Razzismo

Materie:Tema
Categoria:Scienze Sociali

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Testo

Oggi l’Italia sta diventando una società multietnica e plurietnica nel quale convivono popolazioni di differente etnia, cultura, religione. L’etnia indica un’insieme di individui che condividono lingua, cultura e caratteristiche fisiche, che però non sono determinanti per definirla, per cui l’etnia si differenzia dalla razza. Noi individui di fronte a una società che sta cambiando siamo spaventati e quindi siamo portati a un’intolleranza legata all’etnocentrismo (tendenza a ritenere la propria cultura superiore alle altre) verso le culture emergenti. L’ostilità nei confronti delle altre culture sviluppa stereotipi e pregiudizi, posizioni anteriori alla diretta conoscenza di fatti o persone, che possono portare al razzismo, perché si ha paura dell’altra cultura e dello straniero. Si è verificato un passaggio dalla vecchia forma arrogante di pregiudizio a forme più moderne di esclusione, ma comunque l’ostilità nei confronti dell’altro è sempre aperta. Il razzismo esprime la volontà di dominio di un gruppo sociale su altro con la corrispondente creazione di un capro espiatorio, sul quale scaricare tensioni sociali e consiste nel ritenere una razza biologicamente superiore alle altre. Già fin dall’antichità si incominciava a parlare di razzismo, infatti i greci chiamavano “barbari” i popoli che non parlavano la loro lingua, avevano costumi e religioni diverse. Tuttavia, il razzismo per come lo intendiamo noi si sviluppò a partire dal diciassettesimo secolo, in seguito alle scoperte geografiche e al colonialismo. La manifestazione maggiore del razzismo è stato lo sterminio degli ebrei. Nella società contemporanea si sono sviluppate nuove forme attuali di razzismo. Il razzismo in senso stretto, basato sull’esaltazione delle differenze biologiche; il razzismo in senso lato, basato sulla paura dell’altro; il razzismo da allarme che nasce dalla sovrapposizione di una differenza etnica e culturale con un fattore di allarme sociale, il razzismo concorrenziale che nasce come difesa simbolica del proprio territorio, infine il razzismo culturale che scaturisce dalla difesa del proprio sistema di vita e dal rifiuto della cultura degli altri. L’autore Valeri ha considerato “razzismo strisciante” quello che caratterizza l’Italia attuale. Secondo Valeri esistono tre tipi di individuo razzista in Italia: il picchiatore che si presenta razzista, il difensore del territorio che non riesce a convivere con l’idea che lo straniero abbia i nostri stessi diritti e poi il cripto-razzista che è il razzismo “nascosto”, no manifesta un aperto rifiuto verso gli stranieri però cerca sempre di mantenere una certa distanza. Negli ultimi anni c’è stata una recrudescenza di comportamenti razzisti in cui si parla di un nuovo razzismo. Taglieff ha teorizzato l’esistenza di due tipi di razzismo: eterorazzizzazione, l’individuo si crede superiore; autorazzizzazione l’individuo rivendica i propri tratti culturali per difende la propria identità.
In Italia nell’ultimo decennio, sono aumentate le ondate migratorie e quindi si è stimolata ancor di più la formazione della società multiculturale. I flussi migratori innescano conflitti tra i cittadini e gli immigrati perché questi portano con sé tutto il loro bagaglio culturale. Sempre quando due culture diverse entrano in contatto si crea il problema di conciliare usanze e valori. Gli immigrati vengono considerati come coloro che invadono il nostro territorio, non rispettano le regole e infrangono le norme del mercato del lavoro. A tutto questo si aggiunge la paura per il diverso, xenofobia, la paura di essere sostituiti dagli stranieri per la poca natalità dell’Italia e la paura per gli individui immigrati che compiono gesti di criminalità come furti. Si sta sviluppando una tendenza a giudicare sempre male lo straniero e a colpevolizzarlo di tutti i furti che avvengono all’interno della società; l’immigrato diventa un simile capro espiatorio sul quale scaricare tutte le paure. Per riuscire a superare un sentimento di diffidenza, noi dovremmo aprirci di più, essere di larghe vedute e cercare di stabilire un rapporto di convivenza serena. Però molti immigrati, costretti allo sradicamento dalla loro terra, dai loro affetti e dalle loro tradizioni si chiudono, rifiutano la cultura del paese che li ospita. Inoltre la fragilità che li caratterizza viene aggravata dall’accoglienza quindi si sentono delusi e questo rende più difficile il dialogo. Il fenomeno dell’immigrazione è destinato a continuare, e l’uomo deve imparare a convivere con l’idea di appartenere a una grande popolazione mondiale, che è costituita da diversi popoli ed etnie. La scuola e la famiglia devono intervenire in questo compito educando alla convivenza, alla pace e all’accettazione. Naturalmente lo sforzo di una mediazione non deve avvenire solo da noi italiani, ma anche dagli immigrati che dovrebbero cercare di accettare di più la nostra cultura senza distruggerla così facendo ci sarà una convivenza pacifica dove ognuno potrà professare anche la sua religione.

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