I PERSONAGGI DI"AMLETO"

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Testo

Amleto

Il mistero è la principale caratteristica del carattere di Amleto e
si manifesta in primo luogo nell'ambiguità della sua pazzia.
A corte Amleto agisce e parla come un pazzo, ma svela per
ben tre volte (ad Orazio, a Rosencrantz e Guildenstern ed alla
madre) di agire in tal modo volutamente e con uno scopo
preciso.
Veniamo a sapere da Ofelia che, prima della morte del padre,
egli era un cortigiano, un soldato ed uno studente modello.
Il matrimonio incestuoso della madre con lo zio lo getta in uno
stato d'animo cupo e denso di propositi suicidi (manifestati
ripetutamente nei monologhi).
E' in questa situazione emotiva anche quando si confronta col
fantasma del padre e con la rivelazione dell'omicidio.

Il suo mandato è la vendetta, eppure nei due mesi
successivi all'incontro con il fantasma non
compie alcun gesto concreto in questa direzione,
ma si limita a turbare la corte con il suo agire
irrazionale.
Questa finta malattia mentale, anzichè
proteggere Amleto, ottiene di allarmare lo zio,
che prima cerca di scoprirne le cause poi,
preoccupato per la propria stessa vita, decide di
allontanare il nipote incaricandolo di una missione senza ritorno in Inghilterra.

Nel frattempo l'incapacità di accettare la realtà della vita o di agire per distruggerne i
mali tormenta Amleto molto più di quanto la sua bizzarra condotta non infastidisca
coloro che lo circondano.
In primo luogo si accusa di codardia, poi razionalizza la sua incapacità di agire
ritenendola un frutto dei suoi dubbi circa la vera natura del fantasma (forse diabolica).
E infine quando, grazie allo stratagemma della rappresentazione teatrale, riesce a
smascherare lo zio, è colto da una momentanea, insana felicità ma continua a
meditare il suicidio ed a motteggiare crudelmente Ofelia.

La sua prima, vera reazione avviene durante il dialogo con la madre e sembra che
misteriosamente la direzione della sua rabbia sia sempre distorta più verso la regina
che verso il re, anche ora che la colpevolezza di quest'ultimo è certa.
Questa insistenza sulle colpe materne, insieme a certe allusioni che tornano
ricorrenti nei discorsi con Ofelia relativamente alla "falsità" e alla "fragilità" femminili,
hanno spinto alcuni commentatori ad interpretare il personaggio di Amleto in chiave
freudiana. Comunque sia, è solo dopo la riconciliazione con Gertrude che la realtà
comincia ad apparirgli diversa e che può compiere il suo mandato.

Polonio
La principale caratteristica di Polonio è l'autoadulazione e l'autocompiacimento.
Trattiene la partenza del figlio per Parigi con una sequela
di insegnamenti moraleggianti che non hanno nulla a che
vedere con la sua pratica di vita.
E' vecchio e così orgoglioso della sua superficiale
saggezza che quando viene a sapere della relazione fra
Amleto ed Ofelia decide immediatamente che le
intenzioni di Amleto debbano essere disoneste.
E' maestro nell'arte del sotterfugio e dello spionaggio.
Arriva al punto di dare una lezione su questi nobili metodi
al servo Reinaldo, che manda a Parigi per spiare il figlio
Laerte.

Orazio

A differenza di Laerte, che torna da Parigi per assistere all'incoronazione del nuovo
re, e di Rosencrantz e Guildenstern, che sono stati chiamati,
Orazio è venuto in Danimarca da Wittenberg per i funerali del
padre di Amleto ed è rimasto per confortare l'amico.
Quando Amleto incontra il fantasma, Orazio cerca di calmarlo, e
nei due mesi successivi conquista l'affetto del principe con il suo
comportamento misurato, la sua integrità ed il suo riserbo.
Amleto parla di lui come di una persona in cui "passione e
giudizio sono ben commisti" ed è a lui che si rivolge quando fa
ritono in Danimarca dopo l'avventuroso viaggio in Inghilterra.

Quando, al cimitero, Amleto si lascia andare a tristi riflessioni
sulla morte, è di nuovo Orazio che tempera la sua eccessiva
sensibilità col dire "'Twere to consider too curiously, to consider
so".
Orazio tenta di dissuadere Amleto dal duello con Laerte ed alla fine vorrebbe seguire
la stessa sorte del principe bevendo dalla coppa avvelenata.
Con la sua capacità di accettare serenamente gli eventi, deve sopravvivere ad Amleto
per esercitare la sua positiva influenza sul ricostituirsi dello stato.

Ofelia

Ofelia è figlia di Polonio e sorella di Laerte.
Come figlia del lord Ciambellano, Ofelia ha
dovuto convivere da sempre con la sua mentalità
retriva e con la sua visione negativa del genere
umano.
Tuttavia è ancora capace, forse grazie alla sua
innocenza, di destare l'amore di Amleto.
E' di carattere debole e facilmente è manipolata
dai familiari. Così, nonostante le lettere d'amore
di Amleto l'abbiano realmente commossa, crede
al fratello, che descrive l'amore di Amleto come
ingannevole e presta ascolto ai facili moralismi
di Polonio.
Ormai confusa, si presta ad agire da esca per
coloro che intendono spiare Amleto.

Suggestionato dalle parole del fantasma e disgustato dal comportamento della
madre, Amleto è deluso dal genere femminile e la rifiuta.
E'allora che Ofelia capisce la forza del suo affetto per Amleto, ma è troppo tardi.
Prima il rifiuto dell'amante, poi la morte del padre,
spezzano le sue esili forze e la ragazza
impazzisce. Si aggira pronunciando frasi
incoerenti e cantando stralci di vecchie canzoni.
Quasi per caso, appendendo una ghirlanda al
ramo di un albero sospeso sul fiume, Ofelia cade
in acqua ed annega.

Laerte

Laerte, figlio di Polonio e fratello di Ofelia, è un giovane la cui buona indole è stata
distorta dalla preoccupazione per le apparenze, tipica del padre.
Dopo una breve comparsa a corte per l'incoronazione di re Claudio, sul punto di
tornare a Parigi, tiene alla sorella un lungo discorso sull'importanza di proteggere la
castità della sorella da Amleto.
A questo consiglio Ofelia, probabilmente a conoscenza dei modi di agire del fratello,
replica che egli non dovrebbe insegnarle l'austerità di costumi senza praticarla egli
stesso.
Quello relativo alla severità di costumi di Laerte è un sospetto che viene rafforzato
quando il padre ordina al servo Reinaldo di spiarlo. Evidentemente Laerte predica una
morale che non mette in pratica e, proprio come il padre, è convinto che esistano per
i due sessi due pesi e due misure.
Quando viene a sapere delle oscure circostanze della morte del padre, Laerte è
toccato nel suo senso dell'onore e torna in Danimarca per vendicarsi.
Riesce persino a raccogliere una folla di facinorosi per assalire il castello.
La vista della pazzia della sorella gli causa un sincero dolore, che manifesta
apertamente abbandonando la scena, eppure ciò che più lo ferisce sembra essere il
fatto che il funerale del padre sia stato anonimo ed oscuro, senza onore di rito e di
trofei.
Al contrario di Amleto, che, trovando il re inginocchiato, ha posticipato la sua
vendetta, egli ucciderebbe il principe "tagliandogli la gola in chiesa" pur di avere
soddisfazione.
Il comportamento di Amleto ai funerali di Ofelia lo conferma nei suoi propositi.
Nella conclusione del dramma è offerta a Laerte l'opportunità di desistere dalla
vendetta: Amleto gli stringe la mano e si scusa, adducendo a giustificazione la sua
pazzia.
Ma Laerte, troppo invischiato nelle regole formali dell'onore, pur accettando di cuore
la sua amicizia, rinvia la riconciliazione al momento in cui un gruppo di maestri delle
regole di corte gli possa assicurare che la sua reputazione non ne sarà intaccata.
Laerte si riscatta quando ormai tutto è perduto, offrendo e ricevendo il perdono ed
informando Amleto dei propositi di Claudio.

Gertrude

Madre di Amleto, solo un mese dopo la morte del padre ne ha sposato lo zio.
Gertrude è la donna che causa il tormento morale ed il disprezzo per la carne
nell'animo di Amleto e che allo stesso tempo trattiene Claudio dall'eliminare
brutalmente il nipote. Eppure non è un carattere eccezionale.
Bisogna a questo punto ricordare che le parti femminili nel teatro elisabettiano erano
interpretate da ragazzi e che di conseguenza l'autore tendeva a non concepire per
esse un eccessivo onere nella recitazione.
Gertrude non interpreta lunghi monologhi, ma da ciò che dice si deduce che si tratta
di una madre attenta ed amorevole, che non è stata complice dell'omicidio del marito
e che insiste nel voler vedere solo il lato positivo della vita, evitandone per quanto può
gli aspetti oscuri.
Rifiuta di incontrare Ofelia quando essa è sconvolta dalla morte del padre perchè
pensa di non poter resistere a tanto dolore e quando la ragazza muore ne descrive la
fine in modo tenero e perfino poetico.
Spirito positivo, non crede alla esistenza del fantasma del marito, che Amleto le
descrive.
Il rifiuto di Amleto di dimenticare il padre morto e di accettare il suo affrettato
matrimonio con lo zio le causa una vera infelicità, e accondiscende a tutti i piani di
Claudio e di Polonio per scoprire le ragioni della pazzia del figlio, nella ingenua
speranza di recuperare la serenità.
Quando deve fronteggiare il biasimo e la condanna del figlio in un incontro faccia a
faccia, la sua prima reazione è quella di troncare il dialogo piuttosto che ascoltare
l'elenco delle colpe che le vengono attribuite.
Alle reiterate accuse, risponde con l'orgoglio di una coscienza innocente ("What have
I done that thou dar'st wag thy tongue\ In noise so rude against me?") dimostrando
una assoluta mancanza di autocritica, poi comincia a dubitare di se stessa ed a
provare un senso di colpa che neanche l'idea di una ipersensibilità del figlio può far
svanire.
Tanto che dopo questo scambio di battute, tornata dal re, non gli rivela che Amleto le
ha detto di fingersi pazzo, senza esserlo affatto.
Solo la morte per avvelenamento può alla fine convincerla definitivamente della
colpevolezza di Claudio.

Claudio

All'inizio del dramma Claudio è un uomo che ha saputo conquistarsi ciò che
desiderava e che confida totalmente nella sua capacità di mantenerlo.
Un talento effettivo Claudio deve averlo avuto, perchè come uomo politico è riuscito ad
assicurarsi il trono scalzando il nipote, e come uomo è stato capace di suscitare
l'amore di Gertrude.
Ora che ha il trono e la regina, vuole solo la pace necessaria per goderseli e a questo
scopo il suo primo passo è quello di cercare di superare anche le resistenze del
nipote, invitandolo a restare in Danimarca a godere dei suoi favori.
Ma se Amleto mostra di essere ancora in profondo lutto dopo due mesi dalla morte
del padre, dopo quattro mesi il suo comportamento è diventato pericolosamente
provocatorio.
Il principe è l'unico ostacolo alla felicità di re Claudio, che prima manda delle spie
(Rosencrantz e Guildenstern) per tentare di svelare il segreto del suo
comportamento, poi si convince di essere in pericolo di vita e decide di mandare il
nipote in Inghilterra per farlo eliminare.
Claudio, al contrario di Amleto, è un uomo d'azione e trova delle risposte in ogni
circostanza.
Le sue iniziative sono immediate: provocato indaga, minacciato si difende,
smascherato prega, ma anche davanti al cielo riconosce di non voler cedere i benefici
acquisiti.
E' uno spirito concreto, amante dei piaceri e del bere. I suoi sensi di colpa non sono
sufficienti a dominare i suoi istinti.
Sempre fiducioso nella sua abilità di forgiare il proprio destino, il re affastella trama su
trama per preservare le sue conquiste e alla fine i suoi stessi piani lo travolgono.

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