Il rischio idrogeologico

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Testo

Approfondimento:
IL RISCHIO IDROGEOLOGICO

I processi morfogenetici possono essere endogeni oppure esogeni, quali: il vento, il caldo, il gelo, l’acqua… L’acqua che provvede allo smantellamento chimico-fisico delle rocce, che poi si sedimentano alla fine di un corso d’acqua ed attraverso una trasformazione diventano nuove rocce.
Le rocce del Gran Canyon nel corso del tempo hanno assunto varie forme grazie al processo esogeno di erosione dell’acqua, esse, infatti, sono in grado di rivelarci molti aspetti, ancora sconosciuti all’uomo, del passato del pianeta Terra.
L’Italia, dal punto di vista fisico, è un paese giovane, e per questo vi avvengono molte catastrofi che, ogni volta, producono ingenti danni e numerose vittime. Tra le più gravi dell’ultimo cinquantennio ricordiamo quella del Polesine nel 1951, quella del Vajont nel 1963 (frana ed esondazione), quella di Firenze nel 1966 (alluvione), quella della Calabria nel 1974, quella di Stava nel 1985, quella di Senise nel 1986 e quella della Valtellina nel 1987 (frana di scivolamento).
In base alla costituzione delle rocce di un bacino d’acqua può partire un’esondazione causata dalle forti piogge o dalle acque di piena.
La frana ha principalmente quattro cause scatenanti, infatti può essere di cause antropiche, di cause sismiche, di cause fluviali e di cause pluviali. Quest’ultima causa può essere di tre tipi: di crollo (distacco improvviso di una massa rocciosa), di scorrimento (parte del versante che scorre) e di colata (con l’abbondanza dell’acqua il terreno s’impasta).
In conclusione, l’acqua modifica e trasforma il nostro pianeta e la sua azione erosiva ne varia la costa ed il paesaggio.

In termini analitici, il rischio idrogeologico è espresso da una formula che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto:


Rischio = pericolosità x vulnerabilità x valore

La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento.

La vulnerabilità invece indica l’attitudine di un determinata “componente ambientale” (popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture, etc.) a sopportare gli effetti in funzione dell’intensità dell’evento.
Il valore esposto o esposizione indica l’elemento che deve sopportare l’evento e può essere espresso o dal numero di presenze umane o dal valore delle risorse naturali ed economiche presenti, esposte ad un determinato pericolo.

Il prodotto vulnerabilità per valore indica quindi le conseguenze derivanti all’uomo, in termini sia di perdite di vite umane, che di danni materiali agli edifici, alle infrastrutture ed al sistema produttivo.
Il rischio esprime dunque il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso; in altre parole il rischio è il prodotto della probabilità di accadimento di un evento per le dimensioni del danno atteso.

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