IL CAVALIERE INESISTENTE

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Data:14.04.2006
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Testo

Recensione del libro

IL CAVALIERE INESISTENTE

Il cavaliere inesistente è il titolo di uno splendido libro scritto da Italo Calvino che fa parte di una trilogia chiamata I nostri antenati assieme ad altri due libri: Il barone rampante e Il Visconte dimezzato. È stato pubblicato in prima edizione nel 1959 e in seguito anche nel ’85 dall’editore Garzanti, nel ’90 e nel ’92 da Arnoldo Mondatori e in seguito anche da altre case editrici. È un libro romanzesco ricco di colpi di scena e di intrighi che Calvino adopera sempre nei suoi libri (o almeno in quelli che ho letto). Le vicende narrate in questo libro si sviluppano intorno all’ 800 e sono ambientate dapprima a Parigi, poi si trasferiscono negli accampamenti della guerra tra mori e cristiani, successivamente in Inghilterra e in Marocco per poi ritornare in Francia.
Costretta dalla Madre Badessa, suor Teodora inizia a scrivere, nella sua cella, questa strana storia. Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildinverni e degli Altri di Corbrentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez, il protagonista, è un paladino di Carlo Magno che esiste solo grazie alla sua forza di volontà. Caratterizzato dalla sua bianca armatura e dalla sua puntigliosità e precisione in tutto ciò che fa, Agilulfo è il miglior cavaliere di tutto l’esercito, però non ben visto dai suoi subordinati tranne che dal giovane Rambaldo che trova in lui una guida. I due si conoscono una sera perché il ragazzo è turbato a causa della battaglia del giorno seguente: non ha idea di come riuscire a trovare l’Argalif Isoarre per vendicare l’uccisione del padre. Agilulfo lo aiuta e la mattina successiva Rambaldo consegue il suo obbiettivo, però tornando al campo, viene sorpreso da due mori in un’imboscata. Trovandosi in difficoltà, viene aiutato da un sconosciuto cavalier pervinca che poi scopre, in seguito, essere una donna. Una volta arrivato all’accampamento si informò su chi potesse essere e scoprì che si chiamava Bradamante ed era una donna poco socievole. Rambaldo se ne innamorò subito e volle domandare un parere su ciò che si diceva di lei ad Agilulfo che non gli diede alcuna risposta. Una sera Bradamante conobbe quest’ultimo e se ne invaghì. Sconsolato Rambaldo iniziò a girovagare per il campo e conobbe poi un cavaliere di nome Torrismondo che la pensava come lui riguardo alle aspettative della guerra e della delusione che aveva provato in seguito. Il giorno seguente, durante il pranzo, Agilulfo venne incolpato da Torrismondo di non essere cavaliere perché la donna che aveva salvato dai briganti anni prima, non era vergine. Ad Agilulfo non sarebbe dovuto il titolo di cavaliere ma solo un riconoscimento. Torrismondo ammise che quella donna era sua madre e così facendo svelò di non essere figlio dei Duchi di Cornovaglia, spogliandosi così del suo titolo che però avrebbe riconquistato se fosse riuscito a dimostrare d’esser figlio dei cavalieri del Santo Graal. Ciò creò scompiglio tra i soldati e i due furono sollecitati da Carlo Magno a supportare con fatti e prove le loro tesi. Detto fatto ognuno partì per la propria strada. Agilulfo affiancato dal suo scudiero pazzerello Gurdulù andò al monastero dove Sofronia, la vergine in questione, si era rifugiata dopo esser stata aiutata da lui quindici anni prima. Il monastero era distrutto e un contadino lo informò della deportazione delle povere suore in Marocco. Detto fatto salirono a bordo di una nave diretta in Marocco per riuscire a sapere la verità sulla donna, solo che la nave affondò in seguito ad uno urto con una balena e avvenne un naufragio. Agilulfo riuscì ad arrivare in Marocco camminando sui fondali mentre Gurdulù ci arrivò a nuoto. Liberarono Sofronia che, nel frattempo era stata promessa in sposa ad un saladino poi si reimbarcarono per la Francia su di una nave che sfortunatamente naufragò anch’essa. Per fortuna il cavaliere salvò Sofronia poi la mise in una caverna per lasciarla dormire al ché andò da Carlo Magno per avvisarlo del recupero della donna. Nel frattempo Torrismondo vagava senza meta dopo aver trovato e parlato con gli strani cavalieri del santo Gaal ed essere stato deluso dalle loro filosofie di vita. Nel suo vagare trovò la donna nella caverna e dopo essersene innamorato si unirono. L’Imperatore e Agilulfo arrivarono alla grotta rimanendo sgomenti. Agilulfo scappò via scoraggiato per la perdita del suo onore e con lui Torrismondo perché pensava di essere stato con la madre e Rambaldo dietro ad Agilulfo per dirgli la verità che aveva scoperto. In realtà Sofronia era la sorella adottiva di Torrismondo, fatto che non era stato mai svelato a nessuno dai genitori. Dopodiché Sofronia e Torrismondo si sposarono e vissero in una landa di terreno donatagli dall’imperatore, mentre il povero Agilulfo si spogliò della sua armatura scomparendo, ma lasciando un biglietto a Rambaldo dove glie la regalava. Dopo essersela messa Bradamante lo vide e si unirono. Ma quando lei si accorse dello scambio fuggì. Il povero Rambaldo la cercò per anni quando un giorno riuscì trovarla in un convento sotto il nome di suor Teodora. Dopo essersi accorta del suo amore per lui scapparono insieme.
La principale tecnica espressiva adottata da Calvino in questo libro consiste nell’ affidare la narrazione degli avvenimenti a suor Teodora che ogni tanto si sofferma su ciò che la circonda e inizia e fare i suoi ragionamenti perdendo talvolta il filo del discorso.
L’autore non mantiene un protagonista fisso, ma varia il personaggio principale a seconda del momento senza utilizzare figure retoriche.
Adopera un linguaggio adeguato all’epoca dell’ambientazione del racconto mostrando terminologie minuziose. Il modo di scrivere di Calvino è ricorrente in ogni suo libro, è sempre pieno di intrighi e intrecci, segreti che si svelano, ecc…
Il tema principale del libro è la ricerca di se stessi: Agilulfo cerca se stesso in quanto non esiste, Rambaldo cerca una figura paterna da cui poter trarre insegnamenti, Bradamante si rinchiude nel convento appunto per potersi capire, Torrismondo va alla ricerca delle sue origini e Gurdulù pensa di essere qualunque cosa a contrario degli altri.
Soggettivamente posso dire che la lettura della prima metà del libro è per me lenta, racconta tutto nei particolari senza tanti risvolti, è un po’ “statica” mentre diventa più avvincente nella seconda parte. Ma il punto più bello del libro è sicuramente il colpo di scena quando si scopre che in realtà Bradamante è suor Teodora.
Sicuramente il libro è indirizzato a lettori più adulti, ma può essere interessante anche per un adolescente che vive un periodo della vita alla ricerca della propria identità..

Elena Maran

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