Verismo

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Il Verismo

Durante il periodo della seconda guerra d’indipendenza, in Italia si diffonde il verismo, una nuova corrente letteraria, che si affermerà anche nei primi anni del ‘900.
Il termine Verismo, viene dalla parola vero, secondo gli scrittori veristi, l’autore, ha il diritto di riprodurre la realtà cosi com’è, senza giudizi o commenti di natura personale.

Il verismo, affonda le sue radici nel positivismo e nel naturalismo.

I Positivisti, sono convinti che tutto si debba spiegare in conformità a teorie certe, e la scienza, sia la base di tutto.

Il Naturalismo, è una corrente letteraria, che si diffonde prevalentemente in Francia e trova i suoi maggori esponenti in Emile Zola e in Guy de Maupassant.
I naturalisti, applicano al romanzo i principi del positivismo, cercando di riprodurre la realtà nel più fedelmente dei modi.

Le caratteristiche del verismo

Il regionalismo: gli scrittori amano per lo più trattare argomenti della propria regione, della società nella quale vivono, parlando molto spesso del lato più negativo, dello sfruttamento minorile, del lavoro durissimo nelle miniere.
Il pessimismo: nelle opere veriste, traspare spessissimo uno sconforto, si pensa e si crede che l’unita nazionale tanto agognata, non ha per niente cambiato le sorti delle classi sociali più deboli e, si guarda il futuro con un evidente scoraggiamento.
L’impersonalità: gli scrittori veristi, come ho sottolineato prima, non vogliono assolutamente inserire nelle loro opere commenti personali.
Il linguaggio: gli autori veristi, adottano la lingua nazionale per quanto riguarda la forma, in alcuni termini, però imitano il linguaggio della gente più comune.
Gli scrittori

Il verismo, si sviluppa soprattutto a Milano, la città più svilupata e culturalmente feconda, la maggior parte delle opere veriste, rappresentano però il meridione e le zone insulari.
La Sicilia è descritta da Giovanni Verga,da Luigi Capuana e da Federico De Roberto; Napoli da Matilde Serao e da Salvatore Di Giacomo; la Sardegna da Grazia Deledda;Roma da Cesare Pascarella;la Toscana,infine, da Renato Fucini.
Giovanni Verga

Giovanni Verga, nasce a Catania nel1840 da una famiglia modesta.
Sin da piccolo, dimostra un grande interesse verso le letture di carattere storico, tra i sedici e i diciassette anni, scrive già un romanzo ma decide però di non pubblicarlo
Nel 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza, attirato da lei, la segue con gran passione.Si arruola durante la spedizione dei mille, alla guardia nazionale e, scrive su alcuni importanti giornali patriottici.
Blocca i suoi studi di giurispudenza, per dedicarsi a pieno tempo alla sua gran vena letteraria.
Nel 1869, decide di trasferirsi a Firenze neo capitale italiana.
In questa meravigliosa città, diventa amico di Luigi Capuana, altro importante scrittore verista.
Tra anni dopo, si stabilisce a Milano, dove, la gran crescita culturale, lo favorisce nella scrittura delle sue opere più importanti.
Giovanni Verga, per la sua formazione verista, deve soprattutto ringraziare Emile Zola, grande esponente francese di questa corrente letteraria.
Nel 1893, lo scrittore italiano torna nella sua città, Catania, dove muore nel 1922, due anni prima, aveva ricevuto l’importante carica di senatore.

Le opere di Verga

Verga, nelle sue opere, racconta la realtà della Sicilia negli ultimi anni dell’ottocento.
Soprattutto, la realtà dei “vinti”, cioè quelle persone che, secondo lui, nella lotta per la sopravvivenza, sono destinate a sopperire.
Nonostante il principio d’impersonalità, che traspare nelle sue letture, il Verga, crea un’atmosfera di commozione e pità per i protagonisti: gente povera che deve lavorare duramente per procurarsi solo un po’ di pane.

Tra le opere più importanti, possiamo certamente trovare:

Una peccatrice e Storia di una capinera
Romanzi romantici e sentimentali

Nedda
Il primo racconto verista, narra di una donna che vede morire tutti i suoi parenti in una grave miseria.

Vita dei campi e Novelle rusticane
Raccolte di racconti che descrivono la dura vita di pastori, contadini, pescatori.

I Malavoglia e Mastro don Gesualdo
Due capolavori veristi, storie di persone che cercano invane di lottare contro il destino avverso che ha già deciso che devono soccombere.

Rosso Malpelo

Rosso Malpelo, è forse l’opera più bella del Verga.
Lo scrittore, narra la storia di questo ragazzo che lavora nelle miniere tutto il giorno e, viene pagato pochissimo.
Questo povero ragazzo, è afflitto da un pregiudizio: chi ha i capelli rossi è destinato a soccombere e, porta sfortuna.
Tutti quelli che gli stanno vicino, lo odiano per questo motivo, e di lui non s’interessa nessuno.
L’indifferenza generale, nei suoi confronti, lo ha fatto diventare cattivo e, ormai è convinto d’essere inutile e quindi accetta qualsiasi compito, anche il più pericoloso, e, durante uno di questi, muore.

Questo racconto, quando l’ho letto, mi ha colpito molto, primo per le condizioni sociali ed igeniche, alle quali erano sottoposti questi ragazzi, che non potevano sperare in alcun modo in un futuro migliore.
Il secondo motivo, è perché mi sono accorto quanto sia stato bravo Giovanni Verga, a scrivere questo romanzo, facendo affiorare nel nostro cuore sentimenti come tristezza e pena nei confronti del protagonista.

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