Karl Marx

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Testo

PORRELLO ELENA VD

AREA DI PROGETTO: “KARL MARX”

Nato a Treviri, nella Germania Sud-Occidentale, nel 1818 Marx sarà il fondatore di una delle componenti intellettuali e politiche più importanti dell’età moderna, che eserciterà una grande influenza negli avvenimenti dei decenni successivi.
Originario di una famiglia ebrea, il giovane riceve un’educazione di stampo razionalistico e liberale, e durante gli studi all’università si dedica con particolare attenzione alla filosofia di Hegel.

Il primo testo dedicato ad una riflessione critica sul pensiero hegeliano risale al 1843, ed è la “Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico”. Due sono i nuclei fondamentali dell’opera:il momento filosofico metodologico ed il momento storico politico.
In ambito metodologico l’accusa rivolta al filosofo è di misticismo logico, per il quale la realtà diventa manifestazione di un principio spirituale divino, ovvero della Ragione. Rifacendosi a Feuerbach, Marx denuncia il capovolgimento idealistico fra soggetto e predicato,, ovvero fra concreto, la realtà, ed astratto, lo spirito di cui essa è manifestazione, e propone come alternativa il metodo trasformativi, che consiste nel riportare questo rapporto a come era prima dell’idealismo, riconoscendo ciò che è veramente soggetto o predicato. Inoltre, nascondere la realtà dietro la ragione, affermando che “tutto ciò che è reale è razionale” [“Prefazione ai lineamenti di filosofia del diritto”, Hegel], significa giustificarla in tutte le sue manifestazioni; il giustificazionismo speculativo è quindi giustificazionismo politico, che accettando ogni momento storico come tappa necessaria, porta all’accettazione delle istituzioni statali vigenti, e danneggia la storia stessa che in questo modo non viene veramente compresa.
Il momento storico politico riguarda la concezione hegeliana di società e di stato. L’osservazione da cui parte, è che l’uomo risulta costretto a vivere due vite separate: una in terra, all’interno della società, che è il luogo del conflitto fra gli egoismi e gli interessi particolaristici, ed una celeste, nella sfera dello stato, che elimina l’ingiustizia ponendosi al di sopra degli interessi privati, innalzando la società al bene comune. Di fronte ad una realtà divisa, lo stesso individuo risulta spezzato, e gli uomini dell’epoca, pur essendo diseguali di fatto, si consolano di essere tutti uguali di fronte allo stato. Questo però, invece di perseguire mete generali, non fa che tutelare gli interessi della classe più potente, santificandoli essendo esso stesso elevato a sostanza etica. La separazione del singolo dal tessuto comunitario è un fatto compiuto, e lo stato liberale, riconoscendo la proprietà privata come diritto naturale, dimostra di non essere altro che la proiezione politica di una società strutturalmente contro-sociale. Da questa constatazione nasce il rifiuto totale di Marx della civiltà liberale, e la convinzione che l’unico modo per realizzare il modello di comunità solidale sia l’abolizione della proprietà privata attraverso una rivoluzione operata dal proletariato, ovvero dalla classe dei non-abbienti.
Tutto questo non toglie però che ad Hegel vengano riconosciuti dei meriti importanti: primo fra questi è quello di aver concepito la realtà come una totalità storico-processuale, ovvero come un proceso dialettico fatto di momenti di tesi e di antitesi, con la differenza però che mentre per gli idealisti il conflitto è sempre seguito dal superamento delle opposizioni all’interno della sintesi, Marx rivaluta l’antitesi come vero motore della storia e fonte di cambiamento, affermando che nella realtà c’è solo lotta od esclusione.

Dopo aver conseguito la laurea all’Università di Jena, ed abbandonati i progetti di carriera universitaria, il filosofo tedesco si dedica al giornalismo politico, diventando caporedattore della . In seguito all’interdizione del giornale da parte del governo è costretto a trasferirsi a Parigi, nel 1843, dove stringe amicizia con Engels, ed approfondisce gli studi economici, scrivendo i “Manoscritti economico-filosofici” .

Dal titolo dell’opera emerge una della caratteristiche principali del pensiero marxiano, ovvero la globalità dell’analisi dela società e della storia, considerate sotto ogni aspetto.
In ambito economico Marx si dedica innanzitutto alla critica dell’economia borghese, colpevole di aver eternizzato il sistema capitalistico, considerandolo come il modo naturale e razionale di produzione e distribuzione della ricchezza, e di aver postulato il diritto alla proprietà privata. Inoltre, secondo Marx, questo sistema non scorge la contraddittorietà del conflitto ad esso interno tra borghesi e proletari. Questa conflittualità viene espressa mediante il concetto di alienazione: in Hegel, essa cerca il momento in cui lo spirito si faceva altro da sé nella natura, per poi giungere alla sintesi finale nello spirito assoluto; in Feuerbach essa è la scissione dell’uomo religioso che si sottomette ad una potenza estranea irraggiungibile. Marx riprende quest’ultima concezione, individuandovi però un processo patologico che riguarda la sfera economico sociale, per cui l’alienazione è il prodotto di un uomo storicamente connotato, o più semplicemente dello sfruttamento che il datore di lavoro compie sull’operaio. Questo stato, generato dalla società borghese e dal suo sistema capitalistico, viene descritto da Marx sotto quattro aspetti fondamentali:
1) l’alienazione dell’uomo nei confronti del prodotto della sua attività, che è un oggetto che non gli appartiene, e di cui il padrone si servirà per produrre ulteriore alienazione su di lui.
2) Nei confronti della sua stessa attività, che è solo meccanica ripetizione continuativa di gesti.
3) Nei confronti dell’essenza libera, creativa e universale dell’uomo in quanto tale.
Nei confronti del prossimo, che per lui è soprattutto il capitalista col quale non può che avere un rapporto conflittuale.
La causa prima di questa condizione storica del salariato e quindi la proprietà privata, l’abolizione della quale, per mezzo della rivoluzione, rappresenta la riappropriazione da parte dell’uomo della propria essenza.
Nell’opera “Manoscritti economico-filosofici” Marx opera anche una critica alla filosofia di Feuerbach. I suoi meriti principali sono di ave teorizzato il rovesciamento di soggetto e predicato, concreto ed astratto, e di averi sottolineato la naturalità e concretezza degli uomini, rifiutando la visione idealistica che lo aveva ridotto ad autocoscienza e a manifestazione di un altro soggetto, seppur spirituale ed infinito.
Il suo demerito è stato quello di aver perso di vista la storicità dell’individuo umano, poiché Marx sostiene che egli esiste in quanto figlio e prodotto di una determinata società e di uno specifico mondo storico.
Un secondo ambito in cui si muove la riflessione marxiana è quello religioso: Feuerbach, pur avendo realizzato che è l’uomo a proiettare Dio sulla base dei propri bisogni, non è stato in grado né di cogliere la causa di questo meccanismo, né di porre un modo per il suo superamento. Questo perché Feuerbch, non considerando l’uomo come prodotto sociale in un determinato periodo storico, non ha realizzato che la religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente a causa delle ingiustizie sociali, che cerca illusoriamente nell’aldilà ciò che le è negato nella vita quotidiana. Da qui l’alternativa: per eliminare l’alienazione religiosa è necessario l’abbattimento della società di classe.
Un altro limite del pensiero di questo filosofo è l’aver cercato la soluzione dei problemi reali nella dimensione teorica; a questo vecchio materialismo speculativo Marx ne contrappone uno nuovo, che considera l’uomo soprattutto come praxis, ritenendo che l’azione sia il luogo dove cercare una soluzione ai problemi.

Espulso dalla Francia, su insistenza del governo prussiano, Marx si trasferisce a Bruxelles, dove nel 1845-1846 scrive in collaborazione con Engels “l’ideologia tedesca”, opera in cui si concretizza il suo definitivo passaggio al materialismo storico.

L’intento di Marx è quello di distruggere la vecchia filosofia idealistica, inaugurando una nuova scienza, che sveli la verità sulla storia attraverso un punto di vista obiettivo.
Essendo l’umanità una specie evoluta, composta di individui associati che lottano per la sopravvivenza, si comprende come la storia sia un processo materiale, fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento, alla base del quale vi è il lavoro: ciò che distingue l’uomo dagli animali è proprio la capacità di produrre i propri mezzi di sussistenza.
In questo ambito bisogna distinguere due elementi di fondo: le forze produttive, ovvero tutto ciò che concorre alla produzione, e i rapporti di produzione, cioè i rapporti che si instaurano fra gli uomini nel corso della produzione e che trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà. L’insieme di questi due elementi costituisce il modo di produzione di una certa società. La base economica, che si esprime nel modo di produzione e nella dialettica fra gli elementi che lo compongono, è la struttura, ossia lo scheletro economico della società. Tutto ciò che non fa parte della sfera economica, ma di quella giuridico-politico-culturale, è sovrastruttura, ovvero espressione più o meno diretta della struttura, che viene quindi ad essere la vera forza motrice della storia.
Forza produttive e rapporti di produzione sono lo strumento interpretativo della dinamica della società, e si identificano con la legge stessa della storia. Le prime, essendo connesse con il progresso tecnico, ed incarnate dalla classe in ascesa, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a rimanere statici, e sono impersonati dalla classe dominante al tramonto. Di conseguenza risulta inevitabile lo scontro fra di esse, dal quale finisce sempre per trionfare la classe che risulta espressione delle nuove forze produttive. Marx parte da questo processo dialettico per scandire il cammino dell’umanità distinguendo quattro epoche della formazione economica della società, il cui sbocco inevitabile sarebbe il comunismo.

Nel 1847 si tiene a Londra il primo Congresso della , da cui Marx riceve l’incarico di elaborare un documento programmatico, ed è così che nasce il “Manifesto del partito comunista” , scritto in collaborazione con Engels, e pubblicato a Londra nel 1848.

Gli argomenti principali di quest’opera sono: l’analisi della funzione storica della borghesia, il concetto della storia come “lotta di classe” ed il rapporto fra proletari e comunisti, la critica dei socialismi non-scientifici.
Nella prima parte, che tratta della borghesia, viene posto in evidenza come essa non possa esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l’insieme dei rapporti sociali, per cui di questa classe risalta il dinamismo. La debolezza della borghesia sta nell’aver alimentato le contraddizioni per cui il proletariato, attraverso una lotta di classe che è il vero motore della storia, attuerà quella rivoluzione che determinerà la definitiva abolizione del sistema capitalistico e delle sue contraddizioni. In un’altra importante sezione dell’opera Marx conduce un’attenta critica dei falsi socialismi, che distingue in tre gruppi di cui individua il limite: il socialismo reazionario, che attaccando la borghesia secondo parametri rivolti al passato è colpevole di voler “riportare indietro la ruota della storia”; il socialismo conservatore, la cui debolezza è il non voler abbandonare il capitalismo; il socialismo e comunismo critico-utopistico, cui manca il riconoscimento della funzione storica e rivoluzionaria autonoma del proletariato.

Nel 1851 Marx si ritira dalla vita politica attiva, ed è a quest’ultimo periodo che risale l’opera “Il capitale”, in cui l’autore si propone di mettere in luce i meccanismi produttivi della società capitalistica, e di esporne tendenze e contraddizioni.
Il filosofo tedesco muore nel 1833, compianto dall’amico Engels e dal movimento comunista internazionale.

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