Hegel

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

Georg W.F. HEGEL

Hegel nasce nel 1770, in una generazione particolarmente importante
perchè vive l'esperienza della Rivoluzione Francese. Quando essa scoppierà, Hegel avrà quasi vent'anni e sarà studente di teologia; suo compagno di studio
sarà Schelling e con lui innalzerà, nel collegio luterano dove studiavano, un
'albero della libertà', simbolo della Rivoluzione. E' interessante questa simpatia giovanile di Hegel per la rivoluzione Francese, soprattutto perchè, in età matura, muterà radicalmente il suo atteggiamento. Vi saranno pensatori, come ad esempio Fichte, che nutriranno sempre simpatia per la Rivoluzione, ve ne saranno altri che nutriranno una cordiale antipatia per essa, vista come il dissolversi della società organicistica e il prevalere del singolo e della proprietà privata. Hegel non farà mai parte dei reazionari, ma rientra nel novero di quegli autori che tendono a riconoscere la positività e il valore di ogni momento della storia, anche dei più drammatici, nella convinzione che, per giungere ad una fase positiva, si deve passare per fasi negative. Il lato positivo degli eventi negativi consiste, secondo Hegel, nel fatto che fossero indispensabili per arrivare alle fasi positive. Bisogna saper trovare la rosa nella croce, dirà Hegel, convinto che ogni negativo sia anche positivo, se visto in funzione della totalità. Queste riflessioni di fondo, ci aiutano a capire perchè Hegel, dopo gli entusiasmi giovanili, sarà molto critico nei confronti della Rivoluzione e vedrà in essa una fase negativa della storia che, come ogni fase, è però anche positiva poichè necessaria. Molto importante nella vita di Hegel, oltre al rapporto con la Rivoluzione, è anche l'amicizia con Schelling,
stretta ai tempi del collegio e destinata a terminare nel 1807, quando Hegel ha
37 anni.Hegel, sebbene fosse più anziano, si dichiarerà seguace di Schelling
fino al 1807, anno in cui pubblicherà la Fenomenologia dello spirito ,
con cui prenderà definitivamente le distanze dal maestro. Prima di allora, si
era limitato a comporre manoscritti in cui si cimentava in prove di argomento
teologico. Tali manoscritti, raccolti sotto il nome di Scritti teologici
giovanili , contengono embrionalmente elementi filosofici che Hegel
svilupperà in seguito. Significativo è l'articolo pubblicato da Hegel sulla rivista di Schelling e intitolato Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e di Schelling , in cui prende posizione a favore della filosofia di Schelling, convinto che quella di Fichte sia un idealismo soggettivo , dove cioè è il soggetto a porre l'oggetto. Schelling aveva il merito, spiega Hegel, di aver trovato il principio in una realtà assoluta che fondava l'identità tra soggetto e oggetto e meglio rispondeva alle esigenze proprie dell'idealismo. Fichte, invece, ammetteva che prima dell'identità tra soggetto e oggetto vi fosse già, a sè stante, il soggetto, allontanandosi così in un certo senso dalla nozione centrale dell'idealismo: l'identità tra soggetto e oggetto. Con la Fenomenologia dello spirito (1807), la sua prima grande opera, Hegel si stacca da Schelling e dà la prima formulazione del proprio pensiero, formulazione che resterà press'a poco la stessa per tutto il corso della sua vita. E tuttavia nella Fenomenologia lo stile hegeliano è più vivace e ricco rispetto a quello delle opere posteriori: la realtà stessa appare come un qualcosa di più vivace e dinamico. Probabilmente questo è dovuto al fatto che l'Hegel della Fenomenologia era ancora giovane e vitale, mentre il pensiero posteriore a tale opera tenderà ad istituzionalizzarsi e a cristallizzarsi. L'ultima fase della vita di Hegel è caratterizzata dall'assunzione della cattedra di Berlino e dal continuo sforzo di piazzare suoi seguaci nelle altre cattedre. Non bisogna dunque stupirsi se il dinamismo della Fenomenologia tenda sempre più ad attenuarsi e il sistema hegeliano spinga verso la staticità: Hegel intende fare della propria filosofia un puntello ideologico della Prussia egemonica. Per curiosità, si può notare che nei testi pervenutici delle sue lezioni berlinesi il carattere di staticità presente nelle opere è completamente assente, quasi come se la sua filosofia, espressa oralmente, fosse più libera e meno conservatrice. Passando ad esaminare la Fenomenologia dello spirito , essa è l'opera che segna il distacco da Schelling: se è vero che Hegel apprezzava del suo ex-maestro il fatto che rendeva conto, meglio di Fichte, dell'identità assoluta di soggetto e oggetto, tuttavia criticava aspramente il modo con cui Schelling concepiva e raggiungeva tale identità. In sostanza, Hegel accusa Schelling di aver adottato una banale scorciatoia per giungere all'identità assoluta: la negazione della filosofia e il privilegiamento dell'intuizione artistica. Dopo di che, Hegel, non ancora soddisfatto, biasima anche il modo in cui Schelling concepisce l'Assoluto: l'identità assoluta da cui tutto deriva. Hegel, per criticare il suo rivale, ricorre a due metafore, paragonando il modo in cui Schelling arriva all'Assoluto ad un colpo di pistola e il modo in cui concepisce l'Assoluto ad una notte in cui tutte le vacche sono nere. Schelling è arrivato subito alla destinazione, ovvero all'Assoluto, proprio come un colpo di pistola giunge subito al bersaglio, perchè ha messo l'Assoluto all'inizio, come identità sempre esistita tra soggetto e oggetto; ha poi concepito l'Assoluto in modo confusionario, come incapacità di distinguere il soggetto dall'oggetto per mancanza di luce, come di notte non si distinguono le vacche l'una dall'altra non perchè sono davvero nere, ma perchè non si vede il loro vero colore. Hegel vuole invece pervenire ad una concezione dell'Assoluto in cui si riconosce l'identità ultima della contrapposizione tra, ad esempio, soggetto e oggetto, ma deve essere un'identità alla quale si giunge alla fine , non con un colpo di pistola: non si deve cioè, sulle orme di Schelling, negare fin dall'inizio la contrapposizione tra soggetto e oggetto, bensì bisogna passare per tale contrapposizione e riconoscerne l'identità solo alla fine. Non bisogna dunque smarrire la specificità delle differenze negandola fin da principio. Passando ad esaminare le opere di Hegel, esse sono, nel complesso, divisibili tra Fenomenologia dello spirito e opere del sistema, quelle opere cioè, successive alla Fenomenologia , che delineano il sistema hegeliano. Uno dei grandi problemi su cui si sono sempre arrovellati gli studiosi consiste nel chiarire quale rapporto intercorra tra la Fenomenologia e le opere del sistema: si potrebbe dire, in generale, che la Fenomenologia è il percorso che lo spirito umano compie per acquisire un punto di vista maturo sulla realtà. Tutte le opere successive, invece, descrivono la realtà così come la si vede dal punto di vista acquisito con la Fenomenologia . Non a caso, la filosofia di Hegel è una delle più grandi costruzioni sistematiche mai elaborate, forse anche maggiore del sistema aristotelico; si tratta di una filosofia in cui vi sono le strutture generali di tutta la realtà in tutti i suoi aspetti, in un'epoca in cui, di fronte all'imperare dell'organicismo, si ambiva al sistema. Passata la moda dell'organicismo e, con essa, quella dei sistemi, è però difficile che regga una filosofia di questo genere, che mira ad essere totalizzante. E' curioso che nel sistema hegeliano si ritrova esplicitamente un pezzetto che si chiama Fenomenologia, come l'opera del 1807: questo si spiega se teniamo conto che il percorso ( Fenomenologia dello spirito ) per acquisire la visuale matura sulla realtà fa parte anch'esso della realtà, proprio come quando, saliti sulla vetta di una montagna, volgendo in basso lo sguardo verso la realtà si vede anche il sentiero che ci ha portati lassù. Le opere del sistema sono parecchie e la più sistematica, che meglio descrive il tutto, è l' Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio : in essa vi è tutto Hegel e vi si trovano i 3 momenti della sua filosofia:
 Logica
 Filosofia della natura
 Filosofia dello spirito
I tre pezzi, sviluppati nell' Enciclopedia , Hegel li analizza singolarmente in altre opere, in cui ciascuna delle tre parti si articola in ulteriori divisioni. Ad esempio, nelle Lezioni si occupa dei singoli pezzi della Filosofia dello spirito, nella Scienza della logica tratta analiticamente la logica, o anche nei Lineamenti di filosofia del diritto . Solo la Filosofia della natura non viene chiarita separatamente in apposite opere ed è facile capire perchè: se con la Filosofia dello spirito o con la Logica ci si occupa dell'uomo, con la Filosofia della natura ci si occupa della natura ed Hegel non la apprezzava affatto, tant'è che, giunto di fronte alle Alpi, non provò nulla nè seppe mai apprezzare il cielo stellato di Kant. Ad Hegel interessava lo spirito, la dimensione della cultura e del pensiero, mentre la dimensione della natura, tanto cara ai Romantici, non gli stava a cuore .
Si può, dunque, a ragion veduta affermare che la storia della filosofia è
incarnazione in senso storico delle categorie della logica: ed è quindi evidente
che vi sia identità tra filosofia e storia della filosofia. Infatti, se la
filosofia studia le strutture della realtà, la storia della filosofia, dal canto
suo, studia anch'essa tali strutture ma dispiegate nel tempo, nel senso che ogni epoca storica ha maturato una sua filosofia. Ed è proprio per questo motivo che, dopo la maturazione della filosofia hegeliana, a scuola si è cominciata a studiare la storia della filosofia: le stesse categorie logiche le vediamo incarnate nella storia del pensiero, cosicchè ogni momento deve essere superato ed è solo quello finale che conferisce senso compiuto a tutti i momenti ad esso precedenti. Allo stesso modo, ogni dottrina filosofica davvero grande, da un certo punto di vista, è perfetta per la sua epoca, ma, sotto un altro profilo, risulta inadeguata se inserita nella complessità del tutto. Sarà infatti l'ultimo momento a recuperare tutti gli altri e a superarli dialetticamente, con
la conseguenza che in esso tutte le filosofie precedenti, oltre ad essere
superate, vengono anche inverate, ovvero trovano la loro più compiuta
espressione, proprio come i finiti la trovano nell'infinito. Ed Hegel quando parla di ultimo momento della storia della filosofia ha in mente il suo stesso sistema filosofico: ed è, del resto, di forte sapore romantico l'idea che la
storia sia progresso ma che, al tempo stesso, ogni età abbia un suo valore
autonomo (a differenza di quel che credevano gli illuministi) e che però, per
avere un valore compiuto e perfetto, debba essere inserita nel tutto. Detto
sinteticamente, ogni fase storica ha un suo valore autonomo, ma è solo se
inserita nella totalità degli eventi che si riveste di un valore compiuto e
perfetto. Ne consegue che ogni momento storico non è mai di per sè pienamente
perfetto e, ciononostante, è la massima espressione che si potesse avere a
quell'epoca: ogni filosofo è dunque espressione di un mondo e ogni grande filosofia non è altro che un determinato mondo che riflette su se stesso servendosi di un filosofo. Concretamente, il mondo greco ha riflettuto su se stesso servendosi del filosofo Platone e la sua riflessione si è avviata solo al tramonto di quel mondo. Con la prima metà dell'Ottocento si è giunti al culmine
della storia e della storia del pensiero ed Hegel non è nient'altro che la sua epoca che sta riflettendo su se stessa tramite di lui. Ritenendo di essere il pensatore supremo della sua epoca e dell'umanità intera, Hegel sembra macchiarsi
di presunzione, ma in realtà è la sua stessa concezione filosofica che lo porta
a tali conclusioni: infatti, l'epoca in cui egli vive è il punto d'arrivo della
storia d'allora e, poichè il vero è l'intero, Hegel si trova a riflettere sulla
realtà superiore a tutte le altre, cosicchè non può non essere il pensatore
supremo, sommo strumento dello spirito assoluto. E' stato, tra l'altro, notato
che nei toni hegeliani aleggia un senso di vecchiaia del mondo, coglibile, più
che nei concetti della sua filosofia, in certe immagini allusive che campeggiano
nei suoi testi. L'immagine stessa della filosofia come una sorta di luce fortissima che però risplende al tramonto sembra suggerire l'idea che il mondo è
agli sgoccioli. La stessa concezione della storia prevede che il sole dello
spirito, come il sole fisico, proceda da est a ovest: giunto ad occidente, esso
ha il suo momento di maggior splendore, ma è comunque al tramonto. Del resto, le
metafore biologiche (quale è quella del sole) suggeriscono che, alla maturità e
alla vecchiaia segua la morte, cosicchè la filosofia hegeliana non può non
essere venata da un senso di inquietudine: ed è basandosi su questi presupposti
che si può provare a capire se, nella prospettiva hegeliana, la storia e la
filosofia possano avere un avvenire. In effetti, l'idea che la storia debba finire è marcata in Hegel, ma la si ritrova anche in Marx, il quale è convinto che, abolite le classi sociali e lo stato, finisce ciò che comunemente intendiamo per storia. Tuttavia, vi è un passo in cui Hegel guarda al futuro ed è quasi profetico: meditando sul corso della storia che muove da oriente ad occidente, egli ipotizza che la storia possa continuare il suo corso spostandosi ulteriormente verso ovest, verso le pienure americane e russe. Hegel, però, non approfondisce il discorso e, anzi, lo si trova una volta sola nei suoi scritti enciclopedici. Hegel guarda, dunque, alla sua epoca come all'apice della storia, ma non dice mai esplicitamente che dopo di essa non vi sarà più nulla (sebbene talvolta lo lasci intendere) e, anzi, profetizza nel passo appena citato che la storia si sposterà verso l'America e la Russia; come mai convive in Hegel questo duplice atteggiamento, per cui il presente è il culmine della storia ma, contemporaneamente, potrebbe esserci un futuro? Forse Hegel si concentra interamente sul passato e sul presente perchè la ragione, per sua natura, non può guardare al futuro, poichè il suo compito è appunto quello di trovare se stessa in quel che c'è e in quel che c'è stato; del futuro non si può occupare proprio perchè non può cogliere se stessa in ciò che non c'è ancora; e tuttavia non può negarlo poichè, se da un lato la filosofia e la storia hanno raggiunto il culmine, sarebbe assurdo e in contraddizione con i dettami della dialettica non riconoscere che anche l'epoca in cui vive Hegel debba essere capovolta e superata. Sembra dunque che Hegel, pur riconoscendo la possibilità di una storia nel futuro, non intende occuparsene poichè la riflessione matura solo dopo che la realtà si è fatta. Se poi, per definizione, si può parlare solo del passato e dei suoi effetti sul presente, Hegel è costretto a considerare come provvisoriamente definitiva la situazione che c'è al suo tempo, ovvero deve per forza vedere nello stato prussiano la tappa finale dello stato moderno e nella sua filosofia il punto d'arrivo della storia del pensiero. Per Hegel filosofo la storia finisce nel presente, ma poi, a livello extra-filosofico, egli può ipotizzare che in futuro vi sia qualcosa che comunque non potrà mai essere oggetto della sua filosofia. Dall'hegelismo nasceranno due correnti, la Destra e la Sinistra hegeliane: la Sinistra coglierà nella filosofia di Hegel il continuo cambiamento dialettico della realtà, leggendo in chiave progressista e spesso rivoluzionaria il motto 'tutto ciò che è razionale è reale'. La Destra, invece, guarderà con maggior simpatia al motto 'tutto ciò che è reale è razionale', dandone una lettura fortemente conservatrice e ostile a cambiamenti di ogni sorta. La scissione tra Destra e Sinistra nacque, ancor prima che sul versante politico, su quello religioso: la Destra, legata ai valori della religione e della Chiesa, tenterà di fondare una scolastica hegeliana, ovvero un tentativo di apologizzare la religione cristiana attraverso i concetti dell'hegelismo. Hegel aveva infatti insistito sul fatto che i contenuti della sua filosofia e quelli della religione cristiana coincidessero; e tuttavia aveva sottolineato la superiorità della filosofia sulla religione ed è su questo che si basa la Sinistra hegeliana, convinta che ormai la religione fosse stata definitivamente superata dalla filosofia.

LOGICA
ESSERE
ESSENZA
CONCETTO
FILOSOFIA DELLA NATURA
MECCANICA
FISICA
ORGANICA
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
(SOGGETTIVO)
ANTROPOLOGIA
FENOMENOLOGIA
PSICOLOGIA
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
(OGGETTIVO)
DIRITTO ASTRATTO
MORALITÀ
ETICITÀ (FAMIGLIA– SOCIÈTA CIVILE –STATO)
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
(ASSOLUTO)
ARTE
RELIGIONE
FILOSOFIA

Antonio Walter Rauti
V B 2005/2006

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