la clonazione

Materie:Tesina
Categoria:Scienze

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Testo

Simone Delaiti cl. 3c
Mendel e le leggi dell’ereditarietà.
Il primo studioso che osservò le caratteristiche umane e la modalità di trasmissione fu Ippocrate (460-377 a.C.). Il primo a studiare in maniera scientifica le leggi dell’ereditarietà fu Mendel (1822-1884), utilizzando delle piante di pisello.
Mendel studiò l’ereditarietà in modo scientifico e cioè:
1. Coltivò un gran numero di piante e lo studiò con rigore scientifico.
2. Utilizzò il metodo statistico per analizzare i dati.
3. Utilizzò le piante di pisello perché normalmente si autoimpolinano, ma sono facilmente impollinabili (impollinazione artificiale).
4. Le piante di pisello si distinguono fra loro per sette caratteristiche. Sette caratteristiche che si manifestano in due modi diversi.
Le piante di pisello sono comode appunto per queste sette caratteristiche. Mendel ha fatto numerosi incroci con numerose piante (800-900 piante).
COSA HA FATTO?
Lui ha preso due piante e le ha autoimpollinate per numerose e numerose generazioni. Ha ottenuto quindi piante di linea pura che presentavano sempre le stesse caratteristiche. Incrociando due piante di linea pura, per esempio una con il colore dei petali rosso, quindi il carattere dominante. Le caratteristiche della pianta di pisello si esprimono in due modalità ed una è quella dominante.
Iº legge di Mendel: dall’incrocio di due individui appartenenti a linee pure, che differiscono per un solo carattere, si ottengono solo individui in cui compare solo il carattere dominante.
Ha incrociato due piante della generazione F1 (I° generazione figliare) ed ha ottenuto F2 (seconda generazione figliare) che è composta circa per ¼ da piante a petali bianchi e per ¾piante a petali rossi.
II° legge di Mendel (o legge della segregazione): ogni carattere ereditario è determinato da una coppia di fattori che si separano durante la formazione delle cellule sessuali, andando a finire in ciascuna di esse.
I° legge
RR(rossi) rr (bianchi) Parentali
RRrr (rossi) F1
II° legge
Rr (rossi) Rr (rossi) F1
R r R r

RR(rossi) Rr (rossi) Rr(rossi) rr(bianchi)
III° legge: in un incrocio in cui si considerano due o più caratteri si osserva che i fattori che li delimitano vengono ereditati indipendentemente uno dall’altro. (Quindi considerando un singolo carattere il rapporto in F2 è sempre 3:1)
LA GENETICA MODERNA.
Nel 1902 Sutton osservò al microscopio delle cellule in divisione, vide che i cromosomi si comportavano esattamente come i fattori mendelliani, quindi capì che nei fattori cromosomi ci sono i fattori mendelliani, cioè i geni. (CROMOSOMI= quando la cellula comincia a dividersi il DNA in essa contenuto si spiralizza e prende la forma di tante X. Queste X sono i cromosomi) Il gene è una porzione di DNA che contiene un’informazione genetica. La forma in cui si può trovare un gene è chiamata allele. L’allele si presenta in due forme: l’eterozigote che possiede due alleli diverse l’omozigote che possiede due alleli uguali.
OMOZIGOTE: RR
ETEROZIGOTE: Rr
GENOTIPO: tipo di alleli posseduti dall’individuo. (Es. Rr)
FENOTIPO: è il carattere che manifesta l’individuo. (Es. colore capelli)
CARATTERI MENDELLIANI
CARATTERI NON MENDELLIANI
-colore occhi (chiaro/scuro)
-colore della pelle
-colore capelli (chiaro/scuro)
- carattere arrotolamento della lingua
APPROFONDIMENTO DI GENETICA: LA CLONAZIONE.
La parola "clone" deriva dal greco klon, che fa pensare al ramoscello di una pianta che inserito nel terreno adatto può riprodurre la pianta da cui è stato tratto. La clonazione è la tecnica biologica tramite la quale si creano, da una singola cellula, cellule identiche anche per quel che riguarda i geni. Così, ad esempio si possono duplicare, virus, batteri, molecole, organismi e anche intere piante o interi animali. Essa può avvenire per frammentazione, gemmazione come nei vermi, vegetali; o artificialmente, ricorrendo all'ingegneria genetica (trapianto di cellule somatiche in cellule uovo prive di nucleo). Il DNA trasferito genera un individuo geneticamente uguale al donatore. La clonazione viene già da tempo utilizzata dai ricercatori su organismi unicellulari per studiare le mutazioni all'origine delle malattie genetiche.Nel febbraio 1997 nell'istituto di biotecnologie Roslin di Edimburgo i ricercatori Ian Wilmut e S. Campbell hanno ottenuto il primo clone di un mammifero, una pecora ,battezzata Dolly. I ricercatori scozzesi hanno prelevato alcune cellule dalla ghiandola mammaria di una pecora e da questa hanno tolto il nucleo. Quest'ultimo è stato immesso in una cellula uovo (ovocita) di un'altra pecora, che impiantata in una pecora portatrice, ha dato origine a un embrione dal quale è nato Dolly. La tecnica di impiantare il nucleo di una cellula adulta fa in modo che la pecora nata (Dolly) abbia lo stesso patrimonio genetico della pecora che ha "donato" il nucleo, risultandone quindi un clone. L'importanza dell'esperimento è dovuta al fatto che per la prima volta è stato clonato un mammifero. Per la clonazione umana è necessario estrarre un ovulo da una donatrice con un'incisione dell'addome o con un'aspirazione dall'ovaio o dalla tuba di Falloppio. La fecondazione dell'uovo avviene in laboratorio e l'ovocita inizia lo sviluppo fino allo stadio di morula; la morula viene quindi suddivisa in cellule singole dalle quali si estrae il patrimonio genetico. I nuclei estratti vengono immessi in cellule a cui è stato tolto il nucleo originario, ottenendo nuovi embrioni con la stessa informazione genetica.
Della clonazione di soggetti umani, fino al 13 ottobre 1993 (data del primo esperimento di clonazione di embrioni umani), si parlava soltanto per ipotesi e teorie. I possibili futuri esperimenti venivano visti con ansie e preoccupazioni. Lasciava perplessi l'idea di "duplicare", di "fotocopiare" un essere umano, la cui dignità e nobiltà era legata alla sua unicità e irripetibilità. La prima clonazione di animali ottenuta con successo è stata quella delle rane (1951), per la relativa facilità di monitoraggio di tutto il processo riproduttivo. Infatti, la rana in una singola ovulazione produce un’abbondante quantità di ovuli (2000 rispetto ai 20 del topo), che fecondati daranno origine a embrioni che potranno essere facilmente coltivati in vitro, visto che le rane sviluppano i loro embrioni fuori dal loro corpo, più precisamente in stagni e pozzanghere. Ciò ha permesso allo sperimentatore di osservare con più facilità le tappe evolutive dell'embrione della rana, che oltretutto matura in forme non molto diverse da quelle umane, e cioè con cervello, occhi, fegato e altri organi. Non bisogna pensare però che queste clonazioni siano a portata di mano. Infatti, nonostante tutti gli sforzi effettuati finora, l'efficienza della clonazione è estremamente bassa. Si pensi soltanto che, per la produzione di Dolly sono stati utilizzate 277 cellule uovo, che solo 30 di queste hanno dato un embrione e che solo uno di questi si è sviluppato a termine.

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