L'Islanda e il Belgio

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Categoria:Geografia

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Testo

Islanda
L’Islanda è una repubblica situata nell’oceano Atlantico settentrionale, al limite del Circolo polare artico, circa 300 km a sud-est della Groenlandia, 800 km a nord-ovest della Scozia e 1000 km a ovest della Norvegia. La superficie totale della Repubblica d’Islanda è di 102.819 km2 e la capitale è Reykjavik.
Territorio
L’Islanda ha una forma ovaleggiante molto irregolare, con coste profondamente incise, estese per circa 5955 km. Sulle coste occidentali sono situate le due principali insenature: Faxaflój (Faxa Bay) e Breidhafjördhur (Breidha Fjord); protesa verso nord-ovest, tra il circolo polare e la baia di Húnaflói, si trova una formazione peninsulare le cui coste costituiscono circa il 30% della linea costiera islandese e presentano numerose irregolarità, fiordi e aspre scogliere. Geologicamente giovane e di origine vulcanica, il territorio dell’Islanda è composto da un tavolato di lava, interrotto da formazioni montuose di rocce vulcaniche; le zone pianeggianti costituiscono il 25% della superficie totale e si trovano lungo le coste, specialmente nella zona meridionale e sudoccidentale dell’isola.
Il paesaggio si configura come una serie di altipiani che hanno elevazioni comprese tra i 610 e i 915 m; le vette più alte si trovano nella zona sudorientale dell’isola, nei monti Hvannadalshnúkur (2119 m). Quasi il 15% della superficie è ricoperto da neve e ghiaccio: nel paese ci sono oltre 120 ghiacciai, tra cui il Vatnajökull (ghiacciaio Vatna), il più esteso, che copre una superficie di circa 8550 km2, pari alla somma della superficie di tutti i ghiacciai europei. Nell’isola sono numerosi anche i laghi e i fiumi dal corso breve e impetuoso, per la maggior parte di origine glaciale.
L’Islanda si trova sulla linea della dorsale medio-atlantica, una delle più estese della crosta terrestre, che provoca un’intensa attività tettonica, con frequenti terremoti e numerosi fenomeni dovuti alla presenza di vulcani, fonti termali con emissioni di acqua calda e solfatare. In Islanda ci sono più di 200 vulcani, quasi tutti attivi, come il monte Hekla (1491 m), che ha eruttato nel 1766, 1947 e nel 1980, e il Laki che nel 1783 ha causato la morte di oltre 9000 persone e ha provocato danni gravissimi all’agricoltura e ai pascoli. Nel 1963 l’eruzione di un vulcano sottomarino provocò la nascita dell’isola di Surtsey, al largo della costa sudoccidentale del paese.
Nelle zone vulcaniche sono molto comuni le emissioni di acqua calda dal terreno, sia sotto forma di laghi di fango bollente sia sotto forma di geyser; nella località di Geysir (che ha dato nome al fenomeno) si assiste a intervalli regolari all’emissione di getti di acqua calda che formano colonne alte oltre 50 m. Questo fenomeno naturale viene sfruttato per riscaldare le abitazioni: l’impianto di riscaldamento di molti edifici di Reykjavik è infatti collegato alle sorgenti di acqua calda situate vicino alla città.
Flora e fauna__________________________________________________
La vegetazione dell’Islanda è di tipo artico europeo; le distese erbose e le brughiere, importanti per il pascolo e l’allevamento, si trovano principalmente lungo le coste meridionali dell’isola, da cui è completamente scomparsa la foresta che in epoca preistorica ricopriva il territorio islandese. Nonostante i programmi di riforestazione avviati negli anni Sessanta, i boschi di betulle e abeti occupano solo il 2% dell’estensione territoriale. Le condizioni climatiche non favoriscono lo sviluppo di alberi da frutta e gli unici frutti che crescono in Islanda sono i mirtilli e l’uva ursina. Oltre alle volpi artiche, che popolavano l’isola già all’epoca dei primi insediamenti umani, numerose sono le renne, introdotte intorno al 1770; sull’isola non vivono né rettili né anfibi, mentre sono ospitate circa 100 specie di uccelli, anche acquatici; oltre alle oche, allevate per la produzione dei piumini, in Islanda si trovano diverse colonie di anatre, la più grande delle quali ha il suo habitat naturale sul lago Mývatna, nella regione settentrionale. Balene, foche e pesci come merluzzi e aringhe popolano le acque marine, mentre diverse specie di salmoni e trote vivono nelle acque di laghi e fiumi.
Politica e città importanti
L’Islanda è una repubblica parlamentare, governata in base alla Costituzione promulgata il 17 giugno 1944, con il raggiungimento della piena indipendenza del paese. Stato membro dell’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico, l’Islanda non ha forze armate proprie, a eccezione del corpo della Guardia costiera.
Capo dello stato è il presidente della Repubblica, che viene eletto ogni quattro anni a suffragio universale; in base alla costituzione il potere esecutivo è esercitato dal presidente e dal Consiglio dei ministri, presieduto dal primo ministro, che risponde del proprio operato di fronte al parlamento.
Il potere legislativo è rappresentato dall’Althing, un parlamento bicamerale costituito da 63 membri, 54 eletti con il sistema della rappresentanza proporzionale per un mandato di quattro anni e 9 scelti tra i diversi candidati dei partiti politici. Nel sistema giudiziario islandese la massima autorità è rappresentata dalla Corte suprema, costituita da un giudice supremo affiancato da altri otto giudici nominati dal presidente della Repubblica.
La vita politica islandese è stata dominata da tre partiti, fondati prima del 1930: il Partito dell’indipendenza (di orientamento conservatore), il Partito socialdemocratico (di centro-sinistra) e il Partito progressista (di tendenza riformista). Nel 1956 venne costituita l’Alleanza Popolare, partito dei socialisti di sinistra, entrato subito a far parte della compagine governativa. Negli anni Ottanta comparvero sulla scena politica altre due formazioni: il Partito delle donne, fondato nel 1983, e il Movimento del popolo, creato nel 1987 da un gruppo di fuoriusciti del Partito dell’indipendenza.
L’Islanda è divisa in 8 regioni e in più di 20 città amministrativamente indipendenti, con propri sistemi fiscali di raccolta delle imposte sul reddito; ogni singola comunità locale è retta da un consiglio comunale. La capitale Reykjavík ha una popolazione di 103.036 abitanti (stima 1994), e rappresenta il porto principale e il maggior centro industriale, commerciale e culturale del paese. Altri centri importanti sono: Akureyri, sede del maggiore porto peschereccio delle coste settentrionali e di industrie di conservazione ittica; Kópavogur, Hafnarfjördur e Keflavík, situate sulle coste sudoccidentali a poca distanza da Reykjavík; Vestmannaeyjar, sulla piccola isola di Heimaey al largo della costa meridionale, e Selfoss, importante centro dell’interno e polo agricolo della regione meridionale.
Istruzione e cultura_______________________________________________________________
L’istruzione è obbligatoria tra i 6 e i 16 anni d’età ed è gratuita a tutti i livelli scolastici, fino all’università. Il tasso di alfabetizzazione è altissimo e riguarda la quasi totalità degli abitanti dell’Islanda. Reykjavik è sede dell’Università dell’Islanda (1911) e delle biblioteche più importanti dello stato (Biblioteca Universitaria e Biblioteca Nazionale), oltre al Museo di Storia Naturale e al Museo Nazionale.
Economia
Agricoltura
La forza lavoro attualmente impiegata in agricoltura (5%) è molto diminuita rispetto al 1930, quando era circa del 36%. I terreni destinati alle coltivazioni agricole (principalmente rape e patate) coprono appena l’1% della superficie del paese; a causa delle condizioni climatiche, fin dal 1945 sono state create serre riscaldate con l’energia geotermica, in cui sono coltivati principalmente frutta esotica, ortaggi e fiori. Parte dei terreni erbosi è sfruttata per il pascolo e l’allevamento del bestiame (soprattutto ovini e mufloni), che contribuisce al settore primario con la produzione di latticini, lana e uova.
Pesca
La pesca e l’industria di trasformazione ittica rappresentano la maggiore risorsa economica dell’Islanda. Il pescato annuale è costituito per due terzi da merluzzi e capelin di cui l’Islanda è il maggior produttore, e da notevoli quantitativi di crostacei, aringhe, eglefini e salmoni rossi, lavorati nelle industrie conserviere dei principali centri della costa. In seguito alle pressioni internazionali, l’Islanda ha sospeso la caccia alle balene nel 1989, riprendendola tuttavia pochi anni dopo, nel 1992.
Industria
Oltre alla lavorazione dei prodotti ittici, le altre attività industriali islandesi sono condotte su piccola scala. Fertilizzanti, abbigliamento e sapone sono i principali prodotti e una certa rilevanza hanno anche l’industria chimica, l’editoria e la produzione di apparecchiature elettriche. Il basso costo delle risorse energetiche ha favorito fin dagli anni Sessanta lo sviluppo degli impianti per la produzione e la lavorazione di diatomite, alluminio e ferro-silicio, destinati principalmente all’esportazione.
Risorse energetiche
L’altissimo potenziale energetico dell’Islanda è sfruttato solo parzialmente: si stima infatti che solo un decimo di quello idroelettrico e circa un ventesimo di quello geotermico siano utilizzati, principalmente per usi domestici, per la coltivazione in serre e per alcuni settori manifatturieri. Il potenziale elettrico installato, superiore al milione di kW, ha prodotto nel 1992 4,5 miliardi di kWh, per l’85% proveniente da impianti idroelettrici.
Flussi monetari e banche
L’unità monetaria è la corona islandese, suddivisa in 100 aurar. L’istituto bancario di stato, autorizzato a emettere moneta è la Banca Centrale (1961). Secondo i dettami dell’Unione europea, dalla metà degli anni Ottanta l’Islanda ha notevolmente ridotto il controllo governativo sulle operazioni bancarie e finanziarie, pur continuando a gestire due delle tre banche commerciali del paese.
Commercio
Paese costretto a importare la maggior parte dei beni di consumo, l’Islanda ha sempre registrato un passivo sia pure contenuto della propria bilancia commerciale. L’Islanda importa petrolio raffinato, macchinari, mezzi di trasporto, tessuti e abbigliamento, prodotti chimici, semilavorati per l’industria e generi alimentari. Le esportazioni sono costituite principalmente dai prodotti ittici e, in misura minore, da metalli non ferrosi. I principali partner commerciali sono Gran Bretagna, Stati Uniti, Norvegia, Germania e Danimarca.
Trasporti e comunicazioni
Formata quasi interamente da strade costiere, la rete stradale dell’Islanda si estende per 12.503 km, di cui solo 2682 asfaltati, per la maggior parte costituiti dai 1440 km dell’ “anello Hringvegur” che compie il periplo dell’isola. I voli interni e internazionali sono assicurati dalla Icelandair e i principali scali marittimi sono i porti di Arkanes, Keflavík, Reykjavík e Siglufjördhur.
Clima
Nonostante la vicinanza al Circolo polare artico, l’Islanda presenta un clima di tipo temperato freddo; le influenze oceaniche, soprattutto la corrente nordatlantica (continuazione della corrente del Golfo), mitigano notevolmente le condizioni climatiche. A Reykjavik la media annua delle temperature è di circa 5 °C, con un minimo di -0,6 °C in gennaio e un massimo di 11,1 °C in luglio. Le regioni costiere settentrionali, sottoposte invece agli effetti della corrente polare, hanno temperature più basse, influenzate dallo spirare di venti freddi, soprattutto durante la stagione invernale. Su alcune cime montuose delle regioni interne dell’Islanda le precipitazioni possono raggiungere i 4570 mm annui, lungo le coste meridionali cadono in media da 1270 a 2030 mm di pioggia all’anno, mentre lungo le coste settentrionali le precipitazioni si riducono a 510 mm annui.
Popolazione
L’Islanda ha una popolazione di 264.922 abitanti (1993), con una densità media di 2,6 unità per km2. La composizione etnica è molto omogenea e ha, per la quasi totalità, origini celtiche e nordiche. L’urbanizzazione, iniziata negli anni Quaranta, ha portato più del 90% della popolazione a vivere in centri urbani di dimensioni medio-grandi. Il sistema sanitario e i servizi sociali, a cui hanno diritto tutti i cittadini, vengono erogati quasi interamente dallo stato, che stanzia per questo più del 40% delle spese in bilancio. Il sistema sanitario è uno dei più avanzati del mondo in tema di salute pubblica; l’Islanda ha il più basso tasso di mortalità infantile e il più alto indice di speranza di vita alla nascita: 75,7 anni per gli uomini e 80,9 anni per le donne (1992)
Lingua e religione
La lingua nazionale è l’islandese, un idioma parlato dai primi colonizzatori vichinghi e poco evoluto rispetto alle altre lingue scandinave. La popolazione è per la grande maggioranza di religione protestante (93%); nel paese sono inoltre presenti piccole comunità di cattolici.
Storia
I primi a raggiungere l’Islanda intorno all’VIII secolo furono probabilmente alcuni monaci irlandesi. In base alla tradizione i primi colonizzatori furono vichinghi; sul luogo dell’attuale città di Reykjavik il norvegese Ingólfr Arnarson e la sua famiglia fondarono il primo insediamento stabile nell’874. Nei sessant’anni successivi diverse ondate migratorie portarono in Islanda coloni provenienti da diversi paesi nordici, in particolare dalla Norvegia e dalle isole britanniche.
Fin dal 930 l’Islanda diede vita a un parlamento chiamato Althing a cui erano demandati il potere legislativo e quello giudiziario, mentre l’applicazione delle leggi era affidata alla classe dominante, coadiuvata dai rappresentanti del potere religioso (godar). Grazie alle risorse naturali (in particolare pesca e abbondanza di pascoli) e agli intensi scambi commerciali con la Scandinavia, le isole britanniche e alcune regioni dell’Europa continentale, l’Islanda conobbe un lungo periodo di prosperità che favorì lo sviluppo culturale del paese e la nascita della letteratura nazionale. Alla fine del X secolo l’Islanda diede inizio alla colonizzazione della Groenlandia e, secondo la tradizione, nell’XI secolo Leif Ericson, esploratore islandese, riuscì a raggiungere le coste dell’America settentrionale.
Cristianizzata intorno all’anno 1000, l’Islanda rimase indipendente fino alla metà del XIII secolo, anche se la diffusione del cristianesimo portò alla progressiva destabilizzazione del potere secolare, sostituito definitivamente dall’autorità religiosa dell’arcivescovo norvegese di Nidaros (oggi Trondheim). Tra il 1262 e il 1264, approfittando dei contrasti politici interni all’Islanda, Håkon IV re di Norvegia riuscì ad annettere l’isola al suo regno.
Declino
Passata con la Norvegia sotto il dominio danese nel 1380, l’Islanda conobbe un rapido declino; la Danimarca impose infatti severe misure restrittive per limitare le attività commerciali dell’Islanda con Inghilterra e Germania, arrivando alla metà del XVI secolo a proibire qualsiasi forma di commercio estero. L’imposizione del luteranesimo permise alla corona danese di rafforzare il proprio dominio in Islanda la cui popolazione, nonostante la strenua resistenza, fu costretta a convertirsi in seguito al processo e alla condanna a morte del vescovo cattolico Jón Arason, nel 1550. Dal 1602 la Danimarca monopolizzò completamente l’attività commerciale dell’Islanda e istituì un sistema basato su licenze costosissime, concesse a pochi mercanti costretti ad alzare i prezzi dei propri prodotti per poter recuperare gli investimenti; sottoposta a questo regime fino al 1787 e costretta a importare quasi tutti i generi di prima necessità, fu talmente oppressa economicamente da essere ridotta alla povertà.
Autocrazia
Sottomessa all’assolutismo imposto nel 1661 da Federico III, re di Norvegia e Danimarca, l’Islanda fu totalmente privata di ogni possibilità di autogoverno con l’abrogazione del potere legislativo e giudiziario dell’Althing.
L’Islanda registrò nel XVIII secolo il periodo più oscuro della sua storia; la popolazione, che nel 930, all’epoca della prima colonizzazione, era stimata tra i 60.000 e i 90.000 abitanti, venne praticamente dimezzata dalle epidemie di vaiolo nel 1707-1709; secondo il primo censimento ufficiale dell’inizio del XVIII secolo, era inferiore ai 50.000 abitanti; le carestie e l’eruzione del vulcano Laki ridussero ulteriormente il numero degli abitanti (35.000 nel 1783), tanto che la Danimarca prese seriamente in considerazione la possibilità di trasferire nella penisola dello Jutland la popolazione islandese, ormai ridotta alla completa povertà.
La ripresa economica
La seconda metà del XVIII secolo segnò una svolta importante per la storia economica dell’Islanda. In quel periodo infatti, vennero fondati nei dintorni di Reykjavík i primi centri manifatturieri, che diedero un significativo impulso alla ripresa del paese, e nel 1787 vennero modificate le condizioni di monopolio che avevano regolato precedentemente il commercio; ai mercanti vennero inoltre concessi liberi scambi commerciali senza obbligo di pagamento di costose licenze.
L’avvento del nuovo secolo, nonostante la totale sospensione dell’Althing, segnò l’inizio della ripresa. L’eco dei moti rivoluzionari dell’Europa continentale costrinse la Danimarca a mutare la propria politica e spinse gli islandesi a rivendicare l’indipendenza e i pieni diritti politici della propria nazione. Le rivendicazioni nazionaliste, guidate dall’eroe nazionale Jón Sigurdsson, portarono nel 1843 a una graduale ripresa dell’attività parlamentare dell’Althing. Nel 1854 vennero totalmente liberalizzati gli scambi commerciali e vent’anni più tardi fu promulgata una nuova costituzione che restituiva all’Althing il parziale controllo sulle finanze del paese.
Verso l’indipendenza
La modernizzazione del paese andò di pari passo con la lotta per l’indipendenza: nel 1904 l’Islanda conseguì la piena autonomia interna e nel 1918 venne proclamata stato sovrano sotto la corona danese, secondo il Trattato d’Unione per il quale la Danimarca avrebbe continuato a mantenere il controllo sugli affari esteri islandesi per venticinque anni. Il periodo tra le due guerre mondiali coincise con la rapida crescita economica della nazione.
L’invasione tedesca della Danimarca nell’aprile 1940 separò l’Islanda, occupata dalle truppe britanniche, dalla corona danese. Nel maggio 1941 il governo islandese nominò reggente del paese Sveinn Björnsson, precedentemente ministro del governo danese.
Nel 1943 l’Islanda rescisse unilateralmente il Trattato d’Unione e, ratificando il risultato del referendum nazionale, ruppe, all’inizio del 1944, le relazioni diplomatiche con la Danimarca. Il 17 giugno 1944 a Thingvöllur fu proclamata la Repubblica d’Islanda e Sveinn Björnsson ne divenne il primo presidente.
L’indipendenza e l’occupazione
Paradossalmente l’Islanda celebrò la propria indipendenza dalla Danimarca mentre era ancora occupata dalle forze britanniche. Nel 1941 su richiesta del governo islandese gli Stati Uniti inviarono in aiuto le proprie truppe ma, contrariamente a quanto stabilito, alla fine della guerra rifiutarono di lasciare le basi islandesi, chiedendo di trasformarle in presidio militare permanente; l’Islanda oppose un netto rifiuto e la questione fu risolta solo nel 1946 con un compromesso che concedeva agli Stati Uniti il controllo dell’aeroporto di Keflavík per sei anni e mezzo. Membro fondatore dell’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO) dal 1949, l’Islanda ospitò le truppe americane nuovamente nel 1951, durante la guerra di Corea. La presenza ininterrotta degli Stati Uniti sul territorio islandese dal 1941 ha creato non pochi problemi di equilibrio tra i blocchi dello scacchiere nordeuropeo. Nel 1985 l’Althing ha adottato all’unanimità la risoluzione di mettere al bando le armi nucleari dal territorio islandese.
Un altro grave problema è stato recentemente la questione sorta con la Gran Bretagna per la delimitazione delle acque territoriali e delle aree di pesca che ha provocato la cosiddetta “guerra del merluzzo”, iniziata nel 1964 con un’azione del governo islandese che ampliò il limite delle proprie acque territoriali. Nel 1976 l’Islanda arrivò a rompere temporaneamente le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, che fu costretta alla fine dell’anno ad accettare le condizioni imposte dal governo islandese per porre fine al conflitto.
Dopo la grave crisi economica degli anni Ottanta, dal 1993 il tasso di inflazione si è attestato sotto il 4% e gli islandesi hanno oggi un tenore di vita tra i più alti del mondo.

BELGIO
Belgio regno situato nell'Europa nordoccidentale, delimitato:
a nord dai Paesi Bassi e dal mare del Nord;
a est dalla Germania e dal Lussemburgo;
a sud e sud-ovest dalla Francia.
Il Belgio è membro del Benelux, insieme ai Paesi Bassi e al Lussemburgo. Ha una superficie di 30.528 km2; e la capitale è Bruxelles.
Territorio
Il Belgio è diviso in tre principali regioni fisiche: la pianura costiera, l'altopiano centrale e i rilievi delle Ardenne. La prima si estende nell'entroterra da 16 fino a 48 km, con un'elevazione media di circa 20 m sul livello del mare, offrendo vasti terreni da pascolo irrigati da canali; a nord-est, lungo la bassa costa bagnata dal mare del Nord, il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di dune di sabbia e polder, estensioni di terreno sottratte al mare e protette attraverso dighe.
L'altopiano centrale, un'area dolcemente collinare, presenta ampie valli con un terreno reso fertile dai numerosi corsi d'acqua che bagnano la regione. La sezione montuosa delle Ardenne, fittamente ricoperta da boschi, raggiunge un'altitudine media di 460 m e, dal versante sudorientale del Belgio, si estende nel Lussemburgo e nella Francia nordorientale; i rilievi collinari, di modesta altitudine, hanno suoli rocciosi poco adatti all'agricoltura.
La rete idrografica, alimentata dalle frequenti precipitazioni, è costituita da ampi fiumi navigabili dai quali si dirama una fitta rete di canali. I principali corsi d'acqua del paese sono la Schelda e la Mosa; sulla Schelda, i cui maggiori tributari sono il Lys, il Dendre e il Rupel, sorgono le città di Bruxelles, Anversa e Gand. La Mosa riceve invece le acque dei fiumi Sambre e Ourthe.
Flora e fauna
L'abbondante vegetazione spontanea del paese comprende numerose specie di piante da fiore quali giacinti, verghe d'oro, pervinche, digitali, ari e gigli e, nelle zone boschive, specie arboree quali querce, faggi, olmi e pini.
Per quanto riguarda la fauna, essa comprende volpi, tassi, scoiattoli, donnole, martore e istrici, mentre nelle regioni montuose vivono daini e cinghiali.
Ordinamento dello stato
In base alla Costituzione promulgata nel 1831, il Belgio è una monarchia costituzionale ed ereditaria in cui la successione al trono è per ordine di primogenitura; dal 1993 il re è Alberto II. Il potere esecutivo è esercitato dal monarca e dal Consiglio dei ministri di nomina regia, che rappresenta la maggioranza parlamentare ed è responsabile di fronte al potere legislativo. Il re è capo dello stato, comandante in capo delle Forze armate e, con l'approvazione del Parlamento, ha il potere di dichiarare guerra e concludere trattati, di convocare e sciogliere il Parlamento, di conferire titoli nobiliari e concedere grazie.
Il Parlamento è un organo bicamerale: il Senato è composto da 182 membri, eletti con un mandato di quattro anni, in parte a suffragio diretto e in parte indiretto; il numero dei senatori eletti direttamente equivale alla metà del numero dei deputati della camera, mentre i rimanenti sono scelti dal Senato stesso e dai consigli provinciali. Nella Camera dei rappresentanti siedono 212 membri, eletti a suffragio diretto. Le principali forze politiche del paese sono costituite dai cristiano-sociali (partito fondato nel 1945), dai socialisti (1885) e dai liberali, ciascuna delle quali è divisa nella rappresentanza delle due comunità linguistiche presenti nel paese. Il sistema giudiziario è dotato di cinque corti d'appello, che hanno sede ad Anversa, Bruxelles, Gand, Liegi e Mons, cinque corti del lavoro e la Corte suprema, l'organo di grado più elevato. Dal 1989 è stata istituita nel paese una corte deputata a risolvere i conflitti costituzionali nati nel processo di trasferimento dei poteri dal governo centrale alle autorità regionali.
Suddivisioni amministrative e governo locale
Le sostanziali riforme attuate nel paese a partire dal 1970 e concluse nel 1993 hanno portato alla trasformazione del Regno in uno Stato federale composto di tre Regioni – Bruxelles-capitale, Fiandre e Vallonia – dotate di ampie autonomie e suddivise nei dipartimenti di Anversa, Bramante, Fiandra occidentale, Fiandra orientale, Limburgo, Bramante (parte vallona), Hainaut, Liegi, Lussemburgo e Namur. Ogni regione elegge un parlamento proprio che è responsabile in materia di educazione, sanità e politiche regionali; anche le province eleggono a suffragio diretto un consiglio composto da 50 fino a 90 membri. I più di 600 comuni presenti sul territorio sono amministrati da un sindaco nominato dal sovrano, da un consiglio e da un organo esecutivo. I governi locali godono tradizionalmente di ampie autonomie e competenze.
Economia
In Belgio la forza lavoro è impiegata solo nella misura del 2% nel settore primario, mentre la quasi totalità è attiva nell'industria, nei servizi e nel commercio. Soddisfacendo circa l'80% del fabbisogno alimentare interno del paese, l'agricoltura è praticata intensivamente perlopiù in poderi di limitate dimensioni, altamente specializzati; le colture più diffuse sono barbabietole da zucchero, patate, frumento, orzo, frutta, pomodori e lino. L'allevamento (in particolare di suini, bovini, pecore e cavalli) e l'industria lattiero-casearia sono settori fiorenti che rendono il paese totalmente autosufficiente per il consumo di latte, burro e uova.
Grazie alla posizione geografica e alla facilità dei trasporti, il Belgio è uno dei paesi più industrializzati d'Europa; la produzione industriale, cresciuta costantemente dopo la seconda guerra mondiale, conobbe una diminuzione rilevante nei primi anni Cinquanta, per aumentare ancora nel decennio successivo, anche per merito degli investimenti e degli incentivi attuati dal governo e delle politiche comuni decise nell'ambito della Comunità economica europea (ora Unione europea).
L'industria tessile, nata in età medievale, è uno dei settori economici più fiorenti, distinguendosi per la produzione di filati di cotone, lana, lino e fibre sintetiche; i centri più prosperi sono Bruges, Bruxelles (noti in particolare per merletti, batista e damasco), Limburgo, Gand, Liegi, Kortrijk e Mechelen (Malines). Il Belgio è uno dei maggiori produttori del mondo di ferro e acciaio, in grande misura esportati; anche l'industria chimica è leader nella produzione mondiale di cobalto e sali di radio e, in minore misura, di catrame di carbon fossile, fertilizzanti e plastica. Vetri, mobili, carta, cristalleria e cemento rappresentano le principali voci del settore manifatturiero. L'industria pesante si distingue per la produzione di macchinari, apparecchiature per l'industria e materiale ferroviario. I cantieri navali sono presenti soprattutto ad Anversa, che è al contempo uno dei maggiori centri mondiali della lavorazione dei diamanti.
Il carbone è la principale risorsa mineraria del paese, anche se l'intenso sfruttamento delle riserve ha portato in molti casi all'esaurimento delle miniere più accessibili e alla loro chiusura, soprattutto nelle regioni meridionali intorno a Mons, Charleroi, Liegi e Namur; per queste ragioni, il Belgio è oggi paese importatore di carbone, oltre che di petrolio grezzo; i depositi di zinco, piombo, rame e manganese hanno scarsa rilevanza sul piano economico. Nel 1994 il prodotto interno lordo pro capite era pari a 22.920 dollari.
Flussi monetari e commercio
L'unità monetaria è il franco belga, diviso in 100 centesimi; l'istituto centrale di emissione del denaro è la Banca Nazionale del Belgio, fondata nel 1850.
Il commercio estero del Belgio è condotto congiuntamente con il Lussemburgo, con il quale fu stipulato un accordo di carattere economico dal 1921; fino al 1990, inoltre, i due paesi applicarono un doppio tasso di cambio e il franco belga è tuttora una valuta legale in Lussemburgo. Nel 1941 fu stabilita tra Belgio, Lussemburgo e Olanda l'unione doganale, estesa nel 1958 in un accordo per la totale integrazione economica; nel 1960 l'unione economica del Benelux divenne operativa, stabilendo tra i tre paesi libertà di movimento dei lavoratori e dei capitali. Le importazioni del paese comprendono carburante, minerali grezzi, prodotti chimici, macchinari, apparecchiature elettroniche, veicoli a motore, metalli, alimenti, capi d'abbigliamento e accessori, mentre le esportazioni sono rappresentate principalmente da ferro e acciaio, seguiti dai prodotti dell'industria tessile, chimica e alimentare, dal bestiame e dai diamanti lavorati. I principali partner commerciali del Belgio e del Lussemburgo sono Germania, Francia, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il Belgio è tra i membri fondatori della Comunità economica europea (ora Unione europea).
Trasporti e comunicazioni
Il principale accesso al mare per le navi belghe è attraverso gli estuari della Mosa e della Schelda, sul cui corso si trova Anversa che, pur distando 84 km dal mare, è uno dei porti più attivi del mondo. I fiumi sono collegati attraverso un articolato sistema di canali che si estende per una lunghezza complessiva di circa 1600 km navigabili a cui si aggiungono i 128.345 km di strade e i 3342 km di rete ferroviaria, tanto estesa da rendere il Belgio il paese con la più alta densità di linee del mondo. La compagnia aerea di bandiera (Sabena) assicura i collegamenti nazionali e internazionali. Il servizio radiotelevisivo, nelle due lingue ufficiali, è pubblico e nel paese sono inoltre presenti stazioni commerciali.
Clima__________________________________________________________________________
Il clima è umido e mite nelle regioni costiere, dove risente maggiormente dell'influenza atlantica, mentre all'interno le escursioni termiche si fanno più accentuate; sui rilievi, calde estati si alternano a freddi inverni. La temperatura media del paese è di 8,3 °C; a Bruxelles è di 2,2 °C a gennaio e di 17,8 °C a luglio. La media annua delle precipitazioni – più frequenti nei mesi tra aprile e novembre – è di circa 800 mm.
Popolazione
Il Belgio ha una popolazione di 10.130.574 abitanti, con una densità media di 332 unità per km2, tra le più alte d'Europa. I belgi si dividono in due principali gruppi etnici e linguistici: i fiamminghi, di stirpe germanica, e i valloni, discendenti dei celti; i primi parlano il neerlandese, o fiammingo, una lingua del gruppo germanico (57% della popolazione), i secondi il francese (32%), mentre una minoranza di lingua tedesca (0,7%) vive lungo il confine orientale del paese; circa il 9% dei belgi è bilingue. Le Fiandre, di popolazione prevalentemente fiamminga, si trovano a nord, mentre la Vallonia comprende le regioni del sud.
Altissimo è il tasso di urbanizzazione, pari al 97%, e gli abitanti si concentrano soprattutto nelle città di Bruxelles, dove vive circa il 10% dell'intera popolazione (951.590 abitanti nel 1995), Anversa, Liegi, Gand, e nella regione industriale tra Mons e Charleroi.
Lingua e religione
Una legge del 1963 ha stabilito l'esistenza in Belgio di tre lingue ufficiali, il neerlandese a nord, il francese a sud e il tedesco nella regione lungo il confine orientale. Nella città e nei sobborghi di Bruxelles sono riconosciuti ufficialmente sia il neerlandese sia il francese, sebbene quest'ultimo sia il più diffuso. La popolazione è in grande maggioranza cattolica (84%), con esigue minoranze di protestanti ed ebrei.
Istruzione e cultura
L'istruzione è obbligatoria e gratuita dai 6 ai 16 anni di età; il sistema scolastico è affidato allo stato, alle province, ai comuni – attraverso sovvenzioni pubbliche – e a istituti di carattere privato e religioso. Tra i numerosi atenei presenti nel paese si ricorda l'antica Università cattolica di Lovanio (fondata nel 1425 e dal 1970 divisa in due istituti indipendenti, nel rispetto delle due comunità linguistiche parlanti neerlandese e francese), le università di Liegi e Gand (entrambe fondate nel 1817) e l'Università libera di Bruxelles (1834). Le maggiori città del Belgio sono inoltre sede di conservatori, accademie e biblioteche, tra le quali la maggiore è la Biblioteca reale Alberto I, a Bruxelles, fondata nel 1837, che ha un patrimonio librario di più di tre milioni di volumi.
In ambito letterario, tra i numerosi celebri autori di origine belga si citano Jean Froissart, Philippe de Commines, Charles de Coster, Emile Verhaeren e Hendrik Conscience; il poeta e drammaturgo di lingua francese Maurice Maeterlinck fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1911, anche se l'autore belga contemporaneo più conosciuto è probabilmente Georges Simenon, creatore dell'ispettore Maigret, uno tra i personaggi più conosciuti della letteratura mondiale.
Per ulteriori approfondimenti riguardo la cultura del paese vedi Letteratura fiamminga; Arte e architettura olandese.
Storia
Il Belgio deriva il suo nome dai belgae, una popolazione di origine celtica che abitava la regione in età precedente alla colonizzazione romana, iniziata da Cesare nel 57 a.C. Sotto l'impero romano, la provincia della Gallia Celtica, estesa tra la Senna e il Reno, comprendeva i territori dell'attuale Belgio, il nord della Francia, l'Olanda e parte della Svizzera. Nel V secolo, la regione fu occupata dai franchi che sotto il regno di Carlo Magno unificarono l'Europa occidentale. Alla divisione dell'impero carolingio (trattato di Verdun, 843) il territorio belga fu incorporato nel ducato di Lorena, parte della Francia Orientalis (Regno francone orientale, o Germania), mentre nella regione occidentale la contea delle Fiandre costituiva un feudo del regno di Francia. Nel 1384 le Fiandre furono unite alla Borgogna che, sebbene legata da obblighi di fedeltà alla corona francese, mirava a divenire il nucleo di un forte regno tra Francia e Germania, imponendo il comando, dalla metà del XV secolo, su gran parte del territorio belga e olandese; l'impresa tuttavia fallì con la morte, nel 1477, dell'ultimo reggente di Borgogna, Carlo l'Audace.
Indipendenza e neutralità
I Belgi promulgarono una Costituzione che prevedeva un parlamento bicamerale eletto dai proprietari terrieri e un re i cui atti esecutivi dovevano essere controfirmati da un ministro responsabile. Per la corona, la scelta cadde su Leopoldo I di Sassonia-Coburgo-Gotha, che prestò giuramento il 21 luglio 1831, rivelandosi in seguito un monarca costituzionale illuminato. Nel 1839 anche l'Olanda riconobbe l'indipendenza del Belgio e fu firmato un trattato di pace in base al quale metà del territorio del Lussemburgo divenne provincia belga, mentre agli Olandesi fu riconosciuto il controllo sulla parte rimanente, fino a Limburgo.
Durante il regno di Leopoldo II il Belgio dovette affrontare gravi problemi interni, tra cui l'organizzazione dell'istruzione, contesa tra liberali e cattolici, e i problemi legati all'industrializzazione e all'aumento della densità della popolazione urbana (la più alta in Europa), che avevano determinato pessime condizioni di vita nelle città, mentre la forza-lavoro nelle campagne diminuiva. I lavoratori, che ancora non potevano votare, cominciarono a riunirsi in organizzazioni sindacali per ottenere l'uguaglianza politica e, sulla spinta di un imponente sciopero generale (1893), indussero il Parlamento a istituire il suffragio universale maschile per i maggiorenni. Un ulteriore grave problema interno era rappresentato dalla mancanza di una lingua comune: gli abitanti del paese erano infatti divisi tra fiamminghi di madrelingua olandese e valloni di madrelingua francese; benché i fiamminghi fossero più numerosi, il francese era la lingua delle classi superiori che detenevano il controllo sulla maggior parte delle ricchezze del paese. Grazie alla stessa estensione popolare del diritto di voto, il Parlamento stabilì l'utilizzo di entrambe le lingue nel commercio e nell'amministrazione. Durante i primi anni del suo regno, Leopoldo II finanziò personalmente una spedizione lungo il fiume Congo e alla Conferenza di Berlino del 1885 fu riconosciuto sovrano del Libero stato del Congo. Nel 1909, ascese al trono Alberto, che sarebbe stato il re dei belgi fino al 1934.
La prima guerra mondiale
Il 4 agosto 1914, una settimana dopo lo scoppio della guerra, le truppe tedesche attraversarono la frontiera del Belgio, ignorando la neutralità proclamata dal paese. Il governo fronteggiò l'invasione chiedendo aiuto a Francia, Gran Bretagna e Russia. L'esercito belga resistette eroicamente contro forze notevolmente superiori e per quattro anni le sue truppe riuscirono a mantenere una striscia di territorio tra il fiume Yser e il confine francese. Nel contempo, l'occupazione tedesca del territorio belga fu particolarmente brutale, con deportazioni della popolazione e confische dei beni. Un milione di belgi lasciò il paese e alla fine della guerra si contarono più di un milione di morti, tra soldati e civili. La più grande offensiva delle truppe alleate, iniziata nel 1918, portò alla liberazione delle coste belghe e, con il trattato di Versailles, la Germania cedette Eupen e Malmédy.
L'opera di ricostruzione postbellica venne realizzata con impegno e tempestività; l'introduzione del suffragio maschile universale aumentò il seguito dei socialisti (che erano ora divenuti i maggiori rivali politici della maggioranza cattolica), mentre fu abbandonata la tradizionale politica di neutralità a favore di un'alleanza militare con la Francia nel 1920. Nel 1925 il Belgio partecipò alla conferenza di Locarno, nella quale Gran Bretagna, Francia e Italia si fecero garanti dell'inviolabilità territoriale del Belgio.
La seconda guerra mondiale
Nel 1936, dopo l'occupazione tedesca della Renania, il Belgio ritornò a una posizione di neutralità che tuttavia non preservò il suo territorio da una seconda aggressione da parte della Germania, il 10 maggio 1940; le forze anglo-francesi, inviate a sostegno del Belgio, vennero rapidamente sbaragliate insieme a quelle nazionali e ridotte a rifugiarsi nelle spiagge antistanti il porto di Dunkerque, sul confine franco-belga. Il re Leopoldo III firmò la resa incondizionata il 28 maggio e fu fatto prigioniero. I componenti del gabinetto belga ripararono prima a Parigi, quindi a Londra, per tornare a Bruxelles solo dopo la liberazione, l'8 settembre 1944, ed eleggere il nuovo re, Carlo, fratello di Leopoldo.
Il Belgio del dopoguerra
Il dibattito politico del dopoguerra fu dominato a lungo dalla questione della sorte di re Leopoldo; nonostante la pressione del partito cattolico (rafforzato dalla concessione del diritto di voto alle donne) che favoriva il ritorno al governo del re, il Parlamento belga nell'estate del 1945 estese a tempo indefinito la reggenza del principe Carlo, esiliando di fatto il re, accusato di disfattismo per la condotta tenuta al tempo dell'invasione nazista. Pur stentando a stabilizzare il quadro politico interno, il Belgio assunse un ruolo di rilievo nell'ambito degli scambi commerciali internazionali, partecipando alle principali iniziative diplomatiche euroccidentali nel primo periodo della Guerra Fredda; nell'aprile 1949 esso fu tra i paesi fondatori dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). Il 12 marzo 1950, dopo più di un anno di continue crisi di governo causate dalla controversia intorno al re, l'elettorato belga andò alle urne per un plebiscito consultivo sulla questione del ritorno di Leopoldo, a favore del quale si espresse il 57,6% dei votanti; mentre il Parlamento belga si apprestava a ratificare la volontà popolare, tuttavia, rivolte, scioperi e dimostrazioni fecero temere lo scoppio di una guerra civile. Il 1° agosto, dopo aver consultato il governo e i capi politici, Leopoldo acconsentì a lasciare la corona al figlio Baldovino al compimento della maggiore età; il sovrano abdicò il 16 luglio 1951 e Baldovino fu proclamato re il giorno successivo.
La ricerca, negli anni Cinquanta, del raggiungimento di un'unità economica e politica tra le nazioni dell'Europa occidentale vide il Belgio tra i paesi più impegnati. Nel 1952, insieme a Francia, Germania, Lussemburgo, Italia e Olanda, il paese aderì infatti alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio e nel 1957 fu membro fondatore della Comunità economica europea, che proprio a Bruxelles ha il proprio parlamento.
Crisi dell'impero e della nazione
Nel 1960 violente sollevazioni nel Congo costrinsero il Belgio a ritirarsi dal territorio africano e il 30 giugno re Baldovino proclamò l'indipendenza della colonia che come nazione libera assunse il nome di Zaire (ora Repubblica democratica del Congo). Nel 1962 anche il territorio del Ruanda-Urundi, amministrato dal Belgio sotto la responsabilità delle Nazioni Unite, conquistò l'indipendenza, proclamando gli stati indipendenti del Ruanda e del Burundi.
All'interno, le tensioni tra comunità fiamminga e vallona, riguardanti la richiesta di più ampie autonomie politiche, culturali e finanziarie, portarono il paese a frequenti scontri parlamentari e crisi di governo; nel giugno 1968, il leader dei cristiano-sociali formò una coalizione con i socialisti che ottenne la rielezione nel 1971, dimettendosi tuttavia l'anno successivo. Sempre a causa dei contrasti linguistici e culturali, anche la coalizione tripartitica guidata dai socialisti cadde nel 1974; la proposta di legge relativa all'autonomia regionale, avanzata dal governo presieduto dal leader del Partito cristiano-sociale Léo Tindemans, fu rigettata dal parlamento nel 1978 e il paese dovette tornare a nuove elezioni. Nel 1989, durante il governo di Wilfried Martens, rappresentante dei cristiano-sociali, fu approvata una legge per il decentramento che trasferiva le diverse competenze dal governo centrale alle amministrazioni regionali; nel 1992, succeduto alla presidenza del governo Jean-Luc Dehaene, appartenente a uno schieramento di centro-sinistra, il Belgio ratificò il trattato di Maastricht (vedi anche Unione europea). Nel maggio del 1993 fu completato il processo di decentramento che ha ufficialmente reso il regno uno stato federale composto di tre regioni: Bruxelles, Fiandre e Vallonia. In seguito alla morte di re Baldovino, il 9 agosto 1993, è succeduto al trono il fratello, Alberto II.

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