Giacomo Leopardi: opere e vita

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Testo

GIACOMO LEOPARDI

LA VITA

- 1798 -> nasce a Recanati (sotto lo Stato Pontificio, stato conservatore, censura…) E’ il primo figlio del conte Monaldo e della marchese Adelaide Antici. I genitori sono entrambi conservatori e religiosi
La formazione culturale di Giacomo e’ affidata al padre, erudito che possiede una ricca biblioteca. Fin da piccolo Leo si dedica allo studio della filosofia delle lingue ( francese, latino, greco..) della morale e traduce per esercitarsi, molti classici (Omero e Virgilio)
- 1817 -> inizia a scrivere una sorta di diario Zibaldone. Leo attraversa un periodo di depressione a causa dell’ ambiente culturale ristretto
- 1819 -> tenta di fuggire ma viene fermato dal padre
- 1822 -> si reca a Roma ma rimane deluso perche’ non trova la citta’ tanto esaltata nei classici
- 1823 -> torna a Recanati, per poi soggiornare a Milano, dove vengono pubblicate “Operette Morali”
- 1830 -> Firenze, dove si innamora di una donna che non lo ricambia scriver per lei alcune canzoni che formano “il ciclo di Aspasia”
- 1833 -> si sposta a Milano, con l’ amico e scritto Ranieri. Le sue condizioni peggiorano ma prima di morire conclude “la ginestra” e “il tramonto della luna”
- 1837 -> muore a 36 anni

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

- C’e’ un islandese che dopo aver soggiornato in diversi luoghi, si trova in una terra mai esplorata: in Africa dove incontra la Natura
- come viene descritta? donna mastodontica, personaggio inquietante con un volto tra il bello e il terribile. Siamo quindi ben lontani dalla tradizionale madre natura
- alla domanda della Natura, del perche’ l’ islandese stia scappando da lei. L’ uomo risponde che fin dalla giovinezza si e’ reso conto della stupidita’ dell’ uomo e della vanita’ della vita. Combattono continuamente fra di loro per ottennere beni e piaceri che non dilettono. L’ unica soluzione e’ vivere in solitudine
- ma anche separandosi dalla societa’, in qualsiasi luogo si e’ trovato male a causa delle condizioni climatiche e anche dove il clima e’ clemente, in compenso vi sono vulcani, terremoti frequenti, bestie selvatiche...

Leo non parte subito da quest’ idea. Vi e’ una prima fase di pensiero di Leo in cui ritiene che la sofferenza umana e’ dovuta agli uomini. I responsabili di questa sofferenza -> uomini. Perche’? Secondo Leo all’ inizio della civilta’ quando gli uomini erano ingenui e lontani dal progresso, potevano godere della natura che concedeva loro l’ illusione grazie a cui credevano, speravano che le cose andassero bene.
In realta’ gli uomini avendo sete di conscienza hanno preteso di scoprire sempre di piu’. E’ stato il progresso umano a determinare conoscenze piu’ precise -> svelare la verita’ che non e’ meravigliosa come ci illudiamo che sia.
esempio: quando l’ uomo vedeva l’ albero incendiato da un fulmine, poteva credere nella magia. il progresso svela meccanismo di una natura che uccide e distrugge.
L’ uomo quindi smaschera l’ arido vero, subentra cosi’ la disillusione. In questa prima fase di pensiero Leo da’ la responsabilita’ all’ uomo che pretende di conoscere –-> PESSIMISMO STORICO. Storico perche’ il male del mondo e’ determinato dalla storia/progresso -> disillusione
In piu’ di un passo gli antichi avevano la capacita’ di crearsi l’ illusione -> + felici
Antichi contro cui i romantici si stanno scagliando, quando sono gli unici capaci di creare illusione. Per questo lui si schiera contro il romanticismo

In realta’ non e’ il progresso a rendere l’ uomo infelice ma e’ la natura -> unico nemico dell’ uomo perche’ crea illusione; promette cose meravigliose per poi disincantarti. Natura, che Leo considera matrigna perche’ e’ madre di parto ma matrigna di volere in quanto distrugge i figli. Tema gia’ presente negli idilli -> La sera del di’ di festa: natura l’ ha creato all’ afanno. Come reagisce? si ribella, si getta, grida e freme. Non c’e’ speranza di cambiare le cose ma reagisce titanicamente.

- questa visione illusoria che fa pensare all’ uomo d; avere una posizione elevata/privilegiata nel mondo ha fondamento? No. l’ uomo e’ solo uan pedina della natura, la quale non importa della felicita’/infelicita’ degli uomini. Contraddice il pensiero dell’ islandese che considerava la natura sadica. l’ uomo non e; al centro dei suoi pensieri
- l’ islandese porta a sua difesa il paragone con l’ ospite: come un padrone di casa e’ tenuto ad accogliere calorosamente un ospite, cosi’ dovrebbe fare la Natura. Infatti non sono stati gli uomini a decidere di nascere nell’ universo e’ stata la Natura a crearli ed essendo quindi stati “invitati” dovrebbe essere accogliente.
- la Natura risponde che l’ universo e’ un circolo perpetuo: la nascita e la morte dipendono l’ uno dall’ altra che sono in equilibrio permettendo all’ universo di andare avanti. L’ assenza del patimento dell’ uomo determinerebbe la cessazione di questo equilibrio. Non c’e’ Dio creatore ma visione meccanicistica
- Islandese si chiede il senso e l’ utilita’ di cio’. Non e’ dato saperlo. In quel momento viene o sbranato da dei leoni o sotterrato da uan tempesta si sabbia -> Natura distruttiva per la nascita di qualcos’ altro

TEORIA DEL PIACERE

- Qual’e’ la riflessione che Leo conduce all’ interno dello Zibaldone?
- Leo afferma che l’ anima umana desidera e mira unicamente al piacere, ossia alla felicita’ = piacere
- ciascuno di noi ha come desiderio profondo quello di essere felici, star bene. Questo desiderio, questa tendenza verso il piacere non ha limiti perche’ nasce con noi. E’ qualcosa di infinito ed eterno, termina solo con la nostra morta
- non ha durata -> ci accompagna sempre
- non ha estensione -> e’ qualcosa di assoluto senza confini
- se non ha durata ed estensione, non esiste nessun piacere che possa appagare questo piacere. Perche’? Perche’ anche amesso che riesca ad ottenere un piacere, non e’ eterno
- noi aspiriamo al piacere proprio perche’ illimitato e nel momento in cui si riesce eventualmente ad ottenere qualcosa, il desiderio non si acquieta -> si desidera l’ idea di cio’ che vogliamo -> vuoto nell’ anima, senso continuo di appagamento
- chi e’ l’ artefice? chi ha dato all’ uomo questo piacere infinito? E’ la Natura che ci ha creati in modo tale che siamo in grado di desiderare ma senza essere mai appagati
- il piacere e’ figlio dell’ affanno in quanto non e’ altro che la cessazione del dolore (e’ solo una breve parentesi di gioia data dalla mancanza di dolore)

L’ USO DELLE PAROLE IN POESIA

- Leo teorizza l’ uso delle parole in poesia nello Zibaldone. Nello Zibaldone vi sono passi specifici nei quali spiega il senso della ricerca della parola.
- secondo lui la poesia per essere tale deve esprimere il senso del vago e dell’ indefinito -> ritiene che si possono costruire delle immagini che tanto piu’ sono vaghe tanto piu’ rievocano la poesia
- in quanto se Leo usasse per descrivere una situazione parole precise, raccontando tutto dettagliamene non si consente alla fantasia di sprigionarsi. Per cui tutto cio’ che e’ eccessivamente definito e inquadrato per Leo e’ anti-poetico. Cio’ che e’ finito e’ brutto e banale
- viceversa la creazioni di situazioni costruite attraverso termini che rimandono ai sensi e a visioni indefinite sprigiona l’ immaginazione.

ANUNCIA TEORIE sulle immagini e suoni
- portando anche dei es: infatti se noi ci muoviamo in una campagna, un suono in lontananza e’ in grado di scatenare l’ immaginazione
- se questo e’ valido come lo si traduce? intraprende una vera e propria analisi della lingua italiana individuando termini che di loro natura scatenano l’ immaginazione.
- termini arcaici come: ermo (nell’ infinito), verone del paterno ostelli...
- per quanto riguarda i suoni, capita spesso che ci sia una voce di un contadino che arriva da lontano o magari una campana
- infine la luce descritta non e’ violenta in modo tale che illumini tutto delineando i profili. Leo e’ un patito della luce della luna, per esempio. In quanto la sua e’ una luce soffusa, non definita. Mentre durante la gg predilige il momento dell’ alba o crepuscolo.

GLI IDILLI

- Idilli -> definizione data da Leo a 5 suoi testi:
→ l’ infinito
→ la sera del di’ di festa
→ alla luna
→ il sogno
→ la vita solitaria

- perche’ idilli? il termine idillio deriva dal greco e significa piccola immagine
- gia’ nella Grecia antica il vocabolo indicava un genere di poesia bucolica, agreste. I testi di Teocrito diventano modello per i continuatori sia greci e romani
- la tradizione continua nel Medioevo a Dante, Tetrarca e nell’ Arcadia diviene il genere letterario piu’ affermato
- in questo caso, con Leo il paessaggio diviene occasione per riflessioni esistenziali. Introduce quindi una novita’: corrispondenza fra natura e stato d’ animo si approfondisce se il pto di partenza e’ il paessaggio agreste poi si sovrappone una riflessione. Esordio tranquillo -> fine diversa

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