Gli Aztechi

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AZTECHI

Delle remote origini degli Aztechi abbiamo pochissime notizie.
Secondo la tradizione erano originari di Aztlan, ovvero “CITTÁ BIANCA”, un luogo che si ritiene situato nel Messico settentrionale e dal quale deriva il nome “AZTECO”, ovvero “DALLA TERRA DEGLI AIRONI”.
A partire dal XIII sec. si erano insediati nel Messico centrale e dopo molte resistenze da parte delle popolazioni locali, che li avevano ridotti a vivere nelle sole alture, riuscirono ad estendere il proprio dominio con Montezuma II.
Diedero origine ad un vasto impero, abbandonando il nomadismo e convertendosi all’agricoltura, conservando, però, le loro capacità guerriere, infatti già dal ‘400 riuscirono a imporsi come popolo egemone dell’intera regione.
Gli Aztechi erano abili agricoltori, conoscevano il maggese e praticavano l'irrigazione, costruivano giardini galleggianti e periodicamente ripartivano le terre.
Coltivavano mais e fagioli, (ancora non conosciuti dagli Europei), meloni, peperoni, vaniglia, pomodori, cotone, cacao (che trasformavano in cioccolato), l’agave, di cui facevano fermentare la linfa, e il tabacco, che veniva fumato durante le cerimonie religiose.
Praticavano inoltre l'allevamento del bestiame, che era limitato a una particolare razza di cani senza pelo destinati al consumo e ai tacchini.
Come generi di alimentazione venivano utilizzate anche pernici, anatre e oche selvatiche.
Inoltre la loro attività più raffinata era la lavorazione delle piume con cui si adornavano i guerrieri.
Il commercio era nelle mani dei mercanti-soldati, era molto florido e si effettuava mediante scambio di merci, perché la moneta non esisteva; il rapporto dei valori era calcolato in grammi di cacao.
Infine la popolazione azteca conosceva i metodi di lavorazione dei metalli, specialmente dell'oro, dell'argento, del rame e dello stagno, ma ignoravano il ferro e l'uso della ruota.
Ogni individuo di questa civiltà basava la propria vita sulla religione: tutto era subordinato a scopi religiosi.
Credevano in un numero illimitato di dei, sia perché alle proprie divinità di popolo nomade avevano aggiunto quelle agricole dei popoli autoctoni, sia perché avevano l’abitudine di aggiungere alle loro divinità quelle dei popoli subalterni.
Tra gli dei più famosi ricordiamo Tonatiuh (dio del Sole), Metili (dea della Luna) Tlaloc (dio della pioggia), inoltre tra le dee agricole c’erano le dee madri, le dee protettrici del parto, dei che proteggevano i diversi vegetali, dei che rappresentavano l’acqua, il fuoco e gli altri elementi naturali.
Anche l’arte in ogni sua manifestazione appare legata a motivazioni religiose.
La scultura, di aspetto monumentale, tende a effetti drammatici nella rappresentazione della divinità, mentre i rilievi e le figure umane sono resi con acuto realismo. Numerosi sono gli oggetti legati al rito del sacrificio umano, come i coltelli d’ossidiana; vastissima anche la produzione di oreficeria, quasi scomparsa con la conquista spagnola.
Le testimonianze dell’architettura civile (palazzi e sepolcri reali) sono molto scarse, meno scarse quelle di architettura religiosa (templi costruiti alla sommità di gigantesche piramidi).
Numerose sono invece le opere di scultura esoteriche destinate solo agli iniziati che conoscevano il misterioso linguaggio dei simboli.
Molto famoso è il rilievo calendariale noto come Pietra del Sole, che raffigura al centro il volto del dio Sole e del mondo e intorno i simboli delle quattro ere preistoriche e dei giorni, chiusi in una composizione circolare con l’anello esterno formato da due serpenti di turchese.
Le città azteche vedevano distribuite le abitazioni in zone diverse della città , così le case contadine erano costruite al confine con la campagna, quelle artigiane più vicine al centro, e i palazzi dei nobili intorno alla piazza principale.
La società degli Aztechi era divisa in classi:i nobili, il popolo, i mercanti, i servi, gli schiavi e i sacerdoti .
I nobili erano esenti dalle imposte; il popolo (contadini e artigiani) era diviso in corporazioni, ripartite in quartieri; gli schiavi, che erano tali per nascita, potevano comprare la loro libertà, o conquistarla fuggendo e rifugiandosi nel palazzo reale; i sacerdoti venivano scelti fra i nobili.
La continuità di questa organizzazione sociale era assicurata da un periodo di studio che i ragazzi dovevano compiere verso i quindici anni.
Quando nel 1519 sbarcarono gli Spagnoli in Messico con Hernàn Cortès, un nobile castigliano in cerca di fortuna gli Aztechi, dominavano una confederazione che comprendeva circa trenta province.
Stupefatti dalla vista dei cavalli e delle armi da fuoco gli indigeni in un primo momento lo accolsero calorosamente, scambiandolo per una divinità.
Ma più tardi quando osarono ribellarsi alle sue esose e crescenti richieste, furono ridotti in schiavitù e quando Cortès durante una festa raggiunse la capitale, sterminò la popolazione in questo modo la civiltà degli Aztechi scomparve per sempre.

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