Mastro Don Gesualdo: scheda

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura
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Data:19.10.2005
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Testo

SCHEDA DI LETTURA
Titolo: Mastro don Gesualdo;
Autore: Giovanni Verga;
Editore: Alberto Peruzzo;
Editio Princeps: 1889;
Pagine: 214;
Capitoli: 4 parti divide rispettivamente in 7, 5 4 e 5 capitoli;
Lingua originale: Italiano;
Genere letterario: Romanzo verista;
CONTENUTO:
Bianca Trao, una giovane discendente di una famiglia di nobili decaduti, si trova nella sua stanza con suo cugino, il baronetto Ninì Rubiera, mentre gli abitanti del paese stanno cercando di spegnere il fuoco nella sua casa.
Dato che la madre di Ninì non vuole che i due si sposino Bianca viene promessa sposa a Mastro–don Gesualdo Motta, suo vicino di casa, e Ninì si fidanza con Donna Fifì.
Don Diego, Il fratello di Bianca, inizialmente non acconsente al matrimonio, ma poi si sente male e così dice a Bianca di fare ciò che vuole, spinto soprattutto dalle parole della zia Sganci. Bianca e Mastro–don Gesualdo, quindi, si sposano.
Mastro–don Gesualdo decide d'entrare nella Carboneria convinto dalle parole del canonico Lupi.
Intanto don Diego è quasi in punto di morte; Bianca alla notizia va immediatamente da lui e, quando muore, perde i sensi.
Ninì s'innamora di una prima donna di nome Aglae. Donna Fifì gli fa una scenata e così lui tronca il loro fidanzamento.
Bianca, rimasta incinta di Ninì, partorisce una bambina che viene battezzata con il nome Isabella Trao e che assomiglia tutta a suo padre. Mastro–don Gesualdo all’età di cinque anni la manda al Collegio di Maria e poi, quando diviene più grande, al primo educatorio di Palermo.
Intanto Ninì si sposa, per pura convenienza, con Donna Giuseppina Alòsi, facendo, così, infuriare l’amante di lei, Peperito.
Nel 1837 c’è un’epidemia di colera e Mastro–don Gesualdo, dopo essere andato a prendere Isabella, parte con lei e Bianca per Mangalavite. Lì Isabella s'innamora di suo cugino Corrado, figlio di Cirmena.
Il padre di Mastro–don Gesualdo si sente male e lui è costretto a partire per la Salonia dove resta per tutta la notte; quando si sveglia trova suo padre morto.
Mastro–don Gesualdo, tornato a Mangalavite, manda via zia Sarina, Cirmena e Corrado non essendo felice dell’amore che unisce Isabella e Corrado. La famiglia Motta torna in paese e Isabella e Corrado continuano a vedersi. Ciò fa sì che Mastro–don Gesualdo decida di mandare sua figlia al Collegio di Maria. Corrado riesce, però, a mandarle dei messaggi e un giorno Isabella scappa con lui.
Dopo poco i due vengono trovati; Corrado viene arrestato e Isabella rinchiusa al monastero di Santa Teresa e poi promessa sposa al quarantenne duca di Leyra, un aristocratico palermitano a cui interessava soltanto la dote.
I due si sposano e si trasferiscono a Palermo. Dopo pochi mesi Isabella vuole suicidarsi perché il matrimonio è un fallimento.
Bianca, che era malata da molto tempo, peggiora e muore. Anche Mastro–don Gesualdo, dopo la morte di sua moglie, si ammala. Il marito di Isabella decide, allora, di trasferire da loro a Palermo per farlo curare dai migliori medici, ma dopo un po' di tempo Mastro–don Gesualdo muore solo.
Personaggi e loro tipologia:

MASTRO DON GESUALDO: protagonista
Uomo forte e robusto dall'aspetto forse calmo e pacifico ma che nasconde in realtà il prototipo di self-made-man testardo e sicuro. Si è costruito la fortuna con le sue mani, ha guadagnato (a volte in modo disonesto) ed ora si trova attaccato alla "roba" e ai suoi campi fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa. Non si preoccupa troppo della moglie e della figlia perchè è troppo preso dai suoi affari; riesce a fare studiare la figlia nelle scuole perchè la gente parli bene di Isabella, educata e ricca. Il suo attaccamento alla roba sarà la sua rovina fisica e psicologica, la paura dello sperpero lo spaventa fino al punto di morire accorgendosi forse, che in realtà non era mai stato felice veramente.
LA FAMIGLIA TRAO:
Don Diego e Don Ferdinando sono i tipici nobili del paese attaccati a certi valori e a certe tradizioni ormai passate che vedono nella nobiltà e nelle proprie ricchezze le ragioni principali di vita, per questo si sentono persi quando brucia il loro palazzo con i loro averi. Evidenziando questo loro modo di pensare anche quando non si dimostrano d'accordo con Bianca quando decide di sposarsi e di andarsene da casa. Bianca invece è la classica vittima delle situazioni negative. Debole, infelice e ammalata per tutta la vita sposa un uomo che ama solo la sua posizione nobile, che non è nemmeno il padre di sua figlia. E' dolce, sensibile, tranquilla, buona, calma, sincera; la classica ragazza brava e religiosa che tutti odiano e amano allo stesso tempo e così rimarrà fino alla morte.
DON NINI' E LA BARONESSA RUBIERA:
Sono i classici parenti ricchi di Trao, che si prestano a concedere favori soltanto in situazioni veramente tragiche. La baronessa è una donna arrivista, ricca, ambiziosa e molto attaccata alla roba, quasi come Gesualdo. Rimane senza parola e paralizzata solo quando viene a sapere della relazione del figlio con l'attrice perchè si sente ferita nella sua nobiltà di famiglia.
Don Ninì è il tipico scavezzacollo di paese a cui piace divertirsi senza pensare troppo ai problemi della vita anche se sembra cambiare quando si innamora di Bianca. Dopo l'amore improvviso per l'attrice (alla quale dà anche un figlio) si trova di fronte a molte difficoltà (la madre è paralizzata per causa sua) e quindi si trova di fronte a un matrimonio quasi obbligato che lo costringe a mettere la testa a posto, anche se forse in fondo in fondo rimane sempre lo stesso.
FAMIGLIA MARGARONE:
E' formata da mamma, papà Margarone, donna Giovannina, Donna Mita, Donna Bellania, Donna Fifi e dal piccolo nicolino. Una famiglia che riveste un gradino importante all'interno dei pettegolezzi di Vizzini, soprattutto per quanto riguarda donna Fifì e mamma Margarone. Sono due donne vanitose, orgogliose, permalose e si considerano superiori alle altre per ricchezza e aspetto fisico di cui amano andare molto fiere. Purtroppo sono cotrette a diventare meno superbe quando Fifì viene lasciata da Don Ninì e di fronte alla bontà e alla generosità della semplice e povera Bianca che si contende con Fifì e il Baronello.
L'ARCIPRETE BUGNO, IL MARCHESE LIMOLI, CANALI, CAV. PEPERITO, NOTAIO NERI:
Sono personaggi importanti all'interno della vita del paese; sempre presenti in ogni situazione e attenti a ogni avvenimento. L'arciprete e il marchese sempre pronti a consigliare Bianca in come comportarsi col marito e il suo denaro. Canali, Peperito, Neri, sono pronti a interessarsi a ogni tipo di affare pur di guadagnare denaro, quasi per emulare Gesualdo che invidiano per la sua ascesa dal nulla.
ISABELLA (FIGLIA DI BIANCA E GESUALDO), LA SUA AMICA MARINA DI LEYRA E IL MARITO DI ISABELLA:
Isabella non ha un buon rapporto con il padre che la considera e la tratta come una perla rara, perchè è erede del patrimonio e quindi è considerata un buon partito. La ragazza è un po' vanitosa ma in fondo buona e forse un po' ingenua a causa del padre. La madre le vuole molto bene anche se non la capisce, solo la zia riesce a tirala un po' su di morale. Cerca nel marito, il fratello della sua amica Marina, un motivo di felicità e di distacco dal padre che però disprezza la figlia perchè il genero sperpera tutto il denaro ereditato in feste ricche e sfarzose.
DON LUCA IL SAGRESTANO:
E' sempre pronto ad aiutare Gesualdo nei suoi affari e a consigliarlo in tutte le situazioni, cercando di essere più vicino alla famiglia per quanto gli è possibile.
NANNI L'ORBO, COMPARE COSIMO, PELAGATTI, DIODATA, BRASI, CAMAURO, GIACOLONE (DIPENDENTE DI GESUALDO):
Sono sempre pronti ad aiutare il padrone in ogni situazione lavorando duramente senza sosta. Diodata che è l'unica che riesce a dare veramente un momento di vera felicità al padrone del quale è innamorata, dal quale non è però corrisposta; semplice e buona sposerà Nanni l'orbo, lavoratore buono e onesto come lei, e riuscirà a renderla felice. Compare Cosimo, Pelagatti, Brasi, Camauro e Giacolone sono le persone più affezionate a Gesualdo, forse perchè sono le uniche che riescono veramente a capirlo.
LA FAMIGLIA DI GESUALDO:
E' formata da Mastro Nunzio (il padre), il fratello Santo, la sorella Speranza, il cognato Burgio e il loro figlio. Il padre, che contesta il modo di condurre gli affari del figlio, che considera uno spendaccione perchè sperpera gli averi di famiglia che in realtà sono solo i guadagni faticosi di Gesualdo. La sorella e il marito, che sono invidiosi della ricchezza accumulata da Gesualdo, con il quale sono solidali poche volte, e Santo nolta che passa le sue giornate all'osteria.
IL SIG. CAPITANO, L'AVVOCATO FISCALE, DON LICCIO PAPA, DON FILIPPO, BARONE ZACCO:
Persone importanti del paese con il quale Gesualdo si contende l'appalto di edifici e l'acquisto di alcune terre fruttuose e importanti. Il barone Zacco e don Liccio Papa che con il loro potere a Vizzini cercano di ostacolare Gesualdo con ogni mezzo, che sono sempre al centro dell'attenzione per quanto riguarda feste, manifestazioni e occasioni importanti. Avari attaccati alla roba cercano sempre di far colpo sulle persone con la loro personalità e modo di agire e comportarsi.
BARONE NENDOLA, IL CANONICO LUPI:
Personaggi influenti che cercano di aiutare Gesualdo nel guadagnare denaro e consigliarlo a proposito del matrimonio che gli potrà essere utile.
PERSONAGGI SECONDARI: Aglea l'attrice, Grazia, Rosaria, Pirtuso, Alessi, Corrado, la zia Sganci, zia Macrì, Donna Sarina Cirmena, Donna Giuseppina Alosi, Donna Agrippina, Donna Mariannina, la sig.ra Capitana, zia Filomena.
ELENCO DELLE COMPARSE:
Assumono un particolare rilievo in certe parti del romanzo anche:
i fratelli don Diego e Don Ferdinando Trao: fratelli di Bianca, il primo si oppone al suo matrimonio per l’onore del casato ma è costretto a cedere, l’altro è demente e non capisce ciò che gli accade attorno
il canonico Lupi: prima socio e poi avversario in affari di Gesualdo
mastro Nunzio: padre di Gesualdo, rinnega il figlio e non lo perdona neanche in punto di morte perché lo ha estromesso dagli affari che non sapeva condurre
Speranza: sorella di Gesualdo, lo sfrutta quando ancora non si è sposato, lo disprezza poi perché si è arricchito, infine gli fa causa alla morte del padre per l’eredità, lo accudisce poi quando è gravemente malato
Il barone Ninì Rubiera: ha una relazione con Bianca da cui nasce Isabella, è promesso a donna Fifì Margarone ma si invaghisce della prima donna Aglae, per conquistarla le fa un sacco di regali che non può pagare e si fa fare un prestito da Mastro don Gesualdo, la relazione finisce male e lui, pieno di debiti è costretto a sposare donna Giuseppina Alosi, da cui avrà molti figli.
ALTRE COMPARSE:

Vito Orlando, Nanni l’orbo, Cosimo, Don Luca, Pelagatti, Giacalone, Santo Motta, massaro Fortunato Burgio, Don Liccio Papa, il Capitano, l’Avvocato fiscale, dott. Tavuso, donna Fifì, donna Giovannina, donna Mita, la mamma Margarone, donna Bellonia, Nicolino Margarone, don Filippo, donna Chiara Macrì, Bomma, barone Mendola, donna Sarina Cirmena, signora Sganci, don Roberto Ciolla, Rosaria Rubiera, mastro Lio Pirtuso, don Alessandro Spina, marchese don Alfonso Limoli, Adelaide, Alessi, don Giuseppe Barabba, arciprete Calogero Bugno, donna Giuseppina Alosi, donna Agrippina, il notaro Neri, cavaliere Peperito, Giacinto, mastro Titta, Agostino, Neli, mastro Colaventura, Mariano, massaro Carmine, Brasi Camauro, Mascalise, donna Filomena, padre Angelino, Carnine, Canali, fra Girolamo dei Mercenari, prima donna Aglae, Corrado La Gurna, Sarino, Nanni Ninnarò, don Bastiano Strangafame, sig. Pallante, comare Lia, i fratelli Nunzio e Gesualdo, il balì di Leyra, Saleni, donna Lavinia Zacco, donna Marietta Zacco, Gerbido, don Camillo, Emanuele Florio, Zanni, don Margheritino, don Vincenzo Capra, dott. Muscio, mastro Nardo, don Leopoldo, lo stalliere, donna Carmelina.
Il narratore / Focalizzazione: il narratore è eterodiegetico, cioè estraneo alla narrazione; spesso il narratore usa una focalizzazione esterna e oggettiva, talvolta però assume il punto di vista del protagonista Gesualdo..
Spazio e tempo del racconto: lo Spazio della narrazione, ovvero i luoghi in cui si svolge la vicenda, è reale. Il racconto si svolge in Sicilia, nella prima metà dell’ottocento. La vicenda si sviluppa principalmente: nel paese di Vizzini, un piccolo borgo nella campagna in provincia di Catania; nella villa di mastro-don Gesualdo a Mangalavite, in campagna e nel palazzo del duca di Leyra a Palermo. I luoghi e gli ambienti hanno la sola funzione di fare da contorno alle vicende dei personaggi.
Il Tempo della storia, cioè l’epoca storica in cui gli avvenimenti sono collocati, è la prima metà dell’ottocento, all’incirca dal 1815 al 1850, epoca della Sicilia borbonica e feudale, in cui si assiste ai moti carbonari del ’21, all’epidemia di colera del ’37 e ai moti rivoluzionari del’48.
L’ordine degli avvenimenti è lineare: trattandosi di un romanzo verista il narratore si limita a registrare i fatti che accadono, mancano quindi analessi, flash-back e prolessi.
La distanza tra il momento della narrazione e il momento in cui i fatti narrati sono accaduti è segnalata dall’uso di marche temporali.
All’interno del racconto sono frequenti le scene dialogate, in cui c’è uguaglianza tra il tempo reale e il tempo della narrazione; più volte l’autore fa uso delle ellissi e dei sommari per sveltire il ritmo del racconto; raro è l’uso delle analisi, usate per descrivere meglio la situazione emotiva dei personaggi; mancano completamente le digressioni.
Il romanzo risulta diviso in grandi macro-sequenze e in ognuna è descritto un particolare episodio: quindi tra una sequenza e l’altra ci sono dei salti temporali che accelerano bruscamente il ritmo del racconto, all’interno di queste invece prevalgono le scene dialogate sulle altre e il ritmo è piuttosto veloce.

Biografia dell’autore: Giovanni Verga (Catania 1840-1922), nato da famiglia di origini nobiliari ed economicamente agiata, seguì studi regolari a Catania: compose il suo primo romanzo Amore e patria nel 1857. Nel 1858 si iscrisse alla facoltà di legge dell’università di Catania, ma abbandonò gli studi nel ’61 e si arruolò per quattro anni nella guardia nazionale catanese. Dal 1865 si stabilì a Firenze, dove compose i primi romanzi (Una peccatrice, 1866; Storia di una carpinera, 1871); si trasferì poi a Milano dove, influenzato dalla scapigliatura, rappresentò in modo fortemente critico il mondo aristocratico-borghese dominato dal feticcio denaro (Eva, 1873; Tigre reale ed Eros, 1875; Il marito di Elena, 1882). Una decisa svolta verso il verismo è segnata dai racconti e romanzi di ambiente siciliano (Nedda, 1874; Vita dei campi, 1880; I Malavoglia, 1881; romanzo che inaugura l’incompiuto “ciclo dei vinti”; Novelle rusticane, 1883; Mastro-don Gesualdo, 1889).
Significato dell’opera: tematiche e messaggi: Il romanzo descrive il conflitto tra due mondi, l’uno retto dall’etica feudale della raffinatezza e del lusso, ormai in declino, l’altro governato dall’etica utilitaristica e borghese del lavoro, in piena ascesa. Solo di fronte alla morte Gesualdo intende il senso della propria vita, prende coscienza della solitudine e dell’estraneità dei meccanismi dell’alienazione provocata dalla spietata logica economica. La sua affermazione sociale ha come prezzo il fallimento nella sfera degli affetti privati.
Il pessimismo e il fatalismo di Verga è quindi disperato e totale. Non è possibile trovare salvezza per chi, come Gesualdo, accetta le regole economiche.
Il ciclo de “I vinti” nasce, sul piano ideologico, poiché la visione pessimistica di Verga riguardo i rapporti sociali (la “lotta per la vita” è un dato ineliminabile dell’esistenza; il conflitto si riproduce in ogni classe sociale), lo ha portato a voler rappresentare, senza l’ambizione di risolverle, le disgrazie dei “vinti”.
Verga, parallelamente al dramma di don Gesualdo, emarginato e sfruttato, descrive anche la solitudine a cui sono condannati anche gli stessi nobili che lo emarginano e lo sfruttano, nei quali ogni affetto è spento dall’avidità di denaro e dall’orgoglio di casta. In questo arido deserto dei sentimenti, accentuato dalla impersonalità dello stile verghiano, emergono, per contrasto, le figure di don Gesualdo e di Isabella, protagonista dell’unica genuina storia d’amore del romanzo, e che è diventata anch’essa arida ed egoista dopo che ha dovuto sacrificare i suoi sentimenti alle convenzioni sociali.

Osservazioni sullo stile: il linguaggio dell’autore è povero e quindi efficace nel descrivere i luoghi in cui si muovono i personaggi, il livello è medio-basso. Il lessico non è molto ricercato, vi sono alcuni termini propri del dialetto siciliano che conferiscono una maggiore realtà al racconto. Nelle descrizioni l’autore si limita a rappresentare con i termini più appropriati il mondo reale senza creare enfasi per far risaltare certi particolari, ma limitandosi ad una piatta descrizione oggettiva. Mancano figure retoriche di qualunque genere perché il livello deve rimanere basso. Mancano completamente le digressioni, perché l’autore non si sofferma, come ad esempio Manzoni, ad analizzare la situazione psicologica dei personaggi o a spiegare certe caratteristiche sociali della cultura siciliana dell’epoca. L’intreccio della storia si sviluppa secondo i canoni dei tipici “romanzi borghesi” in uso nella fine dell’Ottocento in cui nei sentimenti e negli ambienti si riflettono complesse contraddizioni psicologiche e sociali; per questo la vicenda è costruita secondo due movimenti, l’ascesa e la decadenza del protagonista.

4
1

Esempio



  


  1. Roberta

    Sto cercando il messaggio che l'autore vuole trasmettere del romanzo "Mastro Don Gesualdo" di Verga. Sostengo un'interrogazione. Liceo Scientifico Giovanni Verga.