India

Materie:Appunti
Categoria:Ricerche
Download:175
Data:19.06.2001
Numero di pagine:21
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
india_9.zip (Dimensione: 22.62 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_india.doc     74.5 Kb


Testo

ALLA SCOPERTA DELLA CIVILTÀ INDIANA
AD ALTA QUOTA SULL’INDIA: L’AMBIENTE E L’EREDITA STORICA
La regione indiana è attualmente suddivisa in tre parti: l’Unione Indiana, il Pakistan e il Bangladesh. Fino a 50 anni fa, però, parlando di india si intendeva la zona che va dalla valle dell’Indo alla Birmania.
GLI AMBIENTI FONDAMENTALI
1. L’India è un ambiente tropicale e subtropicale dove un tempo regnavano le foreste e la giungla. Oggi questi luoghi sono ristretti a zone protette.
2. L’India subisce gli effetti dei monsoni, che portano abbondanti piogge alla fine dell’estate. Prima di questo periodo, le temperature e l’umidità raggiungono livelli elevatissimi. In India vi sono anche zone aride, come la Valle dell’Indo, perché i monsoni spesso vengono fermati dai monti.
3. Fanno parte dell’India anche le pendici meridionali dell’Himalaya, dove scorrono il Gange, da ovest a est e il Brahmaputra, da est a ovest. I due fiumi si riuniscono in un solo, grande delta nel Golfo del Bengala.
LA TENDENZA AL FRAZIONAMENTO
A causa della sua estensione, l’India è formata da varie regioni, con tradizioni molto diverse:
1. Le regioni del nord-est si saldano ai paesi aridi dell’Indo. Nonostante la poderosa barriera opposta verso oriente dal bastione Himalayano, attraverso il Passo di Khyber sono giunte più volte disastrose invasioni. Quindi in queste zone sono diffuse popolazioni indoeuropee.
2. Le regioni del Deccan invece hanno resistito ostinatamente a queste invasioni.
3. A causa di questa disuguaglianza, il territorio indiano non è mai stato riunito in un unico impero se non per brevi periodi, diversamente dall’Europa o dalla Cina.
La Cina, infatti, ha ereditato una tendenza all’unificazione che le ha semplificato la storia. In India invece la dominazione britannica ha unito il Paese per circa duecento anni. La tendenza al frazionamento però è ancora fortissima: infatti appena raggiunta l’indipendenza si è subito spaccata in due stati, l’Unione Indiana e il Pakistan, separatisi dopo una dura e vioLenta lotta. Ancora oggi gli stati dell’Unione Indiana hanno una forte spinta di autonomia.

LE TRE CIVILTÀ DELL’INDIA
Nel lungo periodo che va dal 1400 a.C. fino al XVIII sec., quando fu sottoposta alla dominazione inglese, nell’India si sono avvicendate tre grandi civiltà:
• La civiltà indo-aria si è evoluta per due millenni dal 1400 a.C. al 600 d.C., all’interno del quale si è evoluto il buddismo.
• La civiltà Indù, più nota come Induismo, si è sviluppata dal 600 d.C. al 1200 d.C. costituisce ancora oggi l’essenza della civiltà indiana.
• La civiltà indo-islamica è stata imposta dai dominatori musulmani con la forza. Si è radicata dal 1200 al 1750 quando prevalse la dominazione inglese.
ORIGINE DELLA CIVILTÀ INDO-ARIA:L’INDIA VEDICA
L’INVASIONE DEGLI ARIANI
A partire dal 1400 a.C. l’India fu sottoposta alla conquista degli Ariani, provenienti dall’Asia centrale. Erano parenti stretti dei popoli europei che si rimescolavano con tutte le popolazioni dell’Eurasia. Arrivarono in India attraverso la valle dell’Indo. I popoli indigeni che ci vivevano, erano di pelle scura e avevano origini diverse: dal Mediterraneo alla Mongolia. Avevano dato vita a fiorenti villaggi di contadini sedentari e grandi città.
I VEDA: LA CONOSCENZA SACRA
All’epoca dell’invasione , la civiltà dell’Indo era in decadenza; però i pre-ariani avendo ben combattuto non sono stati spazzati via ma si sono maggiormente insediati . Infatti essi oggi formano la maggior parte della popolazione indiana.
Di queste lotte interminabili ne parlano i testi sacri ; a queste partecipavano anche numerose divinità . In queste epoche infatti si mescolavano tra di loro uomini e dei.
L’antica religione aria aveva una specie di Olimpo per i numerosi dei, ma visto che i popoli erano nomadi si limitavano a professare semplici riti.
FUSIONE DEI POPOLI DELL’INDIA VEDICA
Come in tutte le invasioni avvenute nel corso della storia anche tra i nomadi Ari e le popolazioni locali è poi avvenuta una fusione e i nomadi si sono insediati stabilmente in una regione del medio Gange .
IL BRAHMANESIMO E LE CASTE
La religione Indo-Aria si è formata dalla fusione delle credenze dei vincitori e dei vinti. Si scrissero nuovi testi sacri:
• tra tutti emergeva il Brahman , che era la personificazione del Brahman, l’”assoluto”. I sacerdoti sono chiamati Brahmani e la religione Brahmanesimo .
• Un elemento fondamentale era credere nella reincarnazione . Infatti, a causa della reincarnazione , le anime erano destinate a ricominciare nuove esistenze terrestri , migliori o peggiori delle precedenti, però potevano anche rinascere sotto forma di pianta o animale. Inoltre non rinascevano subito , ma dovevano attendere numerosi cicli prima di rientrare a far parte della natura vivente. La forma della reincarnazione dipendeva sia dalle azioni compiute durante la vita, sia dal karma, che era una sorta di destino individuale al quale era impossibile sfuggire. Perciò si diffuse molto lo yoga che assicurava la salvezza.
LE CASTE
Questa religione aveva effetti nell’organizzazione sociale dove si era vista la fusione dei popoli che incontrarono molti ostacoli nelle nette divisioni gerarchiche.
• La divisione in classi era presente in tutte le antiche civiltà , per esempio, nell’antico Egitto c’erano le divisioni sociali.
• Il sistema delle caste dell’antica India era però differente e molto più rigido. Le classi erano chiamate Verna-colore, e questo dimostrava che il sistema delle caste aveva avuto origine instaurato dagli invasori che, essendo di pelle chiara e meno numerosi, volevano distinguersi dagli indigeni di pelle più scura.
In India il re veniva scelto secondo il suo Bramino personale. Gli dei infatti non mangiavano le offerte del re se mancava il suo bramino, e il re dipendeva da lui non solo per compiere i rituali ma anche per gli atti della sua vita.
IL POTERE DEI BRAMINI
Solitamente i Bramini (che erano i sacerdoti) potevano fare richieste agli dei o celebrare matrimoni o nascite. Se in una di queste celebrazioni veniva a mancare un particolare, il Dio sollecitato si allontanava e il matrimonio o la nascita non erano benedette.
LE CASTE E LE SOTTOCASTE
• Al vertice stavano i bramini , padroni della vita spirituale, considerati “la testa della nazione”.
• Poi venivano i re , i principi , i guerrieri e i grandi signori: “le braccia della nazione”.
• Al terzo gradino c’erano contadini, allevatori, artigiani e piccoli mercanti: “le gambe della nazione “.
• Infine, al quarto posto , ossia alla base della piramide sociale, c’erano gli indigeni : “i piedi della nazione”.
Col passare del tempo questa rigida separazione delle caste invece di attenuarsi si è accentuata , specie durante il primo millennio d.C., quando in seguito alla progressiva differenziazione dei mestieri , la divisione gerarchica della società divenne ancora più spinta. Si formarono così ,oltre alle quattro caste principali , dalle 2000 alle 3000 sottocaste. Inoltre, si formò la vasta categoria dei fuori casta che occupavano il gradino più basso della scala sociale ed erano considerati intoccabili.
SIDDHARTA GAUTAMA DETTO IL BUDDHA: L’ILLUMINATO
Tra i contrafforti dell’Himalaya, ai confini meridionali col Nepal, sorgevano piccole città-stato fortificate, circondate da campi terrazzati. Kapilavastu è il paese del Buddha. Questi erano piccoli regni aristocratici collegati tra loro da fitti commerci. Inoltre i mercanti indiani esportavano in tutto l’Oriente le loro merci(finissime stoffe di seta, cotone, lino) ricavandone grandi profitti.
Buddha è un titolo onorifico che in sanscritto significa “l’Illuminato” Si pensa visse dal 565 al 486 a.C., contemporaneamente a Confucio che in Cina gettava le basi del Confucianesimo.
La vita di Siddharta Gautama, detto il Buddha, ci è pervenuta attraverso un mosaico di notizie storiche e racconti leggendari.
LA NASCITA E LA GIOVINEZZA
Il padre di Siddharta era re della città-stato, quest’ultimo godette dunque dei privilegi tradizionali dei nobili e di un’educazione adeguata. All’età di 16 anni gli venne data in sposa sua cugina, dalla quale ebbe un figlio. Siddharta era una persona sensibile e ben presto iniziò a nutrire dubbi sulla qualità della sua condizione, dubbi che si rafforzavano in lui attraverso il contatto con l’umanità povera e sofferente. All’età di ventinove anni si ritirò in peregrinazione solitaria alla ricerca del senso autentico della vita. Secondo la leggenda trascorse sei anni nella foresta presso gli asceti, durante i quali digiunò sino allo stremo delle forze. Comprese allora che non era questo il modo per arrivare alla saggezza e decise di seguire la via intermedia tra l’abbondanza e la rinuncia totale alla vita. Ormai trentacinquenne, giunto nei pressi di Uruvela, si fermò sotto un albero di ficus sulla sponda di un fiume. Iniziò a contemplare immobile l’ininterrotto scorrere dell’acqua. Entrato in un profondo stato di meditazione, riuscì per la prima volta a raggiungere l’illuminazione, ossia l’assoluta imperturbabilità dell’animo, non offuscata né dalla gioia né dal dolore.
Le storie narrano che nella notte precedente Siddharta aveva avuto tre folgoranti visioni
1. Vede tutte le sue precedenti reincarnazioni e comprende che il ciclo delle rinascite è infinito e inevitabilmente accompagnato da successive esperienze di dolore.
2. Comprende che il tipo di vita che spetta a ogni essere è il risultato dalle azioni compiute nelle vite precedenti
3. Comprende che il dolore che accompagna l’esistenza è il frutto di questa incessante concatenazione di causa ed effetto. Per avere la pace è necessario spezzare il circolo delle reincarnazioni. Il modo per ottenere ciò verrà da lui comunicato nel sermone di Benares.
NEL SERMONE DI BENARES BUDDHA RIVELA LE “QUATTRO NOBILI VERITA”
GLI ANNI DI PREDICAZIONE
Benares è una città sacra sulle sponde del Gange. Qui Siddartha comunicò le quattro nobili verità da lui scoperte ai cinque asceti un tempo suoi maestri
1. Nobile verità sul dolore
2. Nobile verità sull’origine del dolore
3. Nobile verità sulla cessazione del dolore
4. Nobile verità sulla via che conduce alla cessazione del dolore (retta visione, retta risoluzione, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarsi, retto sforzo, retta concentrazione, retta meditazione)
I TRE GIOIELLI
I cinque asceti riconobbero che con quel sermone il Buddha aveva “messo in moto la ruota della legge” e divennero suoi seguaci. Ci furono molte altre conversioni e il Buddha fondò le prime comunità di monaci, incaricati di diffondere la nuova dottrina. I tre elementi essenziali del buddismo sono:
1. Il Buddha;
2. La legge;
3. Le comunità dei monaci.
Essi vengono chiamati triratna ossia i ”tre gioielli”.
LA FINE DELLA VITA TERRENA E IL NIRVANA
Buddha trascorse gli altri quarantacinque anni della sua vita a diffondere la sua dottrina nell’India occidentale, a volte accompagnato da oltre cinquecento allievi. Gli ultimi anni si ritirò in un monastero. All’età di ottant’anni convocò i suoi monaci e terminato il monsone, decise di partire ancora una volta per Kusinagara, una cittadina a nord di Benares. Qui,di ritorno dal viaggio,morì nell’illuminazione suprema,il nirvana. I funerali vennero celebrati per sette giorni. L’ultimo giorno il corpo venne avvolto in 500 vesti,asperso di unguenti e posto sulla pira funeraria dove venne cremato.Le ceneri vennero divise tra i 9 regni in cui il Buddha aveva predicato la sua dottrina. Sulle urne contenenti le reliquie fecero edificare altrettanti tumuli funebri,detti in sanscrito stupa. In seguito si sviluppò il culto delle reliquie del Buddha e molti altri stupa vennero eretti nei luoghi sacri del buddismo senza tuttavia contenere l’urna funeraria.
SIDDHARTA,IL ROMANZO DI HERMAN HESSE
Nel suo romanzo Herman Hesse racconta la storia di Siddharta in versione romanzesca. Ho potuto notare appunto delle differenze tra la leggenda tradizionale e la storia del libro, alcune delle quali molto rilevanti. Per esempio, mentre la leggenda identifica Siddharta col Buddha, nel libro vengono presentate come due entità differenti.
Siddharta, figlio di un sacerdote indiano, non diventerà un Brhamino
Come il padre, ma abbandonerà il suo paese assieme al fedele amico Gotama per cercare la strada che porta alla perfezione spirituale, l’Oh, ovvero l’Io, il tutto. Insieme sperimenteranno la vita dello sciamano, dopodiché le loro strade si divideranno: Gotama diventerà un seguace del Buddha; Siddharta passerà dal misticismo alla sensualità e alla vita degli affari, vivendo in un villaggio di uomini istruito da una bella nobile e da avidi mercanti. Quando in seguito si renderà conto di aver smarrito la retta via fuggirà e tenderà di suicidarsi, ma qualcosa lo fermerà. Ormai anziano, vivrà il resto dei suoi anni insieme a un barcaiolo, un uomo speciale che lo istruirà su come ascoltare la voce del fiume. Alla fine della sua esistenza, Siddharta avrà modo di incontrare il suo vecchio amico Gotama e attraverso una lunga conversazione gli trasmetterà tutti i principi fondamentali acquisiti grazie alla sua esperienza, dimostrando di aver raggiunto la “pace dell’ anima” in una perfetta integrazione col mondo.
I GRANDI IMPERI E LA DIFFUSIONE DEL BUDDISMO IN ORIENTE
UN IMPERATORE BUDDISTA
Al tempo di Buddha l’India era divisa in numerosi stati locali e nel 300 a.C. vennero unificati; ne fu a capo per un periodo Ashoka e questo fu un periodo di massimo splendore dove il buddismo dominò le arti e il pensiero dell’India.
Ashoka si convertì al buddismo e cominciò a diffondere gli insegnamenti del Buddha.
La sincerità delle conversione di Ashoka è testimoniata da numerose iscrizioni su rupi o colonne.
Esempi di iscrizioni:
• I° Editto rupestre: per diffondere la pratica della non violenza
• VII° Editto su colonna: chiedeva ai funzionari di non venir meno alle loro responsabilità
• V° Editto rupestre: istituiva una classe di funzionari che aveva il compito di piantare alberi, scavare pozzi, fondare ospedali per uomini e animali.
LE GRANDI RELIGIONI BUDDISTE
L’impero di Ashoka andò frantumandosi e poi in seguito ci furono nuove riunificazioni e scioglimenti. Durante il periodo dei grandi imperi il Buddismo, è uscito dai ristretti limiti dell’India e si è stabilito anche in una vasta parte dell’Asia, tanto che oggi è la religione di circa 300 milioni di uomini. Però con la diffusione sono avvenute delle differenziazioni; si distinguono infatti tre grandi correnti:
• La scuola del Sud: ha mantenuto la sua forma originaria e ha posto soprattutto l’accento sulla salvezza individuale della singola persona .
• La scuola del Nord:questa ha come insegnamento principale del Buddha l’amore e la compassione . Quindi si è sviluppata la venerazione per molti Santi che sono uomini molto evoluti che hanno rinunciato momentaneamente alla salvezza individuale per aiutare altre persone a raggiungere quello stadio dell’Illuminazione
• Il lamaismo: è un particolare tipo di buddismo che si è diffuso nel Tibet e in Mongolia.
In India il Buddismo a poco a poco è stato soppresso dopo l’arrivo del Brahmanesimo.
IL “MEDIO EVO “ INDIANO E IL RIGOGLIO DELL’INDUISMO
FRAZIONAMENTO POLITICO E UNITA’ RELIGIOSA
Le invasioni degli Unni e la definitiva caduta dei grandi imperi aveva prodotto una riduzione degli scambi economici tra le regioni e lo spezzettamento dei territori , fece si che le lingue locali presero forme letterarie . Il frazionamento avvenne dal 600 d.C. al 1200 ; il Buddha non aveva messo in discussione il Bramanesimo, anche se aveva ignorato i riti dei bramini che però si rivoltarono per difenderli.
L’Induismo è il frutto dell’unione religiosa perché in esso sono stati accolti e fusi in un'unica religione gli antichi culti vedici dei conquistatori ariani , gli originari culti e tradizioni non ariane; i numerosi culti locali ed infine il concetto di astensione dalla violenza.
IL MONTE MERU’, L’ “OLIMPO” INDUISTA
LA TRIMURTI
La mitologia induista è estremamente complessa ed è composta soprattutto da numerose deità.
1. Nella religione induista possiamo trovare dei e semi-dei , oltre a spiriti e demoni che sono la personificazione della natura.
Il monte Merù, dimora degli dei , è un monte simbolico situato al centro del mondo .
2. Al governo delle numerosissime deità ve ne sono tre più importanti: Brahma il creatore, Visnù il conservatore e Siva il distruttore e rinnovatore. E’ questa la Trimurti , ossia “dalla triplice forma “.
Parallelamente a questa Triade maschile ne esiste una seconda formata dalle consorti delle tre divinità sopra elencate: Sarasvati (dea della scienza e dell’arte), Lakshmi (dea della prosperità) e Parvati ( dea della saggezza) o Kalì ( dea nera della distruzione).
BRAHMA
Il dio Brahma è il creatore dei mondi .
• Si dice che Brahma sia il creatore dei mondi , e non del mondo, perché per gli induisti di Brahma e di mondi ce ne saranno più di uno
• Brahma è anche colui che regola e domina la legge del Karma.
• Questa divinità è rappresentata con quattro teste incoronate e otto mani, seduto o su un’oca selvatica o su un cigno.
VISNU’
Visnù è il conservatore del mondo , il difensore del diritto e della verità, colui che salva.
-In alcuni periodi Visnù, dopo essersi incarnato in essere, discende sulla terra per mettere ordine nel mondo. Questa discesa è chiamata aratura. In totale gli avatara saranno 10.
Quando Visnù è sceso per la nona volta ha preso la forma del Buddha e ha liberato il mondo dal dolore. Fra 425000 anni Visnù scenderà per il decimo avatura e si manifesterà come cavaliere dell’apocalisse su un cavallo bianco impugnando una spada biancheggiante. Farà così trionfare il diritto e la giustizia.
SIVA
Siva è il principio distruttore e al tempo stesso il principio rigeneratore del mondo. Viene rappresentato nelle vesti di un danzatore perché è considerato il signore della danza. Si tratta di una danza simbolica che rappresenta il continuo rinnovarsi del mondo.
SULLE RIVE DEL GANGE
IL PALCOSCENICO DELL’INDUISMO
Benares è una città sviluppatasi lungo una ripida sponda del Gange . Questa è la città dove l’india può mostrare il suo più grande fervore religioso .Si può definire il “palcoscenico” dell’Induismo perché , a causa della sua struttura si può vedere un bellissimo spettacolo .
Delle scalinate chiamate ghats , scendono sulle rive del Gange e sono dominate da templi e da palazzi costruite dai marajà .
Da secoli e secoli si può assistere a un rituale quando giungono le prime luci dell’alba , infatti tutti i cittadini si riversano sulle scalinata per compiere la meditazione del mattino mentre sorge il sole recitare alcuni versi di Veda.
Alcuni, offrono al fiume ghirlande di fiori mentre si immergono nelle acque sacre ,concentrandosi nella preghiera, altri raggiungono una barca e compiono una specie di processione.
Si possono vedere ragazzi che giocano con l’acqua, donne che pregano e nello stesso tempo carcasse di vacche trascinate dalla corrente .
Venditori ambulanti ,fiorai, barcaioli … si sistemano tra i ghats , i bramini, seduti sotto l’ombra di ombrelli di palma si cimentano nel dare consigli e benedizioni, a chi avesse piacere fanno scongiuri ed oroscopi ed inoltre assicurano fertilità a chi non può avere figli .Tra le vie e sulle scalinate c’è un continuo via vai di persone appartenenti a varie sette, vestiti con indumenti dai colori più vari.
I RITUALI GIORNALIERI
I rituali che si svolgono sulle rive del Gange sembrano senza tempo perché l’India è molto conservatrice
• Nei templi vengono compiuti numerosi riti: al mattino presto il fedele dopo essersi purificato sale e poi ridiscende tre volte di seguito la ripida rampa del tempio .Ogni volta suona una campanella che risveglia il dio che vuole adorare. L’immagine del dio viene lavata, cosparsa di unguenti e vestita con stoffe colorate . Il cibo offerto alla divinità è composto da cose umili.
• Con le mani atteggiate in una certa posizione simbolica recitano le mantra , ossia formule sacre .
• Alti fedeli bevono con bicchieri di metallo l’acqua del Gange e ciò sta a significare una purificazione del corpo. Altri segni di purificazione sono il tocco del petto, della fronte , dei capelli , delle spalle e degli occhi, oppure l’applicazione di un segno rosso tra le sopracciglia nel punto corrispondente del terzo occhio.
Ci sono infine preghiere da fare al tramonto.
• Il fondamento dell’induismo è la fede nella reincarnazione delle anime e per un induista il problema principale è quello della propria liberazione dal ciclo delle rinascite . Solamente le preghiere i riti , i pellegrinaggi e l’uso di talismani possono aiutare l’uomo a sfuggire al ciclo doloroso della reincarnazione , allora sarà definitivamente liberato.
DHARMA E KARMA: GOVERNANO IL MONDO E LA REINCARNAZIONE
GLI INTOCCABILI
Verso le rive del Gange cupe spirali di fumo si innalzano da una gradinata : sono i rovi del crematorio .
• E’ consuetudine di non dare sepoltura ai morti , ma di cremarli su cataste di legna dopo averli avvolti in un sudario. Solamente i bambini e i santoni non vengono cremati , ma il loro corpo viene legato a due lastre di pietra e lasciato trasportare dalle rive del Gange. Un tempo si era soliti immolare la vedova sul rogo del marito ma ormai questo rito è stato abolito da tempo.
• Gli addetti al rogo sono i paria ossia dei fuori casta. Vengono considerati intoccabili anche se svolgono una attività indispensabile per la società Induista.
Questi uomini sono circondati da una serie di regole molto severe che li isolano totalmente dalla comunità, infatti se solo sfiorano con lo sguardo o con la propria ombra un membro di una casta superiore lo possono rendere impuro
• I paria sono sottoposti a questa ingiustizia in quanto già dal medioevo erano posizionati nell’ultimo gradino della scala sociale e più tardi furono considerati dei fuori casta e a loro venne relegato il nome di Intoccabili .
Intoccabili erano tutti coloro che avevano a che fare con l’impurità , ossia con tutte quelle professioni a contatto con la nascita e con la morte e di conseguenza con la sporcizia.
• Gli intoccabili dovevano vivere al di fuori del villaggio , non potevano usufruire delle strade pubbliche , bere acqua dalle fontane pubbliche acquistare qualche cosa nei negozi frequentati da coloro appartenenti alle caste alte, preparare cibo per i loro superiori , leggere o studiare i Veda e entrare in alcuni templi .
IL DHARMA
Il dharma è quella legge che governa il mondo intero .Ogni casta ha il suo dharma che obbliga i suoi appartenenti a determinati doveri. Quindi vi sono rigide regole riguardanti il lavoro, il matrimonio le usanze i cibi e le bevande.
Devono contrarre solo un matrimonio con un membro della propria casta fare un lavoro specifico della propria casta e mangiare soltanto con i membri della propria casta .
Più in alto si va nella casta e più rigide sono le regole a cui devono attenersi.
IL KARMA
Il karma è invece una legge individuale che si può tradurre con “destino” .
Durante la reincarnazione , tra uomo e altro essere , anche il karma si trasmette. E’ la legge del karma che determinala rinascita in una casta o nell’altra. Accettando il sistema castale ognuno è consapevole della propria condizione dalla nascita.
L’INDIA MUSULMANA: LO SPLENDORE E IL DECLINO
IL SULTANO DI DELHI
Dopo la visita a Benares parliamo dell’India musulmana:
• L’India è troppo vicina all’Arabia perché potesse sfuggire all’espansione dell’Islam. Così nel 711-12, mentre ad un estremo del Mediterraneo le truppe guidate da Tariq-ben-Zaid superavano lo stretto di Gibilterra e si impossessavano della Penisola Iberica, all’estremità del Mare Arabico altre truppe islamiche conquistavano le coste vicino alla foce dell’Indo e stabilivano un caposaldo per espandersi in India.
• La colonia musulmana crebbe molto lentamente. Le prime regioni ad essere sottomesse furono quelle semidesertiche nell’alta valle dell’Indo.; ad esse fecero seguito, verso est, il Punjab e l’alta valle del Gange. Passarono così cinque secoli fino a che, nel 1206, venne fondato il sultanato di Delhi che si estese solo all’India settentrionale. Di qui i musulmani cercarono di conquistare tutto il Paese, ma non ci riuscirono. Essi infatti erano poco numerose si insediavano solo in alcune città più importanti, dalle quali regnarono sul Paese attraverso una spietata politica di terrore. I templi indù furono distrutti per lasciare posto alle moschee; e per ostentare la sopraffazione, con i pezzi dei templi indù demoliti venne costruito a Delhi un alto minareto.
“ La crudeltà divenne spettacolo quotidiano: incendi, esecuzioni sommarie, condanne alla crocifissione o al palo, capricci sanguinari…-“scrive F. Braudel -“Talvolta la conversione fu imposta con la forza. Infine ad ogni ribellione, risposte una repressione immediata e selvaggia: case incendiate, paesi devastati, uomini uccisi, donne ridotte in schiavitù. L’India ha potuto sopravvivere solo grazie alla sua pazienza, alla sua potenza sovrumana, alla sua immensità. Poiché il peso dei tributi era schiacciante, un cattivo raccolto bastava a scatenare epidemie e carestie che falciavano in un momento milioni di uomini. Una miseria spaventosa fu la costante contropartita del lusso dei vincitori, dello splendori dei palazzi e delle feste di Delhi, dove i sultani insediarono la capitale…”.
L’IMPERO DEL GRAN MOGOL
Verso la fine del XIII secolo, il sultano di Delhi era in pieno vigore. Tuttavia pochi secoli dopo, quando i Portoghesi conquistarono Goa, il Sultanato era in declino, e nel 1526 venne travolto da un minuscolo esercito guidato dall’avventuriero Baer, anche lui musulmano. Baber, che si vantava di essere discendente di Gengis Khan, richiamandosi ai Mongoli, fondò l’impero del Gran Mogol. Così per due secoli l’India musulmana conobbe un nuovo splendore. Anche i Mogol fondarono il loro lusso sulla miseria dell’India.
“Da un lato – scrive ancora Braudel – le favolose ricchezze ammirate dai viaggiatori occidentali; dall’altro una serie di carestie, di epidemie paurose, un numero infinito di bambini abbandonati…
La corte del Gran Mogol era costituita da un grande esercito di stanze a Delhi. I capi erano avventurieri, spesso di bassa estrazione…. Essi si pavoneggiavano per le vie vestiti superbamente,… con una folla di servitori che precedono il corteo per cacciare le mosche e la polvere con le code di pavone, per portare gli stuzzicadenti, la sputacchiera, l’acqua da bere…. Alle spese, provvedeva l’immenso tesoro del Gran Mogol… vero e proprio contro di raccolta e ridistribuzione delle ricchezze”. Anche gli stati Indù+ del Deccan, non assoggettati al Gran Mogol, trassero da questo movimento di ricchezza.
LE EREDITA’ DELL’INDIA MUSULMANA
I secoli della colonizzazione isLamica hanno lasciato in eredità all’India una massa enorme di fedeli musulmani, concentrati soprattutto nella vallata dell’Indo e nelle regioni Nord-Occidentali, ma la fusione tra le due culture non è avvenuta.
1. In primo luogo perché, anche se molti indù furono costretti con la forza a convertirsi e altri si convertirono spontaneamente, l’India non si è lasciata nel complesso influenzare dall’Islam, ed è rimasta fedele all’Induismo.
2. In secondo luogo perché L’Impero Mogol cominciò ben presto a subire l’offensiva degli stati indù del Deccan.
3. Infine perché nel 1757 gli inglesi sconfissero i Mogol vicino a Calcutta, e da quel momento cominciarono a conquistare l’India. La loro dominazione è durata , come quella dei Mogol, circa due secoli.
SAPORI D’ORIENTE
“È un’arte intricata che ha le sue radici in costumi secolari, nelle varie etnie, nella condizioni climatiche, nella religione”: così annotava, parlando della cucina indiana, Pearl S. Buck, la scrittrice americana vissuta a lungo in Oriente e autrice di Vento dell’Est, vento dell’Ovest, il suo più famoso romanzo. La sua ultima opera, datata 1972, fu curiosamente un libro di ricette orientali. Si potrebbe aggiungere che alcune specialità di questa cucina sono invenzioni straniere, come il mulligatawny, d’origine coloniale, una zuppa come quelle che si mangiano in Scozia, con l’aggiunta di un pizzico di curry. Di solito contiene pezzettini di carne, ma può essere anche vegetariana. In coppia con lo yogurt (dahi) – che ha la duplice funzione di rendere cremose le salse e di addolcirne la componente piccante – è il curry, fondamento della cucina indiana, che conferisce in modo deciso sapore, profumo e colore agli ingredienti di base. Non si tratta però di una spezia, come alcuni credono, bensì di un insieme di spezie i cui elementi fondamentali sono pepe, peperoncino, cùrcuma, chiodi di garofano, cardamomo e coriandolo, con l’aggiunta, all’occasione, di cannella, zenzero, anice, aglio e altri aromi minori fino ad una ventina circa. È facile dedurre che le qualità, i tipi e i sapori di queste miscele (spesso preparate al momento) sono infinite, a volte uniche, e in una gamma di piccante molto ampia che, come in uno spartito musicale, può andare dal pianissimo, o meglio dal pochissimo, al fortissimo. Sarebbe quindi un peccato tenersi lontano dalle specialità gastronomiche dell’India per il solo timore della loro mordacità al palato. Basta adottare qualche precauzione come quella di cercare nei menù la parola mild, che accompagna il nome o la descrizione del piatto. Mild sta per leggero, delicato; masala, che di per sé significa speziato, è il primo gradino del piccante; garam masala quello successivo, medio-forte, mentre il vindaloo è la miscela di curry più forte, da lacrima. Molto piccanti anche i piatti definiti Phal. Il lamb – pecora o montone – è una carne di “compromesso” perché accettata sia dai musulmani, che non mangiano maiale, sia dagli Indù, che non consumano quella vaccina. Si chiama solitamente gosht.
Il piatto è composto di fettine di coscia d’agnello marinate in yogurt e cotte con cipolle, pomodori e altre verdure. Viene chiamato raan. Molto usato nel Nord del Paese anche il pollo, murgh. Sia pollo che agnello possono essere korma, brasati in yogurt e panna, tandoori, marinati in yogurt speziato e cucinato in un forno speciale di
terracotta, e tikka, uno spezzatino a volte cotto prima allo spiedo, con sugo allo yogurt.
Numerosi i piatti di verdure e legumi. Gli spinaci, saag, sono serviti letteralmente in tutte le salse: la specialità palak methi chaman, fatta con spinaci, trigonella e salsa di yogurt al cetriolo. Mentre fra i legumi, i piselli, mattar, e le lenticchie, dahl, la fanno da padroni. Un curry di dal makhni, lenticchie al burro. C’è anche un formaggio, paneer, molto simile per consistenza e sapore al tofu, il formaggio vegetale cinese.
Una delle presentazioni tipiche della cucina indiana è il thali, un vassoio circolare nel quale sono sistemate da sei fino a una dozzina di coppette contenenti ciascuna una specialità della gastronomia locale.
A conforto dei commensali più difficili va detto che la cucina indiana non fa uso di interiora animali né di animali repellenti alle nostre abitudini alimentari.
Carlo Fèola
LE CITTÀ
Bombay
La città
Città all'estremità settentrionale della fascia costiera nord-occidentale del Deccan. Estesa sull'isola omonima è la prima città indiana per popolazione. Nel 1668 venne acquistata dalla Compagnia britannica delle Indie Orientali. Il nucleo originario della città (posto nella sezione meridionale) si ampliò progressivamente in direzione nord, dove si venne a formare la nuova Bombay, tipicamente indiana. Nella topografia urbana più recente si nota una particolare simbiosi di gusto inglese e di abitudini indiane: le vie alberate e regolari, le ampie piazze che ne derivano danno all'insieme dei quartieri un aspetto vagamente esotico. Negli ultimi anni, in seguito al continuo aumento di popolazione, la città si è andata estendendo anche in direzione ovest ed est.
L’economia
Il progresso demografico ed economico della città è legato soprattutto all'attività del suo porto: scalo di navi arabe, portoghesi e britanniche, fu comunque di proporzioni modeste fino all'inizio del sec. XIX, quando, grazie ai suoi profondi fondali, ebbe il sopravvento sugli altri porti non più in grado di ospitare navi di grande pescaggio. La sua definitiva fortuna fu segnata però dall'apertura del canale di Suez (1869), in seguito alla quale divenne emporio commerciale di spezie e cereali sulla rotta per Aden e Suez. Alla grande importanza come porto si aggiunge quella di centro industriale di notevole ampiezza; vi sono rappresentati quasi tutti i settori: tessile (soprattutto cotone), che svolge ancora un ruolo di primaria importanza, meccanico, chimico, alimentare, delle fibre artificiali, della plastica. Bombay è, inoltre, sede di un'importante industria libraria e maggiore centro indiano della produzione cinematografica. Non mancano inoltre nella città impianti di approvvigionamento idrico, per ovviare alla carenza di acqua, inconveniente tipico del Paese.
Ha parte notevole l'aeroporto di Santa Cruz, il maggior scalo aereo dell'India, che consiste nell'esportazione di cotone, legname, manganese, manufatti e nell'importazione di materie prime, con un traffico rivolto soprattutto ai Paesi membri del Commonwealth.
Calcutta
La città
Città dell'India orientale, sorge in una regione resa fertile dall'abbondanza di acque piovane e fluviali e dalla natura dei suoli alluvionali.
L'attuale struttura urbana è organizzata in fasce funzionali: il quartiere amministrativo, quello commerciale e quello destinato alle attrezzature portuali. Calcutta è la più grande città dell'India per numero di abitanti: essa deve la sua espansione al ruolo amministrativo, alla molteplicità delle produzioni e al largo volume del commercio oltre che alle ondate degli immigrati dall'attuale Bangladesh.
L’economia
È il secondo porto dell'India (dopo Bombay) dal quale vengono esportati i prodotti agricoli e minerali dell'entroterra e importati beni di consumo e petrolio. Su tutti i settori dell’attività industriale domina quello tessile; seguono i settori siderurgico, meccanico, chimico. Sviluppatissimo è anche il settore commerciale, che assorbe oltre il 40% della popolazione attiva. Calcutta si avvale di una fitta rete di comunicazioni fluviali, stradali e ferroviarie, e di un aeroporto internazionale.
Nuova Delhi
La città
Città dell'India, Nuova Delhi è la capitale federale dell'Unione Indiana.
Nel 1911 gli Inglesi proclamarono Delhi capitale del loro impero al posto di Calcutta e, in quest'occasione, decisero di fondare una nuova città, Nuova Delhi, con funzioni prevalentemente amministrative, che fu ufficialmente inaugurata il 15 febbraio 1931. Dall'ultimo dopoguerra la città si è sviluppata in ogni direzione. Per rispondere alle esigenze quantitative derivate dal forte incremento di popolazione sono stati varati molti programmi di intervento pubblico per l'edilizia, che tuttavia non hanno potuto impedire il proliferare di squallide bidonville agli estremi limiti della periferia urbana. Oggi i due nuclei distinti della vecchia e della nuova Delhi formano un unico agglomerato di ca. 8.000.000 di abitanti.
L’economia
Oltre tre quarti della popolazione è occupato nel settore terziario,
il 20% nel secondario e il rimanente nel primario. Oltre a essere attivo mercato
di una fertile regione, nodo ferroviario di rilievo collegato ai porti di Bombay e Calcutta, scalo aereo internazionale e nazionale, Delhi svolge funzioni politiche e amministrative. È altresì dotata di moderne industrie, attive nei rami tessile, alimentare, conciario, della gomma e del materiale elettrico. Accanto a esse sopravvivono tradizionali attività artigianali, quasi esclusivamente localizzate
nel nucleo antico: ricami, filigrane, lavorazione di perle, intagli d'avorio e molti altri lavori di oreficeria. La città è, infine, un importante centro culturale, con un'università, collegi, istituti di ricerca e musei.

Esempio