IDEOLOGIE POLITICHE E STATO NELL'800

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Testo

IDEOLOGIE POLITICHE E STATO NELL’800
CONCETTO DI STATO: questo concetto di definisce gradualmente e faticosamente nel tempo. Dal 700 il popolo non è più suddito ma insieme di cittadini, intesi come elementi fondamentali dello stato, il quale non si basa più su un potere discendente e non è più assoluto, ci si inizia ad avvicinare allo stato di diritto , ossia ad uno stato che trova la sua genesi nel contratto che si traduce in una costituzione, da delle leggi che devono essere rispettate da tutti.
CONCETTO DI NAZIONE: nasce nell’800 con Rousseau, che affermava che uno stato è tale se esprime la volontà generale. Prevale l’idea di popolo come collettività che determina il governo, per cui la nazione deve essere la voce del popolo. Fra 700 e 800 questo concetto viene declinato in diversi modi:
connotato rivoluzionario: sentimento di appartenenza + principi liberali;
cultura tedesca: matrice etnica, i tedeschi identificarono la loro nazione guardando il passato, rivelano un atteggiamento esclusivo e una prospettiva di tipo conservatore. Si diffonde una diversa idea di nazione e la convinzione che un popolo è unito non solo da comune religione, lingua e tradizioni ma anche da razza e tratti somatici; si diffonde un forte legame con la terra d’origine.
LIBERALISMO:
1. MODERATI: queste ideologie sono sostenute dalla media e alta borghesia che persegue il mantenimento di determinati privilegi come il suffragio ristretto e la monarchia costituzionale.
2. DEMOCRATICI: chi sostiene queste ideologie punta ad una Repubblica con suffragio universale maschile, divisione dei poteri e costituzione scritta, rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e liberismo commerciale.
SOCIALISMO:
le idee socialisti si diffusero come risposta al diffondersi del processo di industrializzazione, alla crescita del proletariato di fabbrica. Il pensiero socialista aveva la convinzione che per superare i mali e le ingiustizie del capitalismo industriale era necessario colpire alla radice i principi informatori della società capitalistica-borghese e sostituirli con il valore della solidarietà e uguaglianza.
I PRECURSORI DEL SOCIALISMO:
• Platone: ipotizza la comunione dei beni, la società deve essere costituita da filosofi, guerrieri e produttori. La proprietà privata è un male sociale, per arrivare ad una società perfetta bisogna quindi eliminare i beni privati per arrivare alla comunione dei beni.
• Tommaso Moro: 500 utopia: comunione dei beni, il governo nelle mani dei sapienti che governano secondo la ragione naturale, ossia quel modo di interpretare il mondo secondo l’armonia e la concordia.
• Campanella: 600 “città del sole”: parla di principi naturali, religione naturale alla base dello stato, nel quale i beni sono messi in comune affinché i bisogni vengono soddisfatti in maniera equa eliminando la discriminazione, in equità e l’ingiustizia.
• Costituzione democratica del 1793: il diritto di proprietà è controllato dallo stato che assiste i cittadini in stato di bisogno e difficoltà.
SOCIALISMO UTOPISTICO
Teso ad esaminare i problemi della società e a porvi soluzioni che sono tuttavia non applicabili in quanto non basate sulla realtà. Pensatori:
Saint Simon: francese. Sostiene l’importanza di una scienza che trovando applicazioni di tipo tecnologico è tesa al miglioramento delle condizioni di vita. Il lavoro è l’unica distinzione.
• Fourier: francese. Sostiene la nascita di centri entro i quali gli individui vivono mettendo in comune tutto, in fraternità.
• Proudon: francese. sostiene la nascita di gruppi di individui che vivano fraternamente ma senza mettere tutto in comune: ammette una piccola proprietà privata ma solo se essa è frutto del lavoro.
• Owen: inglese. Proprietario di manifatture, si rende conto delle difficoltà degli operai e sostiene l’importanza e la necessità di un aumento degli stipendi e della libertà di associazione. Gli operai devono essere in grado di acquistare ciò che producono.
• Marx: Pensatore tedesco dalle idee progressiste a causa delle quali fu allontanato dalla Germania. Nel 1848, a Londra, pubblica con Engels il “manifesto della lega dei comunisti”, un associazione che prende in esame i problemi dei proletari.
Il pensiero di Marx è contenuto nel Capitale:
Marx fa un esame della storia da cui deduce che è sempre esistito un ceto che vive alle spalle degli altri; a Londra, nell’800, solo pochi manifatturieri detengono dei privilegi mentre la massa ha come unica ricchezza il lavoro. La situazione è intollerabile perché, benché la società produca tanti beni, il mercato si satura: il proletario non ha potere d’acquisto. Si prevede quindi l’esplosione di una lotta di classe, tra proletari e capitalisti, causata dall’inevitabile crisi di sovrapproduzione.
LA RESTAURAZIONE: IL CONGRESSO DI VIENNA
Il leader è Metternich e gli stati vincitori sono Russia e Prussia. La Restaurazione ha lo scopo di cancellare tutto ciò che era successo a partire dalla Rivoluzione francese. Alla base c’è il principio di legittimità che si invoca al principio del potere discendente e consiste nel rimettere i sovrani sul loro trono legittimo. In più si vuole ricostruire l’assetto politico con una politica di pesi e contrappesi attraverso gli stati-cuscinetto per isolare uno stato e impedirne l’espansione.
È un congresso internazionale considerato come l’inizio di una serie di processi di oppressione ma la storiografia contemporanea gli attribuisce il ruolo di I assemblea internazionale che si pone l’obiettivo della pace. Questi principi vengono supportati anche dal credo religioso: con la Santa alleanza la chiesa ufficiale si schiera coi potenti per eliminare ogni rivoluzione o movimento sovversivo. C’è un costante riferimento al ruolo di Dio come garante della pace fra i popoli; il principio dell’intervento armato in senso anti-liberale per cui queste potenze possono mobilitarsi militarmente per sedare i moti. Un’altra alleanza è la quadruplice alleanza (Austria, Russia, Prussia+Inghilterra), l’Inghilterra si unisce perché non accettava la prospettiva conservatrice e le istanze religiose e si impegnava nei confronti della Francia perché non si fidava fino in fondo.
Panoramica europea
- Inghilterra: assistiamo a un’involuzione; la destra del Parlamento inglese, i tory. È una politica liberal-moderata.
- Spagna: viene inaugurato un regime repressivo sotto Ferdinando VII che revoca la costituzione di Cadice del 1812. andamento di tipo conservatore.
- Francia: monarchia costituzionale. C’è una politica di restaurazione ma definita morbida. Luigi XVIII prende il potere e concede una costituzione che viene dall’alto: il sovrano per sua benevolenza concede ai sudditi una serie di riforme. Il suffragio elettorale è piuttosto limitato (orientamento moderato). Sotto il regno di Luigi XVIII vengono tenuti a bada gli ultras, forze estremiste di destra. Alla morte gli succede il fratello Carlo X che gode dell’appoggio degli ultras, tenta di virare in senso conservatore. Di lui ricordiamo le 4 ordinanze imposte dal Parlamento che tendono a limitare fortemente le libertà (sono dette “liberticide”).
Il popolo insorge e ci sono le prime giornate rivoluzionarie (1829), sembra ritornare il clima degli anni precedenti. Carlo X fugge da Londra e viene eletto Filippo Luigi D’Orleans che sa cosa vuole il popolo e si fa proclamare “re dei francesi”, è un traguardo importantissimo. Egli concede la Costituzione e la modifica in senso liberale. Attuerà una politica liberal-moderata. Pian piano diventerà una monarchia in senso sempre + borghese.
- Europa dell’est: si tratta di monarchie autoritarie che attuano una politica fortemente conservatrice. Gli stati lotteranno per ottenere un’unione doganale, cioè maggiore libertà. Nel grande impero austro-ungarico vengono tenute sotto il potere dispotico tante realtà. Occidente-> panorama misto. Oriente->conservatore+immobilismo politico e sociale.
La situazione in Italia
▪ Regno di Sardegna: Piemonte, Liguria, Sardegna. Attua una politica di tipo conservatore con Vittorio Emanuele I.
▪ Lombardo-veneto: da Milano a Venezia, Friuli V.G sotto l’amministrazione austriaca. È una politica di conservazione,a spetti censori e repressivi. Il giornale “il conciliatore” verrà chiuso dalla polizia austriaca. L’amministrazione ottiene la possibilità di portare avanti questo processo di emancipazione. Dualismo:
- politica di repressione verso i liberali
- a livello socio-economico è uno stato moderno .
▪ Gran Ducato di Toscana: i sovrani e i principi che governano continuano la tradizione dell’assolutismo illuminato. L’economia viene sviluppata grazie al sistema della mezzadria perché si arriva a un patto di locazione per cui il contadino ottiene la metà dei prodotti. Paese libero e tollerante.
▪ stato della Chiesa: viene inaugurata una politica conservatrice.
▪ Regno delle 2 Sicilie: politica repressiva e autoritaria.
LE ORGANIZZAZIONI SEGRETE
Il progetto del congresso di Vienna non poteva essere attuato perché i popoli avevano assaporato la libertà e capito che era possibile un autogoverno. In tutti questi luoghi il regime del c.d.v si deve scontrare con queste organizzazioni segrete. In Italia abbiamo i moti carbonari che hanno come obiettivo politico il liberalismo e il costituzionalismo e cominceranno ad identificare il concetto di nazione. Il carattere dominante è la segretezza, sono società segrete tanto che Mazzini individuerà in quest’eccessiva segretezza il limite dello scarso coinvolgimento delle masse. L’organizzazione è di tipo gerarchico fortemente verticista. C’era un vertice che comprendeva in gruppo di leader preparati e consapevoli.
Il programma aveva diversi livelli: alla base il programma era moderato, man mano che si saliva questo programma poteva diventare più limitato. Questi obiettivi diventavano sempre più radicali man mano che si saliva verso il vertice. Mazzini contesta anche questo punto dicendo che dovevano veicolare un messaggio pubblico, chiaro, libero e pulito.
I protagonisti: anagraficamente erano giovani ragazzi patrioti imbevuti di cultura romantica, il mito della patria. C’era anche un’eredità illuminista. L’aristocrazia illuminata spesso aderiva a queste società con un atto di grande coraggio. In + ci sono tutti gli intellettuali che esprimono questa cultura e infine i militari che chiedono la deposizione del re di Spagna e la Costituzione di Cadice. Essi avevano alle spalle l’impresa delle armate napoleoniche.
La mappa dei moti:
1) Cadice-Spagna. Falliscono perché la corona spagnola organizza la repressione militare.
2) Nola-Napoli con Morelli e Salvati
3) Palermo. Qui il coinvolgimento è ancora+vasto perché vi aderisce anche il popolo. La Sicilia rivendicherà la propria autonomia e indipendenza, il moto verrà represso con gravi conseguenze.
I moti del 1820/1821
Siamo in Piemonte; i liberali lombardi tentano di accordarsi con i liberali piemontesi. I protagonisti sono i reparti dell’esercito che si ammutinano. Vittorio Emanuele I si spaventa e abdica in favore del fratello Carlo Felice che non c’è, allora passa in mano al nipote Carlo Alberto simpatizzante per le idee liberali in passato. I liberali si illudono che lui possa aiutarli ma Carlo Felice scomunica Carlo Alberto, si unisce agli austriaci e sconfigge i ribelli a Novara.
Le ragioni del fallimento
● erano organizzazioni elitarie, mancato coinvolgimento delle masse-Mazzini.
● debolezza politica: spesso c’era la mancata condivisione dei progetti. C’erano forti divergenze politiche che determinano la divisione interna.
● mancato accordo a livello strategico militare: sul piano organizzativo non c’era coordinamento. I moti sarebbero dovuto scoppiare simultaneamente.
● l’illusione di molti patrioti che i sovrani europei o italiani li avrebbero appoggiati.
IL RISORGIMENTO ITALIANO
I moti del 1830/1831
I moti del ’31 scoppiano a Modena. I patrioti ripongono la fiducia in Francesco IV che sperava di ampliare il suo regno fino ad immaginare il regno del Nord Italia, sfruttando l’ondata rivoluzionaria.
Quando comprende le aspettative dei patrioti li tradisce e chiede aiuto all’Austria. La novità di questi moti è significativa perché implica una consapevolezza ideologica in senso nazionale che nei moti del ’20 non c’era.
Motivi del fallimento: coinvolgimento limitato ma+esteso, l’illusione dei patrioti verso il sovrano e le divisioni politiche all’interno dello schieramento liberale.
Giuseppe Mazzini
È il leader carismatico che ha orientato le azioni militari ma soprattutto le coscienze, ha portato alla consapevolezza di tutti le grandi questioni risorgimentali. È di cultura umanistica, ha una concezione della storia di tipo naturalistico: è convinto che la storia sia la manifestazione delle idee dei popoli. Usa un linguaggio quasi religioso, in senso laico: è l’umanità intera che si cala nella realtà concreta ed esprime questo cammino ideale. È la passione per la libertà e per la patria. Passione→vocazione→destino. All’epoca dei diritti subentrano i doveri: i popoli sono chiamati a combattere per difendere la propria libertà, senza non esiste il popolo.
Ha una visione organica della società: l’individuo si colloca in tanti ambiti della società e fa perciò parte della nazione. La libertà è declinata in termini universali, tutta la cultura rispecchia questa esigenza somma del valore della libertà. Il pensiero di Mazzini viene tradotto nei binomi:
♦ Dio e popolo→l’umanità in cammino verso la libertà e l’emancipazione. È un Dio dentro la storia.
♦ pensiero e azione→non possiamo sperare nell’efficacia dei moti se prima non decliniamo il pensiero del popolo che deve sentire qual è il suo ruolo. Il programma dev’essere pubblico se vogliamo che il popolo trovi la forza di agire, dev’essere educato.
→ Piano politico: obiettivi. Vuole un’Italia libera , unita, indipendente e repubblicana. La nazione come condivisione di pensieri, ideali, passioni. Il suo programma politico si discosta dal piano dei moderati, ha una prospettiva idealistica.
→ Metodi: con una guerra di popolo, teorizza l’insurrezione spontanea del popolo. Filone democratico, suffragio universale.
→ Protagonista è l’intero popolo.
Giovine Italia e Giovine Europa
Mazzini fondò nel 1831 la Giovine Italia, un’associazione patriottica non settaria come la carboneria, che non cercava l’aiuto dello straniero nè dei prìncipi. Era aperta a tutti coloro che avevano fede negli ideali mazziniani e serviva ad organizzare l’insurrezione popolare, come era accaduto in Spagna. La Giovine Italia non poté reclutare tutti i volontari che voleva, anche se riuscì a chiamare i ceti borghesi e intellettuali, gli studenti, i professori e gli artigiani. La Giovine Italia si diffuse in Piemonte, a Genova e in Sicilia.
La sua fondazione coincise con l’ascesa al trono di Carlo Alberto, nel regno do Sardegna, che aveva (10 anni prima) tradito i liberali. Mazzini non si fidava di lui, e cercò di convincerlo a collaborare, ma senza risultato.
La rete clandestina della Giovine Italia, però, fu scoperta e dispersa a Genova (e per la prima volta compare la figura di Garibaldi), mentre tentativi insurrezionali fallirono. Mazzini fondò la «Giovine Europa», a cui aderirono vari esuli. Anche il moto organizzato dai fratelli Bandiera fallÏ miseramente (avevano cercato di sollevare il popolo contro i Borboni, anche se Mazzini aveva cercato di impedirglielo).
Mazzini fu oggetto di aspre polemiche, mentre su tutta l’Italia calava la stanchezza e la delusione.
Mazzini e la questione sociale
Si interessò ai problemi della società, nascono le “associazioni di mutuo soccorso”, all’epoca non esisteva una legislazione sociale e lo Stato non se ne occupava. Queste società sono associazioni di base in cui i lavoratori dello stesso ambito si associano e si promettono solidarietà. È lontano, comunque, dal pensiero marxista per la concezione della storia e per la proprietà privata. Mazzini afferma che essa è un diritto incontestabile; accetta dunque le disuguaglianze sociali ma promuove le cooperative. Era convinto che la questione politica dovesse venire prima di quella economica/sociale.
Cause della conclusione fallimentare di Mazzini
a) il popolo era incolto e analfabeta per potersi avvicinare alla lettura
b) Mazzini non risponde ai bisogni primari. Critica di Pisacane: bisogna prima fornire una condizione minima affinchè il popolo possa avvicinarsi alla questione.
IL LIBERALISMO MODERATO
Si punta al riformismo e al gradualismo. Accetta le situazioni interne ma tenta di modificarle con le riforme.
Gli orientamenti
→ 1) cattolicesimo liberale. Ci sono tanti cattolici che cercano di intrecciare i valori della dottrina cristiana con i valori liberali. Rivendica i diritti naturali e li rivive in termini radicali, in una prospettiva dottrinale., la prospettiva sociale nasce da un’esigenza morale.
→2) neoguelfismo: a favore del Papa. Il maggiore esponente è Vincenzo Gioberti. È convinto che il popolo italiano abbai una missione da compiere; il popolo italiano è stato scelto da Dio per diffondere la civiltà e i principi religiosi e civili.
a) gli italiani sono quasi tutti cattolici b) conflitto di orientamento
l’Italia può raggiungere un suo assetto attraverso una confederazione di stati liberi presieduta dal Papa. Tanti stati liberi confederati e con un’autorità comune. Ebbe fortuna tra i contemporanei ma è anacronistica per noi. Andava a confermare il potere politico all’autorità pontificia in un periodo in cui si voleva solo il potere spirituale.
→ 3) il federalismo moderato con:
- Balbo: “le speranze d’Italia”, vuole mandare via gli austriaci e li invita a espandersi nei Balcani per lasciare all’Italia tanti stati liberi e confederati fra di loro.
- Durando pensa a 3 stati. Uno al nord con i Savoia, al centro i Lorena e al sud i Borbone.
- D’Azeglio, con un’azione graduale e progressiva, è il teorico di un federalismo moderato che deve nascere attraverso le riforme per avere tanti stai moderni capaci di confederarsi.
→ 4) federalismo democratico
- Carlo Cattaneo (Milano). Si lega alla tradizione dell’illuminismo lombardo. Fonda la rivista “il politecnico” di carattere tecnico-scientifico. Progetto della federazione di repubbliche: parte dalle enormi differenze far le regioni e vuole costituire tante repubbliche confederate fra di loro. Bisogna che si rinnovino, che la tecnica e la scienza vengano in aiuto del governo. Crede nell’Europa: tante repubbliche che costituiscono un’Europa unita.
- Ferrari. In Francia viene a contatto con le teorie del socialismo. Bisogna fare in modo che non ci sia+una disparità enorme, ha la prospettiva dell’Europa pensando a una rivoluzione in cui i popoli insorgono. Sentimento nazionale+l’attenzione ai problemi sociali.
IL BIENNIO DELLE RIFORME (1846-1847)
Sullo sfondo c’è il Papa Pio IX che quando viene eletto suscita molto entusiasmo da parte del popolo e perché, una volta eletto, concede una serie di riforme. Sono piccoli gesti che sembravano aprire la politica pontificia verso una direzione+liberale.
Accanto a queste esperienza abbiamo anche dei fenomeni negativi:
- l’occupazione di Ferrara da parte degli austriaci
- l’Inghilterra trova modo di condannare l’azione austriaca perché temeva la sua egemonia politica.
Diversi stati italiani iniziano a constatare che alcuni principi sembrano disposti a concedere delle riforme perché temevano moti insurrezionali da parte del popolo.
-IL 1848-
È una rivoluzione europea ma non interessa l’Inghilterra perché risponde alle esigenze con le riforme e la Russia, ancora troppo arretrata. Fattori scatenanti della rivoluzione:
- matrice politica: il movimento liberale prende piede, in Italia Mazzini aveva iniziato il suo progetto politico. Strati sempre+ampi della popolazione guidati dagli intellettuali.
- matrice economica: in tutti i Paesi europei assistiamo a una crisi economica che grava sul popolo.
Lo scopo è quello di ottenere delle riforme in ambito economico e sociale+obiettivi politici, chiedere un miglioramento della condizione dio vita fa sì che la popolazione diventi sempre+attiva→suffragio universale e orientamenti nazionali. Si afferma il senso di appartenenza a una realtà statale e nazionale. Protagonista è il popolo di livello+basso e la piccola-media borghesia.
“il manifesto del partito comunista”, segno di sensibilità verso la questione sociale.
LA GEOGRAFIA DEI MOTI INSURREZIONALI
La prima città che dà origine ai moti è Parigi ma la politica di Luigi Filippo D’Orleans sarà moderata.
Ritroviamo la leadership nell’aristocrazia illuminata, i leader si riuniscono nei banchetti, riunioni, in cui si discute di politica, quando il sovrano si rende conto della pericolosità decide di proibirli al che il popolo insorge, il re chiama la guardia nazionale ma questa si unisce al popolo, in pochi giorni hanno in mano la città e Luigi Filippo deve abbandonare Parigi. Abolita la monarchia nasce la II repubblica. A un certo punto le riforme si autocontengono, la borghesia liberale è spaventata dalle idee troppo liberali dei socialisti. Nonostante questa azione di autocontenimento Blanc promuove la riforma del diritto al lavoro: vengono costituiti gli ateliers nationaux, degli opifici gestiti dallo stato dove tutti avrebbero trovato lavoro ma si riveleranno un peso per le casse dello stato per la scarsa competitività. Alle elezioni di Aprile in tanti vanno a votare fra cui i contadini senza la piena coscienza politica, andranno perciò a favorire le forze del passato e della conservazione perché grava lo spettro della rivoluzione come sovvertimento, disordine, caos. Il popolo insorge ma subisce una repressione durissima da parte dell’esercito; la repubblica diventerà sempre+moderata.
Un candidato vince su tutti: Luigi Napoleone Bonaparte che riesce a far convergere il consenso del popolo e della ricca borghesia ma non era una politica orientata a favore del popolo bensì ai bisogni della dx. Conclusa la fase moderata si apre quella conservatrice.
A Praga, Cracovia, Vienna, Budapest sorgono contemporaneamente dei moti che verranno duramente repressi.
Berlino: marzo 1848 scoppiano dei moti. Federico Guglielmo IV è costretto a concedere delle riforme.
Assemblea di Francoforte con tutti gli stati tedeschi, si discute a lungo. Emergono 2 tesi per questa realtà geografica: 1) i grandi tedeschi: riunione di tutti gli stati attorno all’Austria. 2) i piccoli tedeschi: vogliono escludere la parte austriaca e formare una confederazione di stati tedeschi sotto la guida della Prussia.
Prevale la II tesi: i piccoli tedeschi offrono la corona imperiale al sovrano di Prussia che rifiuta perché significava rinunciare al principio in cui il potere deriva dall’alto, in una prospettiva assolutistica.
LA 1° GUERRA D’INDIPENDENZA
Gennaio 1848: 1° moto a Palermo, poi altri moti a Torino, Firenze, Roma. Sono molto forti e ben organizzati, ottengono successi a livello istituzionale.
Ottengono lo Statuto albertino da Carlo Alberto che prevede una camera dei deputati eletta a suffragio censitario+un senato eletto dal Re. Il potere esecutivo è nelle mani della Corona e quello legislativo nelle mani del Parlamento.
Marzo 1848: altre città vivono le grandi rivoluzioni. I democratici repubblicani organizzano questi moti prima a Venezia con Daniele Manin; a ruota insorge Milano con le 5 giornate. Il popolo lotta contro l’esercito austriaco con a capo C.Cattaneo.
Il generale Radetzky rimane intrappolato nella folla, l’equipaggiamento diventa un elemento di svantaggio e ordina all’esercito di lasciare la città e trovare rifugio nel quadrilatero (Peschiera, Verona, Legnago e Mantova).
Ora la situazione si piega perché Carlo Alberto si schiera dalla parte dei patrioti perché aveva subito delle forti pressioni da parte dei liberali e anche per ipotecare la sua presenza nel Nuovo Regno: porre il suo casato come leader del regno degli austriaci. Si teme che senza la guida di un sovrano la prospettiva diventi democratica quindi C.A deve contenerlo.
Scende in campo e dichiara guerra all’Austria e lo seguono Ferdinando II, Leopoldo II di Toscana e Pio IX manda le truppe contro l’Austria.
Diventa una guerra di tipo federale con il contributo militare di tutti i+importanti regni ma Pio IX ci ripensa e non può andare contro un popolo fortemente cattolico quale l’Austria. Di fatto non vuole confondere la sua politica con quella liberale perché si sente di tradire la sua identità conservatrice.
I sovrani ritirano i loro contingenti sull’esempio del Papa. Resta l’esercito di Carlo Alberto che è+preoccupato ad annettere i territori che a gestire la guerra. Rimangono i giovani venuti da tutti i Paesi d’Italia con l’obiettivo di combattere fino alla fine per liberare. Si unirà anche Garibaldi.
L’esercito piemontese viene sconfitto a Custoza, C.A firma l’armistizio.
Le città resistenti: resiste Venezia, Firenze (triumvirato Mazzini-Armellini-Saffi), la Sicilia, Roma. Qui Pio IX è costretto ad abbandonare la città.
Il triumvirato di Roma riesce a realizzare importanti riforme come la laicizzazione dello stato, stila una costituzione molto avanzata che sarà il modello della nostra. È il modello+alto di liberalismo democratico. Così C.A decide, nella primavera del 1849, di riprendere la guerra ma viene clamorosamente sconfitto a Novara. Deve abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Anche le città che avevano resistito ora devono arrendersi; tornano gli austriaci, la Francia manda contingenti in Italia in favore di Pio IX.
Fine del 1849 aspetti negativi:l’Italia sembra tornare al punto di partenza. Le cause sono: la debolezza interna per le differenti posizioni ideologiche nello schieramento liberal-democratico, l’appoggio popolare insufficiente.
Gli aspetti positivi sono: l’esperienza repubblicana non è stata vana. Inoltre vi è stata una preziosa esperienza di Governo: si può raggiungere l’obiettivo della libertà, unificazione nazionale e Repubblica.

16. Società borghese e movimento operaio
Al conservatorismo politico che, dopo il fallimento delle rivoluzioni del ’48-49, caratterizzava la situazione europea, faceva riscontro un processo di profondo mutamento sociale. Il ventennio successivo al ’48 vide la crescita della borghesia: un ceto sociale attraversato da notevoli differenziazioni interne e tuttavia portatore di uno stile di vita e di un insieme di valori sostanzialmente unitari. Centrale, tra questi valori era la fede nel progresso generale dell’umanità, che poggiava sull’imponente sviluppo economico e scientifico della seconda metà dell’800.
Sul piano culturale, il progresso scientifico diede origine a una nuova corrente filosofica, il positivismo, che diventò l’ideologia della borghesia in ascesa e influenzò tutta la mentalità dell’epoca. Il rappresentante più noto del nuovo spirito “positivo” fu Darwin, cui si deve la teoria dell’evoluzione e della selezione naturale. Dalla fine degli anni ’40, l’economia europea conobbe una fase di forte sviluppo durata quasi un quarto di secolo. Lo sviluppo interessò innanzitutto l’industria, principalmente i settori siderurgico e meccanico. Si generalizzò in quest’epoca l’impiego delle macchine a vapore e del combustibile minerale. I fattori principali del boom industriale del ’50 e ’60 furono:
- la rimozione dei vincoli giuridici che ostacolavano le attività economiche
- l’affermarsi del libero scambio, la disponibilità di materie prime
- la diminuzione dei tassi di interesse e l’espansione del credito a favore degli impieghi industriali
- lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto (navi a vapore e ferrovie) e di comunicazione (telegrafo).
Quest’ultimo fattore mutava per alcuni aspetti essenziali la vita dell’epoca e l’immagine stessa che la gente aveva del mondo: esso appariva ed era effettivamente sempre più unito. Cambiava anche, in relazione alla rivoluzione dei trasporti e alle nuove opportunità di lavoro, il volto delle città, che diventavano sempre più grandi e più complesse, anche se la loro trasformazione non apportava a tutti i ceti sociali i medesimi vantaggi (nascevano allora le grandi periferie operaie). Lo sviluppo economico successivo alla metà del secolo toccò in misura minore l’agricoltura europea, dove era impiegato il grosso della popolazione attiva, e dove le condizioni economiche e le forme di proprietà variavano sensibilmente da una zona all’altra del continente. In generale, però, restavano disagiate le condizioni di vita dei contadini, che in numero sempre crescente erano spinti a scegliere la via dell’emigrazione. Si diffondeva, nello stesso periodo, la figura dell’operaio di fabbrica, le cui dure condizioni di vita e di lavoro favorivano il formarsi di una coscienza di classe e delle prime associazioni operaie (soprattutto in Gran Bretagna, Germania e Francia). La teoria socialista assunse, con l’opera di Marx, il carattere di teoria “scientifica” contenente un’indicazione di superamento del capitalismo. Progressivamente il marxismo si sarebbe affermato quale dottrina ufficiale del movimento operaio.

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