La voce dell'Illuminismo

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Testo

L' Illuminismo и quel movimento che si sviluppa nel XVIII secolo nei maggiori paesi d' Europa e che rappresenta la voce piщ importante e significativa del secolo.

Infatti, con esso ci troviamo di fronte ad una svolta intellettuale destinata a caratterizzare in profonditа la storia moderna dell' Occidente.

Per Illuminismo intendiamo quel specifico modo di rapportarsi alla ragione; и l'impegno di avvalersi di essa in modo " libero " e " pubblico ", ai fini di un miglioramento effettivo del vivere.

Gli illuministi quindi assumono un atteggiamento problematizzante nei confronti
dell' esistente, facendo valere il proprio diritto di analisi e di critica.

Da ciт lo sforzo di sottoporre ogni realtа al " tribunale " della ragione per individuare ciт che puт giovare alla societа.

Partendo da questo concetto di ragione come organo di veritа e strumento di progresso, il filosofo non и piщ il sapiente dedito alle speculazioni metafisiche, ma un uomo in mezzo ad altri che lotta per rendere piщ abitabile il mondo.
Il compito civile attribuito al sapere stimola gli illuministi nell' opera di divulgazione culturale.

L' esaltazione della ragione e della libertа, il rifiuto del dogmatismo e dell' autoritrismo, la critica del presente e la denuncia delle istituzioni oppressive del passato, l'impegno nelle riforme, lo sforzo verso il progresso e la diffusione della cultura costituiscono dunque, per gli illuministi, altrettante manifestazioni concatenate di un unico atteggiamento globale di fronte al mondo.

Questo movimento offre una grande varietа di figure e di dottrine ed assume caratteristiche ed atteggiamenti distinti, e talora opposti, a seconda dei vari autori e delle varie nazioni europee.
In questo modo abbiamo lo sviluppo di un Illuminismo inglese, francese, italiano e tedesco.

La Francia svolge un ruolo primario perchи и proprio in essa che appaiono con maggior vivacitа le idee e le tendenze di questo movimento.

L' Illuminismo non nasce nel vuoto, perchи sorge nell' ambito di determinate circostanze storiche, innestandosi su alcune linee di sviluppo della societа e della cultura moderna.

Innanzitutto, questo movimento manifesta un legame con la civiltа borghese, fungendo da forza trainante di quel basilare evento storico che и la Rivoluzione inglese.

Anzi, da un certo punto di vista si configura come l' espressione teorica e l' arma intellettuale del processo di avanzamento della borghesia settecentesca.
Il legame con la borghesia и confermato dall' estrazione di classe dei suoi rappresentanti, per lo piщ borghesi, e dall' ideale umano delineato dal secolo dei lumi.

Per cui, l' uomo diviene fabbro totale della propria sorte ed artefice esclusivo del proprio mondo, la ragione trova in se stessa i principi del conoscere e dell' agire.

L' Illuminismo puт essere considerato come il prodotto filosofico per eccellenza della Rivoluzione scientifica.
Questo movimento ha visto nel metodo scientifico il modello del sapere e lo ha contrapposto alle metafisiche tradizionali, cogliendone e propagandone la connessione con il progresso civile, questo rappresenta la vera e propria filosofia della Rivoluzione scientifica e la coscienza piщ adeguata di essa.
Ispirandosi al sogno baconiano di una civiltа scientifica in grado di padroneggiare la natura, l' Illuminismo crede infatti nella realizzazione dell' uomo tramite un sapere, al tempo stesso, vero ed utile.

Bisogna ricordare che il movimento illuminista и anche l' erede di due grandi scuole filosofiche dell' etа moderna: il razionalismo e l' empirismo.

Quando Cartesio, nel " Discorso sul metodo ", stabilisce che si debba accettare per vero solo ciт che appare alla mente in modo evidente, dа avvio al razionalismo, ma nel contempo pone le basi dell' Illuminismo e della sua idea di un esercizio autonomo e spregiudicato dell' intelletto.
Tuttavia, nei confronti del razionalismo, l' Illuminismo appare contrassegnato, in primo luogo, da una rigorosa autolimitazione della ragione nel campo dell' esperienza.

In virtщ del ridimensionamento avvenuto per opera di Locke, la ragione non puт fare a meno dell' esperienza, perchи и una forza che si nutre di essa e che funziona solo
all' interno del suo orizzonte, fuori dal quale non esistono che problemi insoluti o fittizi.

L' Illuminismo appare caratterizzato anche dalla possibilitа, riconosciuta dalla ragione,
d' investire ogni aspetto o dominio che rientri in questi limiti.
Anche per questo aspetto, l' Illuminismo si contrappone al cartesianesimo, che da un lato si era precluso ogni ingerenza nel dominio morale e politico e dall' altro aveva avuto la pretesa di fondare razionalmente le stesse veritа religiose.

Pur essendo fortemente influenzato dall' empirismo, il concetto illuministico di ragione si distingue da quest' ultimo sia per una maggior fiducia nei poteri intellettivi
dell' uomo sia per un' accentuazione della loro portata pratica sociale.
Inoltre, in certi settori dell ' Illuminismo si assiste ad una radicalizzazione, in chiave sensistica e materialistica, della gnoseologia lockiana.

Una ragione operante all' interno dell' esperienza e criticamente rivolta ad approfondire ogni aspetto dell' esistenza umana ai fini del progresso sociale: ecco la ragione illuministica ed il suo inconfondibile ed irriducibile tratto di originalitа.

La ragione dal punto di vista illuminista non и piщ una realtа a sй, il cui prevalere debba inghiottire e distruggere tutti gli aspetti della vita umana, ma и piuttosto
l' ordine a cui tale vita intrinsecamente tende, e che non puт realizzarsi se non attraverso il concorso e la disciplina di tutti gli elementi sentimentali e pratici che costituiscono l' uomo.

Prima del secolo dei lumi, il modo occidentale di rapportarsi alla storia era ancora di tipo ebraico-cristiano, si presupponeva la nozione di un Dio autore o coautore con l'uomo del mondo e delle nazioni.
Con l' Illuminismo francese comincia a farsi strada la persuasione che l' unico soggetto della storia sia l' uomo, per cui il Dio illuminista cessa di essere l' autore o il coautore dell' universo storico.

Secondo questi filosofi la storia, nel passato, и stata vissuta per lo piщ in condizioni negative, configurandosi come un teatro irrazionale di ignoranze, superstizioni, violenze e patimenti di ogni sorta.

Questo atteggiamento iper- critico verso il passato si concretizza in un vero processo alla storia, che rappresenta uno degli aspetti piщ vistosi del programma illuministico.

Di conseguenza, per un certo verso, l' Illuminismo rappresenta una forma di pessimismo storico, in quanto nella storia vede il luogo del negativo e la sede di un processo di alienazione o di smarrimento, da parte dell' uomo, della sua essenza naturale e razionale.

La forma piщ specifica e diffusa in cui si incarna questo pessimismo storico и
l' anti- tradizionalismo che, attacca violentemente sia il principio generale di tradizione, sia i contenuti in cui esso si и concretizzato di volta in volta.

Se nei confronti del passato si tende ad assumere un atteggiamento di sfiducia e negazione, in rapporto al presente ed al futuro, esso tende ad assumere un tono fiducioso ed attivistico.
Infatti, piщ aggressiva и la critica verso il passato tanto piщ forte, nei vari autori, и
l' impegno verso il presente ed il futuro, poichй ciт che li rende " illuministi " и proprio la speranza, variamente condivisa, di poter ritrovare l' uomo al di lа della
storia, ossia la persuasione di poter edificare, sulle rovine del passato e tramite la ragione, un mondo nuovo ed a misura d' uomo.

Quest' atto di fiducia verso la storia e le sue possibilitа di riscatto, costituisce il
presupposto di fondo dell' attivismo illuministico, che si concretizza in una visione generale della storia come processo graduale di incivilmento, che da uno stato primitivo di esistenza selvaggia, attraverso una condizione intermedia di barbarie, giunge ad uno stato di civiltа effettiva ed in costante progresso.

L' attenzione per i problemi politico- giuridici costituisce un'altra caratteristica saliente dell' Illuminismo europeo.

La crisi degli ambiziosi progetti di Luigi XIV ed il premere di forze sempre piщ avverse all' assolutismo regio, incarnate soprattutto dalla borghesia, avevano cominciato a produrre un interesse generalizzato per la problematica politica e la filosofia sociale.

Tant' и vero che nella prima metа del XVIII secolo si assiste ad un' autentica esplosione della pubblicistica storica e filosofico-politica, che innesca un dibattito, di cui gli illuministi sono i principali promotori, destinato a farsi sempre piщ " rovente " ed a porsi dapprima come piattaforma teorica del " dispotismo illuminato " e della ventata di riforme che caratterizza taluni paesi europei, ed a configurarsi in seguito come la preparazione ideologica della Rivoluzione francese.
Il legame fra Illuminismo e politica costituisce dunque un fatto storico verificabile.
E' vero che non si concretizza in un programma politico organico, nutrendosi spesso di discorsi teorici e ottenendo, almeno con il dispotismo illuminato, frutti abbastanza modesti.

Ma persistere nell' attribuire questo scarto fra teoria e realizzazione pratica
all' " astrattezza " della ragione illuministica dimenticando gli impedimenti dovuti alle circostanze effettive in cui si trova ad operare, significa di accontentarsi di formule ormai logore.

Inoltre и bene tener presente che sono proprio certe " idee generali " dell' Illuminismo che a lungo andare hanno prodotto, con la Rivoluzione americana e francese, ed anche oltre, i frutti piщ decisivi per il mondo moderno.

La dottrina della ragione come insieme di strumenti concettuali operativi ed il conseguente impegno di tradurre il pensiero in azione fondano l' essenziale "politicitа" dell' Illuminismo, che risulta costantemente teso a legare la speculazione filosofica al raggiungimento di obiettivi pratici, di portata sociale.
Lo sdegno verso il passato si traduce quindi in un impegno riformatore verso il presente.

Innanzitutto, alla pratica millenaria della politica come arte di offesa e di difesa e come tecnica di dominio, gli illuministi contrappongono l' idea, giа di per sи rivoluzionaria, di una politica a servizio dell' uomo e dei suoi diritti naturali di base.

Ciт che caratterizza inequivocabilmente la proclamazione dei diritti dell' uomo rispetto alle dottrine precedenti и da un lato, una particolare interpretazione di tali diritti, e, dall' altro, la loro utilizzazione ai fini della critica politica, accompagnata dal correlativo sforzo di renderli operanti nella realtа.

Fra i diritti piщ difesi da questi filosofi c' и la felicitа che viene intesa come quella situazione in cui gli uomini soddisfano, in pace tra di loro, i propri bisogni materiali e spirituali.

Come avevamo precedentemente detto, si sviluppano " vari illuminismi "; tra i quali troviamo quello francese.
I suoi maggiori esponenti sono: Montesquieu, Diderot, Rosseau e Voltaire.

Di Montesquieu ricordiamo tre opere: le " Lettere Persiane " , le "Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza " e lo " Spirito delle leggi " , che и la sua opera principale.

Nelle " Lettere Persiane " Montesquieu fa la satira della civiltа occidentale del tempo, mostrandone l' incongruenza e la superficialitа, combattendo l'assolutismo religioso e politico.

Nell' opera sulla grandezza e decadenza dei romani, ne riconosce le cause della grandezza nell' amore della libertа, della patria e del lavoro.
Mentre le cause della loro decadenza nell' eccessivo ingrandimento dello stato, nelle guerre lontane, nella corruzione dovuta all' introduzione del lusso asiatico e nella perdita della libertа sotto l' impero.

Invece, nello " Spirito delle leggi " affronta il problema della storia; partendo dal presupposto che sotto la diversitа degli eventi essa ha un ordine che si manifesta in leggi costanti.
Definisce la legge come il rapporto necessario che deriva dalla natura delle cose, ogni essere ha la sua legge e per cui anche l' uomo.

Diderot fu, come Voltaire, uno spirito universale.

Filosofo, poeta, romanziere, matematico, critico d' arte, egli riassume nella sua opera l' esigenza di quel rinnovamento radicale di tutti i campi della cultura e della vita che и proprio dell' Illuminismo.

Lavorт per l' Enciclopedia che lo occupт per vent' anni, essa и il massimo strumento di diffusione delle dottrine illuministiche.

Come sue opere filosofiche ricordiamo: i " Pensieri sull' interpretazione della natura ", le " Conversazioni tra D' Alembert e Diderot " ed " Il sogno di D' Alembert ".

Si puт dire che le dottrine di Diderot illustrano i temi fondamentali di questo movimento: e in primo luogo la fede nella ragione e l' esercizio del dubbio piщ radicale.

La ragione и la sola guida dell' uomo e ad essa appartiene anche il giudizio sui dati dei sensi e sui fatti.

Voltaire, nato a Parigi ma trasferitosi in Inghilterra negli anni 1727-29, scrisse nel 1734 le " Lettere sugli inglesi o Lettere filosofiche " dove illustra vari aspetti di questa cultura, insistendo particolarmente sui temi che furono propri della sua attivitа filosofica.
In questo libro inoltre esalta la filosofia inglese di Bacone, Locke e Newton.

Nello stesso anno esce anche il " Trattato di metafisica " che non fa altro che difendere i temi filosofici giа presenti nelle " Lettere sugli inglesi ".

Oltre che a scrivere opere di filosofia e fisica, Voltaire scrisse poemi, tragedie, romanzi ed opere di storia.

Tra le opere di filosofia e fisica, oltre a quelle giа citate, sono importanti: il
" Dizionario filosofico portatile " che, nelle successive edizioni divenne una specie di enciclopedia a volumi ed " Il filosofo ignorante " che и il suo ultimo scritto filosofico.

Di Rosseau possiamo dire che occupa un posto a parte in questo movimento.

L' Illuminismo non aveva fatto della ragione la sola realtа umana; aveva riconosciuto i limiti di essa nonchи la forza ed il valore dei bisogni, degli istinti e delle passioni.

Aveva comunque posto nella ragione la vera natura dell'uomo.
Rosseau sembra infrangere su questo punto l' idea illuministica.
La natura umana non и ragione; и istinto, sentimento, impulso e spontaneitа.
La ragione stessa devia e si travia se non assume come guida l' istinto naturale.

L' Illuminismo vuol portare l' istinto alla ragione, Rosseau la ragione all' istinto, ma il risultato finale sarа sempre lo stesso.

I suoi maggiori scritti sono: il " Discorso sulle scienze e le arti " , la " Nuova Elosia ", il " Contratto sociale " , l' " Emilio " ed i " Sogni di un viandante solitario ".

Nell' opera di Rosseau l' entusiasmo e l' oratoria prevalgono sul ragionamento e sulla dimostrazione.

Da un lato si fa banditore di un individualismo radicale per il quale l' uomo non puт nи deve riconoscere altra guida che il suo sentimento interiore.
Dall' altro bandisce un comunitarismo radicale per il quale l' individuo и interamente sottoposto alla volontа generale del corpo politico.

Dopo aver analizzato i filosofi illuministi francesi, dobbiamo ricordare che questa corrente culturale si sviluppт anche in altri paesi come in Germania.

Il quadro storico dell' Illuminismo tedesco и assai diverso da quello francese e ne rende comprensibili talune tendenze di fondo.

Sul piano politico, l' assenza di una monarchia accentratrice, la frantumazione del paese in un mosaico di Stati, la permanenza di un' economia sostanzialmente agricola e feudale, avevano permesso alla nobiltа di mantenere ben saldo il potere, costringendo la borghesia a mantenersi su posizioni riformistiche moderate, che avevano trovato nel " dispotismo filosofico " di Federico II la loro espressione.

Sul piano culturale, la Germania in preda a sanguinose lotte di religione fra cattolici e protestanti, era rimasta pressochи ai margini del grande movimento filosofico-scientifico che aveva attraversato le altre nazioni.

Questi dati di base spiegano da un lato la minor politicitа e radicalitа dell' Illuminismo tedesco rispetto ai modelli esteri, e, dall' altro lato, l' indirizzo razionalistico, sistematico ed accademico delle sue principali figure, impegnate a fondere in sintesi organica la tradizione scolastica.

Nella seconda metа del secolo abbiamo l' affermazione di un Illuminismo a sfondo religioso, in cui operano giа taluni germi della sucessiva cultura romantica.

Per quanto riguarda la tecnica filosofica, l' Illuminismo tedesco deve la sua originalitа, rispetto a quello francese, nella forma logica in cui temi e problemi sono presentati e fatti valere.

L' idea di una ragione che abbia il diritto di investire con i suoi dubbi l' intero mondo della realtа, si trasforma nell' Illuminismo tedesco in un metodo di analisi razionale che avanza dimostrando la legittimitа di ogni passo, cioи la possibilitа intrinseca dei concetti di cui si avvale ed il loro fondamento.

E' questo il metodo della fondazione che doveva rimanere caratteristica della filosofia tedesca posteriore e che celebrт il suo grande trionfo nell' opera di Immanuel Kant.
Tra i filosofi tedeschi troviamo, oltre a Kant, Wolff, Lambert, Baumgarten e Lessing.
Possiamo affermare che questi ultimi quattro filosofi influenzarono in parte la filosofia kantiana.

Wolff influenzт Kant soprattutto per quanto riguarda il dominio del linguaggio
filosofico.

Si puт dire che questo filosofo pone dei limiti al linguaggio filosofico ed и proprio all'interno di questi limiti che si muoverа il pensiero di Kant.

Kant, ad esempio, per il termine trascendentale aveva davanti a sи non soltanto il concetto della tradizione ontologica scolastica, ma anche quello della tradizione teoretico-scientifica della cosmologia trascendentale di Wolff, e che quest'ultima tradizione, non la prima, ha esercitato un' influenza determinante sul peculiare concetto kantiano di trascendentale.

Con il suo concetto di cosmologia generalis, Wolff, aveva infatti operato l' im- portante trasposizione del termine trascendentale dal campo dell' ontologia a quello della cosmologia razionale.

Pertanto, per l' esplicita adozione del termine, Kant mirт a questo nuovo uso linguistico piuttosto che al rinnovamento dell' antica dottrina scolastica.

Nella cosmologia wolffiana Kant trovт " giа delineati momenti importanti che concorrono a determinare il (suo) concetto critico di trascendentale, soprattutto il carattere dell' universalitа dell' a priori ".

Kant nell' Introduzione della prima edizione della " Critica della ragion pura " dа la sua prima formulazione del concetto di trascendentale.
" Io chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non tanto di oggetti, ma dei nostri concetti a priori di oggetti in generale.
Un sistema di tali concetti si chiamerebbe filosofia trascendentale ".
Possiamo notare che questo termine, come tanti altri " inventati "da Wolff, sono presenti piщ volte nei testi scritti da Kant.

Ancora secondo Wolff, le regole del metodo filosofico devono essere uguali a quelle del metodo matematico.
Infatti, dice che non bisogna far uso di termini che non sono stati chiariti da un'accurata definizione e nelle proposizioni, inoltre, bisogna determinare con pari cura il soggetto ed il predicato.

Wolff nella logica afferma che, in conformitа del principio di contraddizione, i concetti possono essere utilizzati solo nei limiti di ciт che contengono, e che, i giudizi sono veri in quanto danno l' analisi dei loro soggetti.

Questo filosofo tuttavia non esclude l' esperienza, che nelle scienze naturali deve unirsi al ragionamento ed anche nelle scienze razionali puт essere utilizzata per formare le definizioni empiriche delle cose.
Su tali definizioni si possono tuttavia fondare soltanto dimostrazioni probabili, non necessarie.
Accanto alle proposizioni necessarie, il cui contrario и impossibile, Wolff pone le proposizioni contingenti, la cui negazione non include contraddizione.

Parte di questi concetti li ritroviamo in Kant, nella " Critica della ragion pura ".

Kant, infatti, и convinto che la conoscenza umana e in particolare la scienza offra il tipico esempio di principi assoluti, ossia di veritа universali e necessarie che valgono sempre allo stesso modo.
Kant analizza i fondamenti del sapere usando comunque un metodo filosofico uguale a quello matematico.

Un anticipatore di Kant per quanto riguarda le tematiche и Lambert, questo anche perchи i due filosofi intrattennero un' importante corrispondenza.

Lambert, nella sua opera " Nuovo organo ", studia gli elementi semplici della conoscenza, le relazioni delle espressioni linguistiche al pensiero, le leggi formali del pensiero e le sorgenti degli errori.

Questo filosofo ha lo stesso scopo di Kant, quello di raggiungere i concetti piщ semplici.
Questi vengono conosciuti solo tramite l'esperienza, ma sono indipendenti da essa, in questo senso sono a priori.

Perт per spiegare questi concetti questo filosofo prende una strada totalmente diversa da quella kantiana.

Kant esprime questi concetti nella parte iniziale della " Critica della ragion pura",
tutta la sua opera si svolgerа intorno ad essi.

Parte con l' analizzare le proposizioni, che lui chiama giudizi sintetici a priori.

Giudizi, poichи consistono nell' aggiungere un predicato ad un soggetto; sintetici, perchи il predicato dice qualcosa di nuovo e di piщ rispetto ad esso; a priori, perchи essendo universali e necessari non possono derivare dall' esperienza.

Dal punto di vista kantiano i giudizi fondamentali della scienza non sono quindi nи i giudizi analitici a priori, nи quelli sintetici a posteriori.

I primi sono giudizi che vengono enunciati a priori, in essi, il predicato non fa che esplicare quanto и giа contenuto implicitamente nel soggetto.
Per cui tali giudizi, pur essendo universali e necessari, sono infecondi perchи non ampliano il nostro patrimonio conoscitivo.

I secondi, sono giudizi il cui predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, aggiungendosi a quest' ultimo in virtщ dell' esperienza, ovvero a posteriori.
Questi giudizi pur essendo fecondi, sono privi di universalitа e necessitа perchи poggiano esclusivamente sull' esperienza.

Kant ha fatto un passo in piщ rispetto a Lambert, infatti , dice che le proposizioni, pur essendo formulate in virtщ dell'esperienza, presuppongono alla propria base un giudizio sintetico a priori.

Questi giudizi rappresentano la spina dorsale della scienza.

Questi giudizi sintetici a priori derivano dalla sintesi di materia e forma.

La materia dipende dall' esperienza, mentre per forma si intende l' insieme delle modalitа fisse attraverso le quali la mente ordina le impressioni.

E' proprio questa nuova impostazione del problema della conoscienza che implica importanti conseguenze, infatti comporta la cosiddetta "rivoluzione copernicana " di Kant.

Questo filosofo ha ribaltato il modo di vedere la realtа, infatti prima si dava importanza all' oggetto e non al soggetto.

Invece Kant ci dice che noi possiamo conoscere il fenomeno cioи ciт che noi vediamo e, non il noumeno che и l' essenza in sи dell' oggetto.

Filosofi come Baumgarten e Lessing influenzarono in minor modo la produzione filosofica kantiana.

Kant e Baumgarten non hanno moltissime cose in comune , anzi, si puт dire che essi si muovono su due piani distinti, perт entrambi hanno la finalitа, o meglio
l' ossessione di fondare la metafisica come scienza.

Infatti lo scopo della "Critica della ragion pura " и proprio questo; anche se Kant arriverа alla fine dicendo di aver scoperto soltanto il " come" funziona la ragione, senza esserne arrivato a capirne il perchи.

Si puт dire invece, che Lessing fu colui che diede a Kant quell' imput per passare dallo scrivere la " Critica della ragion pura " alla " Critica della ragion pratica".

Infatti secondo Kant la ragione non serve solo a dirigere la conoscenza, ma anche
l' azione.

Accanto alla ragione teoretica abbiamo quindi la ragione pratica.
Kant distingue una ragion pura pratica ed una ragion empirica pratica.
Quella che si occupa della moralitа и la ragion pura pratica.

Kant in quest' opera analizza quelle azioni dipendenti dall' esperienza e perciт non legittime dal punto di vista morale.

Analizzando queste azioni si propone di stabilire non solo che la ragion pura puт essere pratica, ma che и pratica in modo incondizionato.

Il motivo che sta alla base della " Critica della ragion pratica " и la persuasione che esista, scolpita nell' uomo, una legge morale a priori valida per tutti e per sempre.

Kant oltre a queste due critiche ne scrisse anche un altra ; la " Critica del giudizio " che, con le altre due formano gli scritti piщ importanti di questo filosofo.

Nella " Critica del Giudizio ", Kant studia il sentimento cosм come nella " Critica della ragion pura " aveva analizzato la conoscenza e nella " Critica della ragion pratica " la morale.

Procedendo oltre la bipartizione tradizionale delle facoltа, fa del sentimento una " terza facoltа " ed un campo di attivitа autonoma.
Il " sentimento " di cui egli parla, va perт tecnicamente inteso come la peculiare facoltа, mediante cui l' uomo fa esperienza di quella finalitа del reale che la prima Critica escludeva sul piano fenomenico e la seconda postulava a livello noumenico.

Ciт non significa tuttavia, come talora si и interpretato, che la " Critica della ragion pura " rappresenti la tesi, la " Critica della ragion pratica " l' antitesi e la " Critica del Giudizio " la sintesi, quasi come quest' ultima fosse un superamento del dissidio fra le due opere precedenti.
Infatti, sebbene il sentimento tenda a figurarsi il mondo fisico in termini di finalitа e di libertа, esso rappresenta soltanto, secondo Kant, un'esigenza umana, che, come tale, non ha un valore di tipo conoscitivo o teoretico.

In altri termini, il sentimento " permette, nel soggetto, l' incontro tra i due mondi.
L' incontro, non la conciliazione: la conciliazione infatti implicherebbe l' ogettivitа del medio che concilia, mentre questo и un accordo che vale solo soggettivamente " ( S. Givone ).
Per Kant i giudizi sentimentali costituiscono il campo dei giudizi riflettenti, in contrapposizione al campo dei giudizi determinanti.
Questi ultimi sono i giudizi conoscitivi e scientifici studiati nella " Critica della ragion pura ", cioи quei giudizi che " determinano " gli oggetti fenomenici mediante forme a priori universali.
I giudizi riflettenti sono invece i giudizi sentimentali, che si limitano a " riflettere " su di una natura giа costituita mediante i giudizi determinanti ed apprenderla attraverso le nostre esigenze universali di finalitа e di armonia.

Kant, nel suo linguaggio tecnico, afferma che se nel primo caso l' universale o il concetto и " giа dato " dalle forme a priori, che incapsulano immediatamente il particolare, nel secondo caso l' universale che, in questo caso si identifica con il principio della finalitа della natura, va " cercato " partendo dal particolare.
Tuttavia, mentre i giudizi determinanti sono ogettivi e scientificamente validi, almeno per quanto concerne il fenomeno, i giudizi riflettenti esprimono piщ che altro un
" bisogno ", che и tipico di quell' essere finito che и l' uomo.

La " Critica del Giudizio " si configura dunque come un' analisi dei giudizi riflettenti, per cui la parola " giudizio ", che compare nel titolo, assume il significato filosofico specifico di organo dei giudizi riflettenti, ossia di una facoltа che Kant ritiene intermedia fra l' intelletto e la ragione, fra la conoscenza e la morale.

I due tipi fondamentali di giudizio riflettente sono quello estetico, che verte sulla bellezza, e quello teologico, che riguarda il discorso sugli scopi della natura.
Entrambi sono giudizi sentimentali puri, cioи derivanti a priori dalla nostra mente,
anche se si distinguono fra di loro per il diverso rimando al finalismo.
Infatti, mentre nel giudizio estetico noi viviamo immediatamente o intuitivamente la finalitа della natura, nel giudizio teologico noi pensiamo concettualmente tale finalitа mediante la nozione di scopo.
Nel primo caso, la finalitа esprime quindi un " venir incontro " dell' oggetto alle aspettative estetiche del soggetto, quasi che la natura fosse bella " apposta " per noi, mentre nel secondo caso essa esprime un carattere proprio dell' oggetto.

Per sottolineare tale diversita Kant parla, nel primo caso, di finalitа "soggettiva " o
" formale " e, nel secondo caso, di finalitа " ogettiva " o " reale ".
La terminologia del filosofo non deve perт trarre in inganno: infatti anche il giudizio teologico esprime semplicemente, come si и giа detto, un' esigenza umana, ossia un bisogno soggettivo della nostra mente di rappresentarsi in modo finalistico l' ordine delle cose.

Nella " Critica del Giudizio" il termine estetica assume nuovamente il significato di
" dottrina dell' arte e della bellezza ".
Dopo aver premesso che bello non и ciт che comunque piace, ma ciт che piace nel giudizio di gusto, Kant si propone di chiarire la natura specifica del giudizio estetico.
Dividendo quest' ultimo secondo la tavola delle categorie , Kant offre ben quattro definizioni della bellezza :

a) Secondo la qualitа il bello и l' oggetto di un piacere " senza alcun interesse " (C. G.
§§ 1-5 ).
Infatti i giudizi estetici sono caratterizzati dall' essere contemplativi e disinteressati, poichи non si curano dell' esistenza o del possesso degli oggetti , ma solo della loro immagine o rappresentazione.
Tutto questo significa che per Kant una cosa и bella perchи и bella, non perchи obbedisca ad interessi esterni di ordine biologico, morale, utilitaristici, ecc.

b) Secondo la quantitа il bello и " ciт che piace universalmente, senza concetto " ( C.
G. §§ 6-9 ).
Infatti, per Kant, il giudizio estetico si presenta, da un lato, con una tipica pretesa di universalitа, dall' altro lato, che il bello sia sottomesso a qualche concetto o esprima un piacere indipendente da una conoscenza.
Per cui, il giudizio di gusto risulta qualcosa di sentimentale e di extralogico, in quanto le cose che diciamo belle sono tali perchи vissute spontaneamente come belle e non perchи giudicate tali attraverso un ragionamento o una serie di concetti.

c) Secondo la relazione, la bellezza и " la forma della finalitа di un oggetto, in quanto questa vi и percepita senza la rappresentazione di uno scopo " ( C. G. §§ 10-17 ).
Kant intende dire che l' armonia degli oggetti belli, pur esprimendo un formale accordo delle parti fra di loro, e quindi una certa finalitа, non soggiace ad uno scopo determinato, concettualmente esprimibile.
Detto altrimenti : la bellezza и un libero e vissuto gioco di armonie formali che non rimanda a concetti precisi e non risulta imprigionabile in schemi conoscitivi.

d) Secondo la modalitа il bello и " ciт che, senza concetto, и riconosciuto come oggetto di un piacere necessario " ( C. G. §§ 18-22 ).
Questa formula и un' altro modo per ribadire che il giudizio estetico si presenta come qualcosa su cui tutti debbono essere d' accordo, sebbene non si possa esprimere tale consonanza mediante concetti o regole logiche, ossia tramite giudizi scientifici come quelli determinanti, in quanto il bello и qualcosa che ognuno percepisce intuitivamente, ma che nessuno riesce a " spiegare " intellettualmente.

Come si и visto, i caratteri specifici del giudizio estetico sono il disinteresse e la pretesa dell' universalitа.
Kant quando difende l' universalitа del giudizio estetico intende che esso, non solo presenta il carattere della comunicabilitа possibile, ma che nel giudizio estetico la bellezza и vissuta come qualcosa che deve venir considerata da tutti.

Nel paragrafo 22 della " Critica del Giudizio " Kant scrive ad esempio : " In tutti i giudizi coi quali dichiariamo bella una cosa, noi non permettiamo a nessuno di essere di altro parere, senza fondare tuttavia il nostro giudizio sopra concetti, ma soltanto sul nostro sentimento ".
Analogamente, nel paragrafo 19, egli puntualizza : " Il giudizio di gusto esige il consenso di tutti; e chi dichiara bella una cosa, pretende che ognuno dia
l' approvazione all' oggetto in questione e debba dichiararlo bello allo stesso modo ".
Ora, per comprendere adeguatamente questa tesi di Kant, risulta indispensabile tener presente almeno due ordini di considerazioni:

1) Kant distingue nettamente fra il campo del piacevole, che и " ciт che piace ai sensi nella sensazione ", ed il campo del piacere estetico, che и il sentimento provocato
dall' immagine della cosa che diciamo bella.
Il piacevole, chiarisce Kant, dа luogo ai " giudizi estetici empirici ", scaturienti dalle attrattive delle cose sui sensi e legati alle inclinazioni individuali, e perciт privi di universalitа.
Il piacere estetico invece и qualcosa di " puro ", che si concretizza nei " giudizi estetici puri ", scaturienti dalla sola contemplazione della " forma " di un oggetto.
Solo giudizi di questo tipo hanno la pretesa dell' universalitа, in quanto non sono soggetti a condizionamenti di vario tipo.

2) Kant distingue anche fra bellezza " libera ", che viene appresa senza alcun concetto e bellezza " aderente ", che implica il riferimento ad un determinato modello o concetto della perfezione dell' oggetto che viene definito bello.
Ovviamente, soltanto i primi sono giudizi estetici puri, e perciт universali, perchи i secondi sono complicati da considerazioni intellettuali o pratiche, che possono variare attraverso i tempi e la civiltа.

Appurata l' universalitа del giudizio estetico, Kant si trovava di fronte, per usare le sue stesse parole, al problema della " deduzione " dei giudizi estetici puri, cioи alla
"legittimazione della pretesa dei giudizi di gusto alla validitа universale ".
Egli risolve questo problema-chiave della sua estetica sulla base della teoria della comune struttura della mente umana.
Kant afferma che il Giudizio estetico nasce da un " libero gioco ", cioи da uno spontaneo rapporto, dell' immaginazione o della fantasia con l' intelletto, in virtщ del quale l' immagine della cosa appare rispondente alle esigenze dell' intelletto, generando un senso di armonia .
E poichи tale meccanismo risulta identico in tutti gli uomini, resta spiegato il fenomeno dell' universalitа estetica e giustificata la presenza di un " senso comune " del gusto.

Fondando il giudizio di gusto e la sua universalitа sulla mente umana, Kant и dunque pervenuto ad una vera e propria rivoluzione copernicana estetica, incentrata sulla tesi secondo cui il bello non и una proprietа ogettiva od ontologica delle cose, ma un frutto di un incontro del nostro spirito con esse, cioи qualcosa che nasce solo per la mente ed in rapporto alla mente.

E proprio per sottolineare come la bellezza esista solo in virtщ del soggetto, Kant afferma significativamente che essa non и un " favore " che la natura fa a noi, bensм
un " favore " che noi facciamo ad essa, innalzandola al livello della nostra umanitа.
E aggiunge inoltre che se la bellezza risiedesse negli oggetti, e quindi nell' esperienza, essa perderebbe la propria universalitа e non sarebbe piщ qualcosa di libero, perchи verrebbe imposto a noi dalla natura.

In conclusione, il nocciolo e il messaggio del discorso kantiano risiede nella tesi secondo cui ogni piacere che un' immagine puт provocare in noi ha un valore estetico, ma solo quel piacere che non и legato a pure attrattive fisiche, nи ad interessi pratici, nи a valutazioni morali e conoscitive degli oggetti e che quindi и disinteressato, comunicabile a tutti e non dipendente da mutevoli stati d' animo dell' individuo.

Dopo aver trattato del " bello ", Kant passa all' analisi del " sublime ", che era stato oggetto di particolare attenzione da parte del pensiero settecentesco.
Kant distingue due tipi di sublime: quello " matematico " e quello " dinamico ".

Il sublime matematico nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande.
Kant porta come esempi gli alberi, le montagne, il diametro terrestre ecc.
Ora, di fronte a tutte queste cose, nasce in noi uno stato d' animo ambivalente.
Da un lato proviamo un dispiacere, perchи la nostra immaginazione non riesce ad abbracciare le incommensurabili grandezze, dall' altro proviamo un piacere, perchи la nostra ragione и portata ad elevarsi all' idea dell' infinito, in rapporto a cui le stesse immensitа del creato appaiono piccole.
Prendendo coscienza del fatto che il vero sublime non risiede tanto nella realtа che ci stа di fronte, quanto in noi medesimi, convertiamo l' iniziale stima per l' oggetto in una finale stima per il soggetto, ossia per quell' ente sovrasensibilmente qualificato che noi stessi siamo.

Il sublime dinamico nasce in presenza di strapotenti forze naturali.
Anche in queste situazioni, inizialmente avvertiamo un senso della nostra piccolezza materiale nei confronti della natura.
In seguito avvertiamo invece un vivo sentimento della nostra grandezza ideale, dovuta alla dignitа di esseri umani pensanti, portatori delle idee della ragione e della legge morale.
Per cui, da depressiva, l' emozione del sublime dinamico diviene esaltativa e
l' angoscia trapassa in entusiasmo.

Come si puт notare, le due forme del sublime risultano caratterizzate dalla stessa dialettica di dispiacere- piacere, impotenza- potenza, poichи capovolgendo
un' esperienza che, in virtщ dell' immaginazione, ci fа sentire piccoli di fronte al grande, in un'altra esperienza che, in virtщ della ragione e delle sue idee di infinito e di dignitа morale, ci fa sentire piщ grandi del grande stesso, ci rende consapevoli della sublimitа del nostro essere stesso.
Il sublime si differenzia quindi dal bello poichи diversamente da quest' ultimo, nasce dalla rappresentazione dell' informe e si nutre del contrasto tra immaginazione sensibile e ragione, provocando fremito e commozione.
Tutt' e due sono perт accomunati dal presupporre, come loro condizione, il soggetto o
la mente, che si configura dunque come il trascendentale dell' esperienza estetica, cioи come la sua possibilitа ed il suo fondamento.

Il " bello " di cui Kant ha parlato fin quм и sostanzialmente il " bello di natura ".
Distinto da quest' ultimo и il " bello artistico ", che risponde alla medesima definizione di bellezza giа data e che presenta una strutturale affinitа con il precedente in quanto la natura и bella quando ha l' apparenza dell' arte e l' arte и bella quando ha
l'apparenza o la spontaneitа della natura.
La spontaneitа " dell' arte bella " proviene dal " genio ".
Infatti, se per giudicare degli oggetti belli и necessario il gusto, per produrre tali oggetti и indispensabile il genio, il quale rappresenta il tramite con cui la natura inerviene sull' arte: " Il genio и il talento ( dono naturale ), che dа la regola all' arte.
Poichи il talento, come facoltа produttrice innata dell' artista, appartiene anche alla natura, ci si potrebbe esprimere anche cosм: il genio и la disposizione innata dell' animo per mezzo cella quale la natura dа la regola dell' arte " ( C. G. § 46 ).

Il genio ha prerogative proprie, che Kant individua:
a) nell' originalitа o creativitа;
b) nella capacitа di produrre opere che fungono da modelli o esemplari per altri;
c) nell' impossibilitа di mostrare scientificamente come compie la sua produzione.

Il genio, in quanto tale, и inimitabile ed esiste solo nel settore delle arti belle.
In altri termini, per Kant, che apre le porte alla celebrazione romantica del genio, nella scienza vi sono senz' altro ingegni, ma non, propriamente, dei geni.

Come si и giа accennato, la finalitа del reale, oltre che essere appresa immediatamente nel giudizio estetico, puт anche essere pensata mediatamente nel giudizio tologico, in virtщ del concetto di " fine ".
Secondo Kant l'unica visione scientifica del mondo и quella meccanicistica, basata sulla categoria di causa-effetto e sui giudizi determinanti.
Egli afferma tuttavia che nella nostra mente vi и una tendenza irresistibile a pensare finalisticamente, cioи a scorgere nella natura l' esistenza di cause finali, sia intrinseche che estrinseche.
Tanto piщ che se ci trasportiamo in sede etica, avvertiamo l' interiore esigenza di credere che la natura, in virtщ della sapienza ordinatrice di un Dio, sia organizzata in modo tale da rendere possibile la libertа e la moralitа, e sia tutta quanta finalisticamene
" predisposta " alla nostra specie, poichи " senza l' uomo ", cioи senza un essere ragionevole, " la creazione sarebbe un semplice deserto " ( C. G. § 86 ).

Tuttavia, ben consapevole del fatto che in filosofia non и lecito trasformare dei bisogni in realtа, Kant ribadisce che il giudizio teologico, con tutto ciт che esso implica ( Dio ), и pur sempre privo di valore teoretico o dimostrativo, in quanto il suo assunto di partenza, la finalitа, non и un dato verificabile, ma soltanto un nostro modo di vedere il reale.

In conclusione, anche per evitare " l'antinomia del Giudizio teologico ", и opportuno considerare il finalismo come una sorta di promemoria critico che da un lato ci ricorda i limiti della visuale meccanicistica, e dall' altro ci rammenta l' intrascendibilitа
dell' orizzonte fenomenico e scientifico.
Infatti, sebbene Kant lasci intendere che il finalismo escluso nel fenomeno, possa risultare valido nella cosa in sи, si rifiuta, anche nella terza Critica, di procedere oltre la scienza ed il fenomeno.

Saranno invece i romantici, che pur muovendo da Kant, pretenderanno, andando oltre Kant, di rompere le dighe del criticismo e di far irruzione nel mondo vietato della cosa in sи, trasformando " postulati " della morale e le " esigenze " del sentimento in altrettante realtа.

Dopo aver esaminato la filosofia kantiana ci sorge spontanea una domanda: "Kant puт essere considerato l' ultimo degli illuministi o il primo dei romantici? "

La storiografia idealista, a partire dalla seconda metа dell' Ottocento, ha fatto sм che Kant, da parte di tutto un settore della critica, venisse considerato come un filosofo che, pur vivendo in etа illuministica, avrebbe spalancato le porte alla nuova cultura romantica.

Questo punto di vista, sorto con Kuno Fischer in Germania e con Bertrando Spaventa in Italia, и proseguito, presso i tedeschi, con Richard Kroner e, da noi, con Croce e Gentile, condizionando per molto tempo, soprattutto in Italia, il modo globale di rapportarsi alla filosofia kantiana.

Ad esempio, Guido de Ruggiero, noto storico della filosofia di orientamento idealista, pur scrivendo che Kant, di fatto, appare " come epilogo e come prologo, come conclusione di una fase di pensiero ed inizio di un' altro", sostiene che la parte profonda del Criticismo и senz' altro piщ prologo che epilogo, in quanto " и la sintesi a priori del Criticismo che ha preparato l' avvento dello spirito nella filosofia moderna ".

Nel dopoguerra quest' interpretazione, soprattutto per quanto concerne il nostro Paese, ha cominciato ad essere messa in crisi per opera di taluni studiosi, che si sono proposti di togliere Kant dall' annoso abbinamento con l' idealismo e di restituirlo a quella " etа dei lumi " alla quale il filosofo rivendicт per primo la sua appartenenza.

Infatti, fermo restando che il Criticismo presenta una sua originalitа, la quale fa sм che Kant non sia riducibile nи all' Illuminismo nи al Romanticismo, и indubbio che egli risulti assai piщ vicino alla " mentalitа " generale del Settecento che a quella del secolo sucessivo.

Tant' и vero che l' idea stessa di " critica " и di matrice illuministica, esattamente come illuministica и la tendenza a cercare nell' uomo e non fuori dall' uomo i fondamenti del sapere, della morale e dell' esperienza estetica.

Ciт fa sм che le stesse teorie che entusiasmeranno i romantici (ad esempio l' "io penso") potranno essere riprese dagli idealisti solo a patto di tradire il pensiero di Kant, stravolgendone i punti-chiave e facendo dell' io legislatore della natura un Soggetto creatore assoluto in funzione di cui " esiste " la realtа.

Del resto, l'abisso che separa Kant dagli idealisti и stato inequivocabilmente sottolineato da Hegel stesso, che ha sempre considerato il Criticismo come una filosofia del finito e del dover- essere ( e in questo senso ancora essenzialmente illuministica ) completamente antitetica alla propria filosofia dell' infinito e della necessitа.

Tant' и vero che quegli stessi bisogni metafisici in cui si rispecchieranno i romantici, e su cui fanno tuttora leva certi interpreti, sono soltanto delle "esigenze " (sia pure universali e necessarie, perchи radicate nella struttura a priori della ragione e del sentimento ) che Kant, con la sua criticitа illuministica, ha vietato a se stesso ed agli altri di trasformare in realtа sicure e garantite.

Per cui, quando si afferma che l' uomo di Kant и strutturalmente "aperto all' infinito " si dice qualcosa di vero solo a patto di aggiungere subito che nel kantismo l' Infinito (=Dio e l' intera dimensione del metafisico ) non и nи una certezza conoscitiva, nи qualcosa che fonda il finito, ossia che costituisce ontologicamente l' uomo, il quale, secondo il Criticismo, trova in se stesso e non in Dio o nel rapporto con Dio i principi del conoscere e dell' agire.

In sintesi, per Kant il mondo effettivo dell' uomo и il finito, e l' Infinito cui egli tende gli и presente solo nei limiti stessi del finito, ossia non come realtа incontrovertibile o destinazione necessaria, ma solo come " istanza razionale " , "postulato etico " e
" bisogno del sentimento ".

Quindi, sebbene Kant abbia potuto costituire un effettivo punto di partenza per le speculazioni romantiche ed idealistiche, и indubbio che queste ultime potranno andare oltre Kant non giа continuando coerentemente Kant, ma solo mettendo tra parentesi tutti quei " divieti " della sua filosofia, i quali denunciano chiaramente
l' appartenenza del loro autore al mondo filosofico dell' Illuminismo in cui egli visse e di cui condivise, pur con tutta la sua originalitа, la forma mentis di base.

Di conseguenza, pur collocandosi di fatto a cavallo dei due universi culturali, Kant puт essere ritenuto, di diritto, come l' ultimo degli illuministi e non come primo dei romantici.

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