L'America deve essere un esempio per il mondo

Materie:Tema
Categoria:Storia
Download:157
Data:10.02.2006
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
america-deve-essere-esempio-mondo_1.zip (Dimensione: 6.06 Kb)
trucheck.it_l-america-deve-essere-un-esempio-per-il-mondo.doc     27.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Tema Storico

La Rivoluzione Americana si fonda sui Principi illuministici. Dopo aver individuato le cause illustra il contenuto della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e principi della Costituzione americana.

L’America deve servire da esempio al mondo

Alla fine della guerra dei sette anni, la Gran Bretagna, risultò essere la maggiore potenza e dominatrice sui mari, ma nonostante ciò la corona inglese si trovò a dover sostenere enormi spese di guerra e la responsabilità di dover amministrare e difendere i nuovi territori acquistati nel nord america. Allo scopo di far contribuire alle spese dell’impero anche i coloni, il Palamento inglese, nel marzo del 1765 impose una tassa di bollo su tutti i documenti legali, i contratti, le licenze, anche giornali, opuscoli, carte da gioco ecc., stampati in terra americana. L’imposta provocò una forte opposizione tra i coloni. Normalmente infatti, erano le assemblee locali ad emanare leggi fiscali e di organizzazione della sicurezza interna; tale legge venne quindi percepita dai coloni come un tentativo di limitare i loro piani di autogoverno. Nell’ottobre del 1765, i delegati di nove colonie si riunirono a New York per far conoscere alla madrepatria le proprie lamentele. In effetti, nel marzo successivo, il Parlamento abolì la tassa ma ciò non fu determinato dalle obiezioni dei coloni sull’istituzionalità della tassa, bensì dalle pressioni dei mercanti inglesi. Fortemente danneggiati dalle proteste dei coloni. La cancellazione dell’imposta lasciò comunque irrisolti i problemi finanziari della corona britannica che ben presto fu costretta ad imporre nuove tasse sull’importazione di vetro, piombo, vernici, carta e tè, inviando al contempo delle truppe allo scopo di imporre ai coloni l’osservanza della legge. Ancora una volta, la reazione fu pronta e vigorosa. Manifestazioni di protesta accolsero ovunque l’arrivo degli ufficiali doganali e i commercianti adottarono nuovamente la politica di non importazione delle merci britanniche.
Le tensioni esplosero il 21 giugno 1768, quando migliaia di manifestanti bostoniani minacciarono i commissari delle dogane obbligandoli alla fuga; immediatamente Londra inviò quattro reggimenti di truppe per permettere il rientro dei commissari e dando inizio così, all’occupazione militare della città. La lunga serie di scontri che ne seguirono culminò nel marzo del 1770 nel cosiddetto massacro di Boston, quando i soldati britannici, provocati dalla folla, aprirono il fuoco uccidendo cinque coloni; si scatenò allora una nuova violenta ondata di protesta. Piegata ancora una volta al boicottaggio economico, Londra dispose la revoca della tassa. Ma tre anni dopo il Parlamento dispose il monopolio della vendita di tè alle Indie orientali (Tea Act), danneggiando nuovamente i traffici dei coloni americani che, guidati dal bostoniano Samuel Adams, nella notte del 16 dicembre travestiti da Indiani assalirono tre navi della compagnia nel porto di Boston, gettandone in mare addirittura tutto il carico. La madre patria decise allora di intervenare con la forza, chiudendo al traffico il porto ed eliminando ogni autonomia amministrativa in tutto il Massachussets. A potare ad una situazione estrema i coloni contribuì in seguito anche, il Quebec Act, con il quale vennero riconosciute come appartenenti al Canada le terre a nord dell’Ohio, terre nelle quali quest’ultimi tendevano da tempo ad espandersi. Fatto inedito fu quando, convinti a chiudere ogni rapporto con la madre patria, durante il primo Congresso continentale a Filadelfia, nel 1774, la linea moderata prevalse. Rinnovarono infatti la fedeltà al re; va ricordato infatti che nonostante la nascita di una coscienza nazionale autonoma, delle prime università e centri di ricerca esse continuavano a dipendere comunque dalla madre patria sia dal punto di vista economici, amministrativo, polito infatti non erano rappresentati al Parlamento, che culturale, ma chiesero il ripristino dell’autonomia amministrativa e l’allontanamento delle truppe affermando il boicottaggio delle merci provenienti dall’Inghilterra fino a quando non fossero stati ristabiliti i rapporti commerciali sanciti prima del 1773 e ciò sulla base di una solenne Dichiarazione dei Diritti redatta da Thomas Jefferson e approvata solo nel secondo Congresso (4 luglio 1776) non senza forti opposizioni del sovrano Giorgio III (che convinto sostenitore di una politica autoritaria finì per trasformare una rivendicazione di carattere politico in una vera e propria
guerra d’indipendenza) che proclamava sulla base dei principi economici e politici dell’illuminismo:“Noi riteniamo che tutti gli uomini sono stati creati uguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti e che questi diritti siano la vita la libertà e la ricerca della felicità”. Dal diritto alla libertà rimasero esclusi gli schiavi e all’ultimo fu cancellato dalla Dichiarazione il divieto alla tratta dei negri. Pur con i suoi limiti, posso affermare che la Dichiarazione ebbe un’importanza ed un eco enorme: per la prima volta dopo secoli d’assolutismo nasceva uno stato, gli Stati Uniti d’America, fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e della sovranità popolare. Infatti in Europa la nascita dello stato americano non era assolutamente passata inosservata: si erano stabiliti nuovi legami commerciali e per gli europei si era aperta la possibilità di emigrare oltre oceano, ma soprattutto gli avvenimenti del nuovo mondo avevano fatto nascere ovunque la sensazione che si stesse aprendo una nuova era per la storia mondiale. L’illuminismo aveva diffuso in molti l’idea del progresso, la convinzione che i mali dell’uomo dovuti all’ignoranza ed ai pregiudizi del passato, sarebbero stati superati grazie alle ragione: la rivoluzione americana appariva agli intellettuali come il primo passo verso il rinnovamento. Inoltre in Europa la produzione letteraria ispirata elle esperienze americane divenne intensa: poesie, saggi e dissertazioni filosofiche presentavano, spiegavano, esaltavano la rivoluzione americana e gli aspetti del movimento illuminista; basta infatti ricordare il poeta tedesco Isaac Von Gerning e l’italiano Cesare Beccaria. Ma soprattutto si parlava del modello americano di stato considerato la realizzazione di quegli ideali di libertà, uguaglianza e separazione dei poteri proposti dai filosofi illuministi. Gli americani avevano indicato la strada da seguire: un’Assemblea Costituente composta dai rappresentanti del popolo che agiva secondo i diritti dell’uomo e creava l’ordinamento dello Stato (La Costituzione). Infatti nel 1787 fu proclamata la Costituzione degli Stati Uniti d’America che costituì una repubblica presidenziale e democratica, regime ancora oggi in vigore. Al comando vi era un Presidente, Gorge Washington, eletto a suffraggio universale indiretto, che deteneva il potere esecutivo, era a capo del governo, sceglieva i segretari, aveva potere decisionale solo in politica estera, in tema di difesa e finanze e nel campo delle principali questioni di interesse pubblico quali l’esplorazione e la colonizzazione di nuovi territori ed era eletto ogni quattro anni. Il potere legislativo era affidato al Congresso, composto dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato, la Camera rimaneva in carica per due anni ed era formata da cittadini eletti in proporzione al numero d’abitanti dello stato, il Senato, in carica per sei anni con rotazione di un terzo dei senatori ogni due anni, era formato da due senatori per ogni stato. In questo modo gli artefici della costituzione avevano raggiunto un compromesso tra i rappresentanti degli stati più popolosi, che volevano un’elezione in base alla proporzione dei loro abitanti e gli stati più piccoli che proponevano lo stesso numero di rappresentanti per tutti gli stati. Il potere giudiziario era affidato alla Corte Suprema composta da nove membri nominati a vita dal Presidente. Essa era al capo delle corti federali di tutti gli stati ed aveva la facoltà di annullare quelle decisioni che erano contrarie alla Costituzione ed eventuali contrasti tra stati. Per garantire un certo equilibrio tra i poteri costituzionali e per impedire che uno prevalesse sull’altro la Costituzione impose una serie di controlli reciproci: il Presidente poteva porre il veto di sospensione sulle leggi del Congresso e questo a sua volta esercitava un controllo politico sull’attività del Presidente. Quindi concludendo la rivoluzione americana ebbe un’ampia risonanza in Europa dove fu salutata come un segnale di prossime innovazioni civili e un esempio da seguire come attesta una testimonianza dell’esponente del partito repubblicano federalista T. Jefferson: “Ci auguriamo che la rivoluzione americana sia per il mondo un segnale; che gli uomini insorgano e spezzino le catene in cui da se stessi si sono legati per ignoranza e supremazia; che essi finalmente conoscano la soddisfazione di scegliere la propria forma di governo. Ormai gli occhi di tutti s aperti sui diritti dell’uomo e i lui della coscienza hanno tolto i veli a questa evidente verità, che gli uomini non sono nati con una sella sul dorso, pronta a essere montata da qualche rivileggiato…”.

Esempio