Fichte

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

L’idealismo filosofico di Fichte

Legato alla cultura settecentesca. È del 1794 la sua prima opera: “Dottrina della Scienza” che conosce alcune riedizioni, del 1801 e 1805 le più importanti. Riedizioni dovute alla necessità di dare un’impostazione non più atea (come nel 1794), poiché l’opera del 1794 era stata contestata per il presunto ateismo e gli costò, temporaneamente, la cattedra universitaria. Mentre la “Dottrina della Scienza” è la sua opera più importante sotto l’ambito filosofico-teoritico. Nella “Filosofia del diritto” esegue una riflessione, in dimensione pratica, giuridico-politica. Riflessioni di questo tipo sono incluse anche nei “Discorsi alla nazione tedesca” e la “Missione del dotto”. Il concetto chiave di quest’ultima opera, impregnato di significato illuminista, afferma che l’intellettuale non può esimersi da un impegno pratico nella società, non deve pensare e basta poiché anche teoria e pratica sono inscindibili. È importante usare la ragione pratica per modificare la realtà in senso positivo.
Egli, nazionalista, va alla ricerca delle origini comuni dei popoli di lingua ed etnia tedesca auspicando il pangermanesimo: l’unificazione di tutti i popoli tedeschi. Afferma la superiorità culturale (espressa soprattutto a livello filosofico) dei tedeschi che giustifica, secondo lui, la missione civilizzatrice nel mondo.
Fichte deve essere ricondotto a Kant o all’illuminismo, prima di tutto per il primato logico e morale (non cronologico) che la ragione pratica ha su quella teoretica.
Questo stesso pensiero sarà condiviso dal Romanticismo.
Il mondo esiste solo in relazione all’uomo che lo pensa. L’agire si basa sulla collettività, agire non si può farlo se non insieme agli altri. Più intelletti lavorano per lo stesso obiettivo. Tutta la realtà è IO. L’IO: è tutto ciò che esiste; è pensiero puro e assoluto, la sua attività è eternamente pensare. Tutta la realtà è prodotto continuo ed eterno dell’IO. Il pensiero di ogni essere vivente va a costituire il pensiero assoluto, contiene tutti i pensieri possibili, produce tutta la realtà. L’IO non può fare altro che pensare a se stesso. L’uomo in piccolo rispecchia l’IO universale; l’IO degli essere viventi è l’IO empirico, non assoluto. L’IO si scinde in una dimensione pensante: IO, e una pensata: l’oggetto dell’IO cioè il non-IO. Il mondo funziona tramite l’attività di pensiero dell’IO.
- L’IO pone se stesso come oggetto del proprio pensiero; quest’oggetto è il non-IO “non” perché nega la sua dimensione pensante. Come per Kant ci troviamo davanti a un rapporto di conoscenza del soggetto verso l’oggetto; a differenza di Kant però la realtà di soggetto e oggetto non sono separati dualisticamente ma mantengono la propria unità nell’IO. È solo un dualismo gnoseologico ma non ontologico perché la superazione fra soggetto e oggetto è interna all’IO. Due persone diverse fra loro sono unite nel pensiero dell’IO assoluto. Un oggetto inesistente concretamente ma immaginato non possiamo dire che non esiste assolutamente, possiamo dire che esiste come pensiero fantastico.
Due persone che possono pensarsi fra loro ed essere contemporaneamente e reciprocamente soggetto e oggetto sono unite dal fatto che i loro pensieri fanno parte del pensiero assoluto dell’IO.
Ricominciando… Il principio della filosofia di Fichte è il suo IO puro. Il tratto caratterizzante dell’idealismo dal punto di vista filosofico è la concezione unitaria del reale opposta alla concezione dualistica di Kant, che dividendo tra fenomeno e noumeno dichiara l’inconoscibilità della realtà in termini oggettivi. Per Fichte all’inizio della realtà c’è una realtà unica: l’IO, che poi effettua la scissione col non-IO, ma a suo interno. Il mondo esiste grazie all’attività di pensiero dell’IO. Non c’è realtà che non sia pensiero, ma non si può pensare a nient’altro che sia pensabile, aggettivabile. Pertanto l’IO si scinde e pone il non-IO al suo interno come oggetto pensabile.
L’IO ponendo se stesso significa che ha già posto il non-IO pensando il quale riesce a conoscersi. L’uomo, nel suo IO empirico, partecipa a una ragione universale. La conoscenza (o autocoscienza) dell’IO è infinita perché è infinita la realtà; l’IO è libero perché può chiudere la conoscenza di una realtà e aprirne un’altra. Il non-IO è fortemente articolato, non monolitico, è molteplice.
L’io pensano al non-IO pensa a stesso, quindi la realtà, e così crea la realtà.
La divisione tra pensiero e realtà esiste ma è interna all’IO ed è successiva ad esso. La realtà condiziona il pensiero ma questo è voluto dalla libertà dell’IO che pone la realtà per pensare. Infatti se la realtà non ci fosse, l’IO non penserebbe. L’IO ponendo il non-IO pone qualcosa di opposto a sé, quindi un oggetto pensato molteplice, infatti l’IO è un soggetto pensante unico. Ma in questo punto l’IO essendosi diviso al suo interno in non-IO, diventa molteplice.
La realtà è una posizione dell’IO, appunto l’IO ponendosi e ponendo il non IO pensa e crea la realtà. Questa filosofia è immanentista perché la realtà è unica, non c’è separazione tra il trascendente e il resto. Il non-IO è molteplice anche perché l’IO conosce attraverso la diversità.
La persona conosce se stessa e la situazione in cui si trova guardando all’esterno di se, percependo oggetti e persone che gli suggeriscono che cosa sta facendo e dove si trova. Per questo l’IO per conoscersi si scinde in non-IO e lo pensa (conoscendo se stesso).
IDEALISMO E DOGMATISMO
Dogmatica è qualunque prospettiva filosofica (o scientifica) che presuppone dei limiti che l’uomo incontra nei confronti della realtà. Pertanto il dogmatico subisce la realtà, non la trasforma poiché c’è una sfiducia nelle sue capacità rispetto alla realtà. L’idealista invece ha piena fiducia nel pensiero dell’uomo, col quale egli può fare ciò che vuole. Kant viene classificato come dogmatico poiché ha fissato dei limiti nella conoscenza della realtà e quindi nell’azione su di essa. Secondo Fichte invece essendo il pensiero a creare e a pensare la realtà, è lo stesso pensiero che può cambiarla. Il pensiero coincide con la realtà e ne supera continuamente i limiti. L’uomo può convincere anche altre coscienze per arrivare alla modifica della realtà. Per il dogmatico la realtà è solo parzialmente modificabile dall’uomo, perché l’altra parte non è nemmeno compr4ensibile. Per l’idealista il pensiero porta all’azione perché il mondo lo si modifica prima di tutto pensando. Così la ragione teorica è unita a quella pratica. Infatti non è importante solo la conoscenza della verità, ma l’applicazione pratica di quella conoscenza. Attraverso le parole (che possono convincere più persone nel perseguire lo stesso obiettivo) e le altre azioni. Grande fiducia nell’uomo e nella collaborazione di più uomini. La realtà è li per essere superata come l’IO pone il non-IO per superarlo nel piano del pensiero e dell’azione. La realtà che io conosco è dentro di me, come il non-IO che l’IO conosce è parte di esso. La realtà è un limite e pertanto esso esiste e serve solo per essere superato continuamente. Una realtà conosciuta viene superata e assimilata perché esisterà non più di per se, ma solo in me. Quando una realtà, inizialmente esterna, viene conosciuta, noi l’assimiliamo pertanto possiamo considerarla una realtà superata e negata. Se la realtà che costituisce il limite non esistesse, non agiremmo, non penseremmo e non esisterebbe nulla. La libertà non è liberazione dal non-IO perché esso è un limite per l’IO (che l’IO supera in continuazione liberandosi in continuazione) ma al tempo stesso il non-IO è essenziale affinché l’IO pensi. E se l’IO non pensa, il mondo non esiste. Per Fichte se oggetto e soggetto fossero due realtà opposte non potrebbero in nessun modo conoscersi. Devono essere per forza la stessa realtà appunto IO e non-IO. È Fichte l’autore della frase “I miei diritti finiscono dove iniziano quelli degli altri”. La libertà è l’elemento strutturale dell’uomo.
Se io mi riconosco come l’IO e riconosco la mia aspirazione alla libertà, devo riconoscere la libertà anche agli altri individui, essendo anch’essi IO. Peraltro se io privo qualcuno della sua libertà, privo anche me stesso della mia libertà poiché vado contro la mia coscienza.
L’ETICA
È l’intellettuale che ha il dovere maggiore di agire poiché sa di più e la conoscenza è strettamente legata all’azione. La realtà è il campo d’azione del soggetto, azione che può essere illimitata. Pensare e agire sono la stessa cosa. Riguardo alla situazione individuale è la persona da sola che cambia le cose. Riguardo alla situazione collettiva, sociale, politica… è l’unione delle persone, la loro solidarietà che ha la forza di cambiare le cose. La realtà è modificabile in modo illimitato poiché essa è posta illimitatamente dal pensiero. L’uomo ha il dovere di cambiare la realtà in positivo, tanto più l’intellettuale. All’inizio Fichte concepisce lo stato in senso contrattualistico, giusnaturalistico, lockiano. Poi però tese a giustificare la creazione di un regime monarchico, assoluto, ereditario; basta che la realtà politica sia positiva.
Pangermanesimo: unificazione di tutte le popolazioni di lingua ed etnia tedesca recuperando anche le comuni origini pagane (perse con l’avvento del cristianesimo e della conversione forzata).
==> Anche lo stesso romanticismo tedesco riprese le tematiche del paganesimo tedesco.
Fichte nazionalista ha però un ideale cosmopolita: tutti gli io empirici degli uomini si uniscono per raggiungere tutti la libertà e quindi la pace. La solidarietà consiste in particolare nel risolvere i problemi locali.
Stato autoritario: inculca i principi etici e distribuisce equamente le risorse.
Stato liberale: si basa su una distribuzione delle risorse secondo quella che è l’idea di Stato che fa la maggioranza.
Lo stato etico (o autoritario) privilegia il bene comune poiché dal bene comune dipende il bene individuale al contrario dello stato liberale in cui è il bene dello Stato che dipende dalla produttività individuale; nello stato etico si danno messaggi nazionalisti che inducano ad una forte unità nazionale.

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