Il regime dei Talebani

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Testo

L’AFGHANISTAN
L’Afghanistan confina con il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Tagikistan, la Cina, il Pakistan e l’Iran. Il territorio è prevalentemente montuoso. La nascita dello Stato nazionale afgano risale solo al XVIII secolo. A causare questo ritardo è stata la mancanza di un’unità geografica ed etnica nella regione. L’Afghanistan è nato come Stato – cuscinetto, che aveva la funzione di bloccare a nord l’espansionismo russo, a sud quello inglese.
La sua posizione geografica ha da sempre fatto dell’Afghanistan una zona di passaggio per invasioni, pellegrini, mercanti e carovane.
I TALEBANI
I talebani sono saliti al potere in Afghanistan nell’Autunno del 1994. Il ritiro delle truppe sovietiche, la caduta del presidente Mohammed Najibullah (sostenuto dai sovietici) e la salita al potere dei mujiahidin non hanno portato alla fine della guerra in Afghanistan. Infatti gli scontri tra le diverse fazioni del movimento dei mujiahidin hanno causato un lungo periodo di lotte civili nel Paese. Per porre fine al caos da esse causato è salito al potere un movimento, quello dei talebani, che, approfittando della situazione, ha imposto al popolo delle pesanti restrizioni.
Tra il 1995 e il 1998 con la presa della capitale Kabul, i talebani hanno preso stabilmente il potere nel Paese.
Il movimento islamico dei talebani è chiamato così perché la stragrande maggioranza dei suoi militanti sono taleban, dall’arabo “studenti del Corano”. La struttura del movimento è concentrica, infatti, tutto ruota attorno al centro, rappresentato dal Mullah Omar, la guida del movimento.

Il movimento dei talebani non è unito al suo interno, infatti, presenta delle divisioni di tipo locale e, fra queste, la divisione di Kandahar è la più importante. Tra i talebani, gli estremisti sono i più numerosi e costringono i moderati, che più di tutto temono una spaccatura del movimento, a seguire i propri ideali.
La fonte di reddito più importante su cui il regime dei talebani può contare è il controllo dei trasporti e dei commerci tra il Golfo Arabico, l’Iran e il porto pakistano di Karachi.
Questa è la struttura interna del movimento, mentre all’Afghanistan i talebani hanno applicato un governo centralizzato al cui vertice si trova il Consiglio dei ministri, formato dal presidente, ventuno ministri e alcuni coordinatori dei Direttorati generali che sono alle dipendenze d’ogni ministro.
Il governo talebano tende ad eccellere in alcuni settori (come ad esempio la riscossione delle tasse) ed evitarne completamente altri (come la gestione del sistema sanitario e la riparazione delle infrastrutture), secondo la Sharia, la legge islamica. Questa tendenza è iniziata nel 1998 quando il movimento si è trasformato in un’organizzazione con lo scopo di formare uno Stato islamico che seguisse letteralmente la Sharia, quindi parallelamente all’elezione del Mullah Omar, alla fondazione dell’Emirato islamico dell’Afghanistan e alla nomina di ministri al posto di funzionari provvisori; di conseguenza, si è avuta una progressiva radicalizzazione delle idee basate sulla Sharia, in virtù della quale sono stati totalmente banditi i mezzi di comunicazione, questo per evitare l’influenza straniera. Questo fenomeno può essere considerato una delle conseguenze del peggioramento dei rapporti tra il regime talebano e la Comunità Internazionale.
I rapporti tra i talebani e la Comunità Internazionale sono iniziati a peggiorare nel 1998, quando gli Stati Uniti hanno reagito ai due attentati alle loro ambasciate in Kenya e in Tanzania, bombardando le basi afgane di Osama Bin Laden, il presunto mandante.
Tuttavia, fino alla metà del 2000 i talebani hanno cercato in tutti i modi di aprire il dialogo con la comunità internazionale. Un esempio è il decreto emanato dal Mullah Omar nell’estete 2000 che proibiva la coltivazione del papavero da oppio, decreto conforme quindi al Programma di controllo sulle droghe delle Nazioni Unite.
Nonostante questi tentativi però, il rapporto con la comunità internazionale è sempre stato problematico. Ad aggravare questa situazione è stato il rifiuto da parte dei talebani di consegnare lo sceicco Osama Bin Laden alla Comunità Internazionale nel 1999. Inoltre, nell’estate 2000, il Rappresentate personale del Segretario delle Nazioni Unite per l’Afghanistan ha invitato i talebani ad evitare di attuare una nuova offensiva militare che prendesse di mira anche la popolazione. Per tutta risposta i talebani hanno iniziato nell’autunno 2000 una campagna per la conquista della capitale dell’Afghanistan accompagnata da massacri di civili.
Pertanto nel dicembre 2000 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di varare una serie di sanzioni contro i talebani. Queste sanzioni sono state interpretate dai talebani come il netto rifiuto da parte dell’ONU di aprire ogni sorta di dialogo. Pertanto le redini del movimento sono state prese dalla parte più estremista del movimento che ha deciso di abbandonare il dialogo appena iniziato.
La situazione si è ulteriormente aggravata dopo gli attentati dell’11 settembre, di cui Bin Laden è stato indicato come mandante. Nonostante le pressioni internazionali, i talebani non hanno voluto consegnare lo sceicco, pertanto il 7 ottobre gli Stati Uniti hanno dato inizio ad un’operazione punitiva nei confronti dei talebani.
Il gruppo di terroristi islamici responsabile della strage dell’11 settembre apparteneva alla setta Anatema, cioè la più violenta e segreta del fondamentalismo islamico, meglio conosciuta come “Takfira”. Nel 1995 una grande ostilità divideva Bin Laden e i takfiri, tanto che questi ultimi distrussero uno dei suoi campi di addestramento. Da quel momento, Bin Laden cominciò la loro integrazione nella sua rete terroristica che li avrebbe portati ad organizzare lo spaventoso attacco.
LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
Un’altra caratteristica del movimento è stata la violazione dei diritti umani, operata con degli editti, specialmente quelli emanati dal Ministero per la Promozione delle virtù e la Prevenzione del vizio, relativi alla discriminazione nei confronti delle donne e delle minoranze etniche.
Le donne afgane non potevano cercare lavoro, non potevano studiare, non potevano uscire sole dalle proprie case se non accompagnate da un uomo della propria famiglia, erano obbligate ad indossare il burqa, un indumento che le copriva dalla testa ai piedi lasciando solo una piccola fessura per gli occhi.
I membri delle minoranze etniche erano fermati a lungo nelle prigioni (e spesso torturati) solo perché sospettati di agire contro il regime. Inoltre i non islamici che risiedevano in Afghanistan dovevano indicare con segni distintivi la propria religione ed etnia.
Secondo un editto del Mullah Omar che così recitava:”solo Dio onnipotente è degno di essere adorato, nessun altro e nient’altro”, tutti i manufatti esistenti nel Paese prima dell’avvento dell’Islam raffiguranti figure umane dovevano essere distrutti. In virtù di quest’editto i talebani hanno distrutto le due colossali statue di Buddha di Bamiyan e la polizia religiosa talebana (o Ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio) ha proceduto nella distruzione dei manufatti preislamici in tutto il Paese. Questo dimostra l’intolleranza del regime nei confronti delle minoranze religiose. Inoltre in tutto il mondo quest’editto ha suscitato una grande ondata di proteste e in breve nel Paese è circolata la voce che l’editto sarebbe stato la copertura per il commercio clandestino di questi manufatti in tutto il mondo.
Persino ascoltare la musica era proibito, tanto che una prescrizione religiosa prevedeva che nel giorno del giudizio sarebbe stato versato piombo fuso nelle orecchie di coloro che ebbero ascoltato musica e canti in questo mondo. C’erano leggi che ordinavano la distruzione di qualsiasi strumento e persino della sua custodia. Le uniche forme di musica autorizzate erano poesie religiose cantate, panegirici degli ideali e dei principi talebani e commemorazioni dei morti in battaglia.
Per tutti i cittadini che trasgredivano alle regole erano previste esecuzioni pubbliche, lapidazioni, amputazioni, flagellazioni, e violenze in genere, nel pieno rispetto della Sharia.
Ora invece, dopo la caduta del regime talebano, ci sono stati moltissimi cambiamenti nella vita quotidiana degli afgani. I bambini ora possono far volare gli aquiloni; le donne possono andare a scuola, lavorare, praticare sport ma soprattutto uscire di casa, sole e a volto scoperto. Non è più vietato il possesso di televisori, né il consumo di alcolici e si può liberamente ascoltare musica.
Finalmente in Afghanistan, dopo ventitré anni di guerra civile, si può sperare di essere liberi.

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