L'Impero e l'Italia nel '300

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

L’impero e l’Italia nel 1300

In base alla concezione ascendente di Marsilio, Ludovico nel 1328 a Roma proclamò che il suo diritto a governare non proveniva né da Dio né dal papato, ma solo dal popolo romano. Dieci anni più tardi, nel 1358 un’assemblea di principi tedeschi proclamò che l’imperatore eletto da loro stessi non aveva alcun bisogno di consacrazione.
Nel 1356 venne fissato con precisione il gruppo di principi che avevano il diritto di eleggere l’imperatore. La bolla d’oro emanata dall’imperatore Carlo IV, ne individuava 7: tre ecclesiastici, quattro laici. La stessa bolla dichiarava inoltre che questi sette principi erano sovrani di stati autonomi; quindi l’autorità dell’imperatore era riconosciuta soltanto come un titolo onorifico prestigioso.
La concezione ascendente animò anche la vicenda di Niccolò di Lorenzo, meglio noto come Cola di Rienzo.
Costui era un romano intellettuale affascinato dall’antica civiltà classica.
Cola si fece acclamare Tribuno del popolo nel 1347 e proclamò che il popolo romano era l’unica autorità abilitata a conferire ad un sovrano la dignità imperiale.
Egli si preoccupò di creare un Parlamento Nazionale Italico capace di designare l’imperatore; in Italia andava ad affermarsi un sistema politico del tutto nuovo.
Già nel corso del XIII secolo, molti comuni si erano trasformati in signorie, cioè in stati governati da una figura che deteneva tutto il potere e non rispondeva più delle sue azioni di fronte all’assemblea dei cittadini.
I cittadini si erano trasformati in sudditi e la Repubblica era diventata una specie di regime monarchico, in cui il signore deteneva i pieni poteri o, come allora si diceva, la balia o l’arbitrio.
La posizione giuridica del signore era ovunque dubbia e problematica.
Nel 1395, Gian Galeazzo Visconti si fece conferire dall’imperatore tedesco il titolo di duca. Dunque egli cessava di essere il signore di Milano, ma ne diventava il legittimo principe.
Il suo dominio da signore si trasformava in principato.
Nel giro di breve tempo, molti altri signori italiani imitarono Visconti: Gonzaga di Mantova, furono creati Marchesi; gli Este divennero duchi di Modena e di Ferrara; i Montefeltro divennero duchi di Urbino.

Principi e condottieri

Il fenomeno della nascita e dell’affermazione dei principati si intreccia molto spesso a quello della diffusione in Italia delle truppe mercenarie.
Signorie e principi sentirono il bisogno di poter condurre campagne militari di difesa o di conquista.
In un primo momento, ad offrirsi furono gruppi e bande di soldati europei e stranieri.
I mercenari italiani del Trecento e del Quattrocento sono ancora dei cavalieri, cioè combattenti a cavallo.
Col passare del tempo si fecero avanti anche i condottieri italiani. Si trattava di figure di alto livello sociale, che guidavano eserciti di varie centinaia di soldati e li offrivano a un signore, a una Repubblica o ad un principe.
E’ il caso di Sigimondo Malatesta e di Federico Montefeltro.
Francesco Sforza era un condottiero romagnolo che prima ottenne dal Papa il titolo di Marchese di Ancona, e nel 1450 divenne duca di Milano a seguito di un colpo di Stato.

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