Petrarca e Boccaccio

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Testo

OPERE MINORI PETRARCA
• Le opere minori di Petrarca sono premessa, complemento e giustificazione del Canzoniere che illuminano fornendogli supporti di vario genere, contenutistici e formali.
• Si può essere compagni di viaggio solo se si ha qualcosa in comune. Cosa lega quindi il Canzoniere e le opere minori? Sia il Canzoniere che le opere minori le possiamo chiamare percorsi dell’Io. Quindi hanno la stessa meta, sono legati dalla stessa componente lirica, intesa cioè come espressione dell’individualità (lirica/individuale VS didascalia/universale).
• Alcune di queste opere lo hanno accompagnato per molti anni.
• Le opere minori di Petrarca sono tantissime. Come mai? Argomenti estremamente diversi. Che tipo di filosofia (strutturazione del proprio modo di vedere e rapportarsi col mondo) c’è dietro? Il rapporto fra Petrarca e il mondo esterno è filtrato da una filosofia che abbandona la metafisica (complesse costruzioni dottrinali che cercano di approdare a verità teologiche): per Petrarca l’unica filosofia è quella etica (ethos-mos-costume): come l’abito esterno dipende dall’epoca, così anche l’abito interno dipende dall’epoca.
• Perché la filosofia morale è la più importante? “Si può amare con ardore Dio su questa terra, ma in nessun modo si può conoscerlo appieno”. Non esiste in Petrarca una interpretazione generale e totalizzante della realtà, ma piuttosto risofferenza di ogni conoscenza onnicomprensiva.
• Che cosa ci può dare l’unità del reale? La filosofia metafisica (perché tratta di cose che non cambiano): principio unico, punto.
• Petrarca dice che la metafisica non è competenza dell’uomo, perché è una disciplina “speculativa”. L’unica possibilità è quella di studiare la morale (le morali). La morale è quella che varia nello spazio-tempo ma anche quella che varia nell’Io: questo giustifica la numerosità delle opere.
• Manca un ideale che possa imporsi come centro unificatore della sua esistenza; ne consegue che l’Io non è mai univocità ma vittima degli stimoli insorgenti dalle più varie passioni. Le opere minori sono il tentativo, per frammenti, di tracciare la mappa di quell’ordine continuamente sommerso che è il suo Io.
• Questo sforzo immane di ricerca lacerante non viene svolto in funzione personale, ma per aiutare gli altri che si trovano inevitabilmente nella stessa sua condizione, anche se sono lontani nello spazio e nel tempo.
• Che cosa insegnare? L’abito mentale è quello della crisi; mettersi sempre in discussione; ci insegna la dinamica mentale della crisi (l’incapacità di scelta). La limpidezza della forma. Ci insegna la ricerca contemporanea di ordine e di equilibrio (è questo lo strumento per andare avanti). La ricerca dell’ordine può essere compiuta solo tramite uno strumento preciso (per trasmettere agli altri): lingua semplice e precisa. Da qui il grande interesse per la forma e per lo stile.
• Il Secretum è molto importante. Personaggi: Agostino, Francesco e Petrarca. Agostino è portatore di una sensibilità ancora medievale, con una coscienza del peccato (è la coscienza cristiana), e lo stimolo all’ascesi; Francesco porta avanti l’anima, la morale, oscillante, in dubbio; il dialogo reale è tra animo e coscienza; a unirli è Petrarca, il letterato, il suo stile, il linguaggio.
• Trionfi: il modello è proprio la Commedia. Le comunioni con la Commedia sono la struttura allegorica, i frequenti dialoghi e il fatto che anch’esso è un Itinerarium con esito spiritualizzante (oltre che alle terzine). Amore trionfa sugli uomini…
• Africa: celebrazione della romanità; momento contemplativo per condurlo a riflettere ancora una volta sulla caducità del tempo. Niente di concreto a livello politico (solo l’aspirazione a una generica pace).

BOCCACCIO:
• Il mondo si divide tra intelligenti e stupidi.
• La visuale è realistica, ma è quella della volontà dell’autore; vedremo di tutto; il giudizio è solo umano, non divino.
• L’intelligenza serve in tutto; c’è l’intelligenza mentale e quella pratica. Intelligenza semplifica tutte le cose.
• L’occhio di Boccaccio è libero; è molto tollerante, libero, progressista: al mondo c’è di tutto.
• Non abbiamo più metri di giudizio teologico, ma solo dell’intelligenza, ma anche quello della morale (non fare del male gratuito agli altri). Troviamo corrispondenza con quelli che la pensano come noi, con la nostra stessa classe sociale; con i contadini ci rido e basta, non ho colloquio.
• Riprendo il modello della corte feudale (antenati ideali). La cortesia della lieta brigata. Comunque sia non si può comandare la sorte.
• Nasce a Certaldo (è il terzo della corona fiorentina).
• È un figlio illegittimo; nella famiglia convivevano figli di madri diverse (liberi) e i figli delle schiave (figli/ae). Questo all’epoca romana e prosegue, ritrovandolo in Boccaccio (per tutta la storia dell’aristocrazia europea); Carlo, sposato con Diana- ha la sua favorita Camilla. Come influisce sulla vita di Boccaccio il fatto di essere figlio illegittimo? In parte sta male e si sente escluso (simile alla condizione degli ebrei, che conoscono la civiltà e allo stesso tempo si pongono all’esterno).
• Nel 1327 si trasferisce col padre (quindi aveva un buon rapporto con lui) a Napoli. Inizia a fare il mercante (che era anche fare il banchiere). Studia anche all’Università. Conosce anche Giotto, che lavorava a Napoli. Viene a contatto con la corte degli angioini, e viene nominato dal re “consigliere e ciambellano di Roberto d’Angiò”: viene nominato perché è Giovanni (per la sua simpatia ) e perché è Boccaccio (per la sua condizione economica).
o Rime: legate allo StilNovo- 20 anni; risente anche dell’influenza di Dante.
o Caccia di Diana- influenza di Dante.
o Filocolo- romanzo in 5 libri (storia d’amore travagliata ma a lieto fine); in quest’opera compare per la prima volta la donna amata da Boccaccio, Fiammetta.
o Filostrato (vento d’amore)- poemetto (9 cantiche di ottave)
o Teseida (ottave in 12 libri)- parla di Teseo, classico; molto ambizioso perché vuole fare poesia epica in volgare.
• Crisi dei Bardi e torna a Firenze. Parte quindi per Ravenna. L’anno della peste (1348) è a Firenze dove si ambienta la cornice del Decameron. Non è solo una raccolta di novelle, ma la cornice fa da impalcatura.
• Cornice: giovani aristocratici: cortesia che domina sull’intelligenza e sulla natura: è il rispetto dell’altro, è humanitas; i cavalli sono l’intelligenza e la natura; l’auriga è la cortesia.
• La maniera di fare dei giovani è molto sciolta, perché i loro modi sono un atteggiamento mentale e del cuore, sono i limiti del giusto e dell’ingiusto dell’educare (non fare questo…): non hanno bisogno dei genitori.
o L’elegia di Madonna Fiammetta, Ninfale Fiesolano: preparano al Decameron con l’introspezione psicologica.
• Amicizia con Petrarca.
o Corbaccio: rifiuto del poeta da parte di una bella vedova. In sogno il marito della vedova che gli dice che le donne sono tutte puttane. L’amicizia con Petrarca gli fa male. Amore per i classici, profonda tensione moralistica (proiettato nella dimensione cupa del Rinascimento); voleva bruciare il Decameron perché pieno di sciocchezze.
• La lieta brigata rappresenta i veri destinatari della sua opera: quella aristocrazia borghese-cortese che si pone al vertice di un itinerario (spirito cortese); assorbono le qualità dell’aristocrazia feudale (quindi del passato) e assorbono lo spirito del presente e si proiettano verso il futuro.
• Natura intesa come istinto vitale, imbrigliandone gli aspetti incivili: importante è il controllo. La natura è carbone, ma bruciandola con il fuoco della cultura nella caldaia si trasforma in energia produttrice.
• Due tipi di intelligenza:
o Eccesso di intelligenza (Diavolo)
o Eccesso di razionalità
• Es- parte notturna- inconscio: vuole il piacere.
• Io- parte diurna- ragionamento.
• Super-Io- inconsciamente dà ordini all’Io, rispetto agli insegnamenti ricevuti: senso di colpa: menate, complessi; il super-Io ha preso il sopravvento.
• Vivere con cortesia, con armonia significa che c’è un equilibrio.
• A Boccaccio non interessa niente il super-Io, perché è l’uomo dell’Umanesimo, solo lui, gli importa solo lui, da solo si governa, col suo Es e il suo Io. Si deve governare dal suo interno, perché non ha più padri né una religione.
• La cornice si sviluppa nel momento della peste: devastazione-morale e morte- ci accorgiamo che la vita è un bene straordinario.
• Viviamo e amiamo, in cortesia: la gente lo interpreta come rilassatezza dei costumi.
• Amiamo la vita perché sappiamo che c’è la morte. È il pensiero della morte a darci la forza del vivere nel giorno. La peste rappresenta la morte ma anche la possibilità di dilapidare la vita nell’assenza di freni morali? No. È moralista, cioè libero nel ragionamento, non soggetto a rigidi precetti morali; la legge morale è quella che ti dai te, non quella che ti impongono. La religione sta nella fede, dentro di noi, e non nelle gerarchie ecclesiastiche (preti…).
• Boccacciano: testo del Boccaccio, in senso scientifico, considerando il suo valore (=Machiavelliano).
• Boccaccesco= si prende dell’autore solo l’aspetto da criticare, negativo, in modo da poterlo eliminare, censurare (=Machiavellico); quella parte che dava fastidio era l’intrinseca moralità di Boccaccio (è la Chiesa a censurare).
• La cornice giustifica la presenza di più stili e registri (ad esempio il discorso di Frate Cipolla e contrapposto il discorso indiretto di Guccio con la Nuta che è parodia delle poesie trobadoriche, che cerca di ingraziarsi la donna).
• Boccaccio è il mosaico della vita.
• Andando avanti nella varie giornate si avrà un crescendo di esempi di cortesia, per arrivare al Paradiso umano: Griselda, donna del popolo, viene scelta e sposata dal Marchese di Saluzzo, e viene sottoposta per anni a continue torture morali per vedere se era di nobile amore, vero amore, come lei dimostra che era (è l’unica novella tradotta da Petrarca in latino).
• Il Decameron si apre con Ciappelletto che va all’Inferno e si chiude con Griselda, una Beatrice che sale al Paradiso terrestre, arriva ad essere aristocratica, la Marchesa di Saluzzo.
• Narratore eterodiegetico: cammina distante dai personaggi (non cammina coi personaggi, come nel narratore anadiegetico); è su un piano più alto.
• Narratore onnisciente: sa tutto.
• Andreuccio: itinerario di iniziazione (come per Renzo, nei “Promessi Sposi”), che si svolge nel labirinto (come in tutti gli itinerari di iniziazione) che per la prima volta è la città: inizio della modernità.
• È la prima volta che la città assurge a simbolo del labirinto, dove si svolge l’itinerario di formazione dell’uomo (Mercante-Città).
• Spazio urbano: in Renzo si può vedere chiaramente l’itinerario per Milano. In Andreuccio non ci sono descrizioni topografiche o dei luoghi.
• La novella, a parte il prologo iniziale (mercato), è divisa in 3 parti:
o Tranello (il chiassetto- movimento dall’alto verso il basso);
o Vagabondare per Napoli (cade nel pozzo);
o Furto (si cala nella tomba, con il morto che puzza; tira fuori l’anello, diventa il signore dell’Anello).
• Diventare uomo significa diventare massaro, avere buon senso mercantile.
• Caratteristiche fondamentali dell’aristocrazia è la generosità, la liberalitas.
• Massaro+cortesia: mastro-don-Gesualdo.
• Dante-Federico-Boccaccio: hanno un comune progetto politico.
• Continuo movimento di compensazione per giungere all’equilibrio della bilancia sociale.
o Borghesia- dal basso verso l’alto- deve aristocraticizzarsi, deve acquisire la cortesia e perdere la maleducazione e l’astuzia negativa;
o Aristocrazia- dall’alto verso il basso- deve acquisire le buone qualità dell’altro, senza perdere le proprie (ma deve perdere invece le proprie cattive qualità); quindi non deve perdere la sua cortesia ma acquisire il senso pratico, l’intelligenza pratica, diventare cioè massaro: classe dirigente mista.
• Andreuccio è un modello di formazione.
• È una rivisitazione-parodia della Commedia (dall’Inferno al Paradiso con l’inganno della donna angelicata).
• Ha la struttura della fiaba (l’oggetto magico che ritrova, è l’Anello, che chiude la situazione). (L’Anello è un oggetto magico, ma è anche d’oro che lui vende per recuperare i soldi persi).
ANALISI DEL TESTO DI PROSA:
• Divisione in sequenze
• Struttura
• Contenuti
• Personaggi
• Spazio
• Tempo
• Aspetto formale (tipo di narratore)
• Tipo di linguaggio
• Inserimento della novella all’interno della struttura del Decameron
• Tema centrale della novella.
• Tema fondamentale della novella di Andreuccio è la sua maturazione, formazione; in alcune novelle non c’è maturazione, sono eroi, sono già maturi. Nelle novelle i protagonisti possono essere anche anti-eroi (come nel caso di Andreuccio).
• Protagonista: o eroe, o anti-eroe.
• Che tipo di abilità ha? Manuali, pratiche, verbali…
• L’abilità dell’anti-eroe attraversa un processo di formazione, che lo porta a rapportarsi col mondo, affrontare le insidie della realtà urbana.
• Dante viene salvato da una donna, Andreuccio viene ingannato. Dante perde la fede (e la diritta via), Andreuccio perde il denaro e la strada a Napoli.
• L’intreccio di Andreuccio si presenta come una serie di biforcazioni, di cui un ramo resta cieco, mentre l’altro si biforca a sua volta.
o MERCATO: DENARO & CICILIANA: AVVENTURA GALANTE & FRODE (viene fregato): ANDREUCCIO VITTIMA & ANDREUCCIO SCAMPA.
• In Boccaccio ci aiuta ad uscire dal labirinto urbano l’astuzia e la fortuna (il Caso). Dante fa invece riferimento a precisi valori fissi che ci consentono di uscire dal labirinto della materia.
• Chichibio non è apprezzabile perché è un semplice cuoco e perché è un veneziano (quindi è in lotta con Firenze).

Personaggi- nomi:
• In frate Cipolla troviamo tre tipi di nomi.
• Frate Cipolla è ambientato a Certaldo (quindi i luoghi sono precisi, quindi c’è realismo; è un testo che doveva girare in tutta Italia).
• Andreuccio è ambientato a Napoli (si nomina il Mal Pertugio, quindi una zona molto precisa, reale; l’unico che non sa che è un posto di prostitute è Andreuccio: abbiamo di lui un documento che attesta di un Andrea da Perugia del 1313, che è Cursore, cioè corriere, che è probabilmente il padre adottivo di Fiammetta; abbiamo anche il nome di Cicialiana, del 1341 a Mal Pertugio, come Monna Flora-puttana-sicula).
• I personaggi di Boccaccio molto spesso sono personaggi reali, storicamente attestati.
• Frate Cipolla è invece un soprannome, per simboleggiare il fatto che è fatto a strati (cioè è in grado di trovare una veste per ogni occasione; rovesciamento del detto “l’abito non fa il monaco”).
• In quasi tutte le novelle c’è il rovesciamento (verità-menzogna): Ciappelletto-Cepperello, è un personaggio storicamente esistito, ed era veramente in rapporti economici con Musciatto Franzesi (per via della madre francese), anche lui personaggio storico.
• La base spesso è storica; la novella viene poi trasformata in ambiguità, falsità, rovesciamento, uso distorto del linguaggio (uomo-sodomita-vergine): a furia di mentire si torna a dire la verità; la verità non è di questo mondo.
• Noi preghiamo Dio per ottenere grazie attraverso Santi (giusti) o dannati che pensiamo Santi (sbagliati).
• La cornice, la Firenze della peste, è costituita da cadaveri, teschi:
o La morte fa risaltare la vita
o Viviamo in un di morte, di pessimismo, di malvagità (è assai pessimista); l’ottimismo sta nel dire: godiamoci la vita, finché c’è
o Le cose di questo mondo sono corruttibili; amiamo cose destinate a corrompersi
o Amiamo cose di cui non conosciamo la vera natura: morte e ambiguità.
• Decameron: grande realismo- simbologia.
o In Dante la realtà è figura di una realtà più profonda, più vera che sta fuori dal mondo
o In Boccaccio la realtà è solo figura di una realtà simbolica più profonda. Dov’è? La mente umana può arrivare a percepire i simboli che stanno al di là dell’immensa varietà policroma del reale. Le novelle a gruppi di 9 sono inserite all’interno delle stesse giornate, stesso tema, stessa valenza simbolica.
• Pessimismo sulla natura delle cose, ma profonda fiducia nell’uomo, se non ti lasci ingannare dalle cose; coloro che vedono il valore simbolico della realtà sono i 10 giovani, gli intellettuali che infatti non sono in mezzo alla peste. Profilo del nuovo intellettuale (per capire il particolare, devi andare nell’universale, per Dante). Per Boccaccio per capire il mondo rimane sulla Terra sulla collina. In questo modo hai la verità? No, perché sei sempre parte della cornice. La vera verità la vede il lettore che sta fuori. La verità è Dio.
• Le nostre sono solo parole; il mare contiene già la verità, creata da Dio.
GUIDA AL COMMENTO E ALL’INTERPRETAZIONE:
• Collocazione del testo
• Caratteristiche del testo e sua Suddivisione
• Il punto di vista narrativo; il narratore
• La struttura
• Il tempo e lo spazio
• Il linguaggio
• Lo stile
• Il tema
• I personaggi
• L’aspetto ideologico e morale
• Interpretazione del testo:
o L’interpretazione storico-ideologica e la storicizzazione (o contestualizzazione) del testo
o Valorizzazione e attualizzazione del testo
o L’interpretazione mitico-simbolica
• Il realismo non c’è. Sintassi particolarmente elaborata (ad esempio nell’Introduzione di Ser Ciappelletto) per un argomento elevato (rapporto tra materia trattata e verità).
• La base su cui si fonda tutto è la verità; per Boccaccio la verità non è di questo mondo, ma di Dio (a differenza di Dante che diceva che la verità di specchiava in Terra).
• Dante dice che l’aldilà è il mondo senza tempo; la terra è il mondo delle cose temporali; Boccaccio dice che è la condizione dell’uomo uscito dall’Eden (Ser Ciappelletto 6-8).
• È importante che la novella sia la prima perché dice che il realismo non c’è, il mondo è mortale, ambiguo.
• Frate Cipolla- Certaldo: luogo reale; non si nominano le vie, c’è quindi un abbandono della realtà geografica- la realtà che possediamo è minima, ma si passa a concezioni più simboliche degli ambienti.
• Astrazione dei luoghi: Certaldo- castello- chiesa- stanza- cucina (diventano categorie spaziali); i movimenti sono limitati, solo per spostarsi da un luogo all’altro; sono sempre ambienti chiusi.
• Andreuccio- realtà spazio-storica; Napoli, Mal Pertugio, Mercato, Cattedrale, Tomba dell’Arcivescovo (si va verso un’astrazione dei luoghi), casa della Ciciliana.
o Napoli, mercato, Ciciliana, stanza, letto
o Napoli, labirinto di strade di Napoli, via, pozzo
o Napoli, piazza cattedrale, basilica, tomba
• I luoghi reali sono molto vasti; man mano che si abbassa la notorietà i luoghi sono più angusti; lo spazio va da un massimo di realismo e precisione spazio-temporale che progressivamente si astrae, si generalizza e al contempo si restringe.
• Il passaggio da un luogo all’altro è segnalato dai verbi di movimento.
• Progressivamente i luoghi sono sempre più stretti, angusti, e sempre più bui. Dio ha dato una realtà reale, concreta (Napoli) e l’uomo precipita sempre di più verso il peccato. L’uomo usa il libero arbitrio e pecca:
o Letto- inganno dei sensi
o Pozzo- inganno dell’intelligenza
o Tomba- inganno della ricchezza
• Usando il suo libero arbitrio Andreuccio si è calato nelle illusioni:
o Dei sensi (INFERNO)
o Della violenza VS intelligenza (PURGATORIO)
o Della religione male interpretata (PARADISO); ne esce attraverso il caso e la volontà
• Anche i personaggi, come i luoghi e le situazioni, partono da reali e giungono a rappresentare l’umanità, i vizi, le virtù: situazione realistico-simbolica.
• Anche in Boccaccio si parte da una puttana (Ciciliana) e si arriva alla Madonna (Griselda), come in Dante. In Dante si parte da Semiramide, moglie del tuo figlio e si arriva alla Madonna, figlia del tuo figlio (quindi da una donna negativa ad una estremamente positiva). Anche la Commedia di Boccaccio è un itinerarium mentis ad deum, dal vizio alla virtù, ma tutto realizzato sulla terra.
• Anche qui la donna svolge un’importante funzione in questo cammino. Dalla Ciciliana (chiama l’amante fratello), che ha voluto tramare, l’ultima è Griselda, che assurge al trono del castello usando la sua virtù.
• 3 ragazzi e 7 ragazze: 2 ragazzi per ogni ragazza + una ragazza che rimane da sola: questa è la Madonna; il fatto che ci sono 2 ragazze per ogni ragazzo sta a simboleggiare la natura duplice della donna: angelo e diavolo; invece la settima, la Madonna, non ha peccato (Griselda, ad esempio, consapevolmente percorre il suo itinerario di virtù).
• La donna in Boccaccio aiuta per caso a vivere meglio sulla terra.
• Dividere in sequenze
• Rapporto tra tempo del racconto e tempo della storia nelle varie novelle
• Luogo, analisi (dalla precisione toponomastica alla generalizzazione, di astrazione simbolica e di discesa in una sorta di movimento a imbuto; oppure al contrario, come in Chichibio, dalla cucina-sala da pranzo alla palude)
• In genere sono i luoghi che segnano le varie sequenze.
• Tempo-storia= tempo-racconto in Chichibio (infatti è quasi tutta dialogata, ed è questo che fa fermare il tempo, e la novella è raccontata in “diretta”).
• Se il luogo è simbolico ha qualcosa in comune col significato generale del testo; è una sorta di parabola morale (in particola in Chichibio “Con una battuta detta al momento giusto ti puoi trarre d’impaccio”).
o Luogo ristretto: significato negativo
o Luogo ampio: luogo positivo
o Dal ristretto all’aperto: trarsi d’impaccio (come in Chichibio)
• Il passaggio da un luogo ristretto alle ampie visioni naturali corrisponde perfettamente all’itinerario raccontato nella novella di Chichibio che partendo da una posizione di emarginazione (è veneziano) e subordinazione (è un cuoco/servo), riesce a trarsi d’impaccio.
• Le novelle spesso hanno il carattere dell’iterazione della prova.
• Confronto tra il cavaliere borghese che è sottoposto ad un anquete. Anche i personaggi di Boccaccio sono alla ricerca di qualcosa, della capacità di vivere. L’ottimismo di Boccaccio sta nell’intelligenza dell’uomo. C’è un continuo riferimento ai cavalieri. Questo perché nell’immaginario letterario collettivo erano le figure più prepotentemente presenti ai lettori (cavalieri antichi-anchete).
• Novelle nell’insieme: ricerca dell’uomo borghese di un modello di vita (salvezza in questo mondo).
• I riferimenti alla Bibbia, ai testi sacri, al Vangelo si trovano nell’Introduzione alla Novella (nel Prologo, nella cornice); i giovani infatti pregano in Chiesa all’inizio e poi all’aperto nella loro dimora (la religione vera l’abbiamo dentro di noi, senza la presenza dei preti); mentre il modello cavalleresco è sempre attivo e presente.
• Riferimenti: romanzi cavallereschi (ricerca); tutti i personaggi del Boccaccio sono una reductio ad una misura borghese della ricerca dei cavalieri.
• Passaggio da un luogo all’altro: verbi di movimento.
• L’intera città può diventare labirinto, luogo chiuso.
• Nei personaggi non ci sono reclusioni sociali. Perché l’intelligenza agisce a vari livelli.
ANDREUCCIO:
• Come un cavaliere antico che si muove in un’insidiosa realtà sociale contemporanea. Duplice passaggio rispetto agli antichi: aristocratici- borghesi o altro; ricerca di un oggetto salvifico e teologicamente pregnante (Graal o salvezza spirituale)- diventa ricerca del successo sociale, economico nella realtà contemporanea.
• Il protagonista ha un antagonista (che spesso è lo stesso in moltissime novelle): è la Fortuna (il Caso), intesa come complesso di circostanze fortuite e imponderabili.
• Il caso:
o Mercato- incontra la vecchia
o Rompere le assi del cesso- incontro e rincontro della banda di ladri
o Incontro coi ladri
• Il passaggio da una sequenza all’altra: il personaggio si muove spontaneamente da un luogo all’altro, ma quando è arrivato a un certo punto è il Caso a fargli fare il salto da un luogo all’altro, da una sequenza all’altra. In Dante è la Provvidenza, Dio che lo sposta (in parte usa il libero arbitrio, l’intelligenza per Boccaccio), ma la volontà ha bisogno di un aiuto esterno, Dio, la Grazia; in Boccaccio Dio è fuori dalla storia e interviene il Caso.
• In ogni novella il protagonista viene sottoposto a più prove, messe in atto dal caso.
• Il viaggio di Dante finisce.
• In Boccaccio lo specchio si è rotto, frammentato in una serie innumerevole di situazioni (le novelle). Le novelle finiscono, ma non ritrovano una unità in un singolo individuo che possa rappresentarle (come era per Dante, l’Uomo, che rappresentava l’Umanità). La realtà è mutevole. Comunque ogni novella si conclude e riproduce in piccolo dei micro-itinerari di ricerca.
CIAPPELLETTO:
• Strumenti per cavarsi d’impaccio: la parola (in Dante la parola è salvifica quando usata correttamente, quando significante e significato aderiscono), quando ci si riesce a infilare sottilmente tra la pellicola del significante e la verità del significato. La parola è utile quando è ambigua. Uso distorto della verità:
o Nei livelli bassi- usa la negatività dell’ambiguità
o Nei livelli alti- usa la positività dell’ambiguità
• L’uomo è talmente abituato a vivere in una realtà ambigua che quando si rivolge a Dio con strumenti sbagliati, ambigui, erronei (crede sante le persone dannate). Anche nella preghiera l’uomo è incapace di verità. La falsità, l’ambiguità è dentro e fuori di noi.
• Errare-errore; il vagare nella selva è errore. Ad uscire dal labirinto c’è il caso e il darsi da fare, la volontà personale di uscire dal labirinto del reale (senso dell’ambiguità del reale- estremamente moderno). Reale-labirinto: errare-errore.
• Per la verifica di Dante: contestualizzare il personaggio con canto, girone, colpa/pena.
• Contestualizzazione della novella nella giornata.
• La novella è collocata subito dopo quella di Guido Cavalcanti, a chiudere la sesta giornata, dedicata all’arte della parola. Frate Cipolla e Cavalcanti vengono a formare in tal modo in curioso dittico. Sono due personaggi fra loro lontanissimi: l’uno, un frate campagnolo, ignorante, scaltro e truffatore, l’altro, un poeta aristocratico, coltissimo filosofo. Anche gli ambienti in cui si muovono i 2 personaggi sono antitetici: da un lato il borgo campagnolo, popolato da contadini rozzi e creduloni, dall’altro la civilissima Firenze, tra i cui monumenti si muovono eleganti brigate di gentiluomini. Eppure, al di là delle differenze, ad accomunare i personaggi, è l’”industria” (capacità di superare gli ostacoli e di trarsi da situazioni difficili grazie alla prontezza dell’ingegno e grazie anche alla capacità di dominare dinamicamente la realtà e di plasmarla a proprio favore, specialmente con l’uso della parola): dinamicità costruttiva ma non violenta (il mercante è il modello). Di fronte ai suoi personaggi Boccaccio mette fra parentesi il giudizio morale ed ammira solo la virtù del personaggio, divertito dalla sua abilità di parola; è per questo che Frate Cipolla, Chichibio, Ciappelletto, possono essere considerati eroi boccacciani: solo che si collocano all’ultimo gradino di quella ideale scala di virtù eroiche i cui gradini superiori sono occupati da personaggi come Cavalcanti e Griselda.
o In Boccaccio c’è la rivalutazione della città come luogo di civiltà (rispetto alla Roma antica, che la riponeva nella campagna, in quanto detentrice del mos). STADTLUFT MACHTS FREI (“l’aria della città rende liberi”). Boccaccio ha una considerazione positiva della città, se hai intelligenza.
o Tutti gli eroi sono dinamici.
• Prima cosa da fare è l’analisi della struttura del testo (sequenze). La novella presenta una sequenza… e una struttura drammatica, incorniciato da un’altra: da un lato Frate Cipolla si esibisce con la sua predica davanti alla stolta moltitudine, dall’altro questo “teatro” diventa la scena della burla per chi, a differenza dei burlati, condivide col protagonista la conoscenza della verità e sa vedere la teatralità della situazione. Come il narratore e i due amici, il lettore ride della massa di “pecoroni” che non ha riconosciuto il burlatore sotto la maschera del predicatore. Il lettore quindi, come spesso accade in molte novelle, riconosce l’ironica, simultanea compresenza di due piani, quello della finzione e quello del reale.
o Ironia è diversa dal sarcasmo (che colpisce il difetto); ironia è riconoscere la compresenza di due piani, uno sostanziale (quello che vediamo) e l’altro costruito (l’illusione della parola o dell’immagine); capacità umoristica di distinguere l’immagine dalla sostanza
• L’abilità degli eroi consiste nell’utilizzo a proprio vantaggio del potere illusionistico della parola: ad esempio Frate Cipolla non mente, ma gioca con la polisemia (pluralità di significati) del linguaggio; la sua abilità retorica si muove negli interstizi tra i diversi livelli di senso.
o Che differenza c’è tra la cornice della singola novella e la cornice del Decameron? A cosa serve alla lieta brigata raccontare? Il fine non è quello di farci ridere, ma l’ironia è strumento di una finalità più alta. Quale? La lieta brigata non deve farsi contagiare dalla peste (ovviamente è simbolica; fatto spazio-temporale attestato; la peste si trasforma simbolicamente in tutti gli aspetti negativi del tempo). L’ironia diventa lo strumento per la comprensione del mondo, del reale; atteggiamento molto serio della lieta brigata nell’uso dell’ironia, strumento per riconoscere i meccanismi del mondo (resta fuori dall’uomo la metà metafisica per la concezione dell’universo).
o La ragione illuminata si serve dell’ironia: separa la verità dalla menzogna (in Dante non c’è): il fine non è di divertimento, ma comprensione del reale.
o Dante-Cristo-non ride-non è ironico: per la fede tutto è reale.
o Se invece poniamo in una prospettiva razionalistica dobbiamo accettare, come fecero per primi i Sofisti, la relatività del punto di vista; relegando la verità in una in attingibile dimensione metafisica, l’uomo deve accettare la dispersione di una pluralità di verità, per la comprensione delle quali, frantumata, bisognerà utilizzare non più il metro della fede, ma la pluralità e la corrosiva problematicità dell’ironia.
o Molto spesso ci sono ripetizioni dell’azione drammatica: nell’episodio di Guccio, che usa la parola per dominare la realtà; Guccio è anche lui in modo degradato e parodico, che tenta di sedurre con la parola: buffone che vuole parodiare un livello, ad un livello ancora più degradato.

Esempio



  


  1. giole

    analisi dei personaggi di frate cipolla