hegel

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Testo

HEGEL
LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA
Nella Fenomenologia dello spirito il bisogno di filosofia è spiegato da Hegel in rapporto ai caratteri storico-culturali dell’epoca, quella napoleonica (→ al filosofo appare come un’epoca di trapasso e rinnovamento), c’è bisogno della filosofia perché sola la filosofia è in grado di comprendere il tempo presente nella sua verità.
Ma proprio perché la filosofia è un bisogno, è indispensabile che la coscienza comune possa elevarsi a un punto di vista filosofico; così la Fenomenologia rappresenta il cammino verso la filosofia, come la storia delle esperienze che la coscienza deve attraversare per arrivare a un sapere filosofico, esperienze che non sono solo di tipo teorico.
Con questo percorso la coscienza è condotta per gradi al superamento dell’opposizione tra io e non io, tra soggetto e oggetto. Solo alla fine del percorso riesce a far propria la prospettiva dell’identità dialettica tra soggetto e oggetto, caratteristica della filosofia nella prospettiva intesa da Hegel.

LA FENOMENOLOGIA E IL MANIFESTARSI DELLO SPIRITO
Al dubbio metodico cartesiano e alla critica filosofica della ragione kantiana, Hegel contrappone il percorso di crescita della coscienza: che non si libera dalle sue certezze in un solo colpo, ma attraverso una serie di esperienze, accidentate e negative.
Fenomenologia: >phàinomai, manifestarsi, apparire e logos, nel senso di discorso scientifico → scienza del manifestarsi dello spirito.
COSCIENZA, PERCEZIONE, INTELLETTO
Tutta la F. è il percorso della coscienza nella formazione filosofica, ma nella sezione iniziale il termine “coscienza” designa anche la “certezza”, che la verità stia tutta fuori dalla coscienza, cioè nell’oggetto.
- 1° figura in cui si trova la coscienza: certezza sensibile, che caratterizza la coscienza comune, la coscienza è certa che il dato sensibile immediato, l’oggetto dei sensi rappresenti la verità. Certezza destinata ad entrare in crisi, a causa del suo carattere illusorio.
- 2° figura della percezione: nega la precedente, ora riteine che la verità stia tutta nella cosa percepita.
- 3° figura: l’intelletto, c’è ancora la negazione della precedente. Scopre che la verità non sta nell’oggetto, ma nell’io che (kantianamente) unisce e costituisce il mondo sensibile attraverso le sue categorie.
LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ DEL’AUTOCOSCIENZA
Si conclude con il passaggio all’autocoscienza: conoscendo l’oggetto, la coscienza è in realtà impegnata a conoscere se stessa → verità dell’oggetto sta nell’auto-coscienza, nella certezza che la coscienza ha di se stessa.
Ma a tale scopo occorrono anche esperienze pratiche. (parte sull’autocoscienza nella F. è infatti dedicata alla ricostruzione delle tappe pratiche attraverso le quali la coscienz acquista certezza di sè).
-1: l’autocoscienza si presenta come appetito che nega l’oggetto consumandolo. In questo modo l’oggetto svanisce come valore autonomo, è solo materiale da distruggere. La loro verità risiede nell’essere continuamente negati da consumo che ne fa l’autocoscienza. Annientato l’oggetto l’appetito continua → Io sono in quanto consumo →l’autoc. apprende che non può esistere senza l’oggetto. Perché “l’appetito sia saziato” c’è bisogno che si rivolga a un oggetto a sua volta capace di indipendenza, un’altra autocoscienza.
LA LOTTA TRA LE AUTOCOSCIENZE E IL RICONOSCIMENTO
2: il rapporto di simmetria percui, ciascun polo è per sé autocoscienza e per l’altro oggetto di appetito, viene superato attraverso il riconoscimento dell’altra autocoscienza come tale.
Riconoscimento che avviene attraverso uno scontro in cui è in discussione la vita o la morte. Nella contesa una delle due, quella più attaccata alla vita e quindi meno disposta a rischiare viene sottomessa dall’altra.
LA SERVITÙ, IL LAVORO E LO STOICISMO
Così chi ha saputo rischiare si afferma come autocoscienza e afferma la propria signoria sull’altro. L’altro è costretto invece a soccombere, servo.
3: c’e un capovolgimento del rapporto per cui chi prima si presentava come vera autocoscienza, non lo sarà più. La coscienza servile, si mostrerà come termine essenziale del rapporto.
Attraverso il lavoro, in cui la c. servile si oggettiva, messa in condizione di ritrovarsi stabilmente nell’oggetto; mentre l’autoc. Signorile si mostra dipendente al lavoro del servo per soddisfare i suoi appetiti. Anche attraverso la paura della morte e il servizio.
Tuttavia la c. servile non è consapevole dell’identità che sussiste tra c. e oggetto.
Ciò può avvenire solo in un’epoca dove paura e servitù si accompagnavano: civiltà ellenistico-romana, in cui la perdita delle libertà collettive che avevano contrassegnato la polis e all’affermarsi degli imperi, si accompagna il diffondersi della cultura greca. Pur in tempi di paura e servitù l’autocoscienza è libera, cioè svincolata dalle condizioni esteriori.
Il saggio stoico è “indifferente rispetto all’esistenza naturale”, si sente libero sia sul trono sia in catene (riferimento a Marco Aurelio e allo schiavo Epitteto). In questa figurala libertà si realizza soltanto sul piano del pensiero ed è “senza il riempimento della vita” come stoicismo cioè l’autocoscienza è soltanto concetto e non compiuta attuazione della libertà umana.
?bene figura stoicismo
LO SCETTICISMO E LA COSCIENZA INFELICE
Perché la libertà della autocoscienza si realizzi c’è bisogno di passare alla successiva figura: lo scetticismo. La coscienza fa esperienza della propria libertà e si riconosce come infinita potenza negativa. Al flusso ininterrotto dei contenuti che costituiscono il suo oggetto, il pensiero scettico oppone la stabile identità dell’io con se stesso.
Coscienza scettica è tuttavia costretta a dirigere la sua potenza nientificante contro se stessa, proprio come stabile identità, opposta all’infinità di pensiero di cui essa nega la verità, la coscienza scettica è perciò essa stessa differenza, non identità.
La coscienza infelice è la coscienza della scissione dell’uomo e dell’assoluto, scissione del finito dall’infinito, uomo di fronte a Dio. Costretta a oscillare tra il pensarsi come autocoscienza identica o il rappresentarsi come coscienza accidentale. → coscienza contradditoria. Molto importante per il punto di vista della divisione, il superamento e la fatica del superamento.
H. da definizione di questo sforzo con il sentimento che però è illusorio (il profumo dell’incenso), uomo soffre, cerca di unirsi all’Assoluto.
La verità dell’autocoscienza asta nel raccogliere in se stessa i due poli della contraddizione, verità che viene in luce appunto nella coscienza infelice.
Storicamente corrisponde all’ebraismo e al cristianesimo medievale, medioevo che H. vede con gli occhi della sua epoca, come un romantico.
c. inf→molto importante per capire la filo di H., il cui pensiero è tutto caratterizzato dal tema della divisione uomo-Dio, dello sforzo per superarla e trovare una soluzione, una sintesi degli opposti.
LA RAGIONE E LO SPIRITO
Ora la coscienza singola si sa come universale e coglie se stessa come essenza della realtà: “”
La ragione-dice Hegel-è la certezza della coscienza di essere ogni realtà”.
C’è quindi un nuovo passaggio da autocoscienza a ragione. Ora scopre che la ragione è tutto ed è in grado di risolvere tutto. La ragione (momento in cui la coscienza compie la sua rivoluzione copernicana) rappresenta un superamento sia pur parziale dell’opposizione tra coscienza, per cui l’oggetto contiene tutta la verità e autocoscienza, che pone la verità nel soggetto, oggetto inessenziale.
Questo passo però è reso possibile soltanto dal fatto che è stato già compiuto dallo spirito del tempo, dalla cultura contemporanea. Infatti la formazione della coscienza, avviene prendendo coscienza della cultura e della base filosofica dell’epoca. La coscienza individuale dovrà ripercorrere i passaggi attraverso i quali, si sono venuti formando i valori e le idee del tempo presente. Ripercorso però dalla coscienza in forma selettiva, con la facilitazione che si tratta di apprendere ciò che lo spirito ne l suo corso storico ha già compiuto.
La figura della ragione corrisponde storicamente a quella dell’età moderna (rinascimento), uomo ora si volge con fiducia alla realtà studiandola dal punto di vista scientifico→ragione osservativa, scientifica ma che viene presto accantonata perché delusa dalle sue aspettative, si passa così alla ragione attiva che vuole agire nella realtà. (Faust, deluso dalla scienza non vuole più indagare ma vuole vivere).
LA STORIA DELLO SPIRITO
Le figure che si incontrano nella sezione dello spirito della F. non sono più forme della coscienza individuale, ma “figure di mondi”, effettive realtà: civiltà storiche inc ui l’assoluto si manifesta oggettivandosi nella vita, credenze, istituzioni, nella cultura delle comunità umane e assumendo assumendo dunque la forma di una coscienza collettiva, condivisa da tutto un gr, o popolo.
Lo spirito si sviluppa nel tempo: è storia.
La successione delle manifestazioni storiche, che scandiscono il ritmo dello spirito delinea dunque una storia ideale dell’umanità, fino al presente e all’utimo passo decisivo verso il sapere assoluto che essa compie.
DALLA SOSTANZIALITÀ ALLA LIBERA SOGGETTIVITÀ
C’è un passaggio dall’io al noi; la storia viene ripercorsa ma dal punto di vista di realtà collettive, sovraindividuali.
All’inizio del suo percorso storico nello spirito la soggettività libera e autocoscienze non vi ha rilievo, l’individuo si trova completamente assorbito da una dimensione collettiva, come in particolare nella polis greca.
Torniamo nella polis perché vista come società nella quale l’individuo è totalmente integrato nella società, non ne esiste il contrasto, e non riesce a immaginarsi fuori dalla comunità. Ma hegel la esalta dal ounto di vista politico, quando scrive la F.:punto di vista dialettico, sia positivo che negativo→che si manifesta attraverso il contrasto Antigone e Creonte, protagonisti della tragedia di Sofocle, scontro tra due opposti elementi dello spirito greco: - legge pubblica vs – legami familiari.
Potere politico vs legge della natura e vita. H. precisa che non ci può essere sintesi tra i due.
Nella modernità al contrario la libertà viene ad assumere massima importanza, e afferma, nella Rivoluzione francese, la propria libertà assoluta. A ciò non ha seguito la capacità di dar sostanza positiva alla libertà, attraverso la costruzione di nuove istituzioni, moderne, perché appunto più libere. Di conseguenza, la libertà si è manifestata solo in forma negativa →esperienza del Terrore. Neanche con la riv si è compiuta la dialettica dello spitrito → società guidata da una soggettività libera e consapevole.
LA FILOSOFIA DELLA STORIA E LA REALIZZAZIONE DELLA LIBERTÀ
A storia appare percorsa da un’immanente razionalità che ne guida los viluppo verso la definitiva attuazione della libertà, che, per Hegel, coincide con l’affermarsi sempre più compiuto di istituzioni moderne come la monarchia costituzionale.
Alla base di questa concezione c’è l’idea che la storia non sia dominata dal caso ma abbia un suo preciso svolgimento rappresentato da un unico principio razionale e spirituale, lo spirito del mondo, che permea la vicenda dei popoli nel tempo e nello spazio.
Uomini e popoli, agiscono inconsapevolmente come strumenti della realizzazione dello scoppo universale della ragione, immanente nella storia, ciò è chiamato da H. come astuzia della ragione.
Lo spirito del mondo si incarna poi in diversi popoli→rappr sviluppo spirituale. →conflitto tra i popoli →popolo dominante, popolo “storico-mondiale”, che è rappresentante del presente e → tutti gli spiriti degli altri popoli sono privi di diritti, e come coloro la cui epoca è oassata non contano più nulla. Diversa posizione cfr al cosmopolitismo di Kant.
LO SVILUPPO DELLA STORIA DA ORIENTE A OCCIDENTE
Le tappe del manifestarsi dello spirito e dell’affermarsi di altrettanti popoli porta a uno spostamento della civiltà da oriente verso occidente, accompangnato da un progressivo sviluppo della società.
- regno orientale: principio=dispotismo
- regno greco:si afferma la bella eticità come libertà di pochi, aristocrazie ellenistiche
- regno romano: individuo, sottomettendosi al potere assoluto, viene riconosciuto come astratta persona giuridica. →principio di universalità del diritto, inizialmente non siamo tutti uguali ma solo con la costruzione dello stato moderno: sudditi realmente uguali. Attraverso l’educazione vista come alienazione. Figura del cortigiano, capovolgimento, non tutti riescono ad adattarsi al perfetto cortigiano, che riesce=ricompensa, allora la cosa che differenzia è il possesso non l’essere →sovrano=fonte delle ricchezze, rivoluzione per l’utilità comue, in comune=negazione, vs sovrano, ma divisi in ciò che affermano, tutti vogliono cose diverse, riv sfocia in libertà assoluta, tutti vs tutti, abbattimento sovrano, terrore, 3° naufragio dello spirito.
- regno germanico: (intero sv. Dell’epoca cristiana fino alla rif. Luterana e all’età moderna), come principio= “assoluto orgoglio della soggetività”
IL SAPERE ASSOLUTO
Nelle sezioni conclusive delle F. hegel ripercorre la storia allo scopo di ricostruire le forme culturali in cui l’autocoscienza dello spirito si espresse artisticamente, religiosamente e filosoficamente. Dal piano storico-politico si passa a quello delle forme più alte in cui i diversi popoli si rispecchiano, elaborando la propria visione del mondo, fino a giungere al punto di vista più maturo che è rappresentato dall’epoca presente., il sapere assoluto in cui può essere superata la contrapposizione sogg-ogg.
STORIA DELLA FILOSOFIA E SISTEMA FILOSOFICO
Rapporto tra storia della filosofia e sistema filosofico = “apprensione del proprio tempo in forma di pensiero”.
Storia della filosofia = ogno filosofia non sta in successione temporale alla sua passata ma è in un rapporto dsi opposizione dialettica. La filosofia presente è anche conoscenza dei precedenti momenti della storia della filosofia. Infatti nel sist. Filosofico più maturo ogni momento dello sv. Storico della filo è superato, tolto in quanto finito, passato, ma conservato nei suoi aspetti più significativi, come momento essenziale dell’assoluto, in quanto passaggio necessario dell’autocomprensione concettuale dello spirito.
SCIENZA FILOSOFICHE E SCIENZA EMPIRICHE
Rapporto tra filo e scienze, empiriche, perché muovono dall’esperienza e dall’osservazione e si propongono di fornire una soluzione razionale = queste non possono essere assunte come modello di scientificità (Kant), in quanto vi sono elementi che non si apprestano a una trattazione scientifica e comunque hanno carattere ipotetico perché nessun modello esplicativo potrà mai presentarsi con i caratteri dell’assoluta necessità, cui invece pretende la filosofia.
Il cui compito è offrire alla scienze empiriche la necessità che gli manca e che da solo non possono raggiungere.
Criterio sulla base del quale la filosofia opera la propria fondazione o giustificazione speculativa delle scienze è quello della conformità e coerenza con il movimento dialettico dell’assoluto; il criterio secondo il cui “il vero è l’intero”, e gli aspetti ed elementi particolari sono solo momenti di sviluppo dell’intero stesso. Es. campo politico, filosoficamente giustificate solo le dottrine che intendono lo stato come fondamento e fine della vita degli individui e non come strumento che gli individui usano per garantire i spropri bisogni: lo stato rappresenta l’intero e la totalità di cui i singoli individui sono momenti, per quanto necessari.
LA TRIPARTIZIONE DEL SISTEMA HEGELIANO
3 grandi sezioni:
1. logica→scienza dell’idea per sé, studia il pensiero in quanto tale e affronta problemi che sono tradizionelamente oggetto di metafisica e logica formale.
2. filosofia della natura→scienza dell’idea nel suo alienarsi da sé, fondazione speculativa della scienze moderne della natura.
3. filosofia dello spirito→scienza dell’idea, che dal suo alienamento torna in sé, discute i fondamenti delle discipline e dei saperi che riguardano l’uomo.
LO SPIRITO ASSOLUTO
Il movimento dello spirito si compie soltanto nelle forme dello spirito assoluto. Nello spirito assoluto H. considera le pià alte manifestazioni dello spirito umano, che rappresentano i modi nei quali la civiltà umana perviene ad acquistare l’autentica coscienza di se stessa.
Le 3 supreme espressioni dello spirito non si distinguono tra di loro per il contenuto ma per la forma con cui esse conoscono l’assoluto: nell’arte = intuizione sensibile, religione = sentimento e rappresentazione, filosofia = concetto.
ARTE SIMBOLICA E ARTE CLASSICA
Arte coglie l’assoluto in forma intuitiva e dunque immediata, in rapporto a un contenuto sensibile.
Opere d’arte rappresentano un momento dello sv. Del concetto e precisamente il suo alienarsi ne sensibile.
Arte è più spirituale della natura (quasi priva di spirito).
La scienza filosofica dell’estetica dovrà dunque mirare a cogliere l’universalità del pensiero nella particolarità sensibile in cui il concetto si incarna concretamente, sfuggendo agli estremi opposti rappresentati da un approccio empirico.
Momenti principali della storia filosofica dell’arte:
- arte simbolica: antico Egitto e Oriente, nella quale non vi è ancora un contenuto concettuale in senso proprio che possa esprimersi in forma sensibile. Coincide con una fase iniziale della costiruzione del pensiero, dove c’è la lotta per liberarsi dall’immediata connessione con le immagini sensibili.
- Arte classica: antica Grecia, momento di perfetta coerenza tra il contenuto concettuale e l’espressione sensibile.
L’ARTE ROMANTICA E LA MORTE DELL’ARTE
Equilibrio che torna a spezzarsi nell’arte romantica, che distrugge la compiuta unione dell’idea con la sua realtà e ricolloca se stessa, nella differenza e nell’opposizione dei due lati, che già l’arte simbolica aveva contrassegnato. Lo squilibrio tra forma e contenuto è di segno opposto di quella simbolica: ora è l’estrema ricchezza del contenuto concettuale che ricalcrita a essere adeguatamente espressa in forma sensibile. Nel mondo moderno, l’arte conosce una fase di “dissoluzione” che ha fatto parlare di “morte dell’arte”. Intesa da H. nel senso che l’arte “sopravvive a se stessa”, essendosi nel mondo moderno esaurita, insieme alla possibilità di esprimere compiutamente il vero in forma sensibile, anche la funzione dell’arte come luogo di un sapere davvero assoluto.
LA RELIGIONE COME RAPPRESENTAZIONE DELLO SPIRITO
La religione è la sfera in cui il contenuto concettuale si dà in forma di rappresentazione. La religione infatti rappresenta Dio, ossia la verità stessa. Su questa base la critica di H. va contro le varie espressioni del deismo illuministico. Il pensiero illuministico fraintende il valore e il significato autentico dell’esperienza religiosa: che si raffigura come via attr. La quale tutti gli uomini si mettono in rapporto con l’assoluto e la verità.
H. polemizza contro chi (1° Schleiermacher), rifiuta di vedere sotto l’involucro rappresentativo della religione il suo nucleo razionelae e one il sentimento all’origine della religiosità.
Una scienza autenticamente filosofica e speculativa dei fenomeni religiosi deve allora da un lato, saper riconoscere nella religione nella rel. Una forma necessaria della vita dello spirito, dall’altro comprendere concettualmente l’idea che nella rel si pressenrtta in forma rappresentativa, mettendo così in luce la profonda razionalità che c’è sotto le immagini religiose del divino.
Nelle Lezioni sulla filosofia della religione H. considera lo sv. Storico delle religioni, giungendo a indicare il cristianesimo la rel assoluta, nelle cui dottrine è trasfigurato il contenuto concettuale più ricco. Compito quindi di una scienza filosofica della rel è di fondare razionalmente ciò il cui cristiano crede per fede→reiterpretazione filosofica di fondamentali credenze cristiane, volta a vedere in esse altrettante “figure” di categorie logiche.
LA FILOSOFIA E LA SUA POSIZIONE NEL SISTEMA
lo stesso contenuto ideale che l'arte coglie in forma sensibilmente intuitiva e la religione in forma di rappresentazione, è oggetto da parte della filosofia di conoscenza concettuale. È solo nella filosofia che l'autocoscienza dello spirito consegue la sua forma assoluta. Nel pensiero speculativo lo spirito assume se stesso come proprio oggetto e il conoscere è dunque sciolto dal presupposto di un'alterità irriducibile del contenuto. Ma anche la forma di questo autoconoscersi in quanto concettuale è ormai libera dal vincolo che era costituito dall'approccio non concettuale ma intuitivo-sensibile o rappresentativo al contenuto assoluto.
Benché nel sistema la filosofia avvenga esplicitamente tematizzata solo in conclusione, tuttavia il sistema è filosofico in ogni sua parte, perché ciascuna sezione di esso presenta la concezione filosofica o speculativa di un preciso ambito disciplinare. Per esempio, la logica ha come tema il pensiero nella sua purezza, cioè indipendente dagli ambiti di applicazione.
Ciascuna delle scienze filosofiche conosce concettualmente l'elemento razionale immanente una determinata sfera del reale e sulla base di questa conoscenza discute del fondamento dei saperi a essa afferenti, concordandone o legittimandone i principi. Ciò avviene anche per lo spirito: all'esplicitazione del concetto, proprio di ciascun ambito, corrisponde la valutazione critica dei saperi e delle concezioni inadeguate

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