giappone

Materie:Tesina
Categoria:Geografia

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Testo

GIAPPONE
日本国
Capitale Tokyo
Lingua Giapponese
Ordinamento Monarchia Costituzionale
Moneta Yen
Religione Scintoismo/Buddhismo
Superficie 372824 km2
Densità 340 ab/km2
TERRITORIO
• MORFOLOGIA
Compreso tra il 24° ed il 45°31’ grado di latitudine Nord (come dalle Alpi all’Egitto), il Giappone si estende in lunghezza per oltre 3.500 km, con una superficie complessiva di 378.000 km² (più dell’Italia ma meno della Francia).
Il Giappone comprende 4 isole principali, che insieme costituiscono il 98% del paese, e numerosi gruppi insulari adiacenti (più di 6.800 isole). L’isola di Honshu, che è la più grande, l’isola di Kyushu e quella di Shikoku, formano insieme il nucleo storico e culturale del Giappone. L’isola settentrionale di Hokkaido invece, costituisce una specie di regione esterna. Fra le isole minori vi sono: l’isola di Sado (davanti al lato occidentale di Honshu), l’isola di Awaji (nel Mare Interno fra Shikoku e Kyushu), le isole Amakusa (davanti alla costa occidentale di Kyushu) e l’arcipelago delle Ryu Kyu, tra cui il gruppo Okinawa (fra il Kyushu e Taiwan).
L’arco insulare giapponese fa parte del sistema di catene montuose che dall’interno del continente asiatico (catena del Grande Khingan in Cina), attraverso il fascio di rilievi costieri Sikhote Alin (Russia) e l’arco di Sakhalin, si protende per tutta la lunghezza dell’arcipelago fino all’isola di Kyushu (a sua volta collegata con i rilievi della penisola coreana). Esso si trova nella zona di contatto di due delle principali zolle in cui è suddivisa la crosta terrestre. Secondo la teoria della tettonica a zolle infatti, la “zolla pacifica” e la “zona eurasiatica”, simili a lastroni galleggianti sopra il materiale fluido al centro della Terra, si muoverebbero urtandosi ed accavallandosi l’una sotto i bordi dell’altra. Così si spiega l’instabilità tettonica dio questa zona, caratterizzata da frequenti scosse telluriche e da eruzioni vulcaniche. Le isole giapponesi si trovano infatti in corrispondenza del bordo della zolla eurasiatica, al di sotto del quale si incunea la zolla pacifica, formando la Fossa del Giappone, profonda più di 10.000 m (l’abisso Ramapo raggiunge i 10.554 metri di profondità).
La conseguenza dei movimenti delle zolle sono la formazione delle catene montuose e dei vulcani. In Giappone infatti, l’80% del territorio è montuoso e tutti i vulcani sono allineati sul bordo esterno dell’arco insulare. Più precisamente ci sono tre allineamenti: l’arco delle Ryu Kyu, l’arco delle Marianne e l’arco delle Curili. Il 26% del territorio giapponese è così formato da rocce vulcaniche, con molte centinaia di vulcani esistenti (di cui 36 sono ancora attivi). Solo il 25% della superficie complessiva ha una pendenza inferiore al 15%. Le maggiori altezze si riscontrano nella parte centrale di Honshu, dove il paesaggio è tipicamente montano. Oltre al cono vulcanico del Fuji (3776 m), vi si trovano Hodaka (3190 m), Shirane (2778 m) ed Haku (2700 m). verso Nord e verso Ovest le cime si abbassano, infatti le vette più alte sono: Iwate (2041 m, Honshu settentrionale), Daisetsu (2290 m, Hokkaido), Ishizuki (1981 m, Shikoku) e Kuju (1787, Kyushu).
Per quanto riguarda le pianure, la più ampia è quella del Kanto (32.250 km²), sei volte più grande di quella di Ishikari. Le altre pianure si estendono fra i 2000 ed i 1300 km².
• IDROGRAFIA
Data la particolare conformazione stretta ed allungata delle isole giapponesi, non possono esistere grandi bacini idrografici ed i fiumi, che distolgono il loro corso dallo spartiacque alla costa, sono generalmente brevi. Essi, inoltre, rigonfi durante il disgelo primaverile o le piogge estive, diventano esigui corsi d’acqua durante la stagione asciutta; la scarsa profondità e le frequenti rapide ne permettono poi la navigazione unicamente ad imbarcazioni molto leggere. Il fiume più lungo è lo Shinano, nell’isola di Hokkaido, con un corso di circa 370 km; sull’isola altri fiumi importanti sono il Tone, il Kitakami, il Tenryu ed il Mogami. Tra i principali fiumi di Hokkaido vi sono l’Ishikari, secondo fiume giapponese per estensione del bacino, oltre al Teshio ed al Tokachi. Lo Yoshiro è il maggiore fiume di Shikoku. Numerosi sono i laghi, alcuni formati da sbarramenti delle valli fluviali; in gran parte sono situati in montagna, dove spesso sono diventati luoghi di soggiorno estivi. Il principale è il Biwa, in Honshu, esteso per circa 685 km². I corsi d’acqua del Giappone sono in genere, a causa dell’estensione dei rilievi, di corso breve e spesso interrotti da cascate, e vengono sfruttati per la produzione di energia elettrica.
Gran parte delle risaie irrigue sfruttano le acque fluviali, specie nelle pianure costiere, che rappresentano le principali zone agricole del paese. Ricche e numerose sono in tutto il Giappone le sorgenti, tra cui abbondano quelle termali e quelle termo-minerali, legate alla natura vulcanica delle isole.
• CLIMA
La catena montuosa che attraversa il Giappone lo divide in due zone climatiche principali: una dalla parte del Pacifico e l’altra dalla parte del Mar del Giappone. Le regioni settentrionali ed occidentali risentono dell’influsso delle correnti d’aria polari marittime(dal Pacifico) o continentali (dal Sud della Cina).
Le regioni settentrionali ed occidentali d’inverno, restano coperte da spesse coltri nevose. Nell’isola di Hokkaido le estati sono asciutte e le precipitazioni sono relativamente scarse. Invece Akita, sulla costa occidentale, è raggiunta d’estate dall’aria umida e d’inverno da masse d’aria polari ed umide in movimento verso sud. La costa occidentale dell’arcipelago, da Niigata ad Hamada, d’inverno ha un clima freddo ed umido, con precipitazioni in tutto l’arco dell’anno.
Sulle coste nord-orientali l’inverno è fresco e relativamente asciutto. A Sud di Tokyo le temperature di gennaio non si abbassano al di sotto dei 5˚C e le estati sono molto calde ed umide. Qui le temperature medie annue sono superiori di una decina di gradi a quelle che si registrano nell’isola di Hokkaido.
Il Sud di Honshu ed il Nord di Kyushu hanno un clima sempre umido, con precipitazioni medie annue di 2000 mm, con punte massime nella stagione calda estiva. Le regioni circostanti il Mare Interno sono invece relativamente asciutte.
Si dice che il Giappone abbia in realtà 5 stagioni:subito dopo la primavera e prima dell’estate c’è infatti il “periodo delle piogge”. Da metà giugno a metà luglio quasi tutti i giorni piove abbondantemente, soprattutto nell’Honshu centrale. Proprio in questa stagione l’estate è terribilmente calda ed afosa, un vero e proprio clima tropicale, che si conclude verso metà settembre con il ritorno delle piogge ed il pericolo di tifoni.
• TIFONI E TSUNAMI
I tifoni sono cicloni con pressione molto bassa al centro che si possono formare solo se la temperatura delle acque marine raggiunge in superficie almeno 27˚C, condizione che si può verificare solo nella fascia tropicale. I tifoni che si formano per effetto del riscaldamento dell’aria sull’Oceano Pacifico vengono spinti verso Nord durante la stagione del monsone estivo di Sud-Est e raggiungono il Giappone da agosto ad ottobre, con un periodo di punta che va dal 16 al 26 settembre. Particolarmente esposte ai tifoni sono le coste occidentale dell’arcipelago, subendo forti precipitazioni che possono superare i 200 mm giornalieri.
Le precipitazioni più elevate si hanno comunque quando correnti d’aria subtropicali calde ed umide vengono in contatto con correnti d’aria fredda di origine polare. In questo caso possono cadere da 400 a 600 mm di pioggia in un paio di giorni, le cui conseguenze disastrose sono mareggiate e frane. Anche le piene primaverili, dovute al rapido scioglimento dei ghiacciai, possono causare gravi danni, ma questo avviene solo sulla parte occidentale dell’arcipelago.
Essendo una delle zone tettonicamente più instabili della Terra, in Giappone possono verificarsi anche dei terremoti con epicentro sottomarino, i quali provocano i cosiddetti tsunami, ovvero dei maremoti costituiti da gigantesche onde marine che si abbattono sulla costa raggiungendo velocità elevatissime ed altezze di oltre 30 metri.
• VEGETAZIONE
Il Giappone, estendendosi per oltre 20 gradi di latitudine, presenta una vasta varietà di vegetazione che, procedendo da Nord a Sud, passa da subartica a temperata fredda, a temperatura calda ed a subtropicale. La foresta ricopre il 70% del territorio; percentuale che pone il Giappone al secondo posto nel mondo dopo la Finlandia.
Nelle isole Ryu Kyu si trovano piante della foresta tropicale umida sempreverde; nell’isola di Kyushu ci sono invece piante tipiche della foresta subtropicale di latifoglie sempreverdi (come querce, camelie e magnolie). Nelle zone di media montagna di Honshu e nelle zone costiere occidentali di Hokkaido, vi si trovano foreste temperate di latifoglie a foglia caduca (come querce, faggi ed aceri), alle quali subentrano, rispettivamente nelle zone montuose di Honshu e nelle zone costiere orientali di Hokkaido, foreste boreali di conifere con abeti bianchi e rossi. Nelle zone montane più elevate di Honshu e di Hokkaido si estendono foreste di conifere, in certi luoghi mischiate a frassini e betulle con un fitto sottobosco.
Le zone in cima alle catene montuose non presentano, come in Europa, prati e pascoli, ma sono caratterizzate da una vera e propria boscaglia, dove la specie più diffusa è il Pinus Pimilla.
Ad altezza fra i 400 ed i 1500 metri si trova spesso la brughiera tipica giapponese, la cosiddetta Hara (un insieme di cespugli di bambù nano, piante erbacee, arbusti e felci), che non forma una copertura vegetale continua, ma lascia esposta la superficie del terreno all’erosione.
DATI STORICI
• LA SCOPERTA DEL GIAPPONE
Il Giappone era noto a Marco Polo che lo chiamava Cipango, ma non fu da lui mai visitato. I primi Europei che vi sbarcarono furono, nel 1543, degli avventurieri portoghesi, la cui nave era stata spinta dalle tempeste oltre i porti cinesi fino a quelle isole remote. Essi furono accolti cordialmente dagli indigeni e così allacciarono relazioni fra i portoghesi di Macao ed i Giapponesi. Qualche anno più tardi (1549-51), S. Francesco Saverio predicò nell’isola Kyushu con alcuni compagni gesuiti, ed egli accenna alla presenza di navi portoghesi ad Hirado. Nel 1598 una nave olandese comandata dal pilota inglese Adams, proveniente dallo stretto di Magellano, arrivò nel Giappone; Adams sposò poi una giapponese e non tornò più in Inghilterra. Nel 1611 Giovanni Saris giunse alle Molucche e proseguì il viaggio sino ad Hirado, dove lo ricevette Adams quindi proseguì per Osaka e di lì per terra sino alla capitale, Surunga (Sumpa); Saris andò poi anche nell’isola di Hokkaido. I paesi europei avevano così avviato commerci con il Giappone, ma sulla geografia del paese molte erano ancora le incertezze. Nel 1739 il russo M. Spangberg eseguì delle ricognizioni; nel 1767 La Pèrouse scoprì il canale che oggi porta il suo nome fra le isole di Sahalin e di Hokkaido; nel 1796 il capitano inglese W. R. Broughton giunse in vista del Giappone presso lo stretto che divide Hokkaido da Honshu. Con questa scoperta, che completò quella di La Pèrouse, erano risolti i maggiori problemi relativi alla geografia delle isole nipponiche.
• LA STORIA
I primi abitanti del Giappone erano cacciatori e pescatori giunti dalla Corea, a ovest, e dalla Siberia, a nord, attraversando dei ponti di terra che allora collegavano questa regione al continente asiatico; si ritiene che a queste genti si siano aggiunti popoli migrati via mare dalla Polinesia. Il regno di Yamato, che praticava il culto del sole, riuscì nel 300 d.C., tramite conquiste e alleanze, a unire la nazione. Nella metà del VI secolo venne introdotto dalla Cina il buddhismo, che presto diventò la religione di stato, ma entrò in conflitto con lo shintoismo, la religione tradizionale del Giappone, quando le divinità shintoiste iniziarono a essere presentate come manifestazioni del Buddha.
Assicurata all'impero una relativa stabilità, gli imperatori del Giappone iniziarono a dedicarsi maggiormente al tempo libero e allo studio e meno al governo. Molte posizioni importanti a corte erano occupate dai membri dei Fujiwara, una famiglia nobile, ma corrotta. Nelle province iniziò a emergere il potere dei samurai, la 'classe dei guerrieri', che non esitò a prendere le armi per difendere la propria autonomia, entrando in conflitto con la capitale Heian (l'odierna Kyoto). Il clan dei Taira soppiantò la famiglia Fujiwara, ma fu a sua volta spodestato dai Minamoto nel 1185. Dopo aver assunto il ruolo di shogun (capo militare), Minamoto Yoritomo stabilì il proprio quartier generale a Kamakura, mentre a Kyoto l'imperatore mantenne la carica di sovrano. Ciò segnò l'inizio di un lungo periodo di dominio feudale da parte delle famiglie samurai successive, che terminò solo con la restaurazione del potere imperiale nel 1868.
I secoli del potere feudale possono essere approssimativamente divisi in cinque periodi principali. Il periodo di Kamakura (1185-1333) fu caratterizzato da ripetute invasioni delle armate mongole di Kublai Khan. Il Giappone riuscì a respingere i Mongoli, ma la classe dirigente, indebolita, perse il sostegno dei guerrieri. Il periodo di Muromachi (1333-1576) ebbe inizio con l'imperatore Go-Daigo, che regnò fino a quando una rivolta guidata dal guerriero Ashikaga lo costrinse a rifugiarsi sulle alture. Ashikaga e i suoi discendenti regnarono con sempre minore efficacia e il Giappone scivolò verso la guerra civile e il caos. Le varie fazioni furono pacificate e unificate durante il periodo di Momoyama (1576-1600) da Nobunaga e dal suo successore Hideyoshi. La rapida diffusione del cristianesimo, avvenuta durante il secolo cristiano (1543-1640), fu inizialmente tollerata, ma in seguito venne ferocemente repressa quando la nuova religione iniziò a essere considerata una minaccia. Durante il periodo dei Tokugawa (1600-1867), Tokugawa Ieyasu sconfisse il giovane erede di Hideyoshi e stabilì il proprio quartier generale a Edo (l'odierna Tokyo), mentre l'imperatore continuò a esercitare un'autorità puramente formale a Kyoto. Con la famiglia Tokugawa il Giappone entrò in un periodo di isolamento: ai Giapponesi fu vietato di recarsi all'estero e di commerciare con gli altri paesi e gli stranieri furono sottoposti a una rigida sorveglianza. Fu in questo periodo che venne affermata l'importanza di sottomettersi in modo assoluto alle regole dell'obbedienza e della fedeltà, aspetto ancora presente nella mentalità giapponese odierna.
Alla fine del XIX secolo il corrotto governo dei Tokugawa aveva ormai condotto il paese a una fase di ristagno. Le navi straniere iniziarono a forzare l'isolamento del Giappone, mentre la povertà e le carestie minavano il sostegno popolare al governo. Nel 1867 lo shogun regnante, Keiki, rassegnò le dimissioni e l'imperatore Meiji riassunse il controllo degli affari di stato, avviando il paese verso l'occidentalizzazione e l'industrializzazione. Nel 1889 il Giappone redasse una costituzione di tipo occidentale i cui principi si basavano sulla coscienza nazionale e sul ritorno ai valori tradizionali. La crescente potenza del Giappone fu dimostrata dalla facilità con cui esso vinse la guerra sino-giapponese (1894-1895) e il conflitto russo-giapponese (1904-1905). Con Yoshihito, figlio di Meiji, il Giappone si schierò con gli Alleati nella prima guerra mondiale, ma, invece di farsi coinvolgere troppo nel conflitto, approfittò dell'occasione per espandere a gran velocità la propria economia tramite i commerci. Nel 1926 salì al trono l'imperatore Hirohito e negli anni seguenti la depressione economica mondiale, iniziata nel 1930, alimentò una crescente ondata di nazionalismo. I disordini popolari determinarono l'aumento del potere dei militaristi: nel 1931 il Giappone invase la Manciuria e nel 1937 entrò in conflitto con la Cina.
Nel 1940 il Giappone firmò un patto con la Germania e l'Italia e quando i tentativi diplomatici di ottenere la neutralità degli Stati Uniti fallirono, il 7 dicembre 1941 i Giapponesi sferrarono un attacco a sorpresa a Pearl Harbour. Inizialmente il Giappone ottenne una rapida serie di successi spingendo i fronti della guerra in India, ai margini dell'Australia e nel Pacifico, ma la battaglia di Midway segnò l'inizio del contrattacco statunitense ponendo fine alla superiorità navale giapponese e capovolgendo le sorti della guerra. Nell'agosto del 1945, quando il Giappone si stava ormai ritirando su tutti i fronti, la dichiarazione di guerra dell'Unione Sovietica e il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki misero fine al conflitto. L'imperatore Hirohito annunciò la resa incondizionata e fino al 1952 il Giappone fu occupato dalle forze alleate, che miravano a smilitarizzare il paese e a smantellare il potere dell'imperatore. Grazie a un programma di ripresa, l'economia giapponese si espanse rapidamente e il Giappone diventò il più riuscito esempio di economia basata sull'esportazione, generando una forte eccedenza nella bilancia dei commerci e assumendo una posizione dominante in settori quali l'elettronica, la robotica, l'informatica, la produzione di automobili e le attività bancarie.
Con l'avvento degli anni '90 le vecchie certezze sembrarono svanire. La leggendaria crescita economica del paese rallentò fino a raggiungere un punto di ristagno e nel 1993, dopo 38 anni di predominio, il Partito Liberaldemocratico dovette soccombere a un'ondata di scandali e ritirarsi dal potere (ma vi fece ritorno nello stesso anno). Nel gennaio del 1995, Kobe fu colpita da un grave terremoto e la lenta e confusa reazione del governo gettò un'ombra sulla tanto vantata preparazione del paese per gli eventi sismici. Non più di un paio di mesi dopo i membri di una setta millenarista effettuarono un attentato con gas nervino sulla metropolitana di Tokyo.
Gli osservatori internazionali ritengono che in Giappone siano in atto dei cambiamenti: le forze di mercato e la maggiore consapevolezza dell'elettorato stanno iniziando a mettere in crisi il sistema basato sulla corruzione e sugli accordi sottobanco che ha finora imperato in campo sia economico sia politico. Il ristagno dell'economia, le enormi perdite subite dalle banche giapponesi, il crollo del mercato azionario e l'instabilità regionale hanno messo in crisi l'azienda Giappone; all'inizio del 1998 le banche versavano in condizioni così gravi che il governo degli Stati Uniti è dovuto intervenire con un'operazione di salvataggio. Nella metà dello stesso anno gli elettori hanno reagito alla gravità della situazione economica togliendo sostegno all'LPD.
Le cose hanno cominciato a migliorare con la nomina di Keizo Obuchi, che è subentrato al Primo Ministro Hashimoto, estromesso in seguito al gioco elettorale che si è venuto a creare con lo sviluppo economico a spirale. Obuchi ha rivitalizzato in breve tempo l'economia del paese, ma il lavoro gli ha riservato un duro colpo: è morto, proprio mentre si trovava nel suo ufficio. Il suo successore, Yoshiro Mori, è un altro appartenente a LDP. Anche se Mori è riuscito a resistere alle ribellioni messe in atto dal suo rivale, Koichi Kato, detiene il dubbio onore di possedere il più basso consenso da parte della popolazione di ogni altro leader della storia recente giapponese. Egli ha annunciato le proprie dimissioni nell'aprile 2001. Il suo successore è l'eccentrico Junichiro Koizumi, che propone un allettante mix di nazionalismo e riforme per il Giappone. Promettendo alla nazione la fine della cultura del nepotismo, egli si distingue da tutti i recenti predecessori per aver suscitato grandi aspettative. Il suo programma di governo ha l'obiettivo di ridurre la spesa pubblica, risanare il sistema bancario, alleggerire il carico fiscale. Koizumi procede a piccoli passi ma costanti e, tramite una e-mail settimanale (in due settimane si sono iscritte 1.800.000 persone), spiega agli elettori cosa ha fatto e cosa sta facendo.
I primi segnali di ripresa dell'economia giapponese si sono visti nel settembre 2003 dopo tredici anni di stagnazione.
Koizumi ha sciolto la Camera Bassa del Parlamento e ha convocato le elezioni per il 9 novembre, sette mesi prima della scadenza naturale della legislatura. La coalizione di governo ha conquistato 275 seggi sui 480 della Camera Bassa (dei deputati), mentre il principale partito d'opposizione, il partito Democratico, è cresciuto da 137 a 177 seggi (il partito Liberaldemocratico di Koizumi ne ha ottenuti 237 ma ne aveva in precedenza 247). Il primo ministro rimarrà in carica fino al 2006, continuando la sua politica di riforme (pensioni, privatizzazioni, decentralizzazione) a piccoli passi ma concreti, abituando poco per volta l'elettorato a sentirsi partecipe di riforme in grado di rialzare il paese all'interno di una linea politica stabile e tradizionalmente equilibrata. Nonostante ciò, molti dei vertici del partito di governo e degli uffici governativi, e anche il leader dell'opposizione, hanno dichiarato di aver evaso il pagamento dei contributi pensionistici, scatenando un grosso scandalo.
Per la mancanza di un successore maschio al trono dopo Naruhito, nel gennaio 2004 il governo ha avviato l'iter della modifica della legge di successione imperiale del 1948 che permetterà alla principessa Aiko di diventare imperatrice. Il Giappone ha già avuto otto imperatrici, l'ultima della quali, Go-Sakuramachi, regnò dal 1762 al 1771.
Il gabinetto varato dal premier giapponese Koizumi dovrà affrontare importanti sfide sul piano interno ed internazionale.
A seguito del rimpasto di governo, effettuato dal premier giapponese Junichiro Koizumi il 27 settembre 2004, la nomina a ministro degli esteri è caduta su Nobutaka Machimura. Tra le questioni che Machimura sarà chiamato ad affrontare, vi è la richiesta del suo paese di un seggio permanente all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il traguardo è difficile e il Giappone dovrà superare seri ostacoli per tagliarlo.
Buone notizie, in compenso, arrivano dal fronte finanziario. Dopo un decennio di forte instabilità, il sistema bancario giapponese sembra avere imboccato la via della ripresa.
Nel settembre 2005 il Partito liberaldemocratico (Ldp) del primo ministro Junichiro Koizumi ha vinto le elezioni politiche in Giappone. Il suo partito ha ottenuto 296 seggi contro i 249 dell'ultima legislatura.
ECONOMIA
Una espansione economica iniziata negli anni 1950 e praticamente ininterrotta ha permesso al Giappone di divenire la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti con un prodotto lordo pro capite di 38.160 $ annui.
Punti di forza:
• grande produttore high-tech e automobilistico.
• Impegno in ricerca e sviluppo di lungo termine.
• Capacità di sviluppare idee importate da UE e USA.
• Diffusione globale delle imprese, con stabilimenti anche in UE e USA.
• I keiretsu tengono gli stranieri fuori dal mercato giapponese.
• Grande attenzione alle tematiche della gestione della produzione industriale: sono giapponesi molte delle teorie attualmente utilizzate nelle imprese del "primo mondo", come il "Just in time", le filosofie di miglioramento continuo kaizen, e il Total Quality Management.
Punti di debolezza:
• Pesante dipendenza dal petrolio importato.
• Il surplus di bilancia commerciale è fonte di tensioni internazionali.
• Sistema finanziario bisognoso di riforme, appesantito da un elevato tasso di cattivi debiti e da scarsa trasparenza.
• Il sistema industriale è indebolito dalla presenza di un gran numero di piccole e medie imprese che vivono al riparo di barriere commerciali e con forti protezioni politiche (p.e. costruzioni).
• L'agricoltura condiziona fortemente la vita politica del paese malgrado la sua declinante importanza economica.
• BASI DELL’ECONOMIA
Lo sviluppo è stato particolarmente rilevante nel decennio 1961-1970, durante il quale il tasso medio di accrescimento annuo del prodotto nazionale si è aggirato sul 10%, di gran lunga superiore a quello dei grandi paesi altamente industrializzati. L'economia poggia eminentemente sull'industria, che ha raggiunto livelli eccezionali e che ha trasformato radicalmente le strutture produttive di un paese rimasto fondamentalmente agricolo quando già altrove, in Europa e in America, si era da tempo realizzata la rivoluzione industriale. Essenzialmente il formidabile sviluppo giapponese è riconducibile alla felice associazione dell'abbondanza di manodopera e dell'ampia reperibilità di capitali all'interno del paese. Non minor peso hanno avuto da un lato la stabilità politica e la tranquillità del clima sociale, dall'altro l'azione governativa, che ha saputo formulare adeguati programmi operativi e ha concesso opportune agevolazioni fiscali e creditizie alla industrie.
Pur rimanendo fedele al principio dell'economia liberista, il governo ha sempre avuto fin dall'epoca Meiji un ruolo decisivo per orientare i piani di sviluppo. Dopo la guerra questo ruolo di guida si è accentuato. L'industrializzazione, che sin da principio ha riguardato essenzialmente i settori di base (siderurgia, chimica, petrolchimica, metalmeccanica, macchinari e impianti industriali, navi e automobili), è stata facilitata dall'esistenza di aree adatte all'insediamento degli stabilimenti.
Con gli anni settanta lo spettacolare sviluppo produttivo ha registrato un rallentamento del ritmo di crescita e il Giappone è stato investito dalla gravissima crisi dei rincari energetici; tuttavia non solo la recessione economica giapponese non ha mai raggiunto la gravità denunciata in Occidente, ma l'apparato produttivo nel suo complesso rivela una dinamicità e una vitalità che lo distinguono nettamente dagli andamenti delle altre economie altamente industrializzate.
Per combattere il costo sempre crescente delle materie prime e la concorrenza ormai pericolosa presentata da alcuni paesi (Taiwan, Corea del Sud) nel settore della siderurgia, della metalmeccanica e in genere dell'industria pesante, la produzione si è sempre più andata orientando verso settori ad alta tecnologia e a basso contenuto di materie prime e di consumo energetico, principalmente verso l'elettronica, l'informatica, le telecomunicazioni, la meccanica di precisione altamente sofisticata, l'aeronautica, la tecnologia spaziale, la farmaceutica e in genere la chimica fine, ecc., settori nel quale il mercato internazionale è tuttora apertissimo. Contemporaneamente, per alleggerire le attualmente molto elevate importazioni di petrolio, colossali investimenti vengono destinati al settore della ricerca sia per l'ottenimento di maggiori risparmi energetici durante i processi produttivi sia per un migliore sfruttamento delle fonti di energia alternativa privilegiando soprattutto l'energia nucleare.
SETTORE PRIMARIO
• L’AGRICOLTURA
Contrariamente agli altri settori economici e nonostante gli sforzi governativi per introdurre sistemi moderni, l'agricoltura (interessa il 12,8% del territorio) non ha certo conseguito sensibili progressi, né ha compiuto trasformazioni di rilievo nelle tecniche produttive. Occupa il 6,4% della popolazione attiva. In seguito alla riforma fondiaria, realizzata negli anni 1947-49 e che ha portato all'abolizione dei preesistenti latifondi, l'attività agricola è svolta essenzialmente da piccoli produttori terrieri. Data la generale limitatezza dei redditi agricoli, molti contadini lavorano anche in vicine aziende manifatturiere o comunque dedicano parte del loro tempo ad altre attività produttive; la polverizzazione fondiaria non consente di ottenere redditi elevati ne di realizzare grandi progressi in campo agricolo, benché sia sensibilmente cresciuto l'impiego tanto di macchine agricole che di fertilizzanti. Nonostante una certa modernizzazione, l'agricoltura è fondamentalmente rimasta con i suoi tipici caratteri asiatici, il che significa netta prevalenza della risicoltura intensiva su gran parte dell'arcipelago; essa però rende possibile due raccolti l'anno. Il riso occupa più di metà dell'arativo e, con una produzione annua di circa 131 milioni di quintali, riesce a coprire il fabbisogno interno, benché sia molto elevato l'impiego del riso per la fabbricazione del sake (liquore nazionale). Dopo varie sperimentazioni, i tecnici giapponesi sono riusciti a creare una varietà di riso che si adatta anche all'ambiente freddo dell'isola di Hokkaido; la maggior parte della produzione proviene però dalle aree irrigue del Shikoku, del Kyushu e del Honshu centro-meridionale. Un certo sviluppo ha assunto la coltivazione del frumento, praticata soprattutto nell'Hokkaido ma anche in altre isole come coltura invernale, che segue quella estiva del riso; la produzione è di 9,5 milioni di quintali e non copre la richiesta interna. Abbastanza diffuso è anche l'orzo (3,4 milioni di q.), esso pure seminato dopo la raccolta del riso; molto meno rilevanti sono le produzioni degli altri cereali (mais, avena, miglio), mentre ben rappresentate sono le patate (35 milioni di q.) e le patate dolci (15 milioni di q.): tuttavia i consumi alimentari della popolazione sono in via di graduale trasformazione, soprattutto per le mutate richieste di chi vive in città. Così, mentre nel complesso è diminuito il consumo di riso, particolare importanza ha assunto la coltivazione di ortaggi, come pomodori (8 milioni di q.), cipolle (12 milioni di q), cavoli (29 milioni di q), ecc., coltivate sia nelle immediate vicinanze delle città sia in aree lontane ma particolarmente favorite dal clima, come le pianure costiere dell'Oceano Pacifico, influenzate dalla corrente di Curoscivo.
Altre colture. Anche la frutticoltura ha registrato un notevole incremento per l'accresciuta richiesta nazionale e per il rifornimento dell'industria conserviera, largamente al servizio dell'esportazione; si producono annualmente oltre 30 milioni di q. di agrumi (arance, mandarini, mandaranci, ecc.), 10 milioni di q. di mele, quindi, pere, pesche, uva, prugne, ecc. Tra le colture industriali è largamente diffusa quella del tè (1 milione di q.), coltivato sui pendii montuosi del Giappone centrale e meridionale e in gran parte esportato. Tra le colture oleaginose un buon posto occupa la soia (2,2 milioni di q.), quindi colza ed arachidi; tra quelle tessili, tutte modeste, prevalgono lino e canapa Benché la seta non sia più così prestigiosa come un tempo, in Giappone è molto praticata la gelsicoltura per l'allevamento del baco da seta (6.000 tonnellate di seta grezza annui); consistente è anche la produzione del tabacco (740.000 q.), che, con il luppolo, la canna e la barbabietola da zucchero, completa il quadro delle principali coltura industriali.
Elevatissimo è il patrimonio forestale, specie per un paese di cosi antico e fitto popolamento; ben il 67% della superficie nazionale è ricoperto da foreste, con prevalenza di conifere e latifoglie a seconda delle regioni e quindi delle varietà climatiche; le maggiori distese di conifere sono statali e strettamente controllate da un apposito organismo governativo allo scopo di non depauperare eccessivamente le risorse nazionali. La produzione annua di legname, largamente utilizzato come materiale da costruzione e per pasta da carta, si aggira sui 32 milioni di m³ si ricorre quindi in larga misura a legname d'importazione.
• L’ALLEVAMENTO
Come la maggior parte dei paesi dell'estremo oriente, anche in Giappone il ruolo dell'allevamento è molto limitato; le aree a prato e a pascolo permanente sono appena l'1,7% del territorio nazionale. Tuttavia, in relazione alle trasformazioni indotte dalle richieste urbane nel settore dell'alimentazione, e in particolar modo per la sempre crescente domanda di carni e latticini, il Giappone dispone oggi, soprattutto per bovini (4.7 milioni di capi), di complessi zootecnici moderni e razionali; dipende invece per lo più da piccoli agricoltori il tradizionale allevamento di suini (11,8 milioni) e quello dei volatili da cortili (334 milioni di capi).
• LA PESCA
La pesca, nonostante la decisione presa nel 1976 da parte di molti paesi di creare delle zone di pesca esclusiva, resta un settore di grandissima importanza per l'economia giapponese e dà lavoro a oltre 900.000 addetti; circa 11 milioni di tonnellate di pescato. L'attività è organizzata in modo moderno, con tecniche d'avanguardia e sperimentazioni con le quali si cerca di valorizzare tutte le risorse del mare, che per il Giappone è uno spazio vitale. La pesca è praticata sia da numerosissime imprese di piccole dimensioni, che la esercitano lungo le coste (gamberi, sgombri, molluschi, ecc.), sia da imponenti complessi industriali, cui si deve oltre il 70% del pescato totale. Questi complessi sono attrezzatissimi, con potenti flottiglie di battelli che solcano non solo i mari giapponesi, ma spaziano nel Pacifico, specie nella sezione settentrionale e che si spingono anche nell'Atlantico e nei mari antartici. Nei mari giapponesi le zone di pesca migliori sono quelle dove si incontrano le correnti Curoscivo e Ogascivo, ricche insieme di fauna ittica tropicale e di acque fredde; qui si catturano salmoni, merluzzi, aringhe, ecc., mentre nelle altre aree predomina il tonno. I porti di pesca attrezzati sono numerosi lungo le coste del Hokkaido, del Honshu e del Kyushu e ad essi sono annesse grosse industrie conserviere. Molto redditizia è anche la caccia alla balena, benché contraria agli accordi internazionali, definita dal governo giapponese "a scopo scientifico". Altre attività di sfruttamento del mare sono la raccolta di perle naturali e la coltivazione delle ostriche perlifere (a Toba). Questa tecnica fu messa a punto per la prima volta da Kokichi Mikimoto che era nato a Toba. Rilevante anche la raccolta di alghe usate per l'alimentazione.
• LE RISORE MINERARIE
Le risorse minerarie del Giappone sono limitate, largamente insufficienti per le richieste nazionali. Gli unici minerali metalliferi di cui esistono buoni giacimenti sono quelli di zinco (127.000 t.) e di rame (13.000 t.); di minor rilievo sono quelle di piombo, oro (6100 kg), argento (150.000 kg), stagno, cromo, manganese, tungsteno, mercurio, ecc. Inconsistenti sono le risorse di minerali ferrosi. Tra i minerali non metalliferi, buoni sono i giacimenti di zolfo (1,6 milioni di t.). Per quanto riguarda le risorse energetiche, il Giappone dispone quasi esclusivamente di carbone, di scarsa qualità e di difficile estraibilità. I maggiori depositi si trovano nel Kyushu e nel Hokkaido.
• L’ENERGIA
Il potenziale idrico, sfruttato più o meno interamente nei limiti della convenienza, fornisce poco più dell'11% del totale; la principale forma di energia è dunque ormai costituita dalle centrali termiche che operano con petrolio d'importazione e sono dislocate lungo le coste, dove sorgono anche le grandi raffinerie che alimentano i consumi delle aree industrializzate ed urbanizzate. Un notevole contributo proviene anche dalle centrali nucleari, con 50 installazioni attive dislocate in tutto il Paese.
SETTORE SECONDARIO
• L’INDUSTRIA
Nel quadro generale dell'economia giapponese l'industria partecipa per circa il 42% alla formazione del reddito nazionale e occupa il 39% della popolazione attiva. Il Giappone è il secondo produttore di acciaio (115 milioni di t.) e di ghise e ferroleghe (80 milioni di t.). La distribuzione dei complessi siderurgici è piuttosto vasta, comunque le aree più privilegiate restano quelle costiere. Quanto alle lavorazioni metallurgiche, di rilievo quella dell'alluminio, che poggia interamente su bauxite d'importazione.
Potentissimo è il settore cantieristico, legato alle necessita marine del Giappone. I cantieri maggiori sono a Kobe, Nagasaki, Yokohama, Aloi, Osaka, Hiroshima, ecc. In espansione l'industria automobilistica, rappresentate da fabbriche (Toyota, Nissan, ecc.) che riescono ad esportare in tutto il mondo, annualmente si fabbricano oltre 12 milioni di autoveicoli (9,9 milioni di automobili). Molto importante anche l'industria ciclistica e motociclistica.
L'industria di precisione è forse la più peculiare del Giappone ed è il risultato di una oculatissima scelta economica, dato che i prodotti sono molto elaborati e poco ingombranti, mentre la produzione richiede numerosa e qualificata manodopera. Strumenti ottici giapponesi (macchine fotografiche e cinematografiche, binocoli, microscopi, proiettori, strumenti geodetici, ecc.) sono diffusi in tutto il mondo insieme con i prodotti della radiotecnica (radio e televisori) e con gli orologi, con una colossale avanzata sui mercati internazionali. Affermati anche i calcolatori e in generi i prodotti dell'industria elettronica.
Non meno poderosa è l'industria chimica, che dispone di numerosi impianti, dislocati nei pressi dei centri portuali; tra le principali produzioni si trovano l'acido solforico (6,8 milioni di t.), la soda caustica (1,3 milioni di t.), le materie plastiche e le resine (6 milioni di t.), i fertilizzanti azotati (1,3 milioni di t.), quindi coloranti, prodotti farmaceutici, ecc. Anche l'industria della gomma è ben rappresentata, con 3 milioni di t. di caucciù sintetico, utilizzato soprattutto nella produzione di pneumatici (155 milioni annui) e nelle calzature. Altro settore dell'industria di base in enorme sviluppo è quello cementifero (79 milioni di t.).
In espansione è l'industria della carta, si producono annualmente 10 milioni di t. di pasta di legno e 26 milioni di t. di carta. Il Giappone è uno dei massimi fornitori di fibre e tessuti; la tendenza in atto è quella di installare in altri paesi le industrie tessili, utilizzando manodopera a bassi prezzi. Il settore tradizionale è ancora il setificio (96 milioni di m²), ma rilevante anche il settore delle fibre tessili artificiali e sintetiche (rayon); limitato il settore lanificio, mentre sviluppatissimo il cotonificio. Sono molto attive le fabbriche delle ceramiche e quello del vetro, che trovano nel paese la gran parte delle materie prime necessarie. L'industria alimentare comprende zuccherifici, conservifici di pesce, frutta e verdura. Importante il settore delle bevande alcoliche (sake), della birra (62 milioni di hl); fiorente la manifattura del tabacco, che produce 300.000 milioni di sigarette, sigari, tabacco.
SETTORE TERZIARIO
• COMMERCIO ESTERO
Si calcola che circa il 5% del commercio mondiale interessi il Giappone, sotto forma di materie prime e fonti di energia all’importazione e di prodotti finiti all’esportazione.
Prima della seconda guerra mondiale, il Giappone importava soprattutto materie prime agricole, come cotone, lana e tessili, seguite da notevoli quantità di prodotti delle industrie meccaniche e chimiche, e di petrolio greggio. Tra le esportazioni prevalevano i prodotti tessili (soprattutto seta grezza), materie prime, come carbone e minerali metallici.
Nel 1935 la forte incidenza percentuale dei prodotti dell’industria cotoniera sul totale dei beni esportati fu sintomo della tendenza del Giappone a trasformarsi in uno stato industrializzato, rivolto a trasformare le materie prime importate in prodotti finiti per l’esportazione. Successivamente, però, l’industria tessile fu drasticamente ridimensionata a causa della concorrenza cinese sul mercato della seta e della diffusione di industrie tessili locali nei Paesi in via di sviluppo.
Ormai diminuito notevolmente il commercio dei tessuti, si registra invece un aumento delle importazioni di generi alimentari (frutta, verdura, formaggi, vini, carni, ecc.). ciò è dovuto soprattutto alla moda, recentemente affermatasi in Giappone, della cucina mediterranea. Per quanto riguarda i prodotti delle industrie metallurgiche e metalmeccaniche il Giappone è completamente auto sufficiente.
Dopo la seconda guerra mondiale la percentuale di prodotti esportati sul totale della produzione è cresciuta dal 5% al 20% circa. Si tratta soprattutto di prodotti finiti (prodotti delle industrie metalmeccaniche, mezzi di trasporto, navi e macchine di ogni tipo). Impressionante è stata l’invasione dei mercati mondiali da parte dei prodotti dell’industria ottica.
Il Giappone dispone di un migliaio di porti, dei quali 70 partecipano al commercio estero. Attraverso i cinque porti maggiori (Kobe, Osaka, Nagoya, Yokohama e Tokyo) passa l’80% delle merci importate ed il 60% di quelle esportate. Oltre il 50% delle operazioni di carico e scarico si svolgono nella baia di Tokyo (Yokohama, Tokyo, Kawasaki, Chiba) e molto attivi sono il sistema portuale di Osaka (Kobe, Osaka, Sakai, Amagasaki) ed i porti della baia di Ise (Nagoya, Tsu, Yokkaichi).
• ESPORTAZIONI
Il commercio estero è forse il più straordinariamente organizzato dell'intero sistema economico giapponese. Elemento non meno straordinario, l'avanzata dei prodotti nazionali pare praticamente inarrestabile anche nei paesi altamente industrializzati, che pure sono, in piena crisi recessiva; sono comunque in forte progresso anche gli scambi con il Medio Oriente, la Cina e i paesi in via di sviluppo. Usa 28%, Cina 11%, Taiwan 7%, Corea del Sud 6%, altri 48%. Esporta: ferro e acciaio, autoveicoli, navi, strumenti ottici, apparecchi radio e televisivi, manufatti metallici, motociclette, fertilizzanti, fibre sintetiche, tessuti e prodotti dell'abbigliamento.
• IMPORTAZIONI
USA 22%, Cina 12%, Corea del Sud 4%, Indonesia 4%, Australia 4%, altri 52%. Importa: petrolio, minerali metalliferi, legname ed altre materie prime, prodotti agricoli.
• TRASPORTI
STRADE: 11,6 milioni di km
AUTOSTRADE: 6.070 km
FERROVIE: 20.175 km
CANALI NAVIGABILI: 1.770 km
Il miglioramento del sistema di comunicazione è uno dei problemi fondamentali, che condizionano l’ulteriore sviluppo dell’economia industriale giapponese. I collegamenti sono più efficienti nel più popolato sud e nelle regioni costiere, mentre ad Hokkaido e nell’Honshu settentrionali le reti di comunicazione sono molto più larghe.
Un altro problema è dato dal traffico pendolare nella zona fortemente industrializzata e dal sovraccarico delle infrastrutture di comunicazione in determinati periodi dell’anno.
La natura montuosa del Paese impone ostacoli ai collegamenti fra molti centri abitati e rende molto costoso il potenziamento del sistema delle comunicazioni. Di difficile accesso sono anche molti porti secondari situati nei delta alluvionali dei fiumi, in quanto, a causa della poca profondità dei canali, possono essere raggiunti solo da piccole imbarcazioni.
La rete stradale, al confronto con quella di altri paesi industrializzati, è poco efficiente e poco adatta al traffico di autobus ed autocarri. L’ingresso nelle autostrade non è infatti consentito a mezzi con rimorchio, ad esempio ad auto che trasportano carrelli, roulotte o barche.
Il percorso di numerosi collegamenti stradali di lunga distanza e delle linee ferroviarie segue il sistema viario il cui impianto risale al periodo successivo alla riforma di Taika (645 d.C.) e che, nel periodo Tokugawa, fu trasformato in rete per i collegamenti postali, per unire e colonizzare il paese.
Il potenziamento delle reti stradale e ferroviaria impegna ingenti capitali: la conformazione montuosa del territorio implica dispendiose opere di ingegneria, accorgimenti per proteggerli dalle piene (frequenti nella stagione dei monsoni) e dai terremoti.
La costruzione della rete stradale fu preceduta dallo sviluppo della rete ferroviaria, più economica e veloce nello smaltire un maggior numero di traffici. Le ferrovie e le strade più trafficate sono quelle che collegano le città della costa orientale del Mare Interno con quelle della baia di Tokyo. Un’altra linea di comunicazione altamente trafficata, a causa soprattutto del movimento di passeggeri pendolari, è quella che congiunge Tokyo. Un’altra linea di comunicazione altamente trafficata, a causa soprattutto del movimento dei passeggeri pendolari, è quella che congiunge Tokyo con Niigata, cioè i due principali poli di sviluppo della costa orientale ed occidentale.
Il primo tronco ferroviario fu costruito nel 1872 fra Yokohama e Tokyo; nel 1887 la linea raggiunse Osaka ed in seguito fu promulgata fino a raggiungere il Kyushu. Su questa linea, che corre lungo la costa del Mare Interno, e su quella che collega Tokyo alla costa occidentale, transita la maggior parte dei treni. Sul tratto che va da Fukuoka (Kyushu) a Chiba (a est di Tokyo) si registra un’intensità di movimento di merci che trova riscontro in pochi altri luoghi della Terra. A ciò si deve aggiungere anche il movimento dei passeggeri, specialmente fra Kobe, Osaka e Gifu (Nagoya) e fra Yokohama e Chiba attraverso Tokyo.
LA LINGUA
La lingua giapponese è, secondo alcuni linguisti, riferibile al gruppo uraloaltaico, sottogruppo mongolo-tunguso, e quindi collegata con il mongolo, il tunguso ed il manciù. Tuttavia questa parentela è assai discutibile, tanto più che il lessico giapponese sembra più legato ad alcuni dialetti delle isole del Pacifico (per esempio delle Ryukyu), che non a lingue dell’Asia centro-orientale. Si considera pertanto il giapponese come una lingua isolata, ma che ha subito enormemente l’influsso della cultura, e quindi della lingua, cinese. Probabilmente su un lessico precedente, collegato con idiomi insulari del Pacifico, si è sovrapposta una grammatica di tipo mongolotunguso, senza accenti tonici, senza la distinzione dei numeri e con largo uso di posposizioni (come in altre lingue uralo-altaiche). Si possono riscontrare analogie strutturali (ma non lessicali)con il coreano, ma esse no attestano alcuna relazione originaria fra le due lingue. Lessicalmente, come si è già detto, il giapponese ha maggiori convergenze con il cinese e con alcune lingue maleo-polinesiache. All’interno del giapponese si possono distinguere i dialetti kyushu, seibo e tobu; ad essi alcuni studiosi aggiungono l’okinawano delle isole Ryukyu. Fuori dai confini del Giappone, il giapponese è coltivato a Taiwan, nelle Hawaii, negli USA e in Brasile. Lo parlano anche gli Ainu, popolo europoide stanziato nelle isole Sahalin, Hokkaido e Curili. Nella lingua giapponese, polisillabica e ad armonia vocalica, un complesso sistema di suffissi, costituito da particelle dette teniwoha, supplisce alla mancata determinazione di genere e numero e chiarisce il valore grammaticale e sintattico delle parole. Tali posposizioni, insieme con i sostantivi, formano gli elementi invariabili della lingua. Il verbo è invece parte variabile, non per numero o persona, ma per la flessione cui va soggetto nelle varie coniugazioni (attiva, passiva, negativa, causativa, ecc.). il sistema pronominale è poco sviluppato. Una curiosa particolarità fonetica del giapponese è l’assenza del suono corrispondente alla “l”. largo uso hanno le cosiddette frasi di cortesia, espressioni particolari che si usano in determinate circostanze per indicare devozione, rispetto, gentilezza, ecc.
Il giapponese si scrive con i caratteri cinesi (ideografici) adottati verso il V sec., accompagnati da segni indicanti le sillabe. Gli ideogrammi cinesi furono adottati in relazione soprattutto al loro valore fonetico, ma la loro insufficienza rese necessaria l’introduzione, verso il sec. IX, di un alfabeto sillabico i cui segni corrispondevano a semplificazioni di ideogrammi ed aderivano meglio al vocabolario indigeno. La lettura degli ideogrammi continuò tuttavia a presentare difficoltà di interpretazione (poiché si sovrapponevano significati e pronunce del giapponese e del cinese), finché successive riforme attuarono la riduzione dei caratteri ideografici e la loro progressiva semplificazione. Dal secondo dopoguerra meno di 900 segni sono oggetto di insegnamento nelle scuole elementari e sono limitati a 1850 quelli di lingua corrente e della letteratura a vasta diffusione. Nonostante la lingua letteraria si ancora tributaria del cinese, il dialetto di Tokyo (assunto a lingua nazionale) è penetrato largamente nella letteratura del ‘900.
TURISMO
Il Giappone è un complesso di isole e arcipelaghi che ha da sempre attirato molti visitatori incuriositi dal mistero e dal fascino di una cultura millenaria.
Alle bellezze del paese si affiancano le piacevoli caratteristiche degli abitanti, per i quali la cortesia e il rispetto del visitatore sono basi del vivere quotidiano; i giapponesi talvolta possono sembrare alteri ed eccessivamente riservati, ma è un comportamento che nasconde invece una profonda umiltà o timidezza.
Questo paese offre una grande varietà di ambienti che comprendono la natura, le bellezze architettoniche, le feste popolari e il divertimento sfrenato nei centri urbani.
TOKYO
Tokyo è una delle città più grandi al mondo, si estende per 88 km da est a ovest e 24 km da nord a sud e conta ben 12 milioni di persone, ovvero un quarto della popolazione giapponese. La sua peculiarità è che non è un vero e proprio centro, ma è composta da 23 circoscrizioni, 26 città minori, sette cittadine e otto paesi.
L'aspetto più sorprendente della capitale del Giappone è la sua vibrante energia, ma nonostante ciò dietro alla forte occidentalizzazione e al caos che sembra dominarla, Tokyo è una città molto affascinante e profondamente orientale. Accanto ai grattacieli degli uffici sopravvivono aspetti di una Tokyo diversa: i quartieri periferici in genere si sono salvati dalla cultura dei grandi magazzini e lungo le loro vie sono allineati minuscoli negozi e brulicanti ristoranti che, nella maggior parte dei casi, restano aperti fino a notte fonda
Tokyo è più che qualsiasi altra cosa un luogo dove i rapidi ritmi della cultura del consumo collidono con i momenti di tranquillità e di riflessione tramandati dalla cultura tradizionale. È una città che pulsa di vita nella quale non si resta mai senza qualcosa di nuovo da visitare.
I ricordi più belli che la capitale lascia impressi nella memoria non sono certo legati al suo patrimonio architettonico, perché questa non è una città di monumenti artistici. Durante la ricostruzione del dopoguerra si è data importanza soprattutto agli aspetti pragmatici, creando paesaggi urbani nei quali l'estetica trova ben poco spazio. Tokyo è stata ricostruita secondo ciò che era stata in origine, un’associazione di villaggi molto simili tra loro, ognuno con un nucleo centrale costituito dal mercato coperto, lo Shoten-gai
La città è approssimativamente divisa in due parti, con gli sgargianti quartieri di uffici e negozi a ovest della zona di Ginza, in centro, e i più modesti quartieri residenziali a est.
Ginza è la zona di negozi più famosa: è opulenta, piena di vita e di gente ed è il luogo ideale in cui spendere soldi, ma ha anche molte piccole gallerie private che ne fanno un posto fantastico per curiosare anche se non si ha intenzione di fare acquisti. Allo Ueno-koen Park, a nord del centro, si trovano alcuni dei musei e delle gallerie più interessanti del Giappone. Il Tokyo National Museum custodisce la più grande collezione mondiale di arte giapponese; il National Science Museum è un vasto complesso pieno di articoli di carattere scientifico e lo Shitamachi History Museum ospita la riproduzione dei quartieri popolari della Tokyo antica. Il Mori Art Museum si trova nei piani più alti della torre Mori e ospita esposizioni di arte contemporanea, fotografia,design, moda e architettura.
Ritenuta per molto tempo il cuore della città vecchia, Asakusa, a nord-est del centro, è una della poche zone dove si può ancora saggiare qualche aspetto della vita dell'antica Shitamachi. La meta principale è il Senso-ji Temple, il luogo di culto buddhista più animato di tutto il Giappone. Una volta Asakusa era un malfamato 'quartiere dei piaceri', focolaio della produzione teatrale e musicale ma anche di attività più equivoche, e possiede ancora alcune testimonianze di quell' epoca. Shinjuku, a ovest del centro, è il quartiere dei divertimenti più turbolento della città.
Per quanto riguarda il pernottamento, Tokyo è una città costosa. Ci sono due ostelli della gioventù a ovest del centro e alcuni posti relativamente economici a Ueno e a Ikebukuro; in alternativa Shinjuku può essere una buona scelta, se non vi dà fastidio l'idea di dormire in un capsule hotel. Shinjuku è anche una delle zone migliori riguardo ai ristoranti. Ueno e Asakusa sono indicati se cercate la cucina tradizionale; anche Ginza è una buona zona per quel che riguarda i ristoranti, ma la sera è meglio evitarla perché decisamente cara.
KYOTO
kyoto è la settima città del Giappone in ordine di grandezza ed è la più ricca di monumenti storici da visitare.
Città dalle centinaia di templi e giardini, Kyoto può essere considerata la culla della civiltà giapponese. Essa ricoprì il ruolo di capitale imperiale tra il 794 e il 1868 e durante questi anni visse il suo periodo più folrido.
Una passeggiata per Kyoto è un percorso attraverso undici secoli di storia giapponese. Nonostante la ricchezza di siti storici, la modernità ha fatto irruzione in questa città in maniera consistente. Il centro è dominato da edifici di cemento armato e vetro che la rendono simile alle altre metropoli giapponesi. Tutt’intorno al centro, il percorso si fa ricco di storia e autentico fascino nipponico. Le donne anziane vestono ancora con il kimono, la gente passeggia lentamente lungo i canali e, nei vicoli, la vita ha colori, sapori e profumi tipicamente giapponesi.
Nel centro di Kyoto si può visitare il Kyoto Gosho, l’antico Palazzo Imperiale, eretto nel 1855. Bellissimo è il giardino del palazzo che, da quando la capitale e l’imperatore sono stati trasferiti a Tokyo, è diventato un parco pubblico.
A sud-est del Palazzo Imperiale si trova il Castello di Nijo-io, risalente al 1600. al suo interno si possono ammirare bellissimi dipinti e bassorilievi, in particolare il famoso leone che sembra seguire con lo sguardo i visitatori. A nord-est di Kyoto impedibile è il quartiere storico di Kinugasa-Omuro, nato nell’ VIII secolo grazie agli aristocratici vicini alla famiglia imperiale. Molti templi e santuari sono stati costruiti in questa zona; affascinante è il Tempio di Nin’na-ji, costruito dall’Imperatore Uda nel IX secolo, in primavera circondato da bellissimi ciliegi in fiore. In questo quartiere è interessante la visita del Museo delle Belle Arti, dove sono esposte le coloratissime tele di Insho Domato, uno dei più famosi pittori giapponesi contemporanei.
Da non perdere i templi di Higashi Honganji, Nishi-Honganji e Toji; quest’ultimo in particolare ha la pagoda più grande in Giappone e conserva ventuno statue buddiste considerate tra le più espressive esistenti.
Nel corso dell'anno Kyoto ospita centinaia di manifestazioni e celebrazioni, le feste più spettacolari sono Aoi Matsuri (15 maggio), che commemora le preghiere recitate nel VI secolo per chiedere agli dei di porre fine al maltempo; Gion Matsuri (17 luglio), la festa più famosa del Giappone, che culmina con una grande parata; Damon-ji Gozan Okuribi (16 agosto), durante la quale si accendono enormi falò per salutare le anime degli antenati; infine il Kurama-no-Himatsuri Fire Festival (22 ottobre), quando per le vie della città sfilano altari portatili accompagnati da giovani con in mano delle torce.
Gli alberghi di categoria media sono situati quasi tutti a nord e a nord-ovest della città, ma nella zona orientale ci sono due begli ostelli. In centro potrete mangiare piatti di cucina internazionale o specialità giapponesi a prezzi ragionevoli, mentre nella parte orientale trovate yakitori e ristoranti all'occidentale.
IL MONTE FUJI
La montagna più alta del Giappone (3776 m) è l'unica meta naturale del paese che i visitatori stranieri in genere non vogliono mancare di vedere. Fuji-san è un cono vulcanico perfettamente simmetrico che ha eruttato l'ultima volta nel 1707, coprendo di ceneri vulcaniche le vie di Tokyo, distante 100 km. Nelle giornate molto limpide è possibile vedere il Monte Fuji dalla capitale, ma per gran parte dell'anno è necessario spingersi fino a soli 100 m di distanza dalla montagna per riuscire a vederla, perché è quasi sempre nascosta dalle nubi. In genere le vedute migliori si ammirano in inverno e all'inizio della primavera, quando la cima incappucciata di neve rende ancora più bello il panorama.
I cinque laghi che contornano il versante settentrionale della montagna sono una popolare meta di gite per gli abitanti di Tokyo e offrono sport acquatici, parchi divertimenti, grotte di ghiaccio e belle vedute del Fuji.
DAISETSUZAN NATIONAL PARK
Il parco nazionale più grande del paese (2309 kmq) si trova nel centro di Hokkaido, la più settentrionale delle isole giapponesi e la seconda in ordine di grandezza, e ha un territorio ricco di monti, vulcani, laghi e foreste che sono l'ideale per l'escursionismo e lo sci. Fulcro della ricezione turistica è Sounkyo, dove trovate un complesso termale e una gola; questo è anche un buon punto di partenza per le escursioni all'interno del parco. Furano è una delle località sciistiche più famose del Giappone; alcuni ritengono addirittura che la sua neve farinosa sia la migliore del mondo. A breve distanza, a nord-est, sorgono i remoti villaggi termali di Tokachidake Onsen e Shirogane Onsen, meno affollati e ottimi come base per le escursioni e lo sci.
NARA
Nara è stata la prima capitale permanente del Giappone, dopo che i vari imperatori avevano stabilito la capitale ogni volta in una città diversa.
Durante il periodo in cui venne fondata, la cultura del Giappone era fortemente influenzata da quella cinese, persino nella scrittura. In particolare il buddismo ebbe una grande diffusione in questa regione, furono molti i templi e i monasteri buddisti costruiti da imperatori e famiglie aristocratiche.
Nel 784 la capitale venne spostata a Kyoto e Nara, da capitale imperiale, divenne una tranquilla cittadina. Oggi è ricca di edifici storici e famosa per il Parco Nara-Koen, abitato da circa mille cervi, che vivono indisturbati e sono considerati messaggeri sacri degli dei. All’interno del grande parco Nara-Koen si trovano il Tempio di Todaiji, il Tempio Daibutsuden e il Tempio Kofukuji, che accoglie una collezione di antiche statue giapponesi.
Nara è stata la prima capitale permanente del Giappone dopo che, durante gli anni precedenti, i vari imperatori avevano stabilito la capitale ogni volta in una città diversa.
Negli anni in cui Nara fu capitale, furono costruite più di 50 pagode. Tra quelle che sono giunte ai giorni nostri, la più famosa è seconda pagoda in ordine di grandezza di tutto il Giappone , costruita nel 1426 all'interno del Tempio Kofukuji.
Da visitare il Tempio Toshodaiji, fondato dal monaco buddista Ganjin nel 759, uno dei pochi templi antichi rimasto integro nei secoli. Per raggiungerlo è necessario percorrere la 'Via della Storia', fiancheggiata da ristoranti e negozietti che vendono oggetti antichi e prodotti dell'artigianato locale. Il complesso del tempio racchiude un'importante testimonianza dell'architettura più antica di Nara, il Palazzo Kondo.
OSAKA
Osaka è la terza città del Giappone in ordine di grandezza e la seconda in sviluppo industriale, commerciale e tecnologico.
Nel IV e V secolo la regione di Osaka fu il punto di passaggio più importante per la diffusione della cultura orientale proveniente dal continente asiatico. Attraverso Osaka, la cultura millenaria proveniente dall'Asia, si diffondeva in tutto il Giappone alla popolazione che si stava evolvendo.
Osaka è molto conosciuta per la sua gastronomia, per il teatro Bunraku, il teatro di marionette giapponese e il Kabuki (il teatro popolare), che hanno ricevuto un impulso particolare proprio in questo contesto.
Oggi Osaka è una città industriale e molto popolosa, la cui architettura è caratterizzata dalla commistione tra la modernità degli edifici contemporanei e gli edifici storici come il Castello Osakajo, che ospita un museo dove potrete trovare manufatti risalenti XVI secolo. Ma la visita al castello è interessante soprattutto per la vista sulla città. Allontanandosi dal Castello si raggiunge il Parco degli Affari di Osaka, dove si può visitare il Panasonic Square, interessante per le esposizioni di oggetti elettronici all'avanguardia che potrete provare.
Uno degli edifici storici più importanti di Osaka è il Tempio di Shitennoji che pare essere il più antico tempio buddista del Giappone.
Visitare il Giardino Keitakuen può rappresentare un'occasione per vedere il tipico giardino circolare giapponese e fare una pausa rilassante.
Da non perdere il Grande Santuario Sumiyoshi, uno dei tre santuari scintoisti rimasti tra quelli costruiti prima dell'arrivo del buddismo (VIII secolo) e della conseguente influenza della sua architettura.
HOKKAIDO
Hokkaido è l'isola più a nord del Giappone ed è un'area particolarmente selvaggia e incontaminata.
L'industrializzazione non ha cambiato il volto di questa regione come, invece, è accaduto nel resto del Giappone, dove le città dominano il panorama. Qui le città sono avamposti urbani circondati da montagne, verdi vallate, foreste, laghi limpidissimi, monti bruciati dalla lava, gole profonde, geyser e pozze di fango bollente. Le coste sono scoscese e selvagge, alcune sono creste vulcaniche. L'isola vanta ben cinque parchi nazionali che offrono panorami di una bellezza davvero inconsueta.
Hokkaido è stata colonizzata dai giapponesi solo 150 anni fa. E' quindi priva di tutte quelle testimonianze architettoniche del passato come templi, altari e monumenti storici.
E' stato il primo rifugio degli Ainu quando i giapponesi cominciarono a invadere l'isola di Honshu. Oggi, i pochi sopravvissuti di questa popolazione, vivono in piccoli villaggi ricostruiti, diventati meta dei turisti.
Hakodate è una cittadella risalente al 1864, porto commerciale storico. Da non perdere la veduta notturna dal monte Hakodate, considerata uno dei migliori paesaggi notturni del Giappone.
Noboribetsu Onsen è una delle più conosciute sorgenti termali del Giappone; è' circondata da boschi e ha circa dieci tipi di acque termali con percentuali di minerali molto diverse l'una dall'altra. La Jigoku-dani (valle della morte) offre un paesaggio davvero impressionante con le sue pozze di fango che ribollono, le emissioni gassose sulfuree che colorano le rocce di giallo e l'odore penetrante di zolfo.
La capitale dell'isola di Hokkaido è Sapporo, famosa per la birra che produce. La visita alla Birreria, risalente al 1891, è un classico per i turisti. Da vedere la torre dell'orologio, il palazzo della regione di Hokkaido, conosciuto come il palazzo del mattone rosso e l'Università.
Il percorso prosegue alla volta di Sounkyo, un piccolo villaggio situato al confine con il Parco Nazionale di Daisetsu-zan, un ottimo punto di partenza per scoprire il parco.
HONSHU
Le catene montuose che attraversano da nord a sud il centro di Honshu vengono chiamate Alpi giapponesi.
Il motivo risiede nelle superstizioni che i giapponesi hanno avuto nei confronti delle loro montagne per secoli. Credevano, infatti, che fossero il luogo su cui gli dei abitavano una volta scesi dal cielo. Per questo erano pervasi da un sacro rispetto e non si avventuravano alla loro scoperta senza un certo timore. Oggi, naturalmente, tutto ciò non è che un vago ricordo e i giapponesi sono diventati egregi alpinisti.
Lo splendore delle montagne giapponesi non è solo di tipo naturalistico. Le Alpi Giapponesi offrono al visitatore castelli, templi, cultura rurale, folklore, feste e cucina tradizionale.
Il punto di partenza per un itinerario alla loro scoperta parte da Nagoya, la quarta città del Giappone, famosa per l'industria della porcellana, della lacca, del cloisonné e di altri tipi di artigianato. Le principali attrazioni sono il Castello e il Museo dell'Arte Tokugawa che contiene più di diecimila opere d'arte donate dalla famiglia Tokugawa.
Nell'Ise-Shima National Park si può visitare il più famoso santuario scintoista del Giappone.
La Strada Nakasendo, una delle cinque strade antiche risalenti al periodo feudale, attraversa le Alpi e collega Kyoto a Tokyo. La strada offre scorci sulle Alpi molto suggestivi.
Kanazawa, città affacciata sul mar del Giappone, ospita il giardino Kenrokuen, considerato il più bello del Giappone; Takayama è un villaggio delizioso sulle alpi dove è possibile passare almeno una notte in una delle locande tradizionali.
SHIKOKU
La più piccola tra le isole principali del Giappone, Shikoku, viene spesso ignorata dagli itinerari turistici. Questo è dovuto soprattutto al fatto che, fino poco tempo fa, si poteva raggiungere solamente via mare. Da quando, nel 1989, è stato aperto il ponte Seto che collega Shikoku a Honshu, i visitatori hanno cominciato ad affluire in numero crescente.
L'isolamento di Shikoku può essere attribuito anche alle aspre catene di monti, che dividono l'isola in due metà, molto diverse dal punto di vista climatico.
La parte settentrionale si affaccia sul Mare Interno, ha un clima secco e piogge molto scarse. La parte meridionale si affaccia sull'Oceano Pacifico, dove non sono rare le tempeste di mare e la pioggia è frequente tutto l'anno.
Questo itinerario parte da Takamatsu, la cui principale attrazione è il giardino Ritsurin-Koen, un tempo residenza estiva della famiglia Matsudaira. Il giardino è stato completato nel 1600 e ha richiesto circa 100 anni di pianificazione, coltivazione e interventi. Il parco è diviso in due parti. La parte a nord è caratterizzata da grandi prati, la parte a sud è più tradizionale. Questa parte ospita la casa del tè Kikugetsutei, una costruzione antica che sembra galleggiare sull'acqua.
Da Takamatsu si prosegue per Kotohira, dove c'è il Santuario di Kotohiragu, uno dei più antichi e fastosi del Giappone. Fondato nell'XI secolo alle pendici del monte Zozu, è dedicato a Kompira, dio del mare e patrono dei naviganti. Il percorso continua con una pausa rilassante in una delle più antiche stazioni termali del Giappone, Dogo Onsen Honkan a Matsuyama. La città è la più estesa dell'isola di Shikoku. Da visitare il Castello di Matsuyama, uno dei pochi castelli del Giappone a non essere stato ricostruito.
KYUSHU
L'isola di Kyushu gode di un clima particolarmente temperato. Il suo paesaggio è molto dolce, caratterizzato da una vegetazione lussureggiante, verdissime coltivazioni di riso, montagne e scogliere che si affacciano sull'oceano.
E' l'isola più a sud dell'arcipelago ed è considerata la culla della civiltà giapponese. Fu il primo punto di contatto del Giappone con le civiltà asiatiche più evolute e facile approdo per i conquistatori europei che nel XVI secolo sbarcarono sulle sue coste. Le città sono ricche di testimonianze del passato.
Il punto di partenza migliore per visitare Kyushu è Fukuoka. Da visitare il Santuario scintoista di Sumyoshi Jinjia e il Tempio di Shonfukuji, costruito nel 1195 da Eisay, uno dei primi sacerdoti giapponesi ad aver introdotto il buddismo in Giappone.
Beppu è una delle stazioni termali più famose del Giappone. Con le sue tremila stazioni termali fornisce di acqua calda alberghi, locande e abitazioni private. La varietà delle sue acque ne fanno un centro molto apprezzato dai Giapponesi.
La catena del monte Asu offre uno dei migliori panorami dell'isola. Si resta deliziati dal verde brillante dei campi di riso e boschi di bambù. Man mano che ci si avvicina al monte, però, l'atmosfera idillica comincerà a lasciare il posto all'imponenza del fumoso e rombante vulcano Nakadake, l'unico della catena ad essere rimasto attivo.
Kumamoto è la città famosa per le sue larghe strade adorne di alberi secolari. Meta principale è sicuramente il Castello Kumamatojo, costruto nel 1607, quando la città era uno dei centri più potenti del Giappone. Gran parte del Castello è stata distrutta nel 1877, durante un assedio, ma è stata fedelmente ricostruita nel 1960.
Nagasaki è una città vivace e pittoresca, ma il suo triste destino di bersaglio atomico fa passare in secondo piano la sua interessante storia di contatti con i portoghesi e gli olandesi. Ukrami, epicentro dell'esplosione atomica, oggi è un prospero e tranquillo quartiere, dove si trova il raggelante A-Bomb Museum, evocativo monumento dell'orrore della distruzione nucleare, e l'Hypocentre Park, che oltre a vari resti e rovine ospita una colonna di pietra nera che segna il punto esatto in cui esplose la bomba. Una campana del Fukusai-ji Zen Temple suona tutti i giorni alle 11.02, l'ora della deflagrazione. Il pendolo di Foucault (pendolo che dimostra la rotazione terrestre), appeso all'interno del tempio, è tra più grandi del mondo.

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