Realizzazione di un parcheggio

Materie:Tesina
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Testo

Argomenti per materia
Introduzione all’area di progetto sistemi / elettronica
Introduzione all’area di progetto in lingua tedesca tedesco
I motori passo passo sistemi / elettronica
Ford e la catena di montaggio diritto
Taylor e il metodo scientifico del lavoro diritto
Italo Svevo italiano
I trattati di pace e la dissoluzione degli imperi storia
Introduzione all’ area di progetto
Il progetto svolto nel triennio consiste nella realizzazione di un parcheggio il cui funzionamento è basato su un sistema automatico di controllo. Il parcheggio è costituito da una parte hardware e una parte software. La parte hardware comprende:
- due sensori di passaggio ( che permettono il sollevamento della sbarra )
- due motori ( che provvedono all’elevazione delle sbarre )
- un display ( che indica il numero di posti liberi )
I due sensori sono costituiti da un trasmettitore e un ricevitore che rilevano l’interruzione di un fascio di luce infrarossa al quale corrisponde la presenza di un’automobile. Quando ciò accade, viene inviato un impulso al programma che comanda l’apertura della sbarra e il decremento nel display del numero di posti disponibili. I due motori che permettono l’innalzamento della sbarra sono a magnete permanente a quattro fili, del tipo unipolare.
La parte software comprende la scrittura in linguaggio C di un programma attraverso il quale è realizzata l’interfaccia con il sistema hardware.
Parte hardware e software vengono integrate per il corretto funzionamento e i dispositivi, installati su un pannello sul quale è realizzato il modello del parcheggio.

Das Projeckt “Parkplatz”
In den letzen drei Jahren wurde in den Bereich der Projektarea ein Modell eines Parkplatzsystemes geplant und zuletzt aufgebaut. Dieses Modell besteht aus zwei Motoren für die Querstangen am Eingang und an Ausgang des Parkplatzes, aus drei Displays die die Zahl der freien Parkplatze anzeigen, aus zwei “Fototransmitter & Fotoreciver” die vor den Querstangen gestellt werden und aus zwei LED, ein Grünes und ein Rotes, die übrigens anzeigen, ob Platz oder nicht verfügbar ist. Außerdem besteht das ganze System auch aus einem Software, das das ganze Modell zum Funktionieren bringt. Dieses Kontrollsoftware wurde in C [Zeh] unter Linux geschrieben.
Die Hauptfunktionen des Programm sind:
- Auf den Displays die verfügbaren Parkplatze anzeigen (Am Anfang 299).
- Warten auf einem Auto am Eingang oder am Ausgangen des Parkplatzes.
- Die Querstange am Eingang oder am Ausgang hochheben.
- Nach drei Sekunden die Querstange wieder niederstellen.
- Das grüne oder das rote LED einschalten.
Bis das Software lauft wiederholen sich andauernd diese Funktionen Software lauft.
Um dieses Projekt aufzubauen wurde unsere Klasse in drei Gruppen aufgeteilt.
- Systemgruppe ( kostruirten die elektrische und mechanischen Bauteile )
- Kontrollgruppe ( schrieben den Software)
- Suchgruppe (suchten Informationen über Parkplatze)
Zuletzt, als alles vorbereitet wurde, arbeiteten diese drei Gruppen fest zusammen zum Aufbau der Funktionen der Parkplatze.
Motori passo – passo ( stepper):
I motori passo – passo, sono dei particolari motori capaci di convertire una sequenza di impulsi elettrici in rotazioni angolari. Tramite una sequenza di impulsi finita è facile ottenere un angolo di rotazione ben definito. Essi sono caratterizzati da affidabilità e precisione; hanno l’inconveniente, rispetto ai motori in corrente continua, di essere di dimensioni maggiori a parità di potenza, e di richiedere un circuito di comando più complesso. Tali motori possono essere di tre tipi: a magnete permanente, a riluttanza variabile e ibridi.
I più diffusi sono quelli a magnete permanete ( PM “Permanent Magnet”), questi sono caratterizzati da un rotore costituito da un magnete permanente (generalmente di materiale ceramico), con due o più poli, che può ruotare, allineandosi col campo magnetico creato da avvolgimenti di statore disposti su espansioni dello statore. I PM possono essere classificati in: bipolari o unipolari. Nel caso bipolare la corrente attraversa i due avvolgimenti presenti in entrambi i sensi, mentre nel caso unipolare gli avvolgimenti sono quattro, distribuiti due a due sulla stessa coppia di espansioni polari ed è previsto un solo verso di percorrenza della corrente per ogni avvolgimento.
Il metodo di funzionamento del motore può essere:
una fase alla volta ( Wawe drive mode) : questo tipo di funzionamento è caratterizzato dal fatto che gli avvolgimenti sono attivati in sequenza, uno per volta. Si applicano uno o più impulsi di tensione agli avvolgimenti in successione corretta, per ogni impulso si ottiene uno spostamento angolare, detto passo.
due fasi alla volta (Normal Drive Mode): questo tipo di funzionamento è caratterizzato dal fatto che gli avvolgimenti sono attivati in sequenza, due per volta. Si alimentano due fasi alla volta ottenendo così gli stessi passi del primo metodo di funzionamento, ma con il vantaggio di ottenere una coppia maggiore.
mezzo passo alla volta ( Half Steep Mode): questo tipo di funzionamento è caratterizzato dal fatto che gli avvolgimenti sono attivati alternativamente in modo wave drive e normal drive. Il vantaggio che porta l’half steep mode è quello di ottenere un passo minore mentre l’inconveniente è che la coppia che sollecita il motore non è uniforme, essendo maggiore negli instanti in cui il funzionamento è di tipo a due fasi.
La caratteristica principale dei motori passo – passo è il cosiddetto “numero di passi” ovvero il numero di posizioni intermedie che il rotore deve descrivere per completare un giro completo di 360°. I valori dei motori oscillano tra i 100 e i
200 passi generalmente. E’ possibile determinare il minimo spostamento conoscendo il valore dei passi:
n. passi = numero di passi del motore
360° = numero di gradi sessagesimali compresi nell’angolo giro
Più elevato è il numeri di passi tanto più fluido sarà il movimento del rotore.
Vantaggi dei motori passo – passo:
- permettono un posizionamento di precisione senza la necessità di utilizzare ulteriori sensori di posizione, che complicano notevolmente la realizzazione sia dal punto di vista hardware che software;
- i contatti striscianti, tipici dei motori in corrente continua, sono assenti e quindi durante la rotazione non avviene alcun contatto meccanico, che determinerebbe un veloce deperimento degli organi interessati
- in condizioni di riposo, ovvero quando il motore è alimentato ma non viene comandato alcun movimento, l’albero è bloccato: non c’è quindi necessità di organi che ne inibiscano la rotazione indesiderata.
Difetti dei motori passo – passo:
- necessità di circuiti elettronici per il pilotaggio;
- la rotazione, in quanto avviene passo per passo, non è perfettamente omogenea e produce vibrazioni;
- hanno un basso rendimento energetico, la potenza meccanica è bassa e la velocità di rotazione contenuta entro certi limiti.
- difficilmente raggiungono velocità di rotazione elevate.
Principio di funzionamento:
I motori passo-passo sono motori che, a differenza di tutti gli altri, hanno come scopo quello di mantenere fermo l'albero in una posizione di equilibrio: se alimentati si limitano infatti a bloccarsi in una ben precisa posizione angolare. Solo indirettamente è possibile ottenerne la rotazione: occorre inviare al motore una serie di impulsi di corrente, secondo un'opportuna sequenza, in modo tale da far spostare, per scatti successivi, la posizione di equilibrio. E' così possibile far ruotare l'albero nella posizione e alla velocità voluta semplicemente contando gli impulsi ed impostando la loro frequenza, visto che le posizioni di equilibrio dell'albero sono determinate meccanicamente con estrema precisione
Per capire il corretto funzionamento dei motori passo – passo, è utile prendere in esame un motore a 4 passi / giro:
Il motore è costruito con 4 elettromagneti, disposti a croce: al centro una calamita è libera di ruotare.
1) Nel primo passo si alimentano i due elettromagneti in verticale. I due magneti sono in serie, il solenoide in alto affaccia il polo S alla calamita mentre il solenoide in basso mostra il proprio polo N. Poli opposti si attraggono, perciò la calamita si porterà con il polo N in alto ed il S in basso.
2) Al passo successivo, si alimentano i due magneti posti in orizzontale. Anche questi solenoidi sono collegati in serie. La calamita "vedrà" il polo S a destra ed il N a sinistra, e si porterà in questa posizione compiendo un quarto di giro in senso orario. Non ruota dalla parte opposta perchè poli uguali si respingono.
3) Al terzo passo si collega ancora l'avvolgimento verticale, ma invertendo la polarità della batteria: la corrente circola in senso inverso, il polo S è ora in basso e quello N in alto. La calamita ruota di un altro quarto di giro in senso orario, attirata dai poli opposti. La situazione è simmetrica rispetto al primo passo.
4) Nell'ultimo passo si alimentano di nuovo i solenoidi in orizzontale, con polarità rovesciata rispetto al secondo passo. La calamita ruota di un ulteriore quarto di giro, per avvicinare il proprio polo N al polo S che ora si trova a sinistra, ed il proprio polo S al polo N che ora è a destra.
La sequenza prosegue ricominciando dal passo 1: così facendo la calamita tornerà alla posizione iniziale e avrà compiuto un giro intero.
C'è un'altra sequenza idonea a fare ruotare un motore passo passo: la cosiddetta half step (mezzo passo), tale sequenza è composta da 8 passi anzichè 4. Ogni passo aggiunto è la "somma" del passo precedente con quello seguente:
In questo passo si collegano gli avvolgimenti sia del primo passo, sia del secondo.
La calamita ruota di un ottavo di giro, per avvicinare portare il proprio polo N in una posizione intermedia fra i due poli S che ora si trovano sia in alto e sia a destra.
E’ possibile pilotare un motore passo – passo con la tecnica del half step, ottenendo delle differenze rispetto ai motori a passo intero:
- il motore ha una coppia maggiore
- il motore ha una precisione di posizionamento raddoppiata
- la velocità del motore si dimezza
- si ha una maggiore dissipazione termica.
Parte Hardware:
I motori sono stati ricavati da una vecchia stampante e sono entrambi unipolari.
Per il corretto funzionamento di questi è necessario collegarli ad un apposito circuito di alimentazione costituito da un amplificatore di potenza e da un sistema di controllo per governare l’amplificatore.
Essendo i motori di potenza diversa, sono state realizzate due interfacce differenti: per la prima (in figura 1) sono stati utilizzati dei darlington TIP122 che, grazie ad un hFE pari a circa 1000, permettono la connessione diretta alla scheda di interfaccia senza rischiare di danneggiare le uscite; la seconda (figura 2) è realizzata con un ULN2003 che contiene al suo interno sette darlington con possibilità di pilotare carichi fino ad 1A.
Figura 1
Figura 2
Figura 2
Parte Software:
Tramite microprocessore vengono eseguiti vari comandi di controllo sul sistema, che verrà interfacciato al pc tramite la scheda AXIOM 5220A/B.
Algoritmo del programma:
Il programma consiste nel eseguire le seguenti funzioni:
- all'avvio del programma i posti disponibili sono 299 (accendi il led verde per segnalare la disponibilità di posti per il parcheggio)
– controlla la fotocellula per il passaggio delle macchine
- se è presente una macchina in ingresso:
- sottrai di 1 il numero di posti disponibili (se i posti disponibili sono 0 accendi led rosso)
- alza la sbarra in ingresso
- ricontrolla la fotocellula
- se la macchina non è più presente abbassa la sbarra
- se è ancora presente tieni la sbarra alta e ricontrolla
- se è presente una macchina in uscita:
- aumenta di 1 il numero di posti disponibili (se i posti disponibili precedentemente erano 0 accendi il led verde)
- alza la sbarra in uscita
- ricontrolla la fotocellula
- se la macchina non è più presente abbassa la sbarra
- se è ancora presente tieni la sbarra alta e ricontrolla
– ricontrolla la fotocellula per il passaggio delle macchine (il ciclo si ripete)
Il progetto realizzato nel triennio come già detto consiste nella realizzazione di un parcheggio automatizzato. Si è potuto notare come l’automatizzazione del parcheggio semplifichi drasticamente il lavoro umano comportando un assenza presso che totale di personale.
Con il termine automazione si intende il processo meccanico che sostituisce la figura umana nelle mansioni di servizio, comando o sorveglianza di una macchina e/o di un processo. Ai centri di controllo di una o più macchine pervengono, in qualità di segnali elettrici, elettromagnetici o meccanici, le indicazioni sul modo di procedere di una certa grandezza tipica del processo (per esempio la pressione di una caldaia, la concentrazione di un componente in una miscela una temperatura ecc.); tramite un meccanismo di retroazione i valori della grandezza vengono modificati e mantenuti in un intervallo prefissato al fine di assicurare il corretto funzionamento del sistema. L'automazione industriale, nasce negli Stati Uniti per opera di Henry Ford nella produzione dei motori:
Henry Ford nasce nel Michigan nel 1863, già giovanissimo lavorò per diverse imprese meccaniche. Nel 1902 presentò la sua prima vettura un’ automobile da corsa, la 999 a quattro cilindri che ebbe un enorme successo. Un anno dopo fondò la società automobilistica Ford, con questa impresa volle creare una macchina poco costosa, veloce, competitiva e ci riuscì perché nel 1908 venne presentato il modello T, un automobile grande abbastanza per contenere una famiglia, alla portata di ogni lavoratore ben salariato.
Nel 1913 Henry Ford introdusse nella sua azienda il procedimento della catena di montaggio, un'innovazione rivoluzionaria che consentiva di ridurre notevolmente i tempi di lavoro, ma che, frammentando il processo produttivo in una serie di piccole operazioni, ciascuna affidata a un singolo operaio, rendeva il lavoro ripetitivo e spersonalilzzato. Questa nuova metodologia di lavoro in fabbrica si diffuse in tutta l’america e permise la grande espansione industriale.
La catena di montaggio:
La nuova tecnica consisteva nel spostare l’oggetto di produzione nelle postazioni di lavoro. Per garantire un rifornimento delle singole postazioni di lavoro, vennero messi a punto dei nastri dinamici che scorrevano in tutta la lunghezza della fabbrica trasportando i pezzi che venivano montati in successione, e i carrelli li portavano nelle varie postazioni della catena di montaggio.
Secondo Ford, il primo passo nell’opera di montaggio avvenne quando s’incominciò a portare il lavoro agli operai e non gli operai al lavoro. Ford era dell’idea che durante tutta la lavorazione bisogna attenersi a due massime:
- un operaio, non abbia mai da fare più di un passo
- un operaio non si distragga dal ritmo del suo lavoro col piegarsi.
I principi del montaggio fondamentali sono principalmente tre:
1) collocare strumenti e uomini secondo l’ordine successivo delle operazioni, in modo che ogni parte componente abbia a percorrere il minimo spazio durane il processi di finimento;
2) usare carrelli su binari, o altre simili forme di trasporto, in modo che quando un operaio abbia finito la sua operazione, egli getti il pezzo sempre allo stesso posto, il più possibile a portata della sua mano. Il peso stesso del pezzo deve far scorrere il carrello sul binario e portarlo al prossimo operaio;
3) regolare il sistema di trasporto meccanico anche nel radunare i pezzi sul luogo di montaggio, in modo che essi giungano e partano col giusto intervallo;
Applicando questi principi si ha come risultato una riduzione della necessità di pensiero da parte degli operai ed una eliminazione d’ogni loro movimento superfluo.
Il successo della società fordiana fu dovuto all’utilizzo dei metodi tayloristici messi a punto negli anni antecedenti dall’ingegnere statunitense Taylor.
Frederick Winslow Taylor (1856-1915) individuò un nuovo metodo di organizzazione scientifica del lavoro caratterizzato dall’ attribuzione di compiti ben definiti a ciascun lavoratore. L’economista si dedicò principalmente alla ricerca di un migliore metodo di lavoro e nello studio dei tempi di esecuzione. La sua idea è che il rendimento dei lavoratori può essere accresciuto riducendone la fatica, mediante un miglior sfruttamento della loro energia, il che si ottiene attraverso la scomposizione e la razionalizzazione dei compiti.
Il metodo di organizzazione scientifica di Taylor seguiva il seguente procedimento:
- Venivano studiati i movimenti e le operazioni lavorative al fine di scomporre il lavoro nei suoi gesti più semplici cronometrando esattamente il tempo necessario per compiere ogni singola operazione lavorativa
- Ad ogni lavoratore si affidava l’esecuzione di una parte di lavoro.
- Ogni individuo ripetendo lo stesso compito diveniva espertissimo producendo
sempre di più in minor tempo, e quindi con costi inferiori per l’azienda, e con
un guadagno maggiore attraverso un sistema di retribuzione accottimo.
Suddividendo il lavoro, diventa facile assegnare a ogni operaio i compiti che più si adattano alle sue capacità ottenendo così un rendimento maggiore.
Il metodo scientifico presenta dei vantaggi e degli svantaggi. Fra gli aspetti positivi si possono elencare:
• un maggior rendimento dei lavoratori
• la riduzione della fatica dell’ operaio
• una ricerca di un metodo migliore per l’esecuzione del lavoro
Per gli aspetti negativi:
• l’eccessiva specializzazione
• l’insoddisfazione della persona a causa dello scarso utilizzo delle sue capacità
• la demotivazione dei lavoratori nei riguardi del proprio lavoro
Il taylorismo non si limitò alla sola organizzazione del lavori in fabbrica, ma venne presentato da alcuni teorici come una proposta di riforma complessiva del mondo economico e sociale, fondata sul presupposto che la scienza avrebbe liquidato il conflitto di classe tra padroni e operai. Il metodo scientifico avrebbe consentito l’incremento di armonia e benessere generali della società, aumentando la produttività dell’industria e fissando criteri “oggettivi” e indiscutibili per la ripartizione delle risorse e del reddito.
Come già citato il metodo scientifico consisteva fondamentalmente nello studio psicologico dell’individuo per poter capire le sue caratteristiche e assegnare a quest’ultimo il lavoro più adatto sfruttando le sue doti.
L’interesse per lo studio della psiche umana caratterizza anche le opere letterarie di Italo Svevo.
Biografia: Italo Svevo nasce nel 1861 a Trieste, allora fiorente porto mercantile sotto l’Impero austro – ungarico. La sua famiglia ha origini ebraiche mentre il padre ha origini tedesche. Nel 1877 conclude gli studi superiori in Baviera e si iscrive nell’istituto superiore commerciale. Nel 1883 è costretto ad abbandonare la scuola e a trovare un impiego in banca a causa del fallimento della ditta del padre. I suoi interessi sono molteplici: legge i classici italiani e i naturalisti francesi, si interessa di filosofia (Schopenhauer - Nietzsche) di scienza (teoria di Darwin) e di psicologia (Freud). Nel 1892 pubblica a proprie spese il suo primo romanzo “Una Vita” e dopo pochi anni ne pubblica un secondo “Senilità”. Entrambi non hanno successo comportando demotivazione per lo scrittore che si racchiude in venticinque anni di silenzio. In questi anni continua però a produrre pur senza alcun obbiettivo di pubblicazione e la scrittura diviene per lui un vizio nascosto. Nel 1896 si sposa la cugina Livia, figlia di un ricco industriale e abbandona il lavoro di banchiere per entrare nella ditta del suocero. Il nuovo lavoro gli offre l’opportunità di viaggiare molto in modo particolare in Inghilterra dove vi è una filiale. Per questo motivo è costretto a prendere delle lezioni da James Joyce, insegnante della Berlitz School di Trieste. L’incontro con Joyce favorisce la nascita di una forte amicizia fondata su interessi comuni. Nel 1910 incomincia ad interessarsi di psicoanalisi perché attratto dallo psicologo viennese Sigmund Freud e dai suoi scritti. Nel 1928 muore a causa di un incidente stradale.
Stile e caratteristiche: Svevo ha un’idea di letteratura come strumento di coscienza critica del reale, lontana da ogni culto formalistico della bella pagina. Lo stile per lui non è mai il fine ma soltanto un mezzo dell’operare letterario. E’ considerato una sorta di scienziato della vita quotidiana, non si interessa di poesia ed alimenta la sua vocazione di scienziato – psicologo. La sua particolarità è quella della dissoluzione del personaggio: i protagonisti delle sue opere presentano un conflitto interiore che la coscienza analizza scompone ma non risolve. Essi sono vittime di un contrasto tra desiderio ed intenzione e presentano una personalità nevroticamente scissa. Leggendo le sue opere si può notare una straordinaria modernità dovuta non solo alle innovazioni tecniche e compositive quanto alla tempestività con cui lo scrittore ha saputo cogliere e rappresentare problemi, conflitti psicologici e comportamenti caratteristici del disagio esistenziale contemporaneo.
I romanzi del successo: Nelle opere dello scrittore risalta la figura dell’inetto ovvero l’incapacità del personaggio di rapportarsi con la realtà e con tutto ciò che lo circonda. La rappresentazioni di uno stesso tema, quello dell’inettitudine consente comunque una varietà d’approccio come facilmente verificabile confrontando i due romanzi “Una vita” e “La coscienza di Zeno”
• Una Vita è stato scritto nel 1892 ed è il primo romanzo di Italo Svevo. Nel racconto emerge l’inettitudine del protagonista Alfonso Nitti che vive tormentosamente il contrasto tra desiderio di affermazione sociale e inadeguatezza. Il protagonista si sente estraneo rispetto l’ambiente in cui vive e manifesta la sua inadeguatezza attraverso atteggiamenti goffi e maldestri. Svevo grazie ad un attento studio psicologico riesce a capire l’incapacità di vivere di Alfonso e la sua tendenza a fuggire dal reale. Fra i modelli riconoscibili di “una vita” vi è il romanzo di formazione (in cui il protagonista, un provinciale che arrivai in città per realizzare le proprie ambizioni, matura e conosce se stesso attraverso diverse esperienze) e il romanzo naturalista ( in cui il destino del protagonista è inserito fino ad essere determinato, in un preciso ambiente sociale).
• La coscienza di Zeno è stata pubblicata nel 1923. In questo romanzo, il protagonista Zeno Cosini scrive a scopo terapeutico su consiglio del proprio psicanalista il suo memoriale. Allo scoppio della prima guerra mondiale Zeno ha l’opportunità, per la lontananza del suo amministratore di gestire personalmente gli affari e convinto della sua avvenuta guarigione abbandona la terapia. Svevo è molto scettico sulle possibilità terapeutiche della psicoanalisi. Secondo lo scrittore la malattia (tema principale del racconto) appare come condizione normale dell’esistenza e quindi incurabile. Per questo motivo il romanzo si conclude con una frase apocalittica: l’intera specie umana è malata e malata è la società che questa ha creato. A differenza di Alfonso Nitti, Zeno possiede l’auto ironia grazie alla quale riesce a prendere le distanze dagli altri e non si fa travolgere dalla propria nevrosi.
La dimensione temporale del romanzo è definita “tempo misto” per il fatto che le memorie di Zeno procedono per temi a seconda dell’ordine dei ricordi del protagonista anziché in senso cronologico.
In entrambi romanzi l’autore si sofferma sullo studio dei rapporti fra società e soggetto. Vivendo a Trieste, città simbolo della società borghese trionfante in Europa Svevo rappresenta il rapporto con la vita borghese secondo due punti di vista differenti: fallita integrazione in “Una vita” e integrazione avvenuta nella “coscienza di Zeno”. Trieste oltre ad essere simbolo della società borghese è una città multietnica ed è un fiorente porto mercantile sotto l’impero asburgico. Gli interessi dell’ autore per la scienza la filosofia e la psicologia sono dovuti alla sua città nativa, che gli permette di assimilare la cosiddetta cultura del Mitteleuropea ovvero l’insieme delle culture dei vari popoli immigrati.
Conferenza di pace e dissoluzioni degli imperi
Nel 1919 dopo la fine della prima guerra mondiale, Trieste viene annessa al Regno d’Italia e le popolazioni del Mitteleuropa furono costrette a separarsi dalla neo città italiana. L’annessione di Trieste avvenne grazie alla conferenza di pace del gennaio 1919 nella quale gli stati vincitori si riunirono per decidere le sorti degli stati vinti. Nella conferenza tenutasi a Parigi vennero messi a punto diversi trattati tra i quali il trattato di Versailles, il tratto di Saint - Germain e il trattato del Trianon.
Con il trattato di Versailles (28 giugno 1919), la Germania dovette restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena e consegnare per 15 anni la regione carbonifera del Saar, a titolo di riparazione dei danni di guerra. Privata della Prussia occidentale e di altri territori a vantaggio del nuovo stato polacco e separata dalla Prussia orientale mediante un corridoio che garantiva alla Polonia l’accesso al mare, la Germania fu inoltre obbligata ad abbandonare Estonia, Lettonia e Lituania e a passare le sue colonie a Francia e Inghilterra. Dovette infine subire la smilitarizzazione (riduzione dell’esercito a 100.000 unità) e impegnarsi a pagare un indennità (138 milioni di marchi – d’oro ), quale massima responsabile del conflitto mondiale.
Con il trattato di Saint - Germain (10 settembre 1919) l’impero asburgico venne trasformato in una serie di stati indipendenti. Nascevano il regno d’ Ungheria, la repubblica cecoslovacca , quella polacca ed infine quella austriaca ridotta a un esiguo territorio, privo di accesso al mare e con l’obbligo di rimanere separata dalla Germania. L’Ungheria divenne indipendente grazie al trattato del Trianon (4 giugno 1920) e fu costretta a cedere territori alla Jugoslavia alla Romania e alla Polonia.
Il territorio austriaco dopo il trattato di pace si ridusse ad 1/8 rispetto quello precedente mentre quello Ungherese a 1/2.
A Parigi l’Italia si vide riconoscere grazie all’accordo di Londra stipulato nel 1915 con l’Intesa, Trento Trieste l’Alto Adige e Zara. Non potè però ottenere la Dalmazia che entrò a far parte del nuovo regno jugoslavo a causa del veto di Wilson che favoriva il nuovo stato emergente. Il presidente americano avanzò una proposta di 14 punti per determinare un riassetto dell’ordinamento internazionale lacerato dalla guerra. Attraverso i 14 punti, Wilson volle creare un nuovo sistema di relazioni internazionali fondato sulla libertà di commercio e di navigazione, sul diritto dei popoli alla autodeterminazione, sulla riduzione degli armamenti e infine sulla “creazione di una Società delle nazioni”. La proposta di ridefinizione dell’assetto internazionale si concretizzò il 10 gennaio 1920 con la fondazione della Società delle nazioni che ebbe sede a Ginevra, nella Svizzera neutrale. Il patto della S.d.n non condannava la guerra in sé, ma solo la guerra “ingiusta”, cioè aggressiva. A tal fine gli stati membri s’impegnavano a rispettare l’integrità territoriale e l’indipendenza di tutti gli altri (ART 10): dichiaravano materia d’interesse e pertanto d’intervento della Società delle nazioni qualsiasi guerra o minaccia, anche se diretta contro uno stato non membro (ART 11); s’impegnavano a sottoporre le loro controversie o a un giudizio arbitrale o all’esame del Consiglio della S.d.n (ART 12). Alle potenze vincitrici del conflitto (Inghilterra, Francia, Italia e Giappone) furono attribuiti particolari poteri decisionali nella S.d.n mentre i vinti non poterono far parte.
Gli Stati Uniti non aderirono per via dell’opposizione dei repubblicani che erano la maggioranza e vietarono ogni interferenza nel loro Paese.
La Società delle nazioni rappresentava la fine di un epoca. Tre antichi imperi: quello russo, quello asburgico e quello ottomano si erano dissolti e l’egemonia in Europa di questi era tramontata.

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