Il Cacciatore di Aquiloni

Materie:Scheda libro
Categoria:Narrativa

Voto:

1.3 (3)
Download:4082
Data:05.11.2007
Numero di pagine:15
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
cacciatore-aquiloni_3.zip (Dimensione: 15.74 Kb)
trucheck.it_il-cacciatore-di-aquiloni.doc     53 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Schedatura Libro…
Titolo: Il Cacciatore di Aquiloni (The Kit Runner)
Autore: Khaled Hosseini
Casa Editrice: Edizioni Piemme
Anno (1°Pubblicazione): 2003 / 2004
Genere Letterario: Romanzo Storico
“Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto…”
Si apre così il romanzo storico scritto da Khaled Hosseini, scrittore e medico americano di origine Afgana, nato a Kabul nel 1965. Il romanzo conta 394 pagine, nelle quali si articola la vicenda che ha come protagonista un giovane ragazzo afgano, Amir e il suo servo hazara, Hassan. Vivono insieme per 13 anni in un lussuoso quartiere di Kabul,uniti da un fortissimo legame d’amicizia. Questo legame, finisce quando, una sera, dopo aver vinto per la prima volta la tradizionale Caccia agli Aquiloni di Kabul, Amir trova Hassan in un vicolo bloccato da tre ragazzi e con l’aquilone della vittoria in mano. E’ un attimo: Amir, assiste allo stupro del suo più caro amico, immobile, per poi fuggire.
In seguito, Hassan e il padre Ali, lasciano Kabul. In Afghanistan scoppia la guerra. Le forze sovietiche invadono il paese; Amir e Baba, il padre, scappano da Kabul per rifugiarsi in America. E’ qui che Amir, si diploma, si laurea, e si sposa. Ma una telefonata, dopo vent’anni dalla fuga, lo raggiunge a San Francisco. Una telefonata che lo riporta alla sua Terra e alla scoperta di una verità da sempre tenuta nascosta. L’Afghanistan non è più come ricordava, è ormai una terra di distruzione e morte, colpita prima dai russi e poi, dal fondamentalismo dei Talebani e ad attenderlo c’è anche il nipote, Sohrab figlio del fratello illegittimo morto che non sapeva di avere, e che fino ad allora aveva sempre creduto solo un amico e servo: Hassan.
Lo Spazio e Il Tempo:
La vicenda si apre intorno agli anni ’70, quando ancora Kabul retta dalla Monarchia e poi passata a una Repubblica Presidenziale,viveva nel benessere,con le cacce invernali agli aquiloni,la gente tranquilla che passeggiava per strada,autobus e camion colorati percorrevano le strade,si celebravano le feste durante le quali si indossavano i vestiti migliori, anni in cui Kabul stava conoscendo lo sviluppo economico e “in cui si parlava di diritti delle donne e di moderna tecnologia” (Riferimento Testo Pag. 49. Negli anni ’80 il periodo di benessere di Kabul ha fine e viene soppiantato da quello di oppressione portato dall’invasione dell’Unione Sovietica,un’invasione che fa di Kabul e della sua gente un posto inaffidabile infatti “per denaro o per paura il servo denunciava il padrone […]ci si denunciava tra fratelli,vicini e amici.” La città era in mano ai Rafiq, che “avevano spaccato la città in due: le spie e gli spiati”. Non una lamentela,una casuale osservazione poteva essere fatta senza che ci si ritrovasse con un fucile puntato contro, ed anche nelle case si parlava con assoluta prudenza. La dittatura sovietica terminò nel 1989 e venne sostituita dalla guerra portata dagli scontri tra i mujahedin e Najibullah, governo appoggiato da Mosca. Tra il 1992 e il 1996 Kabul subisce una nuova occupazione da parte dell’Alleanza del Nord, le cui fazioni avevano ciascuna una zona della città, lo scenario di Kabul in questo periodo è così descritto: “..per comperare un tappeto rischiavi di essere incenerito da un razzo […] era necessario chiedere un visto per andare da un quartiere all’altro. Così la gente di Kabul se ne stava rinchiusa,pregando che la casa non venisse bombardata.” (R.T. Pag. 209-210). Dopo questi anni Kabul, veniva occupata dai Talebani che presero il posto dell’Alleanza, la loro occupazione terminò con il nuovo millennio ed è con questo, precisamente 2001,che il libro si conclude, anno in cui Kabul ritornò nelle mani dell’Alleanza del Nord e in cui assistette all’attacco alle Torri Gemelle,in seguito al quale l’America bombardò l’Afghanistan facendo fuggire i Talebani. Fa dunque da sfondo all’intera vicenda del libro i 30 anni dagli anni ’70 al 2001. Il romanzo è a tutti gli effetti storico perché ambientato in un contesto storico ben definito e realmente avvenuto.
Il Narratore, la Focalizzazione, le Tecniche Narrative:
La narrazione condotta in prima persona, presenta dunque un narratore interno (omodiegetico) di primo grado che assume il punto di vista di un personaggio, nonché il protagonista Amir; si ha dunque una focalizzazione interna fissa per la maggior parte della narrazione; l’autore infatti, nel 16°capitolo affida la narrazione ad un altro personaggio, cioè Rahim Khan. Nell’intero capitolo (Pagg. 214-224) si verifica il cambiamento di narratore: la narrazione è sempre condotta in prima persona ma il narratore è’ di secondo grado, la focalizzazione è interna multipla.
A parte questo, l’intera vicenda è narrata da Amir. Nel primo capitolo l’autore utilizza la tecnica dell’analessi, infatti esso riporta la data Dicembre 2001, data in cui la vicenda narrata giunge alla fine. Si tratta di una riflessione di Amir, sul tempo passato dal 1975 al 2001 e permette un approccio iniziale con i personaggi
Durante l’intera narrazione, ci troviamo di fronte a Flash-Back e ricordi continui del narratore che vengono talvolta evidenziati con il corsivo;specialmente sulla sua infanzia (quando torna alla sua Terra dopo gli anni trascorsi in America) egli ricorda addirittura i profumi, i suoni del luogo in cui un tempo abitava, riconducendo se stesso alle stesse sensazioni del tempo passato (Pagg. 83, 274-275-276…); quando ripensa a dialoghi con gli altri personaggi, a tempo passato con il padre (Pag. 381-382),alla vita di un tempo a Kabul…
Il racconto risulta scorrevole e sciolto,equilibrando il numero di sequenze narrative, dialogiche e descrittive,le descrizioni sono accurate e rendono subito l’immagine dell’oggetto in questione senza appesantire la narrazione; i dialoghi sono diretti e compaiono spesso monologhi interiori del protagonista,che riflette ed esprime i suoi pensieri rendendo più chiara la vicenda narrata e permettendo al lettore di conoscere meglio il protagonista grazie ai suoi punti di vista, alcuni di questi sono evidenziati in corsivo nel testo. Vengono riportati alla stessa maniera anche i sogni del protagonista (Pag. 252). La scorrevolezza è data soprattutto dal linguaggio facilmente comprensibile,ma formale, ricco di termini ricercati e specifici arabi, specialmente nella descrizioni di luoghi, piatti tipici, appartenenze etniche e titoli nobiliari o nomi di famiglia,con periodi ovviamente articolati. Il giusto mix di sequenze,rendono la lettura piacevole,non faticosa.
Infine in un altro carattere, sono riportate le lettere che il narratore riceve durante la vicenda.
I Personaggi:
AMIR
Il protagonista della vicenda, durante la quale assistiamo alla sua crescita e formazione, dai 12 anni sino a 40 circa, suddivisi in un’infanzia e metà adolescenza passata a Kabul, maturità in America.
Amir è un ragazzo magro e pallido, di statura minuta e dalle spalle strette,con occhi castano chiaro e capelli scuri. Ragazzo arrogante, vigliacco nei confronti del suo più caro amico. Non sa difendersi e fugge dalle sue responsabilità, sempre tentando si salvare se stesso senza pensare alle conseguenze e agli altri. Pende letteralmente dalle labbra del padre,nel quale cerca ammirazione e fierezza nei suoi confronti e che riuscirà ad ottenere vincendo la gara di aquiloni, a un prezzo però molto alto. E’ chiaro che Amir è molto diverso dal padre. Non abile negli sport, ma molto bravo a scuola, spicca soprattutto nell’abilità di scrittore narrativo,il suo primo racconto lo fa leggere ad Hassan e Rahim Khan. Egli è diverso anche perché non affronta le difficoltà a testa alta, preferisce farsi sottomettere piuttosto che rischiare la pelle, non lotta per le cose in cui crede sempre per paura. La debolezza del ragazzo è dovuta soprattutto al fatto che egli non crede in se stesso e nelle sue possibilità, cosa ancora più aggravata dal fatto che il padre non lo ha mai gratificato fino alla vittoria della caccia agli aquiloni; addirittura egli afferma che “se non lo avesse visto uscire dal corpo di sua moglie, non avrebbe creduto che fosse suo figlio…”. Amir prova un sentimento di amore/odio nei confronti del padre,cerca sempre un rapporto più confidenziale e stretto con lui che ottiene con il passare del tempo e con le varie vittorie non solo nel gioco. La vigliaccheria di Amir sono testimoniate dai comportamenti che egli assume con Hassan,nonostante come afferma lui stesso, “ami” quel ragazzo Hazara, il suo comportamento è arrogante per le condizioni di Hassan (vedi personaggio) ne sono un esempio i pensieri che scaturiscono quando Amir viene preso in giro da altri ragazzi per la sua amicizia con “un servo Hazara”: non è mio amico, è il mio servo!;pentendosi poi poco dopo. Questa vigliaccheria culmina il giorno in cui Amir rimane fermo davanti allo stupro dell’amico in un vicolo di Kabul. Infatti scappa. Da quel giorno i sensi di colpa logorano il cuore di Amir,continue strette allo stomaco per quel suo gesto tanto codardo e ingrato nei confronti del più caro amico che aveva. Tutto solo per invidia nei confronti di Hassan, che sembrava essere preferito da Baba e tutto per impressionare e accaparrarsi finalmente le attenzioni di quest’ultimo.
Amir si riscatta alla fine del racconto: egli combatte i demoni del suo passato, trovando la forza di tornare nel sua Terra, affrontare uomini pericolosi e armati e prendere il nipote di cui ignorava l’esistenza. In questo modo, rende grazie a tutte le sofferenze patite da Hassan per causa sua e battendosi anche con il loro nemico d’infanzia,e questa volta senza scappare. Il peso nel cuore è finalmente tolto, ed è pronto a dare al nipote, in cui vede Hassan, tutto l’amore che non aveva dato all’amico che si scoprirà poi, essere il fratello.
Per quanto riguarda la vita di questo personaggio, da bambino viveva in una bella villa in un ricco quartiere di Kabul. Circondato sempre da gente importante,feste, ricevimenti; passando i pomeriggi a giocare con Hassan a carte,a leggere racconti, stare sotto il melograno della collina vicino casa, e durante l’inverno preparandosi per la Caccia agli Aquiloni. Arrivata la guerra,scappa con il padre in America: qui si diploma, si sposa con una donna di nome Soraya e si laurea.
Amir è un personaggio dinamico.
HASSAN
Servo Hazara,che vive da sempre nella villa di Amir e Baba con il padre Alì in una piccola capanna nel giardino della villa.
Hassan è fratellastro di Amir,essi hanno infatti lo stesso padre. La madre di Hassan, Sanaubar, è scappata subito dopo aver dato alla luce il figlio.
Hassan,viene descritto da Amir :“[…] viso […] perfettamente tondo, come quello di una bambola cinese di legno,con il naso largo e piatto,gli occhi a mandorla,stretti come una foglia di bambù,giallo oro, verdi, o azzurri come zaffiri a seconda della luce. […]le piccole orecchie dall’attaccatura bassa e il mento appuntito […]. E quel labbro spezzato […]” (R.T. Pag. 9)
Hassan è analfabeta,ottimo cacciatore di aquiloni,agile e veloce nella corsa e fedelissimo amico e servitore,pronto a difendere da chiunque il suo più caro amico Amir con il quale ha un fortissimo legame,pronto a sacrificarsi sempre per lui, accettando anche le conseguenze dei suoi errori. Ragazzo timido e sensibile, non ha al mondo più grande ricchezza dell’amicizia di Amir che adora, adora quando gioca con lui e gli regala i suoi giocattoli, adora quando gli legge le sue storie, adora quando rincorrono gli aquiloni insieme. Devozione assoluta nei suoi confronti, si pensi a quando Amir nasconde le banconote sotto il materasso di Hassan in modo che questi vengano cacciati, Hassan a richiesta di spiegazioni, si prende le colpe. Si pensi anche quando difende Amir da Assef brandendo la sua fionda; quando non tenta di ripararsi ai colpi delle melegrane lanciategli da Amir. Non c’è cattiveria in lui,né invidia. E’ forse il contrario di tutto quello che è Amir: Hassan non ha mai paura di niente,e non fugge di fronte alle difficoltà. C’è da chiedersi se sia forse questo il figlio che Baba ha sempre sognato.
L’animo di Hassan spicca anche quando accoglie la madre Sanaubar ricomparsa dopo anni e anni, la accoglie in casa e le permette di essere la levatrice e nonna di suo figlio.
Rotta l’amicizia con Amir, Hassan e il padre si trasferiscono in un altro luogo dell’Afghanistan. Anche Hassan troverà una nuova vita,impara a leggere e scrivere (manderà infatti una lettera ad Amir) e una moglie di nazionalità Hazara,Farzana dalla quale avrà un bambino. E’ una famiglia povera ma felice. Morirà insieme alla moglie in seguito all’esplosione di una mina. Il figlioletto verrà mandato in un orfanotrofio.
Hassan è un personaggio statico, la sua bontà d’animo,la devozione,l’affetto nei confronti dell’amico non mutano nel corso della vicenda. E’ fedele fino alla fine.
BABA
Padre di Amir e come si scoprirà in seguito anche di Hassan. Ricco, è un uomo alto,robusto, vigoroso,soprannominato Toophan Agha, Mister Uragano per la sua forza. Molto sicuro di sé, sprezzante della dottrina islamica e amante delle cose in grande: ama infatti circondarsi di ospiti durante le sue numerose feste e ricevimenti. Per lui il peccato più grande è il furto. Amante anche del calcio, tenta di farlo piacere anche ad Amir, ma con scarsi risultati. La maggior parte del tempo la trascorre con il più caro amico, Rahim Khan, nel suo ufficio, fumando e bevendo the e parlando di affari,politica e calcio. Molto apprezzato e conosciuto nella società ,è un personaggio austero,orgoglioso,fermo, difende le persone più umili,non ha assolutamente paura di morire e cammina sempre a testa alta verso tutto quello che vuole; si fa sempre rispettare come dimostra l’episodio con il soldato russo durante la fuga dall’Afghanistan. Non sopporta i codardi,i vigliacchi, i perdenti, per questo dunque non è fiero del figlio finché non vince la caccia agli aquiloni.
Baba dopo il viaggio in America sarà meno duro con il figlio, imparerà ad apprezzarlo per i suoi successi scolastici e le cure che gli riserverà prima della morte dovuta al cancro. Un ottimo gesto del padre per il figlio sarà quello di andare a chiedere la mano della futura moglie Soraya, come vuole la tradizione Afgana.
(Personaggio statico)
RAHIM KHAN
Migliore amico e socio in affari di Baba. E’ un uomo buono, meno duro di Baba. Il primo, dopo Hassan, che apprezzerà Amir per quello che è e gli darà forza in se stesso, soprattutto dopo aver letto i racconti del ragazzo e incitandolo a proseguire nella sua passione. Rahim Khan è quasi un secondo padre per Amir, sempre attento e vicino a quest’ultimo, consigliandolo,consolandolo e capendolo nei momenti più difficili. E’ Rahim Khan che richiamerà Amir in Afghanistan per rivelargli la verità su di lui e Hassan e per informarlo dell’esistenza del nipote. Anche Rahim Khan nutre un affetto immenso per Amir.
Della sua vita si sa che incontrò una ragazza Hazara, ma che quando i genitori vennero a conoscenza delle loro intenzioni di sposarsi e soprattutto della “razza” della ragazza, portarono via Rahim, così come fecero i genitori della ragazza.
(Personaggio statico)
ALI’
Padre di Hassan, anche lui fedelissimo servo, umile uomo dai caratteristici tratti della mongolia della razza Hazara, zoppo a causa della poliomielite e con una paralisi ai muscoli della mascella che gli impedisce di sorridere. La definizione riportata anche nel libro “gli occhi sono lo specchio dell’anima” calza a pennello con Alì, che solo attraverso gli occhi può infatti esprimersi. La sua unica gioia è Hassan.
Alì, così come suo figlio e Amir, è stato un grandissimo amico d’infanzia di Baba. Anche loro erano sempre insieme e anche tra di loro vi è un legame fortissimo.
Alì è il padre adottivo di Hassan. Sua moglie, Sanaubar, è scappata alla nascita del figlio.
(Personaggio statico)
ASSEF
Nemico di Hassan e Amir, figlio di un amico di Baba e di origini tedesche da parte della madre, Assef è un bambino dagli occhi azzurri e molto alto grazie alle sue origini europee.
E’ il leader dei ragazzi del quartiere e viene soprannominato “goshkor”, il mangiatore di orecchie. E’ temuto soprattutto per il suo “Pugno di ferro”, con il quale semina terrore tra gli altri bambini utilizzandolo se non ottiene quello che vuole. Prende in giro Hassan perché Hazara e Amir, perché suo amico. Non sopporta quando Hassan lo mette fuori combattimento grazie alla sua fionda, e da quel giorno medita vendetta: su Hassan la sazierà molto presto in un vicolo di Kabul, su Amir dovrà aspettare un inaspettato incontro molti anni dopo. Di animo cattivo e perfido, Assef, già da bambino, afferma di condividere le idee di Hitler, legge tutti i suoi libri e brama di attuare un piano simile a quello del dittatore tedesco: una pulizia etnica, eliminando la razza Hazara. Addirittura regalerà ad Amir una biografia del Furer per il compleanno.
E’ lui il talebano che a fine romanzo, si nasconde dietro gli occhiali ed è lui l’uomo che ha Sohrab.
(Personaggio statico)
SOHRAB
Figlio di Hassan e di Farzana, è il nipote illegittimo di Amir. La sua somiglianza con il padre è incredibile: stesso visto tondo,occhi a mandorla, orecchie a punta ,naso piatto e corpicino esile. Del padre sono anche il coraggio, la bontà e l’infallibilità con la fionda che salverà Amir da Assef, così come suo padre tempo addietro. Dopo la morte dei genitori, Sohrab è portato in un orfanotrofio di Kabul: da qui viene preso da un talebano (Assef) che ogni mese preleva un bambino dall’orfanotrofio; Sohrab è costretto a subire molestie e maltrattamenti, come essere truccato e vestito da donna per poi ballare davanti al talebano e i suoi uomini. La sua infanzia viene praticamente rubata, dalla distruzione della guerra alla morte, questo lo porta ad essere un bambino chiuso, diffidente e silenzioso, con uno sguardo vuoto, “vitreo”, come lo descrive alla fine lo stesso protagonista. Dopo essere arrivato in America, si chiude in un mutismo che dura anni e che ha termine solo quando Amir, alla fine del racconto lo fa giocare con gli aquiloni,inseguendoli come faceva lui da bambino: i suoi occhi si illuminano di una nuova luce e sulle sue labbra è abbozzato un sorriso.
SORAYA
E’ la figlia del generale Thaeri (afgano amico di Baba). Come descrive il protagonista, Soraya “aveva capelli di velluto nero carbone e sopracciglia folte che si toccavano al centro, simili alle ali arcuate di un uccello in volo. L’elegante naso aquilino ricordava quello di un’antica principessa persiana. I suoi occhi castani, ombreggiati da lunghe ciglia […] su una guancia aveva una voglia marrone a forma di luna crescente.”
Ragazza dotata, vorrebbe fare l’insegnante di lettere, cosa che va contro la volontà dei genitori che la vorrebbero invece medico o avvocato perché giudicano l’insegnamento un lavoro umile. Insegue comunque il suo sogno. Animo ribelle,che a 18anni l’ha portata a fuggire di casa con un drogato per un mese, è in continuo contrasto con il padre perché contro alla grande importanza dell’etichetta nella società. Dopo il matrimonio con Amir, diventa il suo più grande sostegno e confidente, sempre accanto a lui e anche a Baba, assistendolo durante la malattia; forte e paziente per l’attesa del ritorno di Amir dall’Afghanistan. Per una sterilità emotiva, Soraya non potrà avere figli, ma avrà l’occasione di essere madre con Sohrab e Amir, al ritorno col bambino, su rende conto di che madre premurosa e fantastica sarebbe potuta essere anche solo guardando l’arredo che riserva alla stanza del bambino.
SANAUBAR
E’ la madre di Hassan, una madre sconsiderata e menefreghista che definisce il bambino che ha avuto “un idiota” che potrà sempre sorridere al contrario del padre, a causa del labbro leporino. Sanaubar è una sciita hazara che ha 19anni in meno di Alì e che “aveva occhi verdi e un sorriso malizioso e seduceva facilmente gli uomini con il suo sensuale ondeggiare di fianchi”,scappata subito dopo aver partorito con in gruppo di girovaghi ballerini. Era sempre stata vista come una poco di buono, si pensi all’incontro con il soldato nelle prime pagine del libro, il quale fa un apprezzamento allusivo e pesante sulla madre di Hassan.
Una volta invecchiata, vuole riavere il figlio che aveva rifiutato e ritorna dunque da Hassan dopo averlo cercato a lungo. Sanaubar viene accolta da Hassan, diventa la levatrice di Sohrab (che la chiamerà Sasa), nonché una fantastica nonna che farà vivere Sohrab momenti bellissimi e che grazie alla felicità del nipote, la farà morire con il volto sereno e il sorriso.
Viene sepolta nel giardino di Baba, dove erano andati ad abitare Hassan e la sua famiglia su richiesta di Rahim Khan.
(Personaggio dinamico)

Questo libro mi ha lasciato una sensazione di amaro e di mancanza di qualcosa. E’ come se fossi rimasta con il fiato sospeso, ma non per averlo letto tutto d’un fiato né perché mi abbia impressionato ma perché davvero sembra incompleto, vale a dire “Tutto qui?!”.
E’ evidente, il libro non mi è piaciuto. Non c’è niente che mi abbia colpito. La vicenda narrata mi sembra molto confusionaria, gli avvenimenti della fabula sembra che vengano mescolati senza criterio, appiccicati gli uni accanto agli altri, cosa che conferisce infatti al racconto un ritmo a “singhiozzo”, come spiegarlo altrimenti? La storia sembra divisa in altre 3 storie, la prima l’infanzia di due grandi amici; la seconda un uomo e il padre in America; la terza un uomo,una donna e un bambino che vivono in America. Tre storie completamente sé, la cui connessione è “sotterrata” proprio per la mancanza di criterio dell’intreccio.
La storia in generale, è bella solo all’inizio: i ricordi dell’infanzia e l’amicizia sono cose interessanti che l’autore sa riportare molto bene; le altre “storie” sono troppo cupe,quadrate,spente. Non c’è qualcosa che mi colpisca, la vita in America,le vicende dei Paesi Islamici, dov’è l’innovazione? E’ tutto molto ovattato nella seconda parte del racconto dalla partenza in poi, questo libro non è niente di speciale come invece sostengono in molti! Lo scorrere della vicenda è molto pigro, come se fosse una linea dritta che non ha curve. L’azione dov’è? Nelle immagini di guerra? Le immagini che Hosseini rappresenta non sono né più né meno di quello che vedo in TV. Credo che il compito di uno scrittore sia anche rappresentare la realtà con “immagini” e “sensazioni” diverse da quelle che ci impongono quotidianamente i mass media, ma non vedo niente di tutto ciò in questo libro; secondo me l’autore ha “fotografato” tre sfondi di diversi paesi: Afghanistan, Pakistan e America, li ha piazzati nel libro con le descrizioni più ovvie possibili e poi c’hai scritto sopra la storia. Una cosa assolutamente…piatta! Per non parlare poi dei personaggi: Amir è un addormentato che si fa cullare a piacimento dalle pieghe che di volta in volta la vicenda prende, senza rispondere, senza interagire. Assef è un esaltato già da bambino e la bella figura che fatto da stupratore era abbastanza prevedibile dato l’ammirazione per Hitler; la scena in cui bacia e tocca Sohrab mi ha davvero provocato disgusto, odio queste cose nei confronti dei bambini e l’immagine descritta nel libro era proprio “centrata”, diretta (forse una delle poche cose) e questo mi ha provocato ancora più inquietudine. Gli unici personaggi che apprezzo sono Baba, nervi saldi e uomo molto saggio dato quello che diceva al figlio; Hassan, ragazzo dolcissimo, semplice senza convinzioni né altro che m ha colpito soprattutto per questo: perché completamente se stesso, semplice appunto (l’unica cosa forse!) e dopo quello che ha subito nel vicolo di Kabul sono rimasta sbalordita, dove si trova una tale bontà d’animo? E Sohrab, mi ha fatto una tenerezza pazzesca questo bambino. Gli altri li trovo completamente assenti nella storia! Non c’è azione. E’ come se fosse la vicenda a guidare i personaggi e non viceversa, può sembrare assurdo ma è questa la sensazione dopo la lettura.
L’amaro in bocca è dato da due avvenimenti crudi: lo stupro di Hassan e le molestie sul figlio.
Mi ha davvero sconcertato, forse essendo le uniche cose che mi hanno impressionato, le immagini descrittive che l’autore utilizza le ho fissate bene in mente e la tristezza per questi avvenimenti è ancora più forte.
Unica immagine bella del libro, è una scena dell’infanzia, la scena in cui inseguono gli aquiloni: anche qui il “disegno” della scena è molto forte, mi rimangono impressi nella mente gli spruzzi di colore e la gioia degli aquiloni in cielo.
Infine aggiungo che la sola cosa piacevole di questo libro è la forma: semplice da leggere, scorrevole, linguaggio gradevole con interessanti le espressioni arabe disseminate nel testo e senza parole troppo complesse. Prima volta che in un libro preferisco la forma al contenuto! Che dire, un pollice in giù a questo libro!

Esempio



  


  1. Sara

    il ritratto politico dell' Afghanistan del libro il cacciatore di aquiloni