimane l’idea per cui la storia ha un fine e per cui le azioni compiute dall’uomo sono solo mezzi per il realizzarsi del fine della storia. La diffrenza, invece, è che nella concezione cristiana il fine è posto da un Dio trascendente, che non sta cioè nel mondo, che non è partecipe alla storia, mentre l’astuzia della ragione è una razionalità che si costituisce oprogressivamente all’interno della storia del mondo.
In cosa consiste questa razionalità che governa la storia? Come si cerca il fine della storia?
Il presupposto è che gli esseri umani hanno una storia e un’esistenza che è storicamente determinata; noi siamo prodotti di una evoluzione storica e viviamo in un mondo che così come lo abbiamo trovato è il prodotto dell’attività di umani vissuti prima di noi. Questo non si può dire per esmpio per una giraffa poichè per essa vivere oggi o 200 anni fa è più o meno la stessa cosa e se comunque l’ambiente in cui vive è cambiato, non è per merito suo, per questo non si può parlare di storicità per una giraffa.
Cosa fa di noi degli animali storici? Noi siamo una specie animale che si distigue per questo elemento di storicità, la nostra forma di vita è una forma storica.
La storicità della vita umana da cosa dipende? Si possono dare varie risposte, ma per Hegel la storicità della vita umana dipend dal fatto che noi siamo animali storici in quanto siamo animali politici, poichè viviamo in società e organizziamo la nostra vita in base alle leggi che noi istituiamo. Quindi la storicità dell’esistenza umana dipende dall’attitudine, dalla vocazione politic ache è caratteristica dell’esistenza umana.
La storia dell’umanità è essenzialmente la storia delle sue istituzioni politiche, la politica è solo una delle dimensioni della storia perchè poi per esempio c’è anche l’economia, ma tutte dipendono dalla politic ache è quella più importante.
Dalla domanda che cosa fa di noi degli animali storici, discende il criterio con cui Hegel teorizza la storia universale; il criterio con cui Hegel divide la storia è un criterio politico poichè a dimensione politica è quella fondante.
Tre diversi modelli di organizzazione politica dello Stato, tre epoche della storia universale cioè tre mondi storici:
1) mondo del dispotismo orientale, cioè quello dei grandi imperi tipo cinese o egiziano;
2) mondo Greco-latino, cioè il mondo delle polis greche e di Roma;
3) mondo Cristiano-germanico, dove per germanico si intende l’Europa occidentale.
Nella successione delle tre epoche bisogna vedere il progressivo realizzarsi del fine ultimo dellla storia; nel terzo modo per Hegel questo fine è già stato raggiunto, da qua la tesi paraddossale che la storia sarebbe già finita.
Nella storia c’è una razionalità oggettiva che gradualmente prende coscienza di se stessa, il divenire storico della storia; questa razionalità oggettiva govern ail mondo e prende coscienza di se stessa oggettivandosi nelle istituzioni politiche via via create dai popoli della storia. La prima oggettivazione è quella del mondo del dispotismo orientale.
Qual è il fine ultimo della storia e di questa oggettivazione? E’ l’affermazione del principio di libertà; un uomo deve essere libero per il fatto che esseri uomini significa essere liberi, questa è un’idea razionale che progressivamente si realizza cioè si oggettivizza nella storia.
1) MONDO DEL DISPOTISMO ORIENTALE: in questo mondo tutti rispetto al sovrano erano del tutto privi di diritti, il despote era libero e tutti gli altri erano I suoi schiavi. L’idea di libertà comincia a prendere coscienza di sè nel modo più basso in assoluto. La nascita di questi grandi imperi per Hegel rappresenta l’inizio della storia. In questo mondo il principio di libertà si realizza come libertà di uno solo.
2)MONDO GRECO-ROMANO: è il livello poco più alto di oggettivazione del principio di libertà che in questo mondo è realizzata come libertà di alcuni. Rispetto al primo mondo c’è un progresso anche se la libertà è soltanto di alcuni perchè un’istituzione portante in questi due mondi è quella della schiavitù che è esattamente il contrario della libertà. In ogni caso comunque c’è un progresso poichè Hegel si riferisce alle poleis greche e alla repubblica romana dove per il cittadino c’è la possibilità di parteciapare alla vita pubblica.
3)MONDO CRISTIANO-GERMANICO: il principio di libertà arriva alla completa oggettivazione, l’essenza dell’uomo sta nella sua libertà. Cristiano è il mondo che comincia col Cristianesimo e germanico è l’Europa Occidentale. Si fonda sul principio di libertà, non a caso il Cristianesimo costituisce la crisi del mondo romano perchè attacca il principio portante dello Stato Romano cioè la schiavitù , la attacca davanti al principio di uguaglianza degli uomini davanti a Dio. Questo è il mondo in cui costituzioni, Stati e governi sono arrivati a essere fondati sul principio di uguaglianza degli uomini davanti alla legge. Realizzazione completa della libertà.
Per Hegel l’inizio della storia è la prima oggettivazione della storia nel primo mondo mentre la fine è il raggiungimento del suo fine ultimo, cioè la llibertà di tutti per cui ciò chef a di un uomo quello che è, è la libertà. Si comincia col Cristianesimo e si finisce con la Rivoluzione Francese che Hegel vede come due momenti complementari. Il Cristianesimo afferma la libertà degli uomini davanti a Dio, la Rivoluzione francese porta questa libertà sulla terra così che diventa libertà degli uomini davanti alla legge.
Libertà per Hegel è il principio di uguaglianza giuridica. Per arrivare alle istituzioni politiche fondate sul principio della libertà giuridica ci è voluto un lungo e travagliato percorso. Questa completa realizzazione è avvenuto con la Rivoluzione Francese; il fine ultimo della storia cioè la libertà e quindi l’uguaglianza di tutti davanti alla legge è stato raggiunto, quindi per hegel con la Rivoluzione francese è finita la storia universale.
La storia per Hegel è la progressiva realizzazione dell’idea per cui l’essenza umana, ciò chef a di noi degli esseri umani, è la libertà.
Spirito: è questa idea che progressivamente diventa cosciente di sè oggettivandosi nelle istituzioni politiche prima nel primo mondo in cui è inadeguata, poi nel secondo mondo dove è ancora limitata e inadeguata, poi nel terzo mondo in cui raggiunge la sua completa oggettivazione e quindi la piena coscienza di sè e la completa affermazione del principio di libertà.
MARX:
Per Marx non è vero che la storia è già finita e che ha già raggiunto il suo fine, ma c’è ancora una tappa che consiste nella realizzazione del principio di libertà in modo formale ma anche in modo materiale; questa ci sarà quando nessun uomo sarà sfruttato da qualcun altro, infatti per Marx non ci deve essere la condizione di oppressione dap arte di un altro uomo. In sostanza non ci sarà libertà finchè ci sarà la schiavitù.
Questa concezione è simile a quella di Hegel perchè per entrambi la storia ha un fine e una meta, inoltre entrambi hanno la concezione razionalistica, finalistica e ottimistica della storia, ma mentre per Hegel la storia ha già aggiunto la sua meta e quindi è già finita, per Mrx la realizzazion della meta deve ancora avvenire.
La concezione di Marx e dii Engels è nota come concezione materialistica della storia o anche come materialismo storico, invece quella di Hegel è una concezione idealistica della storia, poichè la storia è il cammino, il progresso di un’idea.
Il materialismo di Marx significa attribuire alla sfera dell’economia il ruolo di forza motrice della storia, che invece Hegel attribuiva alla politica.
Cosa fa di noi degli animali storici per Marx? Il fatto che noi siamo animali che lavorano, cioè operano sull’ambiente e lo trasformano per renderlo conforme ai nostri bisogni.
Materialismo storico significa anche combattere contro le illusioni che avvengono nella struttura (modo in cui si producono e si distribuiscono I beni) e di conseguenza anche nella sovrastruttura (politica, leggi, cultura…) che è retta dalla struttura.
L’economia per Marx svolge la funzione di condizionamento rispetto alle alter sfere della vita sociale; I cambiamenti delle altre sfere sono ripercussioni dei cambiamenti che sono avvenuti nell’economia.
Per Marx le epoche storiche corrispondono a dei modi di produzione, cioè a dei modelli economici, che si suddividono in forze produttive e rapporti di produzione:
le forze produttive, la struttura, (produttori e mezzi di produzione cioè risorse e strumenti) sono le forze con cui si produce la ricchezza per esempio nel modo di produzione feudale I produttori sono I contadini e I mezzi di produzione sono la terra, gli aratri, gli animali.
I rapporti di produzione (sovrastruttura), sono le forme di proprietà dei mezzi di produzione; ovvero questi rapporti sono le forme giuridiche che stabiliscono di chi sono I mezzi di produzione. Questo assetto giuridico fa sì che si formino varie classi sociali con vari interessi e rapporti di dominio.
Così nella struttura in cui c’è tensione tra le classi sociali, si crea un conflitto perchè le forze produttive sono per natura dinamiche, nel senso che tendono ad aumentare la loro capacità di produrre ricchezza, mentre I rapporti di produzione sono statici perchè chi li possiede tende a conservarli. Le forze produttive non possono ulteriormente aumentare la loro produzione se non si modifica la struttura della società; quando esplode il conflittocrolla la struttura e bisogna passare a un nuovo modo di produzione col cambiamento dell’assetto delle classi sociali.
1°MODO DI PPRODUZIONE: ASIATICO
2°MODO DI PRODUZIONE: ANTICO GRECO-ROMANO
3°MODO DI PRODUZIONE: 1) FEUDALE 2) CAPITALISTICO
Il terzo mondo chiamato da Hegel Cristiano, Marx lo divide in due parti e lo chiama feudale e capitalistico (borghese moderno); al suo interno le forze produttive erano le fabbriche, gli operai le macchine.
COMUNISMO: nascita di una società in cui la proprietà dei mezzi di produzione sarà non più privata ma pubblica.
Marx e Engels attribuivano però alla teoria comunista una proprietà liberatoria che poi non ha avuto, poichè alla fine il proprietario è diventato lo Stato. Quindi per Marx nascerà una società in cui non ci saranno più classi sociali e in cui la richezza verrà distribuita in modo egualitario.
Per Marx in sostanza l’avvento della società socialista rappresenta la fine della storia.
Somiglianze con Hegel: per entrambi la storia è razionilità, di tipo finalistico, è un processo finito ed è un processo eliodomico, cioè nasce a Oriente e finisce a Occidente, inoltre per entrambi la storia ha delle tappe.
Differenze: Marx ha una concezione deterministica, cioè a un certo punto è inevitabile che il capitalismo crollerà e che a quell punto nascerà la società socialista. Marx ha una concezione materialistica, Hegel idealistica. Per Hegel il fine già raggiunto era la libertà formale, per Marx c’è da raggiungere non solo la libertà formale, ma anche quella materiale.
COMTE
Per Comte sussiste la legge dei tre stadi, inoltre egli riconduce tutto ad un’unica causa, che è Dio. I tre stadi per Comte sono tre visioni del mondo in cui rientrano le conoscenze particolari.
1) STADIO TEOLOGICO: è un misto di intelligenza, comprende le forme di pensiero religioso e magico; è il modoin cui l’intelligenza si rapporta alla realtà.
2)STADIO METAFISICO: è la modificazione del primo stadio, anche se è del tutto nuovo. L’elemento di continuità col primo è che anche qua la domanda che ci si pone è “Quali sono le cause, perchè ciò accade?” La risposta non è più cercata come nello stadio teologico negli agenti soprannatiurali, ma nelle forze astratte nelle quail bisogna fare affidamento per spiegare dei fenomeni.
3) STADIO POSITIVO: ci si arriva quando si capisce che è inutile chidersi il perchè. Le domande che sono con il “come”, rimangono senza risposta; na mentalità scientifica non si chiede perchè ma si chiede come. Questo stadio è stato raggiunto con la Rivoluzione scientifica.
Per Comte la meta della storia sta nel raggiungimento da parte della storia dello stadio positivo; quello che resta da fare è l’estensione del metodo positivo anche ai fenomeni sociali-storici creando una nuova disciplina che è la fisica sociale o sociologia che farà le leggi della statica sociale (leggi dell’ordine per cui l’organismo sociale tende ad autoconservarsi) e della dinamica sociale (leggi del progresso che esplicitano I passaggi di trasformazione).
La nascita della fisica sociale permetterà la nascita di un nuovo sistema politico, la sociocrazia, con cui l’esercizio del potere politico va ai sapienti, ai saggi e quindi agli scienziati che condurranno un governo razionale e scientifico che eliminerà I difetti e che porterà all’equilibrio; si basa sulla conoscenza scientifica dei fenomeni sociali.
La sociocrazia per Comte è lo stadio più alto della civiltà umana, lo stadio definitivo che risolverà I conflitti causati dalla dinamica dei fenomeni sociali. I conflitti che fino ad ora ci sono stati nella società derivano dal fatto che non si è ancora raggiunta una vera scienza dei fenomeni sociali. La nascita della fisica sociale, quindi sarà la soluzione per arrivare a una condizione pacifica.
Affinità con Hegel e Marx: anche per Comte le storia universale si sviluppa secondo un ordine necessario, e anche per Comte il divenire storico ha una meta. Tutte e tre hanno le basi della filosofia della storia cioè l’idea della razionalità della storia, la razionalità di tipo finalistico, e la concezione ottimistica della storia he è un progresso continuo.
Differenze con Hegel e Mrx: Per Comte la meta è l’affermazione dello stadio positivo; inoltre per lui il senso e la fine della storia non sono da ricercare nella sfera politica o economica, ma in quella della conoscenza e della cultura. Le differenze che ci sono nascono dal fatto che I tre filosofi danno tre risposte diverse alla domanda “cosa fa di noi degli animali storici?”.
NIETZSCHE
Nietzsche attacca l’idea per cui la storia è maestra di vita; per lui la conoscenza del passato non è un valore, bisogna vedere come essa si raporta all’esigenza della vita, inoltre un eccesso di rapporto col passato ci rende infelici, per cui la storia può essere causa di infelicità.
Per poter vivere felicemente serve la capacità di dimenticare, ciò vale sia per I singoli individui, sia per I popoli. Se si ha un rapporto troppo forte con la propria storia si ha difficoltà a vivere e a trovare equilibrio. Un animale è felice perchè non ha storia, non ha un rapporto col passato, mentre gli uomini sono troppo gravati dal peso della storia che li toglie leggerezza nel rapporto col presente; in sostanza un eccesso di memoria storica fa di noi degli esseri malaticci, quindi nuoce alla salute.
La felicità consiste nel fatto che uno riesce ad essere completamente se stesso I ogni istante della sua vita, per questo l’animale è sempre felice, ma per l’uomo è più difficile.
Anche per Nietzsche noi siamo animali storici, ma per noi non è posibile vivere come l’animale nell’oblio e quindi nella felicità.
Second oil filosofo bisogn raportarsi col passato quanto basta per realizzare I nostri obiettivi nella vita, quindi bisogna mettere la storia al servizio della vita; non possiamo liberarci del tutto e fare a meno della memoria allora bisogna prendere quell tanto che basta per realizzare noi stessi al presente. Mettendo la storia al servizio del presente Niettzsce dice che la storia non ha nessun senso oggettivo, che non c’è nessuna razionalità oggettiva di cui prendere atto, pertanto cade il presupposto della filosofia della storia.
In sostanza non c’è nessuna razionalità oggettiva, nessuna finalità oggettiva e nessuna necessità oggettiva, ma la storia è solo uno strumento di cui ci serviamo per realizzare I nostri scopi nella vita.
I modi in cui nel presente, quindi nella vita, ci si può servire della storia sono tre:
1) il modo monumentale, consigliato alla persona ambiziosa che agisce e che ha aspirazioni.
2) il modo antiquario, che conviene all’aristocratico o a chi nel presente ha una condizione privlegiata, quindi a chi conserva e adora.
3) il modo critico, che conviene a chi soffre e ha bisogno di essere liberato.
Quale dei tre modi è quello giusto?Non ce ne è uno giusto, lo sono tutti, l’importante è non sbagliare l’abinamento tra il tipo di persona e il rapporto con la storia, poichè se si sbaglia abbinamento il modo non è più funzionale. Quindi non c’è il senso della storia ma ci sono 3 modi con cui rapportarsi ad essa in modo funzionale.
MODO MONUMENTALE: per colui che agisce, che ha aspirazioni e che vuole creare qualcosa di grande; deve rivolgersi al passato per trovare gli esempi che vuole imitare, che vuole prendere come modello per nutrire la sua ambizione di fare qualcosa di grande. Questi modelli diventano come un monumento da seguire per riuscire a lasciare un segno di sè nel presente.
MODO ANTIQUARIO: per chi ha un rapporto col presente di stampo conservatore, poichè sta bene nel presente e ha una posizione di forza di cui è soddisfatto; per chi è conservatore perchè vede nel passato l’origine e la legittimazione della propria condizione privilegiata che vuole conservare.
MODO CRITICO: per quelli che vivono il presente come condizione di oppressione dalla quale vogliono essere liberati.
Il modo critico è l’opposto di quello antiquario, perchè nel primo c’è il rifiuto del passato, per il motivo che nel passato c’è l’origine della propria condizione di oppresso.
Il giudizio sul passato deve essere unilaterale, fazioso, ingiusto. Non ci si rapporta col passato con la conoscenza disinteressata e fine a se stessa, perchè il fine della conoscenza del passato ci fornisce lo strumento per vivere felicemente.
Storicismo = idea per cui la conoscenza del passato è fine a se stessa e non ha nulla a che fare con le passioni della vita.
Una delle cause della decadenza è lo storicismo, cioè il rapporto con la storia che non sia al servizio del presente. Troppa conoscenza storica compromette la nostra capacità di agire, ci toglie libertà e leggerezza rispetto al presente.
La storia ha dei vari sensi oggettivi che sono quelli che noi li diamo per le nostre finalità. Per Nietzsce non c’è nessun fine della storia; per lui questa è una civiltà malata con molta decadenza. La sua posizione è distruttiva perchè attacca I tre presupposti della filosofia della storia.
Comincia la crisi della filosofia della storia.
CRISI DELLA FILOSOFIA DELLA STORIA: IL ‘900
BENEDETTO CROCE
Croce era un pensatore di orientamento liberale; nella Prima Guerra Mondiale stava dalla parte di Giolitti; fu la voce più autorevole contro il fascismo.
Critica duramente uno dei punti Fermi della filosofia della storia, cioè il finalismo; rimane legato all’idea che la storia abbia una razionalità e un progresso (ottimismo) ma rifiuta totalmente il finalismo.
Benedetto Croce ha fede nell’idea di progresso, ma non come è intesa nella filosofia dlla storia del’800; per Croce la storia è governata dalla legge spirituale del progresso. La rappresentazione pessimistica della storia umana, viene dalla concezione religiosa per cui si pens ache sulla terra ci siano dolore e sofferenza che dobbiamo sopportare per arrivare nell’aldilà.
Per Croce le filosofie hegeliana e marxiana sono già state confutate sul piano storico-reale, cioè si è visto che le società che loro dicevano essere la rappresentazione della storia non erano la fine. La filosofia della storia è una specie di teologia mascherata; cosa rappresenta il fine della storia come è concepito da Hegel e Marx? Rappresenta la redenzione per cui c’è stata sofferenza seguita dalla redenzione, quindi la riconquista della felicità.
Queste concezioni della storia finalistiche per Croce sono una concezione religiosa poichè per Hegel e Marx il mondo germanico e la società di Marx sarebbero come l’aldilà della terra.
Croce difende la concezione laica: non pensa che la storia umana debba seguire lo schema di peccato-redenzione e non pens ache ci sia il paradiso terrestre che per lui non esiste nè nello spazio, nè nel tempo.
Croce però non butta via l’idea di progresso della storia, ma la tiene levandola dalla cornice del finalismo.
La storia umana è sempre compiuta e provvisoria: c’è il paragone dell’artista che anche s dipinge un capolavoro,non si ferma ma continua a fare altri quadri. La storia umna è uguale, crea grandi civiltà che durano nel tempo ma poi per la legge spirituale del progresso ci sarà la creazione di un’altra opera.
Con Croce la fede nel progresso deve essere laica.
Riassumendo Croce fa due critiche a Hegel e Marx: una sulla base della conoscenza, dicendo che il mondo germanico non esiste e che la fine che loro avevano pensato non si è realizzata; l’altra dicendo che le loro sono due forme di religione mascherata.

LEV TOLSTOJ
Se si vuole capire al storia bisogna sbarazzarsi di due idée: che la storia èguidata dalla ragione e che ha un fine, allora la possiamo capire . L astori a per Tolstoj non ha un fine, ma ne ha tanti quanti gliene possiamo attribuire dal punto di vista con cui noi ci rapportiamo ad essa (prospettivismo); i fini dipendono dalla prospettiva con cui noi guardiamo la storia.
BENJAMIN
Benjamin era un ebreo Tedesco di posizione politica filo-comunista; prima della II Guerra Mondiale andò in Francia, poi in Spagna sperando di imbarcarsi per gli stati Uniti ma fu bloccato alla frontiera , quindi andò in una locanda e pur di non farsi catturare dai nazisti si leò la vita.
Benjamin commenta un quadro di Paul Klee intitolato “Angelus Novus” e dice che per lui l’angelo della storia che è una metafora della storia, deve avere quell’aspetto. Ha una visione della storia tragica in cui però c’è anche una speranza, in cui non si perde del tutto la fiducia nella possibilità di un progresso.
L’angelo della storia guarda al passato in cui però vede solo catastrofi, tutto il contrario di un continuo progresso verso il meglio, vede solo qualcosa che può suscitare nostra pieta, compassione, tristezza. Una tempesta lo porta via quindi l’angelo si allontana dal passato, ma lo guarda lo stesso volgendo le spalle al futuro, quindi non vede il futuro, ma vede solo le macerie e le catastrofi del passato.
Il progresso è la tempesta , la forza che ci costringe ad andare avanti verso il futuro anche se del passato vediamo solo macerie e rovine.
C’è una rottura con la concezione tradizionale , con la filosofia della storia di cui I tre capisaldi son oil razionalismo, l’ottimismo e il finalismo; Benjamin noon ne accetta nemmeno uno.
L’angelo non sa cos’è la forza che lo trascina via, non si può vedere nessuna meta , rimane però la speranza di redenzione; il rapporto col passato è di discontinuità totale. Non c’è nessuna possibilità di un progresso cumulativo perchèè se quello che hai dietro è solo un cumulo di macerie, su quelle macerie non puoi costruire nulla.
Progresso non nel senso che c’è benessere tecnologico o altro, ma nel senso di avere la forza di andare verso il futuro. Il progressoè il fatto che la storia continua nonostante tutti gli orrori che porta con sè. Si può sperare che la forza che nonostante tutto ci fa andare avanti sia una forza che chissà come e quado prepara un futuro migliore del passato per l’umanità, cioè una forza redentrice. Il rapporto col passato è solo un rapporto di discontinuità, c’è il bisogno di andare avanti, verso il futuro. Se l’ottimismo è possible, lo è solo in questo senso sperando che un giorno la storia non prsenterà più all’angelo che la guarda questo spettacolo di macerie e rovine.
Esplicita intonazione religiosa: alla fine è solo un atto di fede quello che ancora può spingere verso il futuro; nasce da una percezione tragica del passato (infatti Benjamin scrive queste pagine durante la Guerra, ha vissuto la Prima Guerrra Mondiale e il dopoguerra, e alla fine si suicida, quindi la visione tragiica della storia è influenzata da questi eventi). C’è la fede nel fatto che questa forza sia salvifica, che alla fine ci porti verso la salvezza.
POPPER
L’opera di Popper uscì nel 1945 anche se fu scritto precedentemente. Popper era di Vienna, ma nel 1938 ci fu l’annessione dell’Austria al Raich Tedesco, perciò molti compreso Popper, lasciarono l’Austria per non cadere sotto il dominio nazista.
Popper è stato il più grande epistemologo del 1900 (epistemologia = teoria della scienza). Il 900 fu un secolo di grandi innovazioni in campo scientifico, infatti ci fu la Seconda Rivoluzione Scientifica, con cui si aprirono numerosi dibattiti nei quali Popper ebbe un ruolo di primissima importanza.
PENSIERO GENERALE:
Con Popper giunge a maturazionela crisi dell’idea di scienza che c’è in Kant secondo cui la scienza era una conoscenza universale e necessaria (necessaria cioè che il suo contrario è impossibile e universale cioè che vale sempre). Il 1900 è stato un secolo con la riflessione su che cosa sia la scienza e ha portato in crisi l’idea per cui la scienza è una conoscenza universale e necessaria.
Falsificazionismo: criterio di falsificabilità, per Popper consente di distinguere ciò che ha un valore scientifico, da ciò che non lo ha; cioè per Popper una teori ha un valore scientifico solo se può essere falsificata, cioè se può essre smentita, cofutata. Per esempio per Popper il marxismo e la psicoanalisi non sono falsificabili perciò non hanno un valore scientifico. Può avere un valore scientifico solo e soltanto una teoria che può essere falsificabile , se una teoria non lo è allora non centra nulla con la scienza e perciò non ha vaore scientifico. In sostanza non possono avere valore scientificole teorie che non possono mai essere confutate dall’esperienza, quindi una teoria in cui non si può indicare una situazione che se si verificasse la renderebbe falsa, non ha valore scientifico.
Se la tua teoria viee confermata dall’esperienza allora vuol dire che ha superato la prova della confutabilità.
La relatività per Popper è una scienza perche per ora non è stata falsificata, ma è falsificabile; la teologia per esempio non è una scienza perchè uno che vuole dimostrare l’esistenza di Dio lo può fare con diversi elementi, ma interpretandoli come vuole lui, nello stesso tempo anche uno che vuole dimostrare che Dio non esiste lo può fare.
Popper paragona la scienza a una casa che poggia sulle palafitte, non su una base solida, ma su una base sempre mobile; finora ha retto tutto il peso delle verifiche a cui è stata sottoposta, ma non reggerà per sempre.
Popper mette in crisi l’idea della scienza come sapere universale e necessario.
POPPER COME CRITICO DELLA FILOSOFIA DELLA STORIA:
Le società aperte per Popper sono quelle liberal-democratiche, cioè la Francia e l’Inghilterra, mentre i nemici sono i regimi totalitari cioè il nazismo, il fascismo, il comunismo. La sua opera vuole essere una presa di posizione a favore dei regimi liberal-democratici e un rifiuto verso I regimi totalitari.
“La storia non ha alcun senso”, quella di Popper è una posizione drastica; il presupposto dell afilosofia della storia è che questa abbia una finalità, ma per Popper “la storia non esiste allor anon ha un senso”. In realtà la storia del genere umano è una storia politica, cioè la storia dell evarie costruzioni politiche che l’umanità si è data e quindi la storia universale del genere mano non la conosceremo mai, nemmeno se sommiamo tutte le varie storie parziali che conosciamo.
Non c’è la storia, c’è solo un gran numero di storie dei vari aspetti della vita umana, cioè tante storie parziali.
Popper rifiuta l’identificazione della storia politica come storia universale, perchè è solo una storia parziale.
La storia quindi non ha un fine ma possiamo dargliene uno cercando di capire quail sono I problemi del mondo; ci sono vari fini che noi possiamo dare alla storia capendo quail sono I problemi della storia.
Popper rifiuta lo storicismo.
L’800 era stat oil secolo del culto della storia, il 900 quello del rifiuto della filosofia dela storia.

EUGENIO MONTALE
Nella poesia “la storia” Eugenio Montale afferma che tutte le storie parziali non ossono essere considerate storie, che non c’è un prima e un dopo nel senso del finalismo per cui il prima preara il dopo e il dopo si avvicina al fine. La storia non è prodotta da chi la pensa significa che non è prodotta dale idée, che la storia non è la storia di idée, cioè nn sono le idée che fanno andare avanti la storia (si riferisce a Hegel per cui la storia era un’ idea che andava avanti nel suo cammino). La storia on è prodotta da idée, nemmeno dall’economia.
C’è il rifiuto del materialismo; la storia non è progresso nè decadenza; nella poesia la storia è un treno che non figura in nesun orario nè in una stazione, ma cambia sempre binario perchè non ha una meta. “La storia non è magistra di niente che ci riguardi”, cioè la storia non è maestra di vita, non è vero che da lei possiamo trarre insegnameti per la nostra vita.
Nella prima pearte della poesia si è parlato della storia come storia del passato, nella seconda si parla della storia del presente e della violenza che la storia può esercitare sull’individuo. Alla fine Montale parla di se stesso ; l’unica fonte di salvezza per l’individuo sta nel riuscire a non essere trascinato dale tendenze del suo tempo. Montale è il poeta del disagio esistenziale.

FRANCIS FUKUYAMA
Francis Fukuyama, conservatore moderato Americano, nasce il 27 ottobre del 1952 a Chicago. Studia storia dell’antichità e scienze politiche a New York e ad Harvard. Ha lavorato per la Rand Corporation e attualmente è
professore di economia politica internazionale.
Francis Fukuyama nelle sue opere riprende la tesi di Hegel secondo cui la storia è finita poichè ha raggiunto il suo fine; la conferma sarbebe il crollo del muro di Berlino nel 1989, evento simbolico che starebbe a indicare la fine del comunismo. Per Fukuyama il fine ultimo della storia, la sua meta, è la libertà e l’uguaglianza tra gli uomini, intesa in senso giuridico-politico, perciò si può dire che il filosofo sia d’accordo con Hegel contro il parere di Marx.
Un bisogno fondamentale dell’uomo è quello di essere riconosciutocome un essere umano che abbia dignità e valore; perchè allora le democrazie liberali sono la fine? Semplicemente perchè in esse si soddisfa questo bisogno fondamentale di riconoscimento che è stat oil motore della storia. E’ appagato perchè le democrazie liberali si fondano su ideali di libertà e uguaglianza.

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