L'Europa

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Testo

EUROPA

Una delle tre parti del Continente Antico, quasi un prolungamento verso ovest dell'Asia, separata dall'Africa dal mar Mediterraneo; 10.395.783 km² (comprese le Azzorre [Portogallo] e le isole asiatiche della Grecia; escluse le Canarie [Spagna] e Madera [Portogallo]); 701.925.000 ab. È un insieme geografico di dimensioni relativamente ridotte e sembra quasi una penisola emergente dalla grande massa «eurasiatica». Se il confine del Caucaso è ben definito, quello tradizionale degli Urali è convenzionale. Tuttavia il continente europeo possiede, dal punto di vista naturale e umano, un'incontestabile originalità. Le regioni europee sono caratterizzate dalle profonde trasformazioni che numerose generazioni hanno apportato al paesaggio naturale e da una varietà che risulta sia dall'importanza del popolamento, sia dal frazionamento del rilievo, dalla compenetrazione delle terre e dei mari e dalle diverse condizioni climatiche. L'Europa presenta in tal modo una duplice serie di contrasti: tra il nord e il sud, da una parte, tra l'est e l'ovest, dall'altra.

Geografia fisica

Rilievo
Al rilievo della parte occidentale dell'Europa, disarticolato e formato da elementi strutturali diversi, si contrappone il rilievo della parte orientale, più semplice, più massiccio, mal distinto dal vasto complesso della massa asiatica. Netti contrasti di struttura e di rilievo appaiono anche fra la parte settentrionale e la parte meridionale, nel complesso di formazione più recente.
1. Il rilievo dell'Europa settentrionale è formato da massicci antichi, da colline e da pianure. Le montagne si distinguono in due grandi complessi: il più antico elemento, huroniano e caledoniano, che risale all'inizio dell'era primaria, è localizzato a NO ai margini dell'Atlantico e del mar di Norvegia ed è costituito dai massicci dell'Irlanda e della Scozia, inferiori a 1.400 m d'alt., e dal massiccio scandinavo che supera i 2.400 m; l'altro complesso montuoso, quello della zona ercinica, della fine del primario, si allunga da ovest a est con direzioni secondarie diverse dall'Irlanda meridionale all'Ucraina, passando attraverso la Bretagna, il Massiccio Centrale francese, i Vosgi, le Ardenne, le montagne della Germania e la Boemia e prolungandosi oltre la piattaforma russa negli Urali. Tutte queste montagne sono antichi zoccoli rigidi che sono stati livellati da fasi di erosione successive che hanno formato diversi penepiani; durante l'era terziaria sono stati sollevati o inclinati in alcune zone, mentre in altre rimanevano relativamente depressi o sprofondavano: perciò il loro rilievo è smussato e frammentato, solcato talora da gole profonde. Le dislocazioni provocarono il verificarsi di fenomeni vulcanici (in Scozia e in Irlanda, nel Massiccio Centrale francese e in Germania). Le parti depresse corrispondono sia a pianure di sprofondamento (Alsazia, pianura del medio Reno) colmate da alluvioni recenti, sia a bacini sedimentari (bacini di Londra, di Parigi, di Svevia e di Franconia), nei quali si sono conservati sedimenti secondari e terziari la cui alternanza dà luogo alla formazione di cuestas disposte concentricamente. Lungo il margine settentrionale di questa zona ercinica si ha un vasto corridoio depresso, occupato da basse pianure (Fiandra, Paesi Bassi, pianure della Germania settentrionale e della Polonia). Verso est le pianure, costituite in gran parte da alluvioni recenti, si allargano sulla piattaforma russa, la cui monotonia rispecchia la rigidità dello zoccolo. Il rilievo dell'Europa settentrionale deve in gran parte il suo aspetto agli effetti delle grandi glaciazioni dell'era quaternaria. Le masse glaciali hanno levigato e smussato le alture preesistenti, hanno scavato depressioni lacustri, solcato valli, deposto potenti formazioni moreniche, distese in vaste pianure sabbiose o accumulate in colline. Al di fuori delle zone dove hanno agito direttamente i ghiacciai, vaste parti dell'Europa sono state sottoposte a un sistema di erosione periglaciale che ha modellato i rilievi e ha dato origine a suoli molto fertili (loess e limi).
2. Il rilievo dell'Europa meridionale presenta caratteri molto differenti. Si è formato nel complesso durante corrugamenti recenti (terziario medio): parte degli zoccoli antichi sono stati portati talvolta a grandi altezze (zona assiale delle Alpi), altrove sedimenti plastici, accumulati nelle geosinclinali, sono stati più o meno metamorfosati e formano un elemento essenziale delle grandi catene montuose europee; infine movimenti di sollevamento ineguale nello zoccolo, determinando piani inclinati, provocarono scivolamenti e piegamenti per gravità dei terreni della copertura sedimentaria (Giura). Tali fenomeni tettonici diedero origine alle lunghe catene di montagne che vanno dai Pirenei fino al Caucaso attraverso le Alpi, gli Appennini, le Alpi Dinariche, i Carpazi, i Balcani, i monti della Crimea, e che comprendono le più alte cime d'Europa (Monte Bianco, 4.810 m; Elbrus, al confine con l'Asia, 5.642 m). Verso la fine dell'era terziaria grandi movimenti d'insieme hanno innalzato in blocco le catene già piegate, creando un dislivello con le regioni che hanno formato le pianure e i bacini ai margini delle montagne: bacino dell'Ebro, dell'Aquitania meridionale, pianure svizzera e bavarese, pianura padana, bacino pannonico, pianure del basso Danubio, ecc. La formazione recente di tali rilievi è testimoniata dalla frequenza dei terremoti e dall'attività di una serie di vulcani (Etna, Vesuvio, Stromboli, ecc.) principalmente nella parte sudorientale dell'Europa. A differenza dei massicci settentrionali, le montagne «alpine» dell'Europa formano rilievi assai più solcati e articolati, di struttura molto meno uniforme, nella quale sono presenti catene calcaree o di rocce tenere accanto a nuclei di rocce molto dure, antiche e metamorfosate. Elementi dello zoccolo rigido si trovano inclusi in unità strutturali più recenti: formano altipiani cristallini o calcarei, tagliati da profonde gole (Meseta spagnola, Rodope, altipiani dinarici).

Mari, coste, isole e penisole
L'Europa è bagnata dalle acque del Mar Glaciale Artico, dell'Oceano Atlantico e del Mediterraneo che, per mezzo di golfi e di mari dipendenti, vi penetrano profondamente. I mari più settentrionali, Mar Bianco e mar di Barents (dipendenti dal Mar Glaciale Artico), gelano per buona parte dell'anno, determinando sfavorevoli condizioni per i porti. Dalle coste della Norvegia all'Islanda si stende il mar di Norvegia, lambito dalla corrente del Golfo; più a sud troviamo il mare del Nord, poco profondo, assai frequentato dalle navi per la sua pescosità, che comunica con l'Oceano attraverso il canale della Manica. Dal mare del Nord si protende verso NE il Mar Baltico. Lo stretto di Gibilterra mette in comunicazione l'Atlantico con il Mediterraneo, il quale, attraverso il canale di Suez, è collegato al Mar Rosso e all'Oceano Indiano e, attraverso gli stretti turchi, comunica con il Mar Nero. Il Mediterraneo si suddivide in vari mari secondari che bagnano l'Italia e le isole maggiori (mar Ligure, mar Tirreno, mar Ionio, mar Adriatico, mar di Sardegna e mar di Sicilia); il tratto di mare compreso fra la Grecia e la Turchia prende il nome di mar Egeo.
Notevole è l'influenza che il mare esercita sull'Europa sia per quanto riguarda la navigazione marittima sia per l'influsso mitigatore sul clima dei vari paesi, favorito dalla articolazione delle coste, ricche di penisole e di isole.
Di tutti i continenti, infatti, l'Europa ha, relativamente alla sua superficie, il maggior sviluppo costiero: 1 km di coste ogni 260 km² circa di superficie, quattro volte più dell'Africa. Mentre l'Europa orientale presenta più spesso lunghe distese di coste basse d'emersione, regolarizzate, relativamente uniformi, nell'Europa occidentale le coste hanno il maggiore sviluppo e la maggior varietà: un fenomeno generale di sommersione recente (trasgressione flandriana) ha provocato la formazione, ai margini dei massicci antichi, di coste rocciose, più o meno dirupate, intagliate da rias e, nelle regioni che sono state sottoposte alle glaciazioni, da lunghi e stretti golfi: i fiordi. Ai margini delle pianure, le coste sono piatte, per lo più regolarizzate, orlate da lagune, interrotte da vasti estuari, che mancano invece nella parte meridionale dell'Europa, dove le montagne cadono spesso a picco su un mare profondo, le pianure sono colmate da alluvioni e i fiumi sboccano in genere con foce a delta.
La maggiore penisola è rappresentata dalla Scandinavia (circa 800.000 km²), cui seguono quella iberica, quella balcanica e quella italiana oltre ad altre di minore superficie, tra le quali lo Jütland, la Bretagna e la Crimea. Le isole, assai numerose, rappresentano circa l'8% della superficie dell'Europa; le maggiori sono costituite dalle Isole Britanniche, dall'Islanda, dalle Isole mediterranee (Sicilia, Sardegna, Corsica e isola di Creta) e dalle isole del Mar Glaciale Artico, in gran parte però spopolate.

Idrografia
I caratteri dell'idrografia europea dipendono tanto dalle condizioni climatiche quanto da quelle morfologiche e orografiche. L'Europa non possiede, rispetto agli altri paesi del mondo, corsi d'acqua molto lunghi; vi prevalgono i fiumi di pianura, specie nella regione russa, una rete idrografica prevalente di montagna nell'Europa mediterranea e un'idrografia più complessa nell'Europa centrale.
Il Volga, il fiume più lungo (3.690 km), è collegato mediante canali con gli altri grandi fiumi della pianura sarmatica, ma presenta lo svantaggio del gelo invernale (a Kazan' gela per quasi cinque mesi). Nella regione russa assai importanti sono anche la Peciora, la Dvina, la Neva e, piu a sud, l'Ural, il Don, il Dnepr, il Dnestr. Nel bassopiano germanico i fiumi più importanti sono la Vistola, l'Oder, l'Elba (sul cui estuario sorge Amburgo) e il Weser (col porto di Brema). I caratteri dell'idrografia di pianura, sia pure con notevoli differenze, continuano nella regione francese (Senna, Loira, Garonna) e nella Gran Bretagna (Tamigi, Severn). Assai complesso è il regime di altri importanti fiumi europei, quali il Danubio, il Reno, il Rodano e il Po. Il Danubio è per lunghezza (2.860 km) il secondo fiume europeo e può essere navigato fino al corso medio. Il Reno (1.326 km), che attraversa regioni di notevole importanza economica, rappresenta un'eccezionale via navigabile e ospita nel suo estuario il porto di Rotterdam. Il Rodano e il Po, come tutti gli altri fiumi mediterranei, sono scarsamente navigabili, presentano notevoli variazioni di portata, hanno profilo accidentato e terminano con foce a delta. I fiumi dell'Europa mediterranea hanno grande importanza per la produzione di energia idroelettrica. In linea di massima il regime dei fiumi continentali presenta un minimo in autunno, conseguenza dell'evaporazione estiva, talvolta un minimo secondario in inverno, a causa del gelo, e infine un massimo in primavera, a causa dello scioglimento delle nevi e per le abbondanti piogge che sovente provocano vaste inondazioni.
Il regime dei fiumi mediterranei è molto irregolare, con minimi estivi bassissimi e piene violente e spesso catastrofiche in autunno e in primavera.
I bacini lacustri occupano in Europa circa 135.000 km², localizzati principalmente in due zone: una circumbaltica (cui si può aggiungere la zona scozzese) e una alpina. Fra di essi il Ladoga (18.400 km²), l'Onega (9.900 km²), il Vänern (5.546 km²) costituiscono i principali laghi europei. Enorme è il numero delle conche lacustri che costellano la Finlandia, chiamata perciò «il paese dai mille laghi». L'altro grande distretto lacustre è quello alpino dove, accanto ai piccoli laghi di montagna quasi tutti di origine glaciale, troviamo una serie di laghi subalpini e pedemontani d'escavazione glaciale, per lo più limitati nella parte esterna da colline moreniche e dalla tipica forma allungata. I maggiori sono: il lago di Ginevra (582 km²) e il lago di Costanza (539 km²), e, fra quelli italiani, il Garda (370 km²).

Clima e vegetazione
L'Europa gode di una situazione climatica privilegiata, comprovata dall'alto numero di abitanti che vivono a latitudini relativamente elevate, corrispondenti nelle zone extraeuropee alle distese desertiche o già subartiche del Labrador, della Siberia e della Kamciatka. Questo privilegio climatico è dovuto all'eccezionale estensione, all'interno, del clima temperato oceanico. Situata nella zona delle correnti atmosferiche generali dirette da ovest a est, l'Europa ha una configurazione geografica favorevole alla penetrazione delle influenze oceaniche che ne addolciscono il clima; inoltre, i mari interni o limitrofi costituiscono corridoi propizi alla penetrazione delle depressioni atmosferiche e al rinnovarsi dell'umidità.
Si possono distinguere tre grandi tipi di climi temperati: in quello propriamente oceanico, le influenze marine si fanno sentire durante la maggior parte dell'anno; nel clima continentale, le depressioni atlantiche esercitano la loro influenza particolarmente durante la stagione calda; il clima mediterraneo è invece sottoposto al flusso oceanico durante la stagione fredda. Non esistono, d'altronde, limiti rigorosi fra questi climi; si passa talvolta dall'uno all'altro, e solo le regioni estreme hanno caratteristiche ben marcate. Comunque, i rilievi definiscono alcune frontiere tracciando i confini delle masse d'aria: così la Svezia, riparata dai venti dell'ovest dal massiccio scandinavo, ha già caratteri continentali (siccità, inverno rigido) che la distinguono nettamente dalla Norvegia oceanica; le Alpi, da parte loro, ostacolano l'estensione verso nord del clima mediterraneo.
1. Il clima oceanico si estende su tutta la parte occidentale e nordoccidentale dell'Europa, dalla Norvegia al Portogallo e, verso est, fino alla valle dell'Oder, la Germania meridionale, le Alpi e la Spagna nordoccidentale: le piogge sono abbondanti e frequenti, ripartite abbastanza uniformemente durante l'anno. Le escursioni termiche sono relativamente deboli. Per contro, il tempo è caratterizzato da instabilità, schiarite, mutamenti improvvisi di vento e rapidi sbalzi di temperatura. Le stagioni presentano fra di loro contrasti relativamente deboli. All'interno di questa zona, le temperature differenziano le regioni oceaniche fresche o fredde (Norvegia: 0 ºC di media in gennaio, 12 ºC in luglio) dalle regioni molto più calde (Spagna nordoccidentale: 8 ºC in gennaio, 22 ºC in luglio). Queste differenze influiscono sulla vegetazione naturale, d'altronde molto spesso scomparsa o trasformata: foreste di querce si estendevano nelle zone più calde, di faggi nei climi più freschi e umidi. Verso nord, la landa, le torbiere, le foreste di betulle caratterizzano tuttora le zone fresche e umide. Betulle e conifere costituiscono gran parte della vegetazione nelle zone in cui l'inverno è più accentuato, sia per l'altitudine sia per la latitudine.
2. Il clima continentale si estende in particolare sulla Germania, la Polonia, le Alpi, la regione danubiana, la Svezia, la Finlandia, la Russia Bianca, l'Ucraina e la Russia. Le piogge, molto meno abbondanti che a ovest, sono principalmente estive. La brevità della primavera sottolinea la violenza del contrasto fra estate e inverno. Quest'ultimo è molto freddo, relativamente asciutto, caratterizzato spesso da tempo sereno e soleggiato. L'estate è calda, pesante, tempestosa. L'escursione termica si fa man mano più ampia verso est. In rapporto alla durata e al rigore dell'inverno possiamo suddividere questa vasta regione in due distinte zone, seguendo grosso modo una linea che va dalla Finlandia al Caucaso: a est di questa linea l'inverno è lungo e duro (la media delle temperature a Mosca è di W12 ºC in gennaio); a ovest, invece, l'inverno è meno lungo e freddo (Romania: meno di 30 giorni di gelo, 2 ºC di media in gennaio). Nei paesi con inverno duro, la vegetazione di tundra appare soltanto al limite settentrionale del continente e sulle montagne; la foresta di betulle e di resinose, la taiga, è la forma di vegetazione predominante nell'Europa nordorientale. I terreni, gelati in inverno e spesso saturi d'acqua in estate, sono del tipo podsol: lavati in superficie, gli elementi fertili vengono trascinati in una zona inferiore. Man mano che le condizioni climatiche migliorano, la taiga si mescola ad alberi con foglie caduche, che finiscono per prevalere sui resinosi. I terreni sono di un bruno castano, più ricchi di humus assimilabile. Più a sud, la foresta, sia per transazione naturale, sia a causa delle coltivazioni, lascia il posto a una formazione erbosa del tipo prateria, chiamata steppa in Russia. Il terreno, per l'equilibrio esistente fra evaporazione e infiltrazione, è particolarmente fertile, scuro, costituito da un'accumulazione di humus: è il cernozëm o terra nera. Nelle regioni a nord del Mar Nero e del mar Caspio, l'inasprirsi dell'aridità riduce il manto vegetale, che si trasforma in una vera e propria steppa diradata. I terreni si impoveriscono, diventano grigiastri, si caricano di sali.
3. Il clima mediterraneo ha in Europa una estensione eccezionale (altrove questo tipo di clima appare solo su tratti litoranei). Il lungo corridoio O-E costituito dal Mediterraneo richiama, in inverno, le depressioni atlantiche e favorisce la loro penetrazione verso est. L'estate, caratterizzata dalla risalita verso nord delle masse d'aria tropicale, è calda, non ventilata e soprattutto secca. Le altre stagioni sono più o meno piovose, con massimi in primavera e in autunno. L'inverno è dolce, ma caratterizzato da venti violenti (mistral) e talvolta inasprito da invasioni di aria fredda. I rovesci di pioggia, violenti e poco numerosi, in genere non determinano che piccoli aumenti del totale pluviometrico; l'utilizzazione di questa umidità da parte delle piante è ridotta anche dalla violenza dei rovesci e dall'evaporazione. La flora locale dimostra perciò spesso un adattamento alla siccità. La principale vegetazione naturale è costituita da querce verdi, spesso molto diradate, che hanno lasciato il posto a boscaglie sui terreni silicosi e a lande su quelli calcarei. I terreni mediterranei, bruno rossi, e la «terra rossa» sono decalcificati e poveri di humus, talvolta incrostati; inoltre, sono gravemente minacciati dalle erosioni.

La fauna
La fauna europea ha rappresentanti di molti ordini dei mammiferi e manca quasi totalmente di animali feroci: solo i branchi di lupi possono in certe zone diventare pericolosi. Gli allevamenti di polli e conigli sono talvolta oggetto di razzia da parte di volpi, ermellini, faine e donnole. Le foreste ospitano ancora il gatto selvatico, l'orso bruno e la lince. Nella penisola iberica vivono gli unici viverridi europei: genette e manguste; una specie endemica di lince, la lince leopardina e, a Gibilterra, l'unica specie di scimmia europea, la bertuccia. Le boscaglie e i campi sono le dimore preferite dei roditori e degli insettivori. L'unico rappresentante dei suidi è il cinghiale. Nelle catene montuose dell'Europa mediterranea vivono cervi, daini, caprioli, mufloni, stambecchi, camosci e marmotte; nelle foreste dell'Europa settentrionale, accanto ai cervi e ai caprioli, vivono i ghiottoni e l'alce. All'estremo nord, al limite delle terre emerse, sopravvivono la renna, l'orso polare e la volpe polare, nei mari vivono foche, narvali, capodogli, balene e balenottere.
Tra i rettili sono diffusi le lucertole, gli orbettini, il marasso palustre e alcune specie di vipere; tra gli anfibi rane, rospi e salamandre. Gli uccelli, stanziali o di passo, sono ancora molto numerosi nonostante la caccia spietata. La fauna ittica delle acque interne è molto ricca; nel mare del Nord abbondano merluzzi e aringhe; le acque atlantiche europee sono ricche di sardine, il Mediterraneo di tonni.

Geografia umana

La popolazione europea
L'Europa è particolarmente interessante dal punto di vista etnologico perché è stata il centro di fusione di più gruppi etnici paleoeuropei, nordafricani e dell'Asia centroccidentale; la prima fusione, avvenuta in epoca preistorica, interessò soprattutto le regioni occidentali e mediterranee. Gruppi etnici di origine nordafricana migrarono in massa nell'Europa occidentale fondendosi con l'elemento autoctono allora esistente. Nelle regioni orientali è presumibile che si registrassero invasioni di gruppi etnici dell'Asia occidentale. Sempre provenienti dall'Asia, secoli più tardi penetrarono quindi in Europa le varie popolazioni indoeuropee, che, in ondate successive, si espansero a pressoché tutto il continente. I complessi movimenti migratori dell'era antica si conclusero con l'occupazione delle regioni orientali da parte degli Slavi, che giunsero fino all'Europa centrale e ai Balcani; scarso peso ebbe l'effimera espansione delle tribù turco-mongole degli Unni. Nel medioevo popolazioni asiatiche giunsero a stanziarsi in alcune regioni dell'Europa orientale: i Magiari nella pianura ungherese, i Bulgari nella odierna Bulgaria e in Macedonia, gli Ugrofinni in Finlandia e nelle regioni orientali del Baltico e in quelle del Volga; gli Arabi nelle regioni sudoccidentali della penisola iberica; i Mongoli dell'Orda d'oro e altre stirpi turco-tartare (Cumani, Peceneghi, ecc.) nella Russia meridionale e sudorientale. L'ultima invasione, che ha lasciato tracce nella costituzione etnica dell'Europa attuale, fu quella dei Turchi ( XV sec.), che occuparono la Grecia e parte della penisola balcanica.
Tutto ciò ha portato a un notevole mescolamento dei caratteri razziali originari, tanto che è pressoché impossibile circoscrivere razze europee nel senso tradizionale del termine; in comune, gli Europei hanno i caratteri morfologici degli europoidi, in primo luogo la pelle bianca; altri caratteri distintivi dei tipi umani europei si possono ricavare dal colore dei capelli, che va dal biondo al bruno, dalla statura, assai varia, e dall'indice cefalico. Si possono distinguere alcuni gruppi (definiti impropriamente «razze»), ciascuno dei quali ha in comune alcuni dei caratteri suaccennati.
1. La razza mediterranea, in prevalenza dolicocefala e con pelle bruna, i cui tipi sono per la maggior parte dislocati nella penisola iberica, nella Francia e nell'Italia meridionali, nella parte meridionale della Repubblica Russa; si distinguono due tipi (o sottorazze): quello ibero-insulare, di corporatura piccola, pelle bruna, occhi scuri, localizzato in Spagna e nelle isole del Mediterraneo centroccidentale; e quello atlanto-mediterraneo, di alta statura, con marcata leptorrinia, occhi scuri e pelle bruna, localizzato nella Spagna settentrionale, nella Francia e nell'Italia meridionali. Tipi particolari sono individuabili in Italia (pugliese, apuano, ecc.), in Spagna (basco), in Armenia (pontico).
2. La razza nordica, in prevalenza dolicocefala, di alta statura, pelle assai bianca, marcato biondismo e occhi azzurri; si distinguono una forma falica (detta anche dalica o scandinava), di statura assai alta, capelli da biondo a biondo cenere, pelle rosea assai chiara, localizzata nella penisola scandinava; una forma teutonica, di statura medio-alta, corpo più massiccio, capelli da castano chiaro a biondo, localizzata nell'Europa centrale; una forma est-europea (da taluni detta finnica), di statura alta, capelli biondi, corporatura media, localizzata nelle regioni orientali del Baltico. Secondo alcuni studiosi fanno parte della razza nordica anche tipi particolari, come quelli presenti in Polonia e in talune regioni della Gran Bretagna.
3. La razza alpina, in prevalenza brachicefala, di media statura, con capelli e occhi generalmente castani; è diffusa in Francia, Italia, Svizzera, Austria, Germania meridionale; dalla fusione con elementi nordici si sono avuti i tipi anglosassone e cechi.
4. La razza baltica od orientale, in prevalenza costituita da tipi brachiortocefali, di statura da media ad alta, capelli da castani a biondo scuro e occhi chiari (azzurri o castani); è diffusa nell'Europa orientale. Dalla fusione con le razze nordica e alpina e dinarica si sono avuti i tipi propriamente polacchi, romeni, bulgari.
5. La razza dinarica o adriatica si differenzia dalle precedenti brachicefale per il carattere planooccipitale che presenta; la statura è alta o medio-alta, i capelli da castano a biondo, gli occhi da castano ad azzurri; è diffusa soprattutto nelle regioni occidentali dei Balcani.
Oltre a queste razze principali, esistono tipi umani derivati dalla fusione di due o più razze leucoderme; tra le più interessanti sono da citare la irlandese la lappone la paleosarda gruppo a sé costituiscono gli Zingari.

Configurazione religiosa e politica
Al frazionamento etnico della popolazione europea si aggiungono le divisioni religiose: cattolici nell'Europa meridionale, in Belgio, Francia, Irlanda, Austria, Germania renana, Croazia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, Slovacchia; protestanti in Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Scandinavia; ortodossi nell'Europa orientale, nei Balcani e in Grecia; comunità musulmane in Albania, Grecia, Bosnia-Erzegovina, Gran Bretagna (per la forte immigrazione), Turchia e Kazakistan europei, Ucraina e nella zona orientale della Russia.
Inoltre la popolazione europea, così varia, è ripartita in 45 Stati (compresa la Turchia e il Kazakistan europei), i cui confini riflettono i conflitti sorti per questioni etniche, religiose e soprattutto dinastiche. La carta politica dell'Europa è da molto tempo instabile. Alcuni Stati si fondano su nazionalità di vecchia data (Francia, Spagna, Gran Bretagna, ecc.); altri posano su nazionalità di formazione più recente (Italia, Germania). L'Europa centrale e i territori tra il Mar Nero e il mar Adriatico sono stati al centro di lunghe lotte tra imperialismi rivali, che volevano assicurarsi il controllo su popolazioni molto eterogenee. Lo smembramento dei grandi imperi, formati da differenti nazionalità, e lo sforzo di tracciare nuove frontiere che tenessero conto, in certa misura, delle aspirazioni nazionali, costituirono, dopo la prima guerra mondiale, una tappa intermedia per la definizione di questi problemi. La seconda guerra mondiale, preceduta dalle annessioni territoriali tedesche, si concluse con uno spostamento verso ovest dei confini della Polonia e dell'URSS in particolare e con la dispersione di nuclei più o meno importanti di popolazioni germaniche nei vari Stati dell'Europa centrale e orientale. Dall'inizio degli anni Novanta si è poi avuta un'ulteriore frammentazione con la dissoluzione sovietica, iugoslava e cecoslovacca.

Il popolamento attuale
L'Europa ha oggi poco meno di 700 milioni di abitanti ed è la parte del mondo più densamente popolata, con una media di circa 67 ab. per km², poco più della densità dell'Asia e oltre quattro volte quella dell'America. In rapporto agli altri continenti, il popolamento europeo è ripartito in modo abbastanza uniforme, senza notevoli zone desertiche e senza un'eccessiva pressione umana su territori molto limitati. Le regioni forestali dell'Europa settentrionale e le steppe della regione più sudorientale hanno una densità inferiore a 10 ab. per km²; in compenso alcune regioni montuose, come la Svizzera, hanno quasi 160 ab. per km². Le zone più densamente popolate si trovano nell'Europa occidentale (anche oltre 7.000 ab. per km²) e corrispondono ai grandi agglomerati industriali e urbani, in contrasto con lo spopolamento rurale. Escludendo quelli minuscoli (Malta, San Marino, ecc.), gli Stati più densamente popolati sono: la Turchia (274), i Paesi Bassi (373 ab. per km²), il Belgio (332), la Gran Bretagna (240), la Germania (229). Alcuni paesi, pur senza presentare valori così alti, hanno però una densità considerevole: Italia (190), Svizzera (170), Repubblica Ceca (130), Moldavia (129), Danimarca (119). In rapporto all'importanza industriale e alle risorse agricole di cui dispone, la Francia ha una densità di popolazione piuttosto bassa (107). Al contrario, una densità di 123per km² in Polonia, di 79 in Grecia, di 75 in Spagna, di 106 nel Portogallo, di 95 in Romania e di 76 in Bulgaria corrisponde a un popolamento relativamente alto, in relazione alle risorse attuali dei paesi stessi. Gli Stati meno popolati sono quelli in cui le condizioni naturali riducono sensibilmente le aree sfruttabili: Svezia (20 ab. per km²), Norvegia (13), Finlandia (15). Gli Stati dell'Europa settentrionale e occidentale (Germania e Austria comprese) ospitano oltre un terzo della popolazione europea; l'Europa mediterranea circa un quinto; quella orientale circa la metà. Le forti densità di popolazione si manifestano lungo una fascia orientata da est a ovest, che segue il 50° parallelo, partendo dal basso Dnepr e attraversando l'Ucraina, la Galizia, la Moravia, la Slesia, la Boemia, la Sassonia, la Vestfalia, la Renania, i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia settentrionale. Esse proseguono in Gran Bretagna, da Londra a Manchester. L'elevata densità è a volte dovuta alle grandi risorse agricole (terreni fertili) e alle risorse industriali che si accompagnano ai grandi bacini carboniferi situati lungo le montagne erciniche. Questo asse di popolamento riunisce oltre un quarto della popolazione europea. Altrove, le regioni a forte densità di popolazione sono discontinue: Campania, Lazio, Sicilia, Riviera italiana e francese, pianura padana, huertas di Valencia e della Murcia, Linguadoca, Catalogna, Portogallo settentrionale, Bretagna costiera. Se si esclude il Piemonte alpino, queste densità sono costituite prevalentemente da popolazioni rurali. Un'alta percentuale della popolazione europea vive nelle città (circa i due terzi), tuttavia l'Europa, pur essendo il più urbanizzato dei cinque continenti, comprende, accanto a paesi altamente urbanizzati (Gran Bretagna), paesi come il Portogallo, in cui nelle città vive circa il 35% della popolazione. Oltre una trentina di città europee supera il milione di abitanti; agglomerati come Londra (quasi 7 milioni), Parigi (oltre 9 milioni), Mosca (oltre 8 milioni e mezzo), Berlino (3,4 milioni), San Pietroburgo (quasi 5 milioni), Roma (poco meno di 3 milioni) sono tra le più popolose città del mondo. Mentre la maggior parte delle città dell'Europa occidentale deve la sua formazione allo sviluppo di centri già esistenti prima della rivoluzione industriale, molte città, particolarmente nell'Europa più orientale, sono state create in epoca assai recente.
L'importanza del popolamento europeo è essenzialmente dovuta all'ondata demografica verificatasi quasi contemporaneamente alla rivoluzione industriale: i miglioramenti nel campo sanitario e in quello alimentare, i progressi dell'urbanistica, le scoperte della medicina hanno determinato un rapido regresso della mortalità, mentre la natalità è rimasta ferma all'alto livello che aveva raggiunto a quel momento. A seconda dei paesi, l'eccedenza demografica è stata pertanto considerevole per un periodo di tempo più o meno lungo. La popolazione europea è passata da 100 milioni di abitanti nel XVII sec. a 190 milioni alla fine del XVIIIsec., a 266 milioni nel 1850, a 401 milioni nel 1900, a 500 milioni nel 1930, nonostante le perdite provocate dai frequenti conflitti e la notevole emigrazione. In seguito le trasformazioni economiche e sociali, legate alla rivoluzione industriale, hanno portato le popolazioni, sempre più urbanizzate e preoccupate di assicurare ai loro figli un'esistenza migliore, a una riduzione della natalità. L'eccedenza demografica si è ridotta quindi progressivamente, fino quasi ad annullarsi, in alcuni paesi. Un ciclo demografico di questo genere, caratterizzato da un'espansione e quindi da una rapida contrazione dell'eccedenza demografica, si è verificato in vari paesi a mano a mano che in essi si affermavano le moderne trasformazioni economiche e sociali; dapprima in Gran Bretagna e in Francia, poi nei paesi dell'Europa orientale e mediterranea. Questi ultimi registravano ancora, nel periodo tra le due guerre mondiali, un sensibile aumento della popolazione, mentre in Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Svezia e Belgio, la nuova generazione non ha più rimpiazzato quella precedente. Nel 1960 l'incremento demografico dei paesi mediterranei e dell'Europa orientale ha subito un rallentamento rispetto all'anteguerra, tuttavia alcuni paesi industrializzati, tra i quali la Francia, hanno registrato un netto progresso della natalità dopo il 1945. L'aumento demografico medio annuale dell'Europa, che ora è minimo, deriva da un tasso di natalità relativamente basso (dal 10,1 al 26,2‰), e da un indice di mortalità che in alcuni paesi resta tuttora molto forte (intorno e sopra il 10‰) e che in taluni paesi (Austria, Danimarca, Germania, Ungheria) addirittura supera quello di natalità, soprattutto a causa dell'invecchiamento della popolazione. Infatti, pur presentando situazioni profondamente diverse, le popolazioni europee hanno, in media, rispetto al resto del mondo, una percentuale relativamente alta di persone anziane e una percentuale assai ridotta di giovani, fenomeno anche più evidente nella maggior parte dei paesi altamente industrializzati. Bisogna notare che, diversamente dal comportamento demografico degli altri paesi poveri del mondo, i paesi europei che hanno un minor reddito nazionale hanno un assai mediocre incremento demografico. Per questa ragione, la percentuale della popolazione europea rispetto a quella mondiale tende rapidamente a decrescere: all'inizio del XX sec. era del 25%; attualmente è inferiore al 15%; alla fine del secolo sarà, probabilmente, notevolmente più bassa. E poiché l'Europa ha rappresentato il principale punto di partenza dell'emigrazione nel XXsec., il suo declino demografico costituisce una delle cause della diminuita emigrazione.

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