L'esercito in marcia

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Categoria:Storia

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Testo

L'esercito in marcia

Raramente, se non costretti dalle circostanze, il combattimento avveniva in un luogo che non fosse stato preventivamente scelto e studiato dai generali romani.Compito primario del generale era conoscere a fondo il numero dei fanti e dei cavalieri di cui disponeva, la specializzazione di ogni reparto, il loro valore, se erano stanchi o riposati, e la loro disposizione morale.
Analogamente doveva conoscere quanto più esattamente quali fossero le forze raccolte dal nemico e la loro natura.A questo seguiva la scelta del campo di battaglia, che veniva determinato in base al tipo di armamenti e truppe di cui si disponeva, la tattica in battaglia dipendeva strettamente dalla natura del terreno. Infine, doveva organizzare le proprie truppe per raggiungere il luogo designato. Spostare un intero esercito comportava rischi notevoli soprattutto legati a possibili attacchi di sorpresa o a imboscate, e di esempi di questo genere ve ne sono numerosi, fra i più conosciuti nelle diverse epoche, il sacco operato dai sanniti alle Forche Caudine , la battaglia del Trasimeno ad opera di Annibale, la distruzione di due intere legioni condotte da Publio Quintilio Varo, ma anche altri. (Gli episodi delle Forche Caudine e la battaglia sul Trasimeno sono riportate nel capitolo "Storia") Ne segue che i generali Romani dedicassero molta attenzione a questo riguardo e la disposizione delle truppe in marcia presenta un'importanza fondamentale, poiché l'avversario può approfittare del fatto che i Romani non siano disposti in ordine di battaglia per attaccarli più comodamente. Prima di tutto bisognava garantire sia la rapidità di spostamento sia la sicurezza. Ma per quanto rapidi potessero essere eseguiti gli spostamenti era necessario prevedere anche l'imprevedibile, e pensare a fare in modo che le perdite fossero limitate in caso di attacco nel tragitto, e quindi come disporre i fanti e i cavalieri, i legionari e gli ausiliari, e soprattutto dove collocare il bagaglio?
L'ordine di marcia
Numerose sono state le strategie adottate dai generali romani ma tutte essenzialmente molto simili tra loro.In primo luogo, l'avanguardia è costituita, normalmente, da ausiliari e dalla cavalleria: si tratta di esplorare il terreno e di poter all'occorrenza ripiegare rapidamente.Allo stesso modo, la retroguardia è abitualmente affidata a unità di minor valore. Infine, in linea di principio il bagaglio è collocato al centro, ed è protetto quanto meglio possibile: esso rappresenta il punto più vulnerabile di un esercito in marcia (e spesso obiettivo primario dei nemici), e la sua perdita rischia di disorganizzare la colonna, poiché i soldati, vedendo i loro beni rubati dal nemico, in genere abbandonano i ranghi per tentare di riprenderli. La loro protezione, dunque, rappresenta un obbligo costante. Per assicurarla, bisogna tener conto della topografia dei luoghi da attraversare, e gli strateghi distinguevano due casi.Se l'esercito è costretto a attraversare su terreno stretto, diventa in questo caso impossibile assicurare con efficacia la copertura dei fianchi e le truppe costrette a marciare in fila.Oltre la soluzione di occupare preventivamente le alture laterali, si ricorreva anche ad una particolare organizzazione di marcia.Del periodo repubblicano è la descrizione riportata da Polibio sulla disposizione in marcia dell'esercito.

Nel 57 a.C., Giulio Cesare si trova a far fronte a questo tipo di situazione durante la campagna contro i Belgi. Questa la disposizione secondo Cesare, in testa, egli colloca la cavalleria, con arcieri e frombolieri, cioè degli ausiliari. Segue il grosso dell'esercito, costituito dalle sei migliori legioni, poi viene il bagaglio, e infine due legioni di reclute, in retroguardia alcune coorti di alleati.


Tito, durante la guerra Giugurtina, procede pressappoco alla stessa maniera di Cesare. Flavio Giuseppe ci dà questa descrizione: La marcia di Tito in territorio nemico era aperta dai soldati regi e da tutte le forze ausiliarie, cui tenevano dietro i genieri per la costruzione delle strade e la misurazione degli accampamenti. Venivano poi le salmerie dei comandanti con l'apposita scorta, e dietro a questa procedeva Tito con il seguito di fanti scelti e lancieri e gli squadroni della cavalleria legionaria. Dietro c'erano poi le macchine, e poi i tribuni e i prefetti di coorte attorniati da reparti scelti, quindi intorno all'aquila le insegne precedute dai rispettivi trombettieri. A questo punto veniva la fanteria legionaria, che marciava su sei file, seguita dalle salmerie e dagli scudieri di ogni legione; dietro a tutti i mercenari e la retroguardia di scorta ad essi.


L'ordine di marcia scelto dai due generali risulta analogo salvo la disposizione delle salmerie, il primo le colloca subito dietro il grosso dei legionari, mentre il secondo procede in maniera inversa.Comunque questa situazione, nella quale l'esercito avanzava attraverso uno stretto passaggio, andava evitata a ogni costo, essa presentava dunque un carattere eccezionale.Normalmente, il generale sceglieva un terreno piatto e sgombro per evitare i rischi di un'imboscata e, in questo caso, egli può assicurare la protezione dei suoi fianchi.Ecco la disposizione tipica di marcia in luogo aperto:una parte dei cavalieri e alcune coorti ausiliarie precedevano il resto dell'esercito, poi una legione, e dietro i bagagli, una seconda legione proteggeva il fianco sinistro, un'altra il fianco destro, mentre una quarta e la rimanente parte degli alleati rafforzavano le spalle Disposizione di marcia in luogo aperto secondo Germanico e quella a adottata, più tardi, da Arriano

Anche qui si vede l'importanza data al bagaglio; esso è attorniato da ogni parte ed è affidato a soldati scelti.

In generale quindi il bagaglio si trovava al centro dello schieramento protetto in ogni lato da truppe disposte un quadrati serrati, all'avanguardia la cavalleria, mentre alcuni soldati vengono inviati in avanscoperta sia per raccogliere foraggio ma soprattutto servendo da esploratori e per raccogliere informazioni sulla presenza o meno del nemico nelle vicinanze. Il bagaglio viene sistemato in posizione sempre opposta al nemico, avanti, dietro, a destra o a sinistra , oppure al centro se si ignora da dove può arrivare il pericolo. In ogni caso, la cavalleria non necessariamente deve avere un posto fisso: il generale la impiega, nei diversi casi, in funzione del terreno e della supposta posizione dell'avversario. Anche in questo la tattica romana, come l'armamento, si adatta in funzione delle circostanze

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