Il cavaliere inesistente

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

TRAMA:
I. Siamo sotto le mura di Parigi dove da più di tre ore vi era schierato l’esercito di
Carlo Magno pronto e vestito di tutto punto per affrontare la guerra contro gli
infedeli.
Tre squilli di tromba annunciavano l’arrivo di Carlo Magno che passava davanti a i
suoi paladini e ne richiedeva il riconoscimento.
Questo rituale andò avanti in modo monotono fino a che Carlo Magno non arrivò
davanti ad un cavaliere con una armatura bianca.
Per Carlo Magno era strano vedere un armatura così pulita durante la guerra.
Il Cavaliere si presentò con il nome di Agiulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli
Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Semplia Citeriore e Fez.
Agiulfo spiegò che in realtà la sua armatura era vuota perché lui non esisteva e
riusciva a combattere solo grazie alla forza di volontà.
Dopo averne avuto conferma il Re tornò alla sua tenda e essendo un po’ anziano ed
avendo altre questioni a cui badare non diede più di tanto importanza a questo
particolare caso e fece suonare il segnale di rompere le righe.
I cavalieri si riunirono in campannelli, tutti tranne Agiulfo che era impegnato ad’
impartire ordini su come sistemare la scuderia e i cavalli.
Nonostante Agiulfo fosse un perfetto modello di cavaliere i suoi compagni lo
consideravano antipatico e fastidioso.
II. Sull’accampamento scese la notte, tutti dormivano nelle loro tende tranne il cavaliere inesistente.
Il sollievo del sonno non era dato ad Agiulfo che era costretto a rimanere nella sua armatura.
Passava il tempo a sistemare la sua tenda, lucidare l’armatura, affilare la sua spada già affilata e a perdersi nei suoi ragionamenti razionali.
Annoiato da tutto questo decide di uscire dalla tenda per fare due passi e per allenarsi.
Mentre ripassava le mosse della scherma arrivò un ragazzo che fece sospendere il suo allenamento.
Il giovane si chiamava Rambaldo di Rossignore, arruolatosi per vendicare la morte di suo padre il marchese Gherardo di Rossignore ucciso dall’argalif Isoarre.
L’obiettivo del ragazzo era battersi con Isoarre allora Agiulfo gli disse di dover rivolgersi alla così detta Sovrintendenza ai Duelli e alle Macchie dell’Onore, poi il cavaliere Agiulfo se ne ritornò nell’accampamento.
La mattina dopo Rambaldo andò nell’accampamento da due capitani seduti in mezzo a numerose scartoffie, si presentò e spiegò i motivi del suo arrivo.
I capitani infastiditi gli chiesero come facesse lui a sapere della procedura e il ragazzo parlò di un cavaliere vestito di bianco e allora i capitani spiegarono al ragazzo che in realtà quel cavaliere non esisteva.
Durante i preparativi per la battaglia Agiulfo stava sistemando delle pigne in forme geometriche.
La mattina, dove tutte le cose perdevano la consistenza d’ombra acquisita nella notte, Agiulfo aveva bisogno di impegnarsi in ragionamenti e gesti razionali per non dissolversi anche lui come le ombre.
Intanto il ragazzo sentendosi oppresso dalle sue emozioni e smarrito da quella nuova esperienza si getto a terra piangendo disperato.
Agiulfo lo vide e gli mise una mano sul capo non per consolarlo o per fargli forza ma perché il cavaliere inesistente si sentiva fortunato rispetto agli esseri umani perché lui non poteva provare dolore.
III. L’esercito di Carlo Magno si mise in marcia d’avvicinamento, tutti i contadini delle comunità locali si affacciavano per riconoscere Carlo Magno o i grandi eroi tanto acclamati per le loro gesta.
Ad un tratto i cavalieri videro un uomo in mezzo alle papere che si comportava allo stesso modo degli animali a cui badava, poi imitava la rana e tutto ciò che lo circondava.
I contadini gli spiegavano che quel ragazzo, il cui nome variava di villaggio in villaggio ma che nella storia per comodità lo chiamano solo Gurdulù, c’è ma non sapeva di esistere.
Per gioco il re decise di dare Gurdulù al cavaliere inesistente come scudiero e Agiulfo, prendendo seriamente ogni incarico del re, accettò la proposta.
IV. Ecco che fa la sua comparsa l’autrice della storia, una monaca di nome Suor Teodora dell’ordine di San Colombano.
Suor Teodora scrive questo racconto in base ad alcune antiche carte ed alle voci che correvano nel monastero.
La monaca dice che essendo vissuta sempre in clausura della guerra non aveva visto nulla perciò si arrangiava come meglio poteva per essere più coerente possibile.
L’esordio della monaca nel racconto è una riflessione sullo scenario in cui i personaggi si trovano a compiere le loro vicende.
Parla di un epoca in cui la maggior parte degli uomini non sentono il bisogno profondo di lasciare un impronta significativa nella storia del loro tempo, la trovano una cosa vana e cadono nell’anonimato.
Ma poi Suor Teodora riprende il racconto dallo stato d’animo di Rambaldo che si ritrova ad affrontare per la prima volta in vita sua una vera battaglia.
In questo scontro tra due popolazioni differenti giocano un importante ruolo gli interpreti che traducono le offese che gli eserciti si scambiano reciprocamente.
Per una serie di fortuiti eventi e in modo alquanto indiretto, Rambaldo riesce a vendicare il padre e si sente invincibile ma poi viene tratto in una trappola da due infedeli.
Per sua fortuna appare in suo aiuto un cavaliere che riesce a sconfiggere i due infedeli ma che quando Rambaldo gli rivolge la parola fugge via.
Offeso da questo comportamento Rambaldo segue le tracce del cavaliere e quando lo ritrova scopre che in realtà era una donna.
Senza nemmeno vederla in volto Rambaldo se ne innamora e quando racconta l’accaduto ad i suoi compagni questi lo canzonano dicendogli che Bradamante non lo avrebbe mai considerato.
V. La truppa si ritrova a consumare il loro semplice pasto.
Rambaldo dopo aver trovato Agiulfo gli chiede di diventare anche lui un paladini per compiere grandi imprese.
Agiulfo allora decide di mostrare a Rambaldo tutte le mansioni che un paladino deve svolgere oltre che combattere.
Il cavaliere inesistente mostra a Rambaldo come sia difficile distribuire il pasto equamente perciò lui faceva una lista dei cavalieri ed anche degli straccioni che usufruivano delle scorte di cibo.
Con questo sistema ,grazie a Rambaldo, Agiulfo riuscì a ritrovare il suo scudiero Gurdulù e tutte e tre andarono a seppellire i corpi cristiani caduti in battaglia.
I tre hanno diversi rapporti con la morte; Agiulfo si sente fortunato a non possedere quel corpo che poi diventa solo carcassa per gli uccelli e per i vermi, Gurdulù invece ritiene che un morto sia più utile di lui per una serie di ragionamenti e invece Rambaldo di fronte alla morte pensa che la vita sia preziosa e che bisogna viverla in pieno.
Dopo aver compiuto questa mansione i tre vanno a tagliare la legna e Rambaldo rimano molto deluso e annoiato da tutte queste mansioni di ordinaria amministrazione prive di gesta eroiche e di gloria.
VI. Suor Teodora inizia a parlare dell’amore della passione e si chiede se Bradamante ne sapeva più di lei.
Bradamante è un amazzone sempre precisa e vestita dell’armatura di tutto punto ma in realtà nella vita quotidiana era la più disordinata di tutti i soldati messi assieme essendo viziata.
Tutti i guerrieri cercavano di conquistare i suoi favori ma lei si concedeva a pochi paladini che quando perdevano la loro compostezza e il loro forte carattere lei li abbandonava.
Bradamante, che amava l’uomo preciso e composto, era follemente innamorato di Agiulfo e questo venne fuori durante un allenamento di tiro con l’arco quando Rambaldo sfidò la ragazza ad una sfida.
Di li in tanto passava Agiulfo che venne coinvolto nella sfida da Bradamante e i soldati iniziarono a prenderla in giro per la sua passione amorosa.
Rambaldo ,sentendosi a disagio con Agiulfo, inizio a fare amicizia con Torrismondo, un ragazzo pessimista che vede una speranza nel mondo solo nei cavalieri del Santo Gral.
VII. Suor Teodora racconta del banchetto reale a cui tutti i paladini partecipano; compreso Agiulfo che non aveva bisogno di nutrirsi.
Anche se non mangiava Agiulfo in qualche modo giocava con il cibo creando forme geometriche come l’appallottolare il pane per formare una piramide.
Durante i banchetti i paladini erano soliti a vantarsi delle loro grandi imprese che purtroppo venivano smontate da Agiulfo.
Il cavaliere Torrismondo volle anche lui smontare l’impresa che aveva compiuto Agiulfo per potersi conquistare il titolo di cavaliere.
Agiulfo anni or sono salvò la vergine Sofronia figlia dei duchi di Cornovaglia da due brigante, e all’epoca salvare una donna pura valeva la nomina di paladino.
Torrismondo disse che non era possibile dato che a tredici anni Sofronia si uni ad uno dei cavalieri del Santo Gral e di nascosto partorì proprio Torrismondo.
Quando i genitori scoprirono l’incesto della figlia la rinchiusero in un convento e dissero che Torrismondo era figlio loro.
Agiulfo quella stessa mattina partì per dimostrare che il suo titolo era del tutto meritato, e con lui partì anche lo scudiero Gurdulù.
Quando lo scoprì Bradamante partì all’inseguimento del cavaliere inesistente e appresso a lei partì anche Rambaldo.
Intanto partì anche Torrismondo alla ricerca dell’ordine del santo Gral per cercare suo padre.
VIII. Durante il tragitto, Agiulfo e Gurdulù passano in molti villaggi e compiono grandi imprese, ad un certo punto incontrarono una damigella con le vesti strappate.
La ragazza dice che il castello della sua padrona, la vedova Priscilla; era circondato da orsi feroci.
Agiulfo decise di andare a salvare la vedova ma un mendicante a cui aveva fatto l’elemosina lo avverti che in realtà la vedova attirava i giovani e bei cavalieri per soddisfare la sua lascivia.
Avvertito il cavaliere va comunque a soccorrere la vedova che per ringraziarlo lo ospita nel suo castello.
Durante la notte Gurdulù si unisce a tutte le donne che vivevano nel castello mentre Agiulfo stava nella camera da letto di Priscilla.
Senza mai unirsi a lui Priscilla aveva passato la notte più bella della sua vita.
IX. Agiulfo arriva al convento dove aveva presa i voti Sofronia con il nome di Suor Palmira, ma gli abitanti del villaggio gli raccontarono che era stata rapita da dei pirati che erano diretti verso il Marocco.
Agiulfo e Gurdulù partirono con una nave ma questa venne affondata da una balena, allora Agiulfo fu costretto ad andare a piedi mentre Gurdulù venne trascinato da una tartaruga marina.
Arrivati sulla costa Agiulfo venne a sapere che Sofronia era diventata la 350 moglie del sultano ma erano nozze non ancora consumate.
Con uno stratagemma Agiulfo portò via Sofronia e in seguito ad un naufragio la portò sulla costa della Bretagna e la nascose in una grotta fino all’arrivo di Carlo Magno.
X. Intanto Torrismondo era partito alla ricerca dei cavalieri del Santo Gral e finalmente li aveva trovati.
Rimase molto deluso dal modo noioso di vivere e dalla totale assenza di gloria, si staccò completamente dall’ordine quando i cavalieri attaccarono il villaggio perché i contadini a causa delle piogge sempre più scarse.
Torrismondo combatte con i contadini e riuscirono a ricacciare i cavalieri, nonostante questa vittoria Torrismondo si sente vuoto dato che il sua ammirazione per i cavalieri del santo Gral era in realtà solo una grande delusione.
Vagando per varie terre arrivò in Bretagna dove trovò una donna nascosta in una grotta.
Appena la vide Torrismondo se ne innamorò perdutamente di questa fanciulla che gli aveva rivelato di chiamarsi Palmira.
XI. Nel frattempo Agiulfo con Carlo Magno avevano raggiunto la grotta, e quando vi entrarono trovarono la giovane in tenero amplesso con Torrismondo.
Agiulfo disperato scappo via ma Sofronia spiegò che lei era vergine e che Torrismondo in realtà era suo fratellastro e che lei era stata vergine fino a quel momento a causa di Agiulfo.
Poi Torrismondo spiegò che non erano neanche fratellastri in quanto lei era figlia del
Duca di Cornovaglia e di una contadina.
I due ebbero il permesso di sposarsi e tornarono al villaggio che era stato
finalmente debellato dai cavalieri del santo Gral e Gurdulù vissero con loro.
Nel frattempo Rambaldo era andato a cercare Agiulfo ma trovò solo la sua
Armatura priva anche della forza di volontà di quel cavaliere.
C’era un biglietto in cui Agiulfo lasciava la sua armatura a Rambaldo.
Intanto Bradamenate scambiò Rambaldo per il suo Agiulfo e i due si unirono, ma
quando lei riapri gli occhi si accorse dello scambio e fuggi via.
XII. La storia termina qui e quando al convento arriva un giovane cavaliere di nome Rambaldo che è alla ricerca delle sua Bradamante, Suor Teodora svela la sua vera identità di guerriera amazzone e corre dal suo nuovo amore e le suore del convento sono convinte che prima o poi ritornerà come sempre a rifugiarsi in quel convento.
PERSONAGGI
• AGIULFO: Agilulfo è un cavaliere senza corpo, una semplice armatura bianca al servizio di Carlo Magno, che non trasgredisce mai alcun regolamento ed è affetto da una pignoleria estrema, verso sé stesso e tutti.
Il cavaliere inesistente è una figura vuota che si tiene in vita solo grazie alla forza di volontà e non è molto stimato dagli altri soldati, perché troppo ligio al regolamento; l’unico che lo prende come modello è Rambaldo, affascinato dalla sua abilità di condottiero.
Non prova sentimenti umani ad eccezione dell’invidia, che prova per gli uomini che hanno il dono del sonno, e l’alterigia nei confronti delle debolezze umane (come ad esempio quando prova piacere nel vedere Rambaldo in lacrime).
Lo scrittore nasconde in Agilulfo un connotato di negatività: riesce a mantenersi in vita solo svolgendo gesti esteriori, come ordinare pigne o lucidare la spada, perciò ha perso la dimensione dell'essere, ma c'è in lui una forte volontà di sopravvivere, sostituendo l'essere con il fare.
• GURDULU: Scudiero di Agilulfo è Gurdulù, un vagabondo che era al seguito dell’esercito. Egli non ha una precisa coscienza di sé e del mondo: per lui “tutto è zuppa”. Tende inoltre ad identificarsi con tutto ciò che gli sta attorno; questo fatto risulta chiaro dalla molteplicità di nomi con cui viene identificato. A differenza di Agilulfo che sa d’esserci, ma non c’è, egli c’è, ma non sa d’esserci.
Per ironia, l’unica cosa di cui Gurdulù è consapevole è quella di essere lo scudiero del cavaliere inesistente.
• RAMBALDO: Rambaldo è un giovane che per la prima volta affronta delle prove decisive, e di conseguenza è pieno di ingenuità, di ansie e di incertezze.
Ma nello stesso tempo possiede un grande desiderio di buttarsi nelle vicende della vita. Egli costruisce la sua personalità attraverso le vicende guerresche in cui è coinvolto e attraverso l’esperienza amorosa. E’ dotato di molta fiducia e perseveranza e impara con queste a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà. Grazie a questo suo comportamento riesce alla fine a conquistare l’amore della “difficile” Bradamante. Egli si può considerare come l’ ”unione”, il “punto di incontro”, la “somma” tra Gurdulù e Agilulfo. Rambaldo è infatti un essere razionale, come Agilulfo, ma che si lascia guidare anche dal suo cuore e dalle sue emozioni, come fa Gurdulù.
BRADAMANTE e SUOR TEODORA: Bradamante è una giovane guerriera di straordinaria abilità negli esercizi militari. Ha amato molti cavalieri, ma ora il suo interesse è rivolto esclusivamente verso Agilulfo, perché è un combattente impeccabile. E’ una donna d’azione, quindi, ma nella quotidianità è una donna viziata e molto disordinata.
Ma Bradamante non è solo questo; in realtà è un personaggio dalla doppia faccia, dalla doppia personalità, in quanto alterna alla vita attiva altri periodi in cui ama ritirarsi a meditare in un convento. E’ proprio a lei che si deve la narrazione degli avvenimenti.
Suor Teodora è il personaggio da cui parla Italo Calvino; in tutta la storia abilmente suor Teodora nasconde al lettore la sua vera identità con due stratagemmi: il primo Suor Teodora non immette alcuni suoi commenti personali, secondo anche se fa delle descrizioni molto dettagliate sulle armature afferma che lei di guerra ne sa poco e niente e terzo parla di Bradamante, ovvero si se stessa, come se stesse parlando di una donna lontanissima dalla sua realtà e dal suo modo di essere.
• TORRISMONDO: Torrismondo è un giovane che appare malinconico e insicuro, anche perché non ha idee chiare circa la sua nascita.
Torrismondo nella sua vita aveva solo un obiettivo, ritrovare l’ordine dei Cavalieri del Santo Gral.
Nonostante il suo carattere malinconico, Torrismondo dimostra tutto il suo coraggio e il suo onore quando combatte per salvare il villaggio dall’attacco dei cavalieri del sacro ordine.
Perso questo suo obiettivo, Torrismondo ritrova la felicità quando si innamora di Sofronia.
Questo l'amore creduto impossibile dato che si pensava che Sofronia fosse la
madre di Torrismondo, diventa possibile e diventa anche l’unica storia d’amore che
ha lieto fine.
• SOFRONIA: Sofronia inizialmente è considerata la madre di Torrismondo ma poi si scopre alla fine che non erano nemmeno parenti.
Compare nella vicenda come una donna di trentatre anni, ancora bella, che a causa di Agiulfo era ancora Vergine.
Anche se Agiulfo la salva più di una volta da uomini che la volevano possedere, ella non prova un minimo di gratitudine perché a causa sua ella era finita in un monastero e alla sua età era ancora nubile.
Sofronia si dimostra una ragazza che ama vivere al di fuori della corte e libera, infatti lei è la prima che rinunci al titolo di contessa per diventare una semplice cittadina del villaggio che era diventato una città.
• PRISCILLA E LE SUE ANCELLE: Priscilla è una vedova che attraverso degli inganni attira i cavalieri per poter dar sfogo alla sua voluttà e così anche le sue ancelle.
Ma quando arriva Agiulfo ella se ne innamora anche se non aveva condiviso con lui il letto, mentre le ancelle che si erano unite con Gurdulù non ricordavano nulla.
. Questo episodio può essere interpretato come parodia dell'episodio omerico,e di
altri autori, dove l'eroe viene bloccato dall'amante.
• I CAVALIERI DEL SANTO GRAL:La comunità dei Cavalieri del Gral concepisce l'esistenza come esperienza di annullamento della realtà, scandita da un luogo e un tempo, alla ricerca dell'infinito, di un qualcosa che trascende, perciò in essa si può scorgere la ricerca della perfezione da parte dell'uomo che non riesce a trovarla in sé, quindi ricerca qualcosa di superiore.
• IL VILLAGGIO: I contadini che abitano il villaggio, prima dell’arrivo di Torrismondo vivevano sotto il dominio dei cavalieri dell’ordine.
Ma quando Torrismondo gli dimostra che anche loro potevano da soli difendere le proprie terre.
Gli abitanti del villaggio nella fase iniziale possono essere paragonati a Gurdulù ma al termine del racconto dimostrano che in realtà anche ad essere si impara.
• CARLO MAGNO: Carlo Magno ci appare come un uomo anziano che ha combattuto tante di quelle battaglie che non si ricordava più la motivazione.
Un uomo smemorato ma che comunque conserva la sua saggezza dovuta all’età.
Nella vicenda Carlo Magno è l’unico personaggio che comanda Agiulfo essendo gerarchicamente superiore.

IL NARRATORE
La voce narrante è quella di una suora, la quale dice ironicamente di non avere molta esperienza del mondo. Ma quando essa rivela di essere Bradamante, ci si rende conto della sua scherzosa finzione. Essa qui non si limita ad esporre gli accadimenti, ma in vari casi si sofferma a riflettere su che cosa significhi scrivere e raccontare. Dietro di lei si sente parlare Calvino, il quale osserva che non sempre la scrittura è cosa facile; non sempre il discorso fluisce e l’ispirazione può venire a mancare, dando allo scrittore momenti di aridità. Scrivere è quindi un esercizio faticoso e assai impegnativo.
Ci sono due punti di vista: uno è quello del narratore esterno, quell’altro è del narratore interno. Il primo punto di vista è quello di Suor Teodora che racconta le vicende e che quindi si esprime in 3° persona: qui il narratore è esterno. Il secondo è quello di Suor Teodora che si rivolge al lettore, facendo delle riflessioni sullo scrivere, e che quindi si esprime in 1° persona: qui il narratore è interno.
Suor Teodora è comunque anche lei impersonale ed esterna alla storia, almeno fino a quando non si scopre essere Bradamante-un personaggio della storia-
STILE, LINGUAGGIO E SINTASSI
Una caratteristica assai evidente nel testo è la precisione quasi geometrica dello stile. Calvino offre un racconto non realistico, parla di cose esistenti solo nella fantasia; eppure descrive le cose come se fossero reali, con abbondanza di particolari. E’ uno stile dunque lucido, chiaro e scorrevole.
L'autore utilizza il discorso indiretto libero,mentre l'intreccio risulta articolato secondo un rapporto di tipo logico.
Troviamo numerose similitudini,soprattutto nei primi capitoli:nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento,la notte per gli eserciti in campo è regolata come il cielo stellato,e così di seguito.
TEMA CENTRALE E TEMI SECONDARI
Calvino ha voluto far riflettere su alcuni aspetti della realtà di oggi: il cavaliere inesistente appare come il simbolo dell’uomo moderno, che è talmente in crisi da sembrare privo di identità, quasi inesistente.
L’uomo del nostro tempo appare infatti incerto, smarrito, privo di orientamenti e sicurezze. C’è qualcosa in lui di vuoto, come è vuota la bianca armatura di Agilulfo. Altri temi ricorrenti sono quello della ricerca, quello della formazione dell’essere e quindi della coscienza di sé.
Ma il tema di fondo rimane questo: la forma, rappresentata da Agilulfo, non può esistere senza la vita, rappresentata da Gurdulù. Rambaldo non è altro che il punto di unione dei due e l’esempio da seguire.
L'intero libro può essere inteso come una metafora;d'altronde come già rilevato il tema dominante,più che l'amore è quello dell'essere e dell'apparire.
Infatti il cavaliere inesistente che non appare,se non per l'armatura,ma che è;Gurdulù,che al contrario appare,ma non è;e suor Teodora che appare quel che non è,considerando che lei in realtà è Bradamante.

MESSAGGIO DELL’AUTORE
Calvino propone di superare la condizione in cui si trova il suo Agilulfo. Egli è un essere incompleto; egli vive solo di volontà e di ragione, ma gli manca un elemento importante: il corpo, con tutto ciò che questo significa (calore, sentimenti, emozioni). L’uomo dunque non è completo se non riesce ad impiegare con armonia tutte le sue facoltà, sia quelle legate al pensiero, sia quelle legate ai sentimenti e agli affetti.
Questo, all’interno del racconto, è reso evidente dalla contrapposizione tra le due figure di Agilulfo e Gurdulù: freddo e razionale il primo, vivo e incosciente il secondo; ma soprattutto dalla figura di Rambaldo che si può considerare come l’ ”unione”, il “punto di incontro”, la “somma” tra Gurdulù e Agilulfo.
ATTUALIZZAZIONE
Nonostante il contesto fantastico,Calvino riesce a colpire nel personale i lettori.
Calvino infatti riesce ad impartirci ancora una lezione fondamentale, anche oggi è in atto; l’uomo non può essere chiamato uomo se non equilibra il suo modo di essere e il suo modo di fare.
Per questo nel racconto Calvino inserisce l’uomo razionale e l’uomo che vive solo seguendo il suo istinto.
In oltre Calvino inserisce un elemento presente nella nostra società;l’uomo viene giudicato solamente per le sue azioni e non per quello che o viceversa.
COMMENTO PERSONALE
Queta opera mi ha fatto riflettere su come sia bello notare, attraverso un personaggio immaginario, una rappresentazione dello stato degli uomini del nostro tempo.
La letteratura è bella proprio perché riesce, sotto la finzione, a fare intuire al lettore delle verità. Sul piano letterale si ha una trama curiosa e divertente; sul piano simbolico un’interpretazione dell’uomo.
Concordo con l’autore quando presenta in Agilulfo un modello da non imitare; l’uomo deve essere intero e completo e non deve rinunciare ad aspetti importanti della sua umanità. Anche noi quindi non dobbiamo essere sempre e per forza razionali: molte volte è meglio lasciarsi scivolare nell’irrazionalità, lasciarsi guidare dal cuore. Secondo me questo romanzo contiene anche un invito a saper usare una parte di noi a cui spesso non diamo retta. C’è sicuramente in noi qualcosa che si aggiunge al pensiero e alla ragione e questo “qualcosa” si può riassumere appunto nella parola cuore. In tal modo seguire il cuore significa affidarsi all’intuizione, alla fantasia e ai sentimenti, che in molti casi possono essere delle buone guide per la nostra vita.

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