marinetti

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Testo

Filippo Tommaso Marinetti - I Manifesti del Futurismo

Fondazione e manifesto del futurismo

Pubblicato dal «Figaro» di Parigi il 20 febbraio 1909

Esaltazione dei progresso tecnico e scientifico, e delle prospettive affatto
nuove che esso apre, passione per il nuovo valore, la velocitа, corsa verso il
futuro e bisogno di liberarsi dei limiti, dei retaggi che la vecchia cultura
impone: sono questi gli elementi base del Manifesto dei futurismo, esasperati in
asserzioni dogmatiche quanto quelle della cultura che si vuole distruggere,
tanto che dalla letteratura nuova il Manifesto passa ad appoggiare
l'interventismo, il nazionalismo, la guerra, come valori, come realizzazione
dell'uomo nuovo. Cosм le giuste istanze contro una letteratura accademica,
barbosa, immobile, vengono fuorviate, strumentalizzate, diremmo oggi,
associandosi a un progetto politico che non ne raccoglie se non le immagini e le
forze superficiali, il fascismo, ma che in realtа ne distrugge le potenzialitа
innovatrici.
Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io sotto lampade di
moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perchй
come queste irradiate dal chiuso fulgтre di un cuore elettrico. Avevamo
lungamente calpestata su opulenti tappeti orientali la nostra atavica accidia,
discutendo davanti ai confini estremi della logica ed annerendo molta carta di
frenetiche scritture.
Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti, poichй ci sentivamo soli,
in quell'ora, ad esser desti e ritti, come fari superbi o come sentinelle
avanzate, di fronte all'esercito delle stelle nemiche, occhieggianti dai loro
celesti accampamenti. Soli coi fuochisti che s'agitano davanti ai forni
infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance
arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi
annaspanti, con un incerto batter d'ali, lungo i muri della cittа.
Sussultammo ad un tratto, all'udire il rumore formidabile degli enormi
tramvai a due piani, che passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori,
come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e srаdica d'improvviso,
per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso i gorghi di un diluvio.
Poi il silenzio divenne piщ cupo. Ma mentre ascoltavamo l'estenuato
borbottмo, di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei
palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente
ruggire sotto le finestre gli automobili famelici.
«Andiamo,» diss'io, «andiamo, amici! Partiamo! Finalmente, la mitologia
e l'ideale mistico sono superati. Noi stiamo per assistere alla nascita del
Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli!... Bisognerа scuotere le porte
della vita per provarne i cardini e i chiavistelli!... Partiamo! Ecco, sulla
terra, la primissima aurora! Non v'и cosa che agguagli lo splendore della rossa
spada del sole che schermeggia per la prima volta nelle nostre tenebre
millenarie! ... »
Ci avvicinammo alle tre belve sbuffanti, per palparne amorosamente i
torridi petti. lo mi stesi sulla mia macchina come un cadavere nella bara, ma
subito risuscitai sotto il volante, lama di ghigliottina che minacciava il mio
stomaco.
La furente scopa della pazzia ci strappт a noi stessi e ci cacciт
attraverso le vie, scoscese e profonde come letti di torrenti. Qua e lа una
lampada malata, dietro i vetri d'una finestra, c'insegnava a disprezzare la
fallace matematica dei nostri occhi perituri.
Io gridai: «Il fiuto, il fiuto solo, basta alle belve!»
E noi, come giovani leoni, inseguivamo la Morte, dal pelame nero
maculato di pallide croci, che correva via pel vasto cielo violaceo, vivo e
palpitante.
Eppure non avevamo un'Amante ideale che ergesse fino alle nuvole la sua
sublime figura, nй una Regina crudele a cui offrire le nostre salme, contorte a
guisa di anelli bisantini! Nulla, per voler morire, se non il desiderio di
liberarci finalmente dal nostro coraggio troppo pesante!
E noi correvamo schiacciando su le soglie delle case i cani da guardia
che si arrotondavano, sotto i nostri pneumatici scottanti, come solini sotto il
ferro da stirare. La Morte, addomesticata, mi sorpassava ad ogni svolto, per
porgermi la zampa con grazia, e a quando a quando si stendeva a terra con un
rumore di mascelle stridenti, mandandomi, da ogni pozzanghera, sguardi vellutati
e carezzevoli.
«Usciamo dalla saggezza come da un orribile guscio, e gettiamoci, come
frutti pimentati d'orgoglio, entro la bocca immensa e tфrta del vento!...
Diamoci in pasto all'Ignoto, non giа per disperazione, ma soltanto per colmare i
profondi pozzi dell'Assurdo! »
Avevo appena pronunziate queste parole, quando girai bruscamente su me
stesso, con la stessa ebrietа folle dei cani che voglion mordersi la coda, ed
ecco ad un tratto venirmi incontro due ciclisti, che mi diedero torto, titubando
davanti a me come due ragionamenti, entrambi persuasivi e nondimeno
contradittorii. Il loro stupido dilemma discuteva sul mio terreno... Che noia!
Auff!... Tagliai corto, e, pel disgusto, mi scaraventai colle ruote all'aria in
un fossato...
Oh! materno fossato, quasi pieno di un'acqua fangosa! Bel fossato
d'officina! lo gustai avidamente la tua melma fortificante, che mi ricordт la
santa mammella nera della mia nutrice sudanese... Quando mi sollevai - cencio
sozzo e puzzolente - di sotto la macchina capovolta, io mi sentii attraversare
il cuore, deliziosamente, dal ferro arroventato della gioia!
Una folla di pescatori armati di lenza e di naturalisti podagrosi
tumultuava giа intorno al prodigio. Con cura paziente e meticolosa, quella gente
dispose alte armature ed enormi reti di ferro per pescare il mio automobile,
simile ad un gran pescecane arenato. La macchina emerse lentamente dal fosso,
abbandonando nel fondo, come squame, la sua pesante carrozzeria di buon senso e
le sue morbide imbottiture di comoditа.
Credevano che fosse morto, il mio bel pescecane, ma una ta, malattia
che si riteneva colmia carezza bastт a rianimarlo, ed eccolo risuscitato, eccolo
Pisse le persone sedentarie). in corsa, di nuovo, sulle sue pinne possenti!
Allora, col volto coperto della buona melma delle officine - impasto di
scorie metalliche, di sudori inutili, di fuliggini celesti - noi, contusi e
fasciate le braccia ma impavidi, dettammo le nostre prime volontа a tutti gli
uomini vivi della terra:

Manifesto del futurismo
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e
alla temeritа.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali
della nostra poesia.
3. La letteratura esaltт fino ad oggi l'immobilitа pensosa, l'estasi e
il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si и arricchita di una
bellezza nuova: la bellezza della velocitа. Un automobile da corsa col suo
cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un
automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, и piщ bello della
Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta
ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua
orbita.
6, Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza,
per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'и piщ bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non
abbia un carattere aggressivo puт essere un capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a
prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perchй dovremmo
guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte
dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo giа
nell'assoluto, poichй abbiamo giа creata l'eterna velocitа onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee
per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie
d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni
viltа opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o
dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni
nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e
dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde,
divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti
fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi,
balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che
fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra
applaudire come una folla entusiasta.
И dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di
violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo»,
perchй vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori,
d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.
Giа per troppo tempo l'Italia и stata un mercato di rigattieri. Noi
vogliamo liberarla dagl'innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri
innumerevoli.
Musei: cimiteri!... Identici, veramente, per la sinistra promiscuitа di
tanti corpi che non si conoscono. Musei: dormitori pubblici in cui si riposa per
sempre accanto ad esseri odiati o ignoti! Musei: assurdi macelli di pittori e
scultori che varino trucidandosi ferocemente a colpi di colori e di linee, lungo
le pareti contese!
Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all'anno, come si va al
Camposanto nel giorno dei morti... ve lo concedo. Che una volta all'anno sia
deposto un omaggio di fiori davanti alla Gioconda, ve lo concedo... Ma non
ammetto che si conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre
tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa inquietudine. Perchй
volersi avvelenare? Perchй volere imputridire?
E che mai si puт vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa
contorsione dell'artista, che si sforzт di infrangere le insuperabili barriere
opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?... Ammirare un
quadro antico equivale a versare la nostra sensibilitа in un'urna funeraria,
invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione.
Volete dunque sprecare tutte le forze migliori, in questa eterna ed
inutile ammirazione del passato, da cui uscite fatalmente esausti, diminuiti e
calpesti?
In veritа io vi dichiaro che la frequentazione quotidiana dei musei,
delle biblioteche e delle accademie (cimiteri di sforzi vani, calvarii di sogni
crocifissi, registri di slanci troncati! ... ) и, per gli artisti, altrettanto
dannosa che la tutela prolungata dei parenti per certi giovani ebbri del loro
ingegno e della loro volontа ambiziosa. Per i moribondi, per gl'infermi, pei
prigionieri, sia pure: - l'ammirabile passato и forse un balsamo ai loro mali,
poichй per essi l'avvenire и sbarrato... Ma noi non vogliamo piщ saperne, del
passato, noi, giovani e forti futuristi!
E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate!
Eccoli! Eccoli!... Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!... Sviate
il corso dei canali, per inondare i musei!... Oh, la gioia di veder galleggiare
alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!...
Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite senza pietа le cittа
venerate!
I piщ anziani fra noi, hanno trent'anni: ci rimane dunque almeno un
decennio, per compier l'opera nostra. Quando avremo quarant'anni, altri uomini
piщ giovani e piщ validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti
inutili. Noi lo desideriamo!
Verranno contro di noi, i nostri successori; verranno di lontano, da
ogni parte, danzando su la cadenza alata dei loro primi canti, protendendo dita
adunche di predatori, e fiutando caninamente, alle porte delle accademie, il
buon odore delle nostre menti in putrefazione, giа promesse alle catacombe delle
biblioteche.
Ma noi non saremo lа... Essi ci troveranno alfine - una notte d'inverno
- in aperta campagna, sotto una triste tettoia tamburellata da una pioggia
monotona, e ci vedranno accoccolati accanto ai nostri aeroplani trepidanti e
nell'atto di scaldarci le mani al fuocherello meschino che daranno i nostri
libri d'oggi fiammeggiando sotto il volo delle nostre immagini.
Essi tumultueranno intorno a noi, ansando per angoscia e per dispetto,
e tutti, esasperati dal nostro superbo, instancabile ardire, si avventeranno per
ucciderci, spinti da un odio tanto piщ implacabile inquantochй i loro cuori
saranno ebbri di amore e di ammirazione per noi.
La forte e sana Ingiustizia scoppierа radiosa nei loro occhi. - L'arte,
infatti, non puт essere che violenza, crudeltа ed ingiustizia.
I piщ anziani fra noi hanno trent'anni: eppure, noi abbiamo giа
sperperati tesori, mille tesori di forza, di amore, d'audacia, d'astuzia e di
rude volontа; li abbiamo gettati via impazientemente, in furia, senza contare,
senza mai esitare, senza riposarci mai, a perdifiato... Guardateci! Non siamo
ancora spossati! I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poichй sono
nutriti di fuoco, di odio e di velocitа!... Ve ne stupite?... E logico, poichй
voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto! Ritti sulla cima delmondo, noi
scagliamo una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!
Ci opponete delle obiezioni?... Basta! Basta! Le conosciamo... Abbiamo
capito!... La nostra bella e mendace intelligenza ci afferma che noi siamo il
riassunto e il prolungamento degli avi nostri. - Forse!... Sia pure!... Ma che
importa? Non vogliamo intendere!... Guai a chi ci ripeterа queste parole
infami!...
Alzare la testa!...
Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra
sfida alle stelle!...

Manifesto tecnico della letteratura futurista
11 maggio 1912
Abbiamo visto, nel manifesto precedente, quale intervento sui contenuti
dell'arte e della letteratura intendesse operare il rnovimento futurista. Questo
manifesto tecnico - datato 11 maggio 1912 - propone, invece, di regolare
l'intervento sulle forme letterarie. Era accluso alla prima antologia dei Poeti
futuristi pubblicata dalle Edizioni di «Poesia», rivista internazionale fondata
a Milano nel 1905 dallo stesso Marinetti con Sem Benelli e Vitaliano Ponti. Tra
i collaboratori italiani sono, tra gli altri, Pascoli, Gozzano, Lucini e
Palazzeschi. Proprio sul «manifesto tecnico» Lucini ruppe con Marinetti, per
motivi politici (era contrario all'intervento militare in Libia) e letterari.
In aeroplano, seduto sul cilindro della benzina, scaldato il ventre
dalla testa dell'aviatore, io sentii l'inanitа ridicola della vecchia sintassi
ereditata da Omero. Bisogno furioso di liberare le parole, traendole fuori dalla
prigione del periodo latino! Questo ha naturalmente, come ogni imbecille, una
testa previdente, un ventre, due gambe e due piedi piatti, ma non avrа mai due
ali. Appena il necessario per camminare, per correre un momento e fermarsi quasi
subito sbuffando!
Ecco che cosa mi disse l'elica turbinante, mentre filavo a duecento
metri sopra i possenti fumaiuoli di Milano. E l'elica soggiunse:
1. Bisogna distruggere la sintassi disponendo i sostantivi a caso, come
nascono.
2. Si deve usare il verbo all'infinito, perchй si adatti elasticamente
al sostantivo e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina.
Il verbo all'infinito puт, solo, dare il senso della continuitа della vita e
l'elasticitа dell'intuizione che la percepisce.
3. Si deve abolire l'aggettivo, perchй il sostantivo nudo conservi il
suo colore essenziale. L'aggettivo avendo in sй un carattere di sfumatura, и
inconcepibile con la nostra visione dinamica, poichй suppone una sosta, una
meditazione.
4. Si deve abolire l'avverbio, vecchia fibbia che tiene unite l'una
all'altra le parole. L'avverbio conserva alla frase una fastidiosa unitа di
tono.
5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioи il sostantivo deve
essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui и legato per analogia.
Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto,
porta-rubinetto.
Siccome la velocitа aerea ha moltiplicato la nostra conoscenza dei
mondo, la percezione per analogia diventa sempre piщ naturale per l'uomo.
Bisogna dunque sopprimere il come, il quale, il cosм, il simile a. Meglio
ancora, bisogna fondere direttamente l'oggetto coll'immagine che esso evoca,
dando l'immagine in iscorcio mediante una sola parola essenziale.
6. Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli
avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura и naturalmente annullata, nella
continuitа varia di uno stile vivo che si crea da sй, senza le soste assurde
delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro
direzioni, s'impiegheranno segni della matematica: + - x : = >

Esempio